Il fuori casa inizia il 2025 al rallentatore

La prima previsione sul 2025 di bar e ristoranti non è rosea. Si stima una contrazione pari a -1,6% delle visite, stando a quanto ha raccolto TradeLab proiettando su tutto l’anno una tendenza già marcatamente negativa nei primi mesi del 2025. Non sono buone notizie per il fuori casa, complice un inizio d’anno segnato dagli effetti della normativa “alcol & guida” – che ha penalizzato in special modo le occasioni di consumo serali -, il ritorno dell’inflazione a colpire ulteriormente il potere d’acquisto dei consumatori e il rafforzamento della tendenza a mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato (per l’82% dei giovani è addirittura questione prioritaria rispetto al desiderio si sicurezza finanziaria e di stabilità lavorativa).
La ricerca di TradeLab è stata presentata durante un evento dedicato al mercato del fuori casa organizzato da Centromarca a Milano (“Consumi fuori casa: industria di marca, dinamiche di mercato e rapporti di filiera”, alla presenza di oltre oltre 250 manager delle più importanti aziende che operano nell’away from home), in concomitanza con interventi di Fipe-Confcommercio, Nomisma e Federturismo.
Il ritorno dei turisti, la fuga dei giovani
Il 2024 aveva già mostrato qualche segnale poco incoraggiante: -1,1% di visite sull’anno precedente, con una contrazione tutta sui clienti domestici e numeri positivi riguardo alle visite degli stranieri. In altre parole, nel fuori casa stanno mancando gli italiani e si registra un importante ritorno dei turisti. Se si guarda al confronto tra generazioni, si nota subito che a crescere sono le visite dei Baby Boomers (over 55),: +4,4%. Gen Z e Gen X in calo del 3,1% e del 2,5% rispettivamente, ma a colpire è il dato dei Millennials (i 40enni): -6,9%. I territorio più in difficoltà sono il Nord e le grandi città sopra i 100mila abitanti.
I bar soffrono, aperitivi e notti ancora di più
Nella generale contrazione del mercato 2024, a soffrire di più sono il food delivery (-7,4%), i bar serali (-2,7%), i bar diurni (-1,7%). Ristoranti complessivamente fermi (-0,03%) ma crescono i ristoranti top e le pizzerie, mentre crescono in maniera più netta le catene (+2%).
Importante notare come già a gennaio e febbraio 2025 la normativa “alcol e guida”, ossia l’inasprimento delle pene per chi viene fermato alla guida dopo aver assunto alcolici, si sia sommata a un contesto di consumi già difficile, colpendo il dopo-cena e la notte (-15%) e l’aperitivo (-13%). Più contenute le contrazioni di colazione (-3%) e pranzo (-1%), in sostanziale parità la cena (+0,3%). Circa un quarto dei clienti che dichiarano di aver cambiato comportamento in seguito alla normativa ha scelto di ridurre i consumi di bevande alcoliche. La stima di TradeLab dell’impatto sui consumi di alcolici nei locali è di un -14% , quasi pari al mercato del “secondo giro”.
Sul 2025 pesano incertezze e nuovi trend di consumo
A portare a una stima negativa (quel -1,6% di cui sopra) sul 2025 concorrono diversi fattori. L’incertezza geopolitica e lo spauracchio dei dazi, unite alla corsa al rialzo di alcune materie prime come il caffè, generano nei consumatori una previsione di ulteriore indebolimento del loro potere di acquisto, peraltro già sceso (-7,9% rispetto al pre-Covid). Decrescita demografica e debole previsione di crescita economica (solo +0,8% del Pil) fanno il resto.
Ci sono poi le specificità del settore. I locali devono adeguarsi ai nuovi consumatori, i Gen Z, che hanno abitudini di frequentazione diverse, priorità diverse e portafogli più piccoli. Ma devono anche continuare a tenersi stretti i Boomers, che hanno maggiore propensione alla spesa e una più alta disponibilità di tempo libero. Come ha sottolineato anche Fipe durante incontro organizzato da Centromarca, in Italia permangono criticità di settore come l’altissima densità imprenditoriale (ci sono 4,5 imprese del fuori casa ogni mille abitanti, in Europa solo Grecia, Spagna, Cipro e Portogallo sono sopra l’Italia), le persistenti difficoltà nella ricerca di personale e la bassa produttività del lavoro in questo comparto (il 41% sotto il valore medio dell’intera economia italiana). Fipe ha anche sottolineato come i prezzi al consumo nella ristorazione siano cresciuti meno dell’indice generale dei prezzi dal 2021 al 2024 (generale +15,4%, fuori casa +14,6%). Insomma, c’è molto da fare per recuperare, e se da un lato serve che i gestori ripensino bene ogni pezzo del loro business focalizzandosi sul cliente e sulle sue esigenze, dall’altro ci sono questioni più macro che dovrebbero trovare risposte di sistema più strutturate.
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