Brindisi di fine anno con i cocktail Ballor Dry Gin
Distribuiti da Distillerie Bonollo Umberto, per animare le feste di fine e principio di anno, la gamma Ballor si presta a creare i drink più diversi, da quelli classici a quelli creativi con Dry Gin, Vermouth e Amaro 100 Erbe. 

Dopo quasi 170 anni di storia, il marchio Ballor ha aperto un nuovo capitolo: “What a story!” è il nuovo claim del buon bere italiano.

La Freund, Ballor & C.IA fu fondata a Torino nel 1856 da Paul Ballor, Henry Freund ed Emilie Roussette. Questo patrimonio è stato riportato alla luce di recente dalle Distillerie Bonollo Umberto, portavoce dello spirito innovativo del brand e delle sue qualità eccellenti, con il lancio di nuovi prodotti di grande fascino edonistico che i maestri distillatori e liquoristi dell’azienda padovana hanno interpretato.
La passione, l’entusiasmo e la dedizione di Paul, Emilie ed Henry con la stessa intensità e l’ulteriore sostegno che viene dalle esperienze e conoscenze contemporanee vengono rivissuti e reinterpretati dal team Bonollo per proporre esperienze nuove che si fondano sulla solidità di know how ultra centenari, ma che tutt’ora fanno la differenza. Sono nati così
Ballor Dry Gin con Botaniche Naturali dedicato a Emilie (40% alc)
Amaro 100 Erbe dedicato a Henry (32% alc)
Vermouth dedicato a Paul (18% alc).

Questa nuova pagina di affascinante storia con la presentazione del concept “What a story!” è basata sulla volontà di valorizzare il posizionamento di Ballor attraverso un approccio coinvolgente, che coniuga l’identità di Ballor abbracciando sia la tradizione sia l’evoluzione.
Si crea così una narrativa di brand con un nuovo posizionamento e approccio contemporaneo e immediato. La storia Ballor è unica, distintiva e affascinante, fatta di persone, locali, mixology, curiosità, passione, avvenimenti e naturalmente stile: il pubblico è invitato ad immergersi e scoprire questo mondo affascinante in tutta la sua essenza.

Riportiamo un paio di cocktail firmati da Mauro Suman, Brand Ambassador Ballor e Miglior Bartender d’Italia ai Campionati Italiani Aibes 2023.

Mauro Suman, Miglior Bartender Concorso Nazionale Aibes 2023 Roma

Bailor Mule
Ingredienti
4 cl Ballor Dry Gin
1 cl liquore alla ciliegia
1,0 cl succo di ime
top ginger beer
Preparazione
Versare direttamente nella mug di metallo (o in balloon) gli ingredienti su cubetti di ghiaccio, guarnire con una fetta di limone disidratata e ciuffo di menta.

Cocktail Ballor Mule

Ballor Emilie Sidecar
Ingredienti
4 cl Ballor Dry Gin
3 cl Grappa Dorange OF Bonollo
2 cl succo di limone
Preparazione
Ingredienti nello shaker con ghiaccio, filtrare e servire in coppetta Nick & Nora raffreddata, guarnire con scorza di limone sul bordo o con spiedino di uva nera, mora e mirtillo rosso.

Cocktail Ballor Emilie Sidecar

Ballor Dry Gin viaggia sui binari del tram

La prima tappa di questo viaggio ha debuttato nei mesi scorsi a Milano: per l’occasione un tram della linea 1 è stato dedicato a Ballor Dry Gin, il primo prodotto rilanciato e dedicato ad Emilie Roussette, per tutto il mese di giugno. Atmosfere ottocentesche che ricordano il periodo entusiasmante in cui i tre amici Emilie, Paul ed Henry hanno fondato il brand Ballor, sono amplificate a bordo del tram lungo le vie più glamour di Milano, avvolti nei colori rosa e verde acqua ispirati da Ballor Gin e nel rumore della città tra lo sferragliare delle ruote sui binari quasi a ricordare il suono avveniristico dei treni di fine ‘800 sulla linea che passava a Cambiano dove era insediato lo stabilimento.  A bordo del tram un QR code permetteva di accedere al mondo Ballor e di conoscere tutte le attivazioni previste (foto courtesy Sara Fileti).

Lungo il percorso della linea 1 si sono incontrate alcune fermate che hanno permesso di raggiungere i locali dove sono stati previsti eventi Ballor come il cocktail bar & bistrot Pandenus di via Mercato (quartiere di Brera) con protagonista il Dry Gin: con note amaricanti del ginepro e agrumate di pompelmo rosa, arancia dolce di Sicilia, bergamotto di Calabria e le note balsamiche di menta piemontese e cardamomo, unite a quelle delle erbe aromatiche mediterranee di timo e basilico, conquista tutti per il gusto fresco e vivace. Attraverso questo gin si ripercorre il viaggio di Emilie Roussette lungo la penisola italiana alla scoperta delle migliori botaniche da affidare a Paul Ballor, per la creazione del suo memorabile gin. È perfetto nella miscelazione sia di classic cocktails che per signature drinks.

