La voce dell’Africa al bar in una guest night al Moebius: «Serve più supporto dai brand»

L’Africa lontana dagli stereotipi, dai villaggi turistici, dalle ritrosie culturali è pronta al grande salto nel mondo dell’ospitalità che conta. O meglio, che non la sta contando adesso e commette un enorme errore: la guest night organizzata dal Moebius di Milano lo scorso febbraio è stata un’occasione per ascoltare musica del Sud del mondo, ma soprattutto farsi raccontare il bar che avanza dove non c’era fino a poco fa.
Dal Regno Unito, Hal McRitchie Pratt e Oli Prev sono approdati a Diani Beach, sulla costa a sud di Mombasa, in Kenya, dove hanno aperto Funky Monkey a metà 2022: un cortile ombreggiato da enormi palme, un ibrido tra cultura keniota e sapori internazionali che unisce cocktail bar (Hibiscus Ginger Mezcalita venduto a secchi), ristorante e locale di musica dal vivo, oggi uno dei punti di riferimento dell’ospitalità locale. Il tempo ha dato loro ragione: «Ci eravamo stabiliti in Kenya già da qualche anno, avendo così la possibilità di testimoniare come i palati del luogo si stessero evolvendo: si è passati rapidamente da richieste dolci e mainstream, all’utilizzo di ingredienti di qualità e soprattutto a una maggiore comprensione della miscelazione, in generale».
L’Africa, tutta, è la nuova frontiera del bar d’alto livello, con un’incredibile fertilità da entrambi i lati del banco, che non vede l’ora di esplodere: «C’è voglia, sia tra i professionisti che tra i consumatori, di fare un ulteriore passo in avanti, ci si rende conto che i locali di alto livello sono lì: c’è finalmente maggiore disponibilità economica nei grandi centri, per cui si ricercano l’esperienza, la qualità. I prodotti più noti sono disponibili senza problemi adesso, i bevitori li conoscono e questa è una grande chiave di volta, perché noi possiamo giocarci, sperimentare, spingere».
C’è fermento, dunque, ma la strada è ben lunga. Manca soprattutto il supporto dei brand: «Ci rendiamo conto i nostri volumi siano inferiori rispetto a quelli di altri mercati, ma sarebbe importantissimo avere più sostegno: la presenza dei brand garantisce più formazione. Solo per dirne una, in Kenya abbiamo professionisti più giovani che non hanno mai provato una cucina estera, per cui abbiamo più difficoltà a emergere. Ed è così un po’ ovunque, in Africa».
Dal lato opposto del continente, a Ovest, per esempio: al Moebius era ospite anche il Front/Back di Accra, capitale del Ghana, aperto dal frontman Kojo Aidoo nel 2017. «Abbiamo bisogno di opportunità – dice -. E le aziende devono prestare più attenzione a partire dalle basi, basti pensare agli ostacoli che incontriamo per viaggiare. A noi servono sei mesi per ottenere un visto». Eppure il contesto si sviluppa, si evolve, soprattutto cresce: Front/Back è un members club, simbolo della qualità che avanza prepotente. «Africa is rising, è chiarissimo. Abbiamo tutto da sempre, siamo una destinazione turistica, abbiamo solo bisogno di maggiore esposizione. E si badi, non è certo solo dai visitatori che generiamo il maggior volume: la comunità di appassionati locali è enorme».
L’atmosfera è vibrante, il Ghana è la patria di eventi travolgenti come il Detty December, celebrazione di fine anno che coinvolge l’intera popolazione: forte ovviamente del patrimonio di ingredienti locali pressoché introvabile altrove, per qualità e varietà. Front/Back, nello specifico, ha addirittura uno spirits corner arricchito di distillati di frutti a chilometro zero, come mango o ananas, che già solo in etichetta dimostrano la ricerca che qui si porta avanti. Occhio al futuro, quindi, perché è dietro l’angolo: a partire dall’Accra Bar Week and Bar Show del prossimo 5-10 agosto: «È la nostra occasione».
Credit foto: Julie Couder
L’articolo La voce dell’Africa al bar in una guest night al Moebius: «Serve più supporto dai brand» è un contenuto originale di bargiornale.