Roma Whisky Festival: prodotti rari e da miscelazione a confronto

In futuro il mercato del whisky si dividerà sempre di più fra due grandi macrosettori: da un lato quello premium, con imbottigliamenti vintage che si collegano al mondo delle aste e dei prodotti rari, dall’altro, quello destinato alla miscelazione. Parola degli organizzatori di Roma Whisky Festival, Andrea Fofi in testa, che da ormai tredici anni sono l’anima della manifestazione per appassionati e addetti ai lavori che si tiene annualmente nella capitale (quest’anno l’1 e 2 marzo).
Per chi appartiene alla prima categoria, segnare i seguenti nomi di etichette, le bottiglie vincitrici del premio Whisky & Lode, frutto della selezione che annualmente viene compiuta tramite un blind tasting condotto da un panel di esperti. Per la categoria Best Scotch Whisky, la medaglia d’oro è stata ottenuta da Caol Ila 2011 Berry Bros. & Rudd (11yo single cask single malt scotch whisky, con un tenore alcolico di 54,6% vol., distribuito da Pallini): un whisky Islay dal caratteristico stile torbato, con note affumicate e sentori speziati sul finale. Per la sezione Best Cask Strength, sul podio è salito Wolfburn Cask Strength (single malt scotch whisky, sherry and bourbon cask con un tenore alcolico di 56,9% vol., distribuito da Spirits&Colori): qui i profumi del toffee e caramello incontrano il gusto dolce del cioccolato al tartufo, il tutto reso intenso da sentori di fumo di torba. Infine, un whisky italiano è stato premiato come Best World Whisky: Erètico 7yo della distilleria Psenner (Finest Italian single malt whisky aged in grappa & Gewürztraminer cask, con un tenore alcolico di 47% vol.), le cui note sono un mix di vaniglia, mandorle, noci e uva passa, che al palato si presenta con il gusto dolciastro del caramello e i resti speziati e legnosi con un finale un po’ vinoso, dati dall’affinamento in botti ex grappa e Gewürztraminer.
Sessanta gli espositori presenti alla manifestazione, giunta alla tredicesima edizione, mille le etichette provenienti da tutto il mondo, 15 masterclass e circa 6mila visitatori nazionali e internazionali. «Il Roma Whisky Festival – racconta Andrea Fofi ideatore e fondatore della manifestazione -, nonostante la sua propensione al consumer, vede una forte partecipazione del mondo trade. Sono molti gli operatori del settore, dal bar owner, al bartender, ai distributori, ai buyer che, soprattutto durante la giornata di domenica, hanno preso parte alla manifestazione per avere una visione non solo su quelle che sono e saranno le tendenze del mercato del whisky, ma anche per provare e conoscere etichette e bottiglie che poi magari porteranno nei loro locali».
Fra le novità dell’anno l’ampliamento dell’area dedicata ai Brown Spirits con prodotti che condividono con il whisky una relazione di processo, di produzione e di natura, fra cui cognac, armagnac, rum e brandy. Inaugurata nel 2024, l’area vintage è una piccola private room dedicata alla degustazione di bottiglie rare, che mette insieme pezzi da collezione acquistati da Fofi durante le sue numerose ricerche. Macallan Sherry Oak 10yo del 1990, Rosebank 17yo del 1991, e un Clynelish proveniente da un imbottigliatore indipendente, sono alcune delle collezioni di altissimo pregio. «Ogni anno – spiega Fofi – arricchiamo questa sezione con nuovi pezzi. Alcuni li acquisto grazie a soffiate di amici o nei mercatini, altri arrivano direttamente da collezionisti privati. Questo tipo di bottiglie è molto ricercato e di grande valore. Quest’anno, per esempio, abbiamo anche una selezione davvero unica che ci è arrivata da un collezionista privato che voleva vendere alcuni lotti». Come per ogni edizione non poteva mancare la bottiglia signature del 2025 a tiratura limitata: un Armagnac 17 anni. Imbottigliato nel 2008 si tratta di un Highland Single Malt non filtrato e invecchiato in botti di Bourbon per 17 anni, con una gradazione di 51,3 gradi.
Non solo whisky, il festival ha ricreato in diverse aree dello spazio espositivo il mondo che ruota attorno al distillato. Nell’area cocktail la drink list curata da Francesco Cimaglia e Daniele Gentili, rispettivamente bar manager e general manager di Oro Whisky Bar; in un’ala esterna è stata allestita una tasting room per degustazioni abbinate a sigari; al piano rialzato, il whisky è stato accompagnato da assaggi di cioccolato da un lato, e ostriche dall’altro. Infine, per completare l’esperienza, il corner dedicato alla birra: perché come vuole la tradizione scozzese un buon whisky si sposa sempre con una pinta di birra.
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