Galleria d’Arte Zamagni: Golpe. Io so dedicato a Pier Paolo Pasolini
Nell’anno del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, quattro artisti rendono omaggio al grande intellettuale in una mostra curata da Massimo Mattioli e inaugurata in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.
La mostra individua decisivi segnali nell’opera di quattro artisti italiani attivi su diversi medium espressivi: Elena Bellantoni, Davide Dormino, Rocco Dubbini, Giovanni Gaggia, accendono un nuovo sguardo sul poeta.
Elemento cardine della lezione pasoliniana è l’anelito e la convinta pratica della LIBERTÀ, vissuta dallo scrittore e giornalista come elemento imprescindibile dell’esistenza, da difendere anche a costo dell’ostracismo culturale e politico, di ostacoli posti alla circolazione e all’accettazione delle sue idee e delle sue opere, fino alle sofferenze personali e alla morte.
Il titolo stesso del progetto, ideato dagli artisti Giovanni Gaggia e Rocco Dubbini e curato da Massimo Mattioli, trae spunto da un celebre articolo di Pasolini pubblicato sul Corriere della Sera, nel quale egli stracciava i veli d’ipocrisia su certe verità nascoste dietro a drammi che hanno segnato la storia italiana nei difficili anni 70. Con ciò rivendicando la propria incomprimibile libertà d’intellettuale, ma al tempo stesso inimicandosi larga parte dell’opinione pubblica e delle sfere politiche nazionali.
E “Golpe” è anche il titolo dell’opera che per certi versi riassume il senso profondo del progetto espositivo, creata a quattro mani da Dubbini e Gaggia, che in questo omaggio evocano il ruolo della Marina Militare, che secondo molti pensatori si fece emblema libertario negando il proprio appoggio al Golpe Borghese.
L’indipendenza di giudizio torna in tutte le opere esposte, spesso come diretto omaggio a Pier Paolo Pasolini. Come nella fotografia “Le ceneri di Gramsci”, di Elena Bellantoni, nella quale l’artista si identifica nello stesso Pasolini, vestendo i suoi panni e – dove possibile – assumendo le sue sembianze per ricreare lo scenario del suo omaggio alla tomba del grande filosofo e pensatore comunista. O come nell’installazione “Le sedie del biondo Tevere”, di Davide Dormino, il quale recupera le sedie originali che accolsero l’ultima cena di Pasolini nella trattoria romana Biondo Tevere, nella sera in cui fu ucciso.
Articolata è la presenza in mostra di Gaggia, con opere che vanno da una serie di interpretazioni pittoriche del volto dell’intellettuale a una serie di ricami, sua personale testimonianza di resistenza alla “censura” istituzionale e alla libertà compressa. E altrettanto lo è quella di Dubbini, che fra l’altro richiama lo stretto legame di Pasolini con la madre nella profonda installazione “Mantra”.