Ma non solo. Con il QR code è possibile acquistare l’esclusiva Ballor Box contenente tutto l’essenziale per un creare un Perfect Ballor Tonic. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Mr. Deestill, media di riferimento per la scoperta e acquisto dei migliori brand di vino, distillati, liquori e spirit.

 

 

 

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A Natale si brinda con Birra Dolomiti delle Feste
Buona fine 2024 e buon principio 2025 accompagnati dai brindisi con Birra Dolomiti delle Feste nella rinnovata confezione in bottiglia 145 cl e fusti 24 litri., insieme con una buona fetta di Panettone con uvette alla Birra Dolomiti.

Marchio esclusivo per il canale horeca di Birreria Pedavena 1897 (nell’omonimo comune in provincia di Belluno), per le festività di fine e inizio anno 2024-2025, Birra Dolomiti delle Feste ha ricevuto nuove confezioni, la bottiglia evento da 145 cl in astuccio, insieme ai fusti da 24 litri in Pet.
L’elegante etichetta verde bosco e oro, evidenzia l’aromatizzazione della specialità, una bock ambrata a bassa fermentazione con scorze di arancia dolce e amara, con note maltate e speziate grazie anche al metodo dry hopping che prevede l’aggiunta a freddo di caratteristici lieviti americani dopo la bollitura di buon grado alcolico (7%).
A rendere interessante Birra Dolomiti delle Feste è anche, come per il resto della gamma, l’impiego di malto d’orzo appositamente coltivato nei dintorni della Birreria Pedavena, nell’ampia piana di Feltre. Da proporre nei classici calici da 20 cl o nei boccali in ceramica con coperchio di metallo da mezzo litro.

Per completare la proposta, il birrificio veneto ha fatto preparare da una rinomata pasticceria il Panettone alla Birra Dolomiti, in versione da 1 kg, senza canditi e con l’uvetta aromatizzata alla stessa Birra delle Feste.

Dal 2006 l’impianto di Pedavena (ex Heineken Italia) fa parte di Birra Castello 1997 di San Giorgio di Nogaro (Udine) creato rilevando gli storici impianti Birra Moretti, con una produzione di oltre un milione di ettolitri, dal 2023 proprietà della danese Royal Unibrew (oltre 14 milioni di ettolitri di bevande alcoliche e analcoliche), famosa per i marchi birrari Ceres e Faxe, e per aver acquisito da Campari Group nel 2018 le bevande Terme di Crodo come  Lemonsoda e Oransoda. Da ottobre 2024 Royal Unibrew Italy è diretta dal general manager Claudia Ciacci a riporto diretto con il Ceo danese, Lars Jensen.

Claudia Ciacci general manager Royal Unibrew Italy

 

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Back to basics, la drink list di Ultimo Varese ispirata a Baritalia 2024
Otto signature divertenti, semplici, ma mai banali compongono il nuovo menu firmato da Fabio Moroni per il suo locale. Creazioni a base di ingredienti facilmente reperibili, facili da replicare, che riprendono e sviluppano la “lezione” dell’ultima edizione del laboratorio di miscelazione di Bargiornale

Semplicità, non banalità. Le parole chiave del concetto di Back to basics, tema di Baritalia 2024, per Fabio Maroni sono un mantra da quando ha aperto il suo Ultimo a Varese dodici anni fa. E a inizio dicembre ha lanciato un menu dedicato proprio a questo tema. «È ispirato all’ultima competition indetta da Bargiornale, cui abbiamo partecipato nella tappa di Verona e nella finale di Courmayeur (vinta da Giovanni De Gaetano, ndr; leggi Baritalia: tutti i vincitori dell’edizione 2024)», racconta. «La mission è quella di riproporre twist su cocktail storici oppure cocktail nuovi con prodotti facilmente reperibili e preparazioni di immediata replicabilità».

Un’attitudine che non nasce oggi, ma è nel dna del locale. «Siamo un bar centrato più sull’ospitalità che sull’alta miscelazione che prevede preparazioni lunghe ottenute con strumentazioni particolari», dice. Un’offerta che, in un locale come Ultimo, rischia di essere poco sostenibile a livello di costi e di tempistiche. «L’obiettivo è di non essere banali ma senza complicarsi la vita se non serve, sfruttando prodotti già esistenti sul mercato se soddisfano le nostre esigenze». E rendendo il drink replicabile, volendo, anche a casa.

Conquistare il cliente senza complicarsi la vita

Il tutto senza rinunciare a creare cocktail che divertano il cliente: nel menu Back to basic di Ultimo, per esempio, c’è il Mon Cheri, una versione liquida del famoso cioccolatino ispirata al Paloma fatta con Caffè Borghetti, bitter al cacao, Cointreau e una soda alla ciliegia. O il Nolita, «un twist sul classico Margarita con un tequila lavorato con ananas fresco e un rim di sale nero per appagare l’occhio».

Tra gli otto signature in menu (10 euro) si trova poi l’Hot Punