Uno Sloe Gin in edizione limitata entra nella famiglia Gargano Dry Gin
Doppio passaggio, botti di ginepro e botti ex whisky torbato: il nuovo gin firmato Riccardo Santovito è a base di prugnolo del Gargano

Ci sono i prugnoli sul Gargano? Ebbene sì, è pieno. Parola di Riccardo Santovito, ideatore, fondatore, bartender e raccoglitore di botaniche, che è l’anima del progetto Gargano Dry Gin. Nasce così l’idea di produrre lo Sloe Gin Juniper Barrel, in edizione limitata, che nelle intenzioni sarà pronto per Natale, insieme a dei cofanetti di legno che lo rendono una possibile idea regalo. «Una serie unica ed esclusiva di 104 bottiglie – promette Santovito – che nascono da una nostra ricetta e vedono un doppio passaggio in botte per l’affinamento. Prima abbiamo ulteriormente spinto la nota caratteristica del gin con una ventina di giorni in botti di ginepro di nuovo utilizzo, poi adesso sta riposando in ex botti di whisky torbato scozzese, nella fattispecie abbiamo scelto ex botti di Laphroaig, dove rimarrà per circa tre mesi».

La storia dei prodotti a marchio Gargano ha origine proprio nella terra che porta il nome di questo brand del gin. Riccardo Santovito è un bartender di Vico del Gargano (Foggia), lo troviamo nel quotidiano al Bar 38 (a proposito, una curiosità è che lo Sloe Gin è stato portato a 38° per richiamare il nome del bar dove tutto è nato). «In questi giorni – racconta – mi trovate a selezionare bacche di ginepro, le ho raccolte pochi giorni fa insieme a mio figlio Nicola, in un punto in quota della Foresta Umbra fra Vico e Monte Sant’Angelo». Il territorio è alla base del prodotto Gargano: non solo il ginepro proviene dal Parco Nazionale del Gargano, ma anche le altre botaniche come il rosmarino, l’origano, l’alloro e la maggiorana, nonché le bucce di 

mandarino essiccate. I mandarini, infatti, provengono da terreni di proprietà di Santovito, che è anche produttore di agrumi, in una terra vocata per questa produzione.

E, come si diceva, per lo Sloe Gin il prugnolo è proveniente dalla stessa terra: «La nostra ricetta è differente da quella classica, che prevede l’inserimento del prugnolo nel gin già distillato, noi siamo partiti dalle bacche di prugnolo, le abbiamo messe in infusione per tre mesi, creando una specie di tintura che è alla base della ricetta del nostro Sloe Gin».

La promessa è quella di un distillato sofisticato, perfetto sia da gustare liscio, on the rocks o in un ballon da meditazione, sia da provare in miscelazione per drink che abbiano un certo carattere.

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