“I due italiani perduti in Messico”, Cristian Bugiada e Roberto Artusio lanciano la loro docu-serie sul Messico
La prima proiezione in un cinema di Perugia della docu-serie nata dai viaggi dei due bartender de La Punta nella patria di tequila e mezcal

Dieci anni di viaggi in Messico, oltre settanta ore di video girati in loco, innumerevoli distillerie di tequila, mezcal visitate. Roberto Artusio e Cristian Bugiada, fondatori de La Punta Expendio de Agave di Roma e fra i massimi esperti italiani dei distillati di agave, il Messico non lo considerano solo una destinazione turistica, ma lo vivono come una continua scoperta, un arricchimento continuo che espande le loro conoscenze viaggio dopo viaggio. Una vera e propria storia d’amore, quella con la patria di tequila e mezcal, che comincia a portare i suoi frutti: un documentario sul Messico dal titolo “Los dos italianos perdidos en Mexico – La Punta documental”, già in parte montato, con cui i due bartender stanno per uscire sul grande schermo, in forma di docu-serie. Un viaggio documentario attraverso il Messico in cui “I due italiani perduti in Messico” esplorano il mondo del mezcal, della tequila, del pulque e della pianta dell’agave.

«Il 5 dicembre, al cinema Postmodernissimo di Perugia ci sarà la prima assoluta, con le prime tre di 6-7 puntate della nostra docu-serie – annuncia Roberto Artusio -. Sono pillole da poco più di 20 minuti, che vogliamo proporre in un format tutto nostro, aggiungendo la degustazione di distillati di agave fra una proiezione e l’altra».

L’idea della docu-serie nasce da una parte per un’esigenza, anzi un’urgenza, di comunicare e di cominciare a dare una forma al lungometraggio, suddividendolo in macro-temi. Le prime due puntate della serie sono dedicate a “Ciudad de México”, e vanno a esplorare la complessità di una città come Città del Messico, dove vivono oltre 9 milioni di abitanti e che oggi è uno dei palcoscenici della miscelazione più importanti, con punte di eccellenza come l’Handshake Speakeasy che è appena stato eletto miglior bar dell’anno dalla classifica The World’s 50 Best Bars. A Perugia sarà inoltre proiettata una terza puntata inedita della docu-serie, dal totolo “El viaje a Puebla”.

L’intervista a Roberto Artusio

Perché avete scelto questo format?

La scelta di ridurre in puntate il documentario è un modo per rendere più fruibile un lavoro più esteso, salvando dei pezzi che sarebbero andati perduti nel montaggio. Inoltre questa formula di visione e degustazione fa parte degli eventi che abbiamo messo in piedi per festeggiare i dieci anni del progetto La Punta e può essere vista come un format riproducibile in qualsiasi città. Vogliamo che il pubblico sia coinvolto anche attraverso il gusto, inoltre ci saremo noi a raccontare in prima persona, spiegare, rispondere alle domande sul Messico e sugli spirits. Iniziamo da Perugia, ma ci stiamo già muovendo in altre dimensioni, a cominciare naturalmente da Roma, dove abbiamo la nostra sede.

Il motto è: «Non si può separare il Messico dal mezcal», cosa vuol dire?

La docu-serie mescola sia l’aspetto tecnico, con una parte esplicativa di produzione dei distillati di agave, sia l’aspetto romantico, ovvero il rapporto che abbiamo instaurato con Messico. La domanda ricorrente che facciamo alle persone è “che cosa vuol dire essere messicani”, ognuno ha la sua risposta ma abbiamo notato che viene fuori un’identità ricorrente, che segue un filo comune. C’è la parte azteca, la parte magica e spirituale dei curanderos, la parte umana dei produttori di agave.

Quali sono le caratteristiche di questi ultimi?

Chi è venuto in Messico rimane completamente affascinato dall’umanità e dalla personalità di questi produttori. In Messico c’è una unbranded community, che mantiene i prodotti di qualità al giusto prezzo, senza andare né a deprezzarli né a sovrapprezzarli.

In questa linea si inseriscono le grandi aziende della bar industry, che distribuiscono le etichette messicane e che oggi stanno vivendo un momento di boom.

Siamo i creatori dell’International Paloma Day e abbiamo un po’ dato il “la” alla drink strategy di molte aziende, orientata a far emergere tequila e mezcal attraverso cocktail come questo o il Margarita. Il drink è un percorso, è il primo passo per i neofiti per avvicinarli alla purezza del distillato. Quelli fatti con agave sono distillati che non invecchiano in botte, non c’è quella fascinazione legata ai percorsi di degustazione classici, a cui i nostri palati sono stati abituati da whisky e rum. Sono distillati dalla spigolosità estrema, che passano per la terracotta e in cui il terroir fa la differenza. Il nostro lavoro, da dieci anni e più è raccontare tutto questo e anche il documentario va in questa direzione.

 

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