Santa Teresa 1796 e Champagne Bollinger: mix di eccellenze. Con tanto di pairing
Uno arriva da un’hacienda venezuelana, l’altro da una maison della Champagne. Il rum Santa Teresa 1796 e lo Champagne Bollinger si sono incontrati alla Terrazza Martini di Milano, per due masterclass firmate da Gruppo Meregalli, importante realtà nel mondo della distribuzione che ha voluto così festeggiare l’ingresso di Santa Teresa 1796 nei suoi cataloghi e i trent’anni di collaborazione con Bollinger. Dall’incontro tra due mondi (a volte solo apparentemente) lontani, sono nati tre cocktail pensati per essere accompagnati dai piatti dello chef bistellato Andrea Aprea, che ha il suo ristorante alla Fondazione Luigi Rovati di Milano.
A guidare le masterclass il barman Andrea Pomo, brand ambassador Italia di Santa Teresa 1796, e Alessandro Nigro Imperiale, miglior sommelier d’Italia 2023 e head sommelier presso il Grand Hotel Saint-Jean-Cap-Ferrat in Costa Azzurra. A loro il compito di raccontare la storia delle due aziende, le loro caratteristiche e alcuni prodotti. Da una parte Santa Teresa Rum 1796, rum da melassa nato per celebrare i duecento anni della distilleria, e lo Speyside, invecchiato tredici mesi in botte di rovere ex whisky. Dall’altra il nuovo Champagne Bollinger PN VZ19. Un Pinot Nero 100% dalla parcella di Verzenay (considerata la migliore del 2019), che fa 48 mesi sui lieviti e che è caratterizzato da colore oro antico, naso molto complesso, agrumi e minerale in bocca, proposto all’antipasto con «Caprese… dolce e salato» di Aprea.
I drink e gli abbinamenti
Tra i drink pensati per l’occasione: Old Venezuela (Santa Teresa 1796, succo di lime, sciroppo di zucchero, Green Chartreuse e Champagne Bollinger) abbinato a un Riso Carnaroli “Selezione Dama” cacio e pepe, gamberi e fichi, Santa Cooler (Santa Teresa 1796, cordiale di limone, zenzero) da provare con il Baccalà all’acquapazza con olive nere e Che benessere! by The Doping Club (Santa Teresa 1796, Falernum al frutto della passione, mandorle candite, lime, Champagne Bollinger) con il dolce Essenza di Costiera. «Credo che l’abbinamento sia uno stimolo, per uno chef, un barman, un sommelier. Quando si parla di abbinamento si parla di stare insieme, di fare funzionare due cose. E poi è divertente», commenta a Bargiornale lo chef Andrea Aprea. «Inoltre, il mercato è trasversale: c’è gente che non beve vino e quindi avere drink in carta è un modo per offrire un servizio».
Prodotti storici per proposte moderne
«Il rum è storicamente legato al dopocena e al dolce, in particolare al cioccolato», spiega Andrea Pomo, brand ambassador di un’azienda con una storia da Netflix – compreso un assalto da parte di bande criminali locali che ha portato al progetto di recupero Proyecto Alcatraz tramite lavoro e rugby(leggi Santa Teresa 1796: alta qualità, tradizione e riscatto sociale). «Mi piace modernizzare questo concetto proponendo il rum fin dall’inizio: il mio Old Venezuela, per esempio, nasce come welcome drink, per avvicinare le persone a una bevuta in miscelazione che però ricorda la bollicina attuale». Per quanto riguarda l’uso dello champagne in mixology, aggiunge: «Sta piacendo il trend dei low alcohol, perché riesce a catturare le persone a una bevuta più semplice e più continuativa, proprio perché non eccede con una gradazione alcolica importante. Lo sparkling è una componente che dona complessità, ricchezza aromatica e diluizione nel drink finale».
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