Collezione Ligneum, quattro creazioni firmate Bonollo

Rimanendo fedele ai propri valori che da sempre ne contraddistinguono l’attività, Bonollo 1908, distilleria con sede a Conselve (Pd) introduce una nuova linea di distillati invecchiati, espressione dell’arte e della maestria dei suoi distillatori. Stiamo parlando della Collezione Ligneum che si compone di quattro creazioni dai profili aromatici originali e che abbiamo assaggiato in prima persona durante l’ultimo Vinitaly.

Contraddistinta da un’armonia generale e da una marcata morbidezza, la Collezione Ligneum si articola in quattro espressioni, ciascuna concepita per incontrare i gusti di differenti tipologie di appassionati: dagli intenditori più esperti a coloro che si avvicinano per la prima volta all’universo ricco e affascinante della grappa italiana.

Ligneum Miele di Tiglio

Unisce con armonia le eleganti sfumature balsamiche del miele di tiglio italiano alle note fruttate e speziate della grappa Ligneum appositamente selezionata e invecchiata. Il risultato è un liquore dalla lunga persistenza, dalla personalità rotonda e avvolgente, capace di fondere intensità, originalità ed equilibrio. Con il sapore del miele molto presente.

Ligneum Moscato

Esprime l’aromaticità intensa e inconfondibile dell’Moscato, connotandosi per le sue note floreali e fruttate. L’affinamento in tonneaux di rovere ne amplifica la morbidezza e il bilanciamento, offrendo una grappa apprezzata anche da chi si accosta per la prima volta a questo distillato.

Ligneum Prosecco

Distillata dalle vinacce del vino Prosecco, si distingue per la sua eleganza e delicatezza. Le tonalità speziate e vanigliate si fondono con un aroma fruttato tipico dell’uva Glera, “mamma” del Prosecco, esaltando la limpidezza espressiva di questa referenza.

Ligneum Cru Italiae

Dedicata ai palati più esperti, rappresenta la massima espressione della ricchezza aromatica dei migliori terroir italiani. Ha un profilo profondo, pieno e armonico, rivela un perfetto equilibrio tra note di frutta rossa matura, frutta secca e raffinate sfumature speziate derivanti dall’invecchiamento in legno.

La Collezione Ligneum è a disposizione del migliori ristoranti, wine bar, enoteche selezionate. BonolloShop.com.

 

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Miley Kendrick vince The Vero Bartender con un cocktail del 2165
The Vero bartender 2025 apertura Miley
Con il cocktail Through the Wormhole, con insetti tra gli ingredienti, la bartender del Call Lane Social di Leeds si è aggiudicata la finale mondiale del contest targato Amaro Montenegro, che ha sfidato i mixologist a immaginare la miscelazione del futuro

Insetti nel bicchiere? Non è più solo una provocazione da laboratorio creativo, ma la chiave del successo di Miley Kendrick, bartender dell’agitatissimo dive bar Call Lane Social di Leeds, che ha vinto la finale mondiale di The Vero Bartender 2025, la cocktail competition internazionale siglata Amaro Montenegro. Con il suo drink Through the Wormhole Miley ha conquistato pubblico e giuria proiettando il mondo della mixology in un futuro non troppo distante, dove le auto volanti ancora non ci sono, ma tutti sembrano mangiare – e bere – insetti. Niente di disgustoso, anzi: creature umili e ricche di proteine, sostenibili e coltivabili all’infinito, che secondo la bartender britannica sono assolutamente deliziose infuse nell’alcol.

Immaginare le esperienze di consumo del futuro

La sua ricetta? Amaro Montenegro, dry sherry infuso con insetti edibili, gin overproof, bitters alle noci e una soluzione salina con verme dell’agave per un tocco affumicato. Through the Wormhole è un invito a superare i pregiudizi culturali e sensoriali, entrando in un nuovo paradigma in cui questi ingredienti diventano parte integrante dell’esperienza gastronomica.

Ma è anche un azzeccato gioco di parole che descrive un tunnel nello spazio-tempo, una scorciatoia tra due punti lontani dell’universo. In linea con il tema dell’edizione 2025 che era ambizioso quanto suggestivo: 2165. Shaping The Future. Un invito rivolto ai bartender di tutto il mondo a proiettarsi idealmente 140 anni nel futuro, per celebrare i 140 anni del brand, immaginando come potrebbe cambiare la cultura del bere, del servire, del condividere.

