Assobirra: 2023 con il segno meno per il comparto brassicolo
Presentato l’Annual Report di Assobirra: -5% la produzione e -5,85% nei consumi. Segno più per il fuoricasa (+1,86%), attenzione su sostenibilità e prodotti low e no alcol

Un 2023 a tinte fosche per il comparto brassicolo. La presentazione a Roma dell’Annual Report di Assobirra, l’associazione più rappresentativa del settore birrario in Italia, è infatti caratterizzata dal segno meno: una flessione si registra nella produzione di birra (-5,02%), nei consumi (-5,85%), nell’export (-5,36%) e nell’import (-7,5%). Due i fattori chiave dietro a questo calo, secondo il presidente di Assobirra, Alfredo Pratolongo: inflazione e riduzione del potere di acquisto degli italiani, che con l’aumento dei costi e le accise vanno a minare la redditività della birra (700 milioni di euro quelle versate in un anno dal comparto).

Da sinistra, il presidente di Assobirra Alfredo Pratolongo, il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, il vicepresidente di Assobirra Federico Sannella

Una filiera, quella brassicola, che crea un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro, con una produzione che si attesta sui 17,4 milioni di ettolitri (che è sì in contrazione, ma torna ai livelli pre-pandemia) e consumi per 21,2 milioni di ettolitri. Tra i canali distributivi e di consumo riemerge il fuori casa, che nel 2023 registra un +1,8% rispetto all’anno precedente, bilanciando in parte l’ampia flessione del consumo domestico. Il comparto occupa, inoltre, più di 100 mila operatori in oltre 1.000 aziende (1.012 realtà del settore tra birrifici, microbirrifici e malterie), con un’alta capacità di attrarre investimenti dall’estero.

Prende spunto dal titolo del report annuale, il presidente Pratolongo, per commentare i dati: «Il titolo “Come la birra c’è solo la birra” descrive bene questa bevanda, che intercetta le abitudini di consumo proprie degli italiani, che amano bere durante i pasti, che sono attratti dal localismo, dal tenore alcolico basso e dalla varietà della proposta».

Un settore che non si ferma in ricerca e sviluppo e che, nonostante i volumi ancora limitati dei consumi di birra low e no alcol, nel 2023 hanno rappresentato l’1,86% del totale, punta sull’evoluzione di questi prodotti. Su questo tema si inserisce il vicepresidente di Assobirra, Federico Sannella: «Le birre Low e no alcol sono la nostra rivoluzione del settore, a cui stiamo dedicando investimenti importanti, visto che la tecnologia per la dealcolizzazione è una tecnologia cara, con al centro l’idea di fornire ai nostri consumatori un’alternativa analcolica, con un’attenzione particolare al consumo responsabile e lavorando per rendere la birra zero difficile da distinguere da una birra alcolica».

Altro tema su cui si concentrano gli sforzi della filiera, sia a monte delle coltivazioni che a valle della produzione è la sostenibilità, con il doppio obiettivo di rispondere ad emergenze, come il cambiamento climatico e l’aumento dei costi energetici, ma anche di fare la propria parte per l’ambiente. Su questo tema si è inserito il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha puntato i riflettori sul Piano Transizione 5.0, che, dice «coniuga per la prima volta in Europa transizione digitale, energetica e ambientale, con oltre 13 miliardi di crediti fiscali utilizzabili dalle imprese, comprese quelle brassicole, nel biennio 2023-24».

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