Museo della citta’ di Rimini
Custode di testimonianze millenarie, offre la chiave per la conoscenza dell’identità culturale di RiminiIndirizzo: via L.Tonini, n. 1 – Rimini centro storicoTelefono: 0541/793851 (Museo); 704428 (uffici)Fax: 0541/793854E-mail: musei@comune.rimini.it Sito: Visita il sito web
Il Museo della Città raccoglie il passato di Rimini. Dal 1990 ha la propria sede nel settecentesco Collegio dei Gesuiti, opera dell’architetto bolognese Alfonso Torreggiani. Il Museo fu inaugurato il 12 luglio 1990 a seguito del completamento dei lavori di restauro dell’edificio. Nel 2015, in occasione del 25° anniversario dell’apertura, il Museo è stato intitolato alla figura di Luigi Tonini, fondatore del primo museo comunale.
Il cortile-giardino ospita il Lapidario romano, dedicato al Prof. Giancarlo Susini che curò il progetto inaugurato nel 1981, e consiste in una raccolta di un centinaio di iscrizioni dal I secolo a. C. al IV sec. d. C. che forniscono informazioni sulla sfera famigliare, religiosa e politica della vita pubblica e privata di quel tempo. Nel 2015 il giardino del museo è stato dedicato alla figura dell’archeologo Khaled al – Asaad, barbaramente ucciso a Palmira.
Al piano terra é allestito uno spazio permanente dedicato all’artista riminese René Gruau, autore di una produzione immensa di disegni, dipinti e grafica, alcune dei quali acquisiti dal Comune di Rimini.
Sempre al piano terra, in ottobre 2012 è stata inaugurata la sala, che ospita il “Libro dei sogni” di Federico Fellini, i due album originali su cui Fellini ha appuntato e schizzato, dall’inizio degli anni sessanta al 1990, un repertorio di figure, circostanze e temi che riaffiorano nei suoi film. I volumi sono conservati in due teche, ma lì accanto si può sfogliare l’edizione anastatica di Rizzoli o quella digitale di Guaraldi.
Attraverso lo storico scalone settecentesco, si accede alla Pinacoteca, che si snoda lungo il primo ed il secondo piano dell’edificio seguendo un percorso cronologico dall’XI al XX secolo: vi figurano, fra gli altri, capolavori della Scuola riminese del Trecento, i capolavori della corte rinascimentale, la pittura del Seicento che ha in Cagnacci, nel Centino e nel Guercino i suoi esponenti più rappresentativi.
Nel 2010 è stata inaugurata la nuova Ala della sezione archeologica, ospitata negli antichi sotterranei del Museo. Un percorso espositivo complesso e straordinario sulla storia di Rimini dalla Preistoria alla fine del periodo Tardoantico. La sezione archeologica dedicata alla Rimini Imperiale fra II e III secolo, si sviluppa con l’esposizione degli eccezionali strumenti chirurgici e i reperti della domus di piazza Ferrari e gli splendidi mosaici dalla domus di palazzo Diotallevi.
La sezione illustra il lungo periodo dalle origini alle soglie del Medioevo, presentando una città partecipe del clima di pace e di prosperità dell’Impero romano, poi tragicamente interrotto dalle prime invasioni barbariche.
Nell’adiacenze del Museo si può visitare il complesso archeologico della domus del Chirurgo, riemerso per la prima volta nel 1989 nel corso dei lavori di riqualificazione di piazza Ferrari e aperto per la prima volta al pubblico il 7 dicembre 2007 con un vero e proprio happening culturale lungo quattro giorni. La domus del Chirurgo (II sec. d.C.) si è subito rivelata nel suo splendore: non solo per gli straordinari mosaici e affreschi della casa, ma più ancora per il tesoro che fortunose vicende storiche hanno preservato fino a noi. Il corredo del Chirurgo – più di 150 strumenti chirurgici esposti al Museo – rappresenta un patrimonio archeologico unico, tra i più importanti giunti dal mondo romano.
Le successive campagne di scavo, condotte dal 1989 al 1997 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Bologna in collaborazione con i Musei comunali, hanno poi fatto emergere un’altra parte dell’antica Ariminum: quella della grande domus palaziale di epoca tardoimperiale (tra il V e il VI sec. d.C.) con i suoi mosaici policromi e quella raccontata dai resti di strutture altomedievali.
Un patrimonio straordinario unico, tornato alla città grazie ad un intervento architettonico d’avanguardia progettato dalla Studio Cerri Associati Engineering di Milano: una copertura tecnologica in vetro e acciaio che protegge lo scavo archeologico per salvaguardarne la conservazione e permette la visita al pubblico come estensione del vicino Museo riqualificando l’intero assetto architettonico ed ambientale di piazza Ferrari.
Le pareti perimetrali, costituite da vetri strutturali, permettono anche dall’esterno la visione dello scavo a qualsiasi ora del giorno e in ogni stagione dell’anno.