In questa cornice visionaria, i finalisti hanno presentato cocktail non solo ben bilanciati, ma capaci di raccontare una storia, un’idea, una visione. Alcuni hanno guardato alla sostenibilità, altri a drink “manifesto per la pace”, low alcohol, viaggi spaziali, esperienze virtuali e altri ancora a una ritualità completamente ripensata del consumo.

Un cocktail deve trasmettere qualcosa

Intervistata da Bargiornale subito dopo la vittoria, Miley ha raccontato di come il suo drink sia nato quasi per scherzo, da una conversazione con un membro del team: «Gli ho detto, se il tema è il futuro, potrei usare gli insetti. Mi ha risposto che era un’idea terribile. Allora ho pensato: sì, è perfetta. La faccio io». Nel suo racconto emerge una filosofia personale fatta di ironia, empatia e autenticità. Per Miley creare un cocktail significa trasmettere qualcosa, far sentire le persone accolte, persino farle sorridere.

Oggi ha ventiquattro anni e non ha mai bevuto alcolici fino ai 18 anni, ma da ragazzina guardava i video di Tipsy Bartender su YouTube, affascinata dai colori e dall’energia. Si è imposta come un simbolo di talento e inclusione, portando con orgoglio la propria identità trans in una scena competitiva ancora poco rappresentativa. «Spero che oggi qualcuno abbia visto che possiamo brillare», ha detto con emozione.

Breve parentesi storica: i cocktail con insetti non sono una novità per la miscelazione italiana. Già nel 2002 Dario Comini del Nottingham Forest di Milano li proponeva, acquistandoli a Londra da Edible. L’episodio ispirò l’articolo Il Signor degli Insetti. Oggi, dopo una pausa, Comini è tornato a usarli: le sue camole ricordano certi snack da supermercato. Ma ritorniamo al futuro.

La giuria

Ma ritorniamo al futuro. La settima edizione di The Vero Bartender, che si è tenuta a Bologna presso il DumBO, ha avuto un respiro decisamente internazionale. A decretare la vittoria di Miley è stata una giuria composta da Julie Reiner, icona americana della bar industry e volto di Drink Masters su Netflix, Rudi Carraro, global brand ambassador di Gruppo Montenegro, Marc Alvarez, cofondatore del Sips & Esencia di Barcellona (terzo nella lista dei The World’s 50 Best Bars), e Luca Bruni, vincitore globale dell’edizione 2024 e Bartender dell’Anno ai Barawards by Bargiornale nello stesso anno.

Il futuro sostenibile e low alcol di Alice Musso

Accanto alla vincitrice si sono sfidati altri otto bartender provenienti da tutto il mondo, inclusa l’Italia rappresentata da Alice Musso del Drink Kong di Roma. Proprio Alice, già premiata ai Barawards 2024 al terzo posto della categoria Bartender dell’Anno, ha presentato un drink visionario e ben costruito.

Il suo Chronosphere è un viaggio nel tempo in un bicchiere, ispirato a un futuro low alcol, sostenibile e attento all’ambiente. Con un tenore alcolico dell’11% e una soda gassata al coconut sherry e mango cordial realizzata in casa, Alice ha immaginato un domani in cui ingredienti tropicali come mango e cocco saranno coltivati a chilometro zero. Il risultato è un cocktail leggero, aromatico, servito con un disco di olio di cocco solidificato e gel al mango: un perfetto esempio di creatività italiana proiettata nel futuro.

I finalisti

A completare il quadro, le ottime prove dei concorrenti internazionali provenienti da Australia, Canada, Cina, Emirati Arabi Uniti, Messico, Spagna, Stati Uniti e naturalmente Italia. In gara c’erano Loic Mouchelin del Sante Cocktail Bar (Australia), Zisheng Hong del Gino’s Negroni & Lasagna (Canada), Zee Wang del FlowBar & Lab (Cina), Orazio Armenia dello Zuma Dubai (Emirati Arabi Uniti), Bertario Martinez Martínez del The Baratther (Messico), Davide Norcini del Dr Stravinsky (Spagna) e Jennifer Yim del The Cosmopolitan (Usa).

Viaggio immersivo a Barcellona

Ma la scena, questa volta, se l’è presa tutta Miley Kendrick, che torna a casa con un premio esclusivo: un viaggio immersivo e certamente futuristico a Barcellona, guidato da Marc Alvarez, con masterclass dedicate, tour enogastronomici e l’occasione di vivere da vicino l’atmosfera di uno dei bar più influenti al mondo. «È stato un onore competere con persone così talentuose. Non mi aspettavo di vincere. Ma sono fiera di ciò che rappresento e del mio team. E adesso… ci aspetta una grande festa».

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Rapporto Fipe: aumentano consumi e occupazione, ma diminuiscono i bar (-3,3%)
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Dati in chiaroscuro per l’annuale Rapporto Ristorazione di Fipe, con segnali di ripresa da un lato e timori per il futuro dall’altro

Bar che soffrono più dei ristoranti, una crescita del valore aggiunto e dell’occupazione, ma una diminuzione delle insegne, che si fa più grave nel caso dei bar (-3,3% nel 2024, rispetto ai dati dell’anno precedente). Il bilancio annuale tracciato da Fipe-Confcommercio con il Rapporto sulla ristorazione è nuovamente in chiaroscuro, con segnali di ripresa da un lato e timori per il futuro dall’altro. «Il Rapporto 2025 – commenta Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio – restituisce un quadro estremamente composito sul settore della ristorazione, alle prese con un lungo recupero dei livelli pre-pandemia che, tuttavia, non sembra essersi ancora concluso». Gli fa eco Luciano Sbraga, vicedirettore Fipe e “uomo dei numeri” della federazione: «La pandemia ha scavato una fossa che le imprese stanno ancora riempiendo, oggi ci troviamo nuovamente in un quadro di incertezza, che incide soprattutto sul mercato internazionale, ma che si potrebbe riflettere sui consumi interni, specialmente nel turismo».

Tra i dati più rilevanti che emergono dal Rapporto c’è la crescita del valore aggiunto, che tocca quota 59,3 miliardi di euro, con un +1,3% sull’anno precedente. In aumento anche i consumi, a oltre 96 miliardi di euro, +1,6% in termini reali sul 2023, ma ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia (-6%).

Sul tema nati-mortalità delle imprese c’è il segno meno, con un calo generale delle imprese dell’1,2% sull’anno precedente. Nel 2024 si è attestato a 328 mila il numero complessivo delle imprese, di cui 127.667 sono bar, la categoria che ha mostrato la maggior contrazione (-3,3%), come risultante della migrazione verso altri modelli di offerta (ristorazione) e delle crescenti difficoltà in cui si imbatte questo format. Luciano Sbraga spiega cosa c’è oltre i numeri: «Abbiamo due aspetti, il primo è che fino alla pandemia c’è stata una bolla, con una superfetazione delle imprese, con molti passaggi da un settore a un altro, quelli che hanno “cambiato vita” aprendo un bar o un ristorante. In parte questi numeri ci dicono che c’è stata una selezione naturale di questo tipo di realtà. Però registriamo anche che molti bar non sono spariti, ma in parte si sono trasformati in ristoranti».

La colazione che cresce di più rispetto all’aperitivo non è del tutto una buona notizia per il bar, perché è lo scontrino medio nei pubblici esercizi rimane molto basso: 2,90 euro la colazione, 1,20 il semplice espresso, si arriva a 7,90 euro per l’aperitivo e si arriva a spendere 17,70 per il pranzo e 23 per la cena (qui il dato è al ribasso per via dell’incidenza delle pizzerie). «Con una spesa media, quella della colazione, che non arriva a 3 euro fare margine è la sfida più grande, a fronte di prezzi degli affitti che aumentano soprattutto nelle grandi città, prezzi della materia prima in salita come nel caso del caffè e un livello di servizio elevato, che di norma è su due turni di lavoro. Per questo rileviamo che sono molti i bar che stanno rimettendo in discussione il servizio, tornando alla chiusura settimanale, oppure chiudendo il pomeriggio o cambiando il modello di business», spiega Sbraga. Una delle strade è estendere o implementare la proposta, per esempio rivedendo il servizio del caffè e abbracciando il mondo specialty, o puntando sulla pausa pranzo.

Focus del Rapporto è stato il tema delle risorse umane: il 2024 è stato l’anno in cui si è consolidato ulteriormente il trend positivo dell’occupazione, che aumenta quasi del 5%. Nel 2024 sono 1,5 milioni gli occupati complessivi (considerando bar, ristoranti, aziende di banqueting e mense), di cui oltre 1,1 milioni dipendenti (+6,7% rispetto al 2023). Di questi, il 39,7% sono lavoratori under 30, un dato che arriva al 61,8% considerando anche gli under 40. Tuttavia, la categoria che registra il maggior incremento è quella degli over 50 (+10% sul 2023), in linea con quanto sta avvenendo nel mercato del lavoro. Un dato probabilmente collegato anche alle difficoltà strutturali nel reperire personale, soprattutto qualificato. Sebbene l’occupazione mostri un segno più, la Fipe nota che il dato è in contrasto con una diminuzione della produttività, che cala di mezzo punto percentuale rispetto al 2023 e soprattutto si mantiene ben al di sotto dei livelli di dieci anni fa. Prosegue inoltre la propensione a investire da parte delle imprese: nel 2024 oltre il 40% delle imprese ha effettuato almeno un investimento, per un valore complessivo stimato in 2 miliardi di euro.

Andrea Illy, presidente illycaffè

Nella stessa giornata della presentazione si è rinnovato anche il Consiglio direttivo di Fipe, che ha accolto in squadra Andrea Illy, presidente di illycaffè, con l’obiettivo di contribuire a migliorare i rapporti nella filiera del fuoricasa, aprendosi al contributo di idee e valori di personalità di elevata competenza. «Per i pubblici esercizi il caffè rappresenta una componente strategica, mentre per l’industria i bar italiani promuovono la cultura del caffè italiano, pilastro del nostro stile di vita. Grazie a ciò, negli ultimi decenni, il caffè da commodity è diventato prodotto esperienziale», afferma Andrea Illy. Il consiglio direttivo si rafforza, inoltre, con l’ingresso di Massimo Lauro, direttore risorse umane di Chef Express del Gruppo Cremonini, un’altra importante azienda del settore della ristorazione.

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Bonaventura Maschio rilancia la Scuola Veneta con Vermut Bonaventura e Bitter Maschio
La storica distilleria veneta Bonaventura Maschio ha di recente presentato la riedizione di due originali ricette anni ’50 come Bitter Maschio e Vermut Bonaventura.

Gli anni Cinquanta sono stati molto creativi anche per la storica Distilleria Bonaventura Maschio di Gaiarine (Treviso) che di recente ha ripescato nel proprio archivio storico due ricette particolarmente originali e di grande impatto sensoriale come Bitter Maschio e Vermut Bonaventura, adeguandole ai tempi attuali.
Tipici prodotti alcolici di Scuola Veneta, si aggiungono al ricco campionario di distillati e grappe (Prime Uve, 903, Gin Puro, Ron de Guatemala Botran), liquori (Amaro Pratum Bio, Tiramisù di Casa) e vini (Prosecco Ca’ Bertaldo) della casa veneta.

La presentazione alla stampa di settore è stata tenuta di recente nel celebre locale Moebius di Milano, un tapa bistrot e cocktail bar pluripremiato, oltre che ristorante 1 Stella Michelin ricavato in un grande ambiente industrial-chic nei pressi della Stazione Centrale, alla presenza dei vertici aziendali come l’ad Andrea Maschio e la sorella Anna Maschio (quinta generazione) che hanno affiancato nella gestione il “Patriarca” Italo, oltre al Marketing Manager Francesco Zara, all’Horeca Specialist Steve Righetto e all’Area Sales Manager Mauro Solera.

Nell’occasione sono stati preparati due cocktail speciali come Cortina-Venezia (3 cl Bitter Maschio e 3 cl Vermut Bonaventura) come twist dello storico Milano-Torino in omaggio alle prossime olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026; Chinotto Sbagliato (1/3 Vermut Bonaventura, 2/3 ginger ale).

Bitter Maschio, il bitter decisamente bitter

Caratterizzato da un vivace colore rosso brillante, Bitter Maschio si caratterizza per note olfattive e gustative molto fresche dovute agli agrumi utilizzati, con un profilo amaricante dovuto in particolare alla genziana e al rabarbaro impiegati, oltre a ben bilanciate note morbide di vaniglia (25 % alc). Disponibile in bottiglia da un litro, dalla rivisitata e vivace etichetta anni Cinquanta.

Bitter Maschio

Vermut Bonaventura, vento e sapori d’Oriente

Fin dal Medioevo la Repubblica di San Marco ha intrattenuto rapporti commerciali con l’Oriente facendo conoscere a tutta Europa, attraverso la prima Via della Seta, materie e ricchezze raffinate come sete preziose e spezie profumate. Da questa tradizione (in particolare dei vini variamente speziati, diffusi nei bacari veneziani) nasce Vermut Bonaventura che utilizza come base il vino prodotto con uve Glera, tipiche del territorio veneto, appositamente sovrammaturate per aggiungere densità di gusto, nel quale sono state infuse varie erbe e spezie aromatiche, dall’assenzio al macis, al coriandolo, oltre a maggiorana, camomilla, arance dolci e fiori di sambuco, per finire con note amaricanti date da salvia  sclarea e china calisaya (18° alc). Disponibile in bottiglia da un litro con una etichetta “notturna” che riporta il ponte di Rialto di Venezia e un cielo stellato di tipici decori veneziani.

Vermut Bonaventura

 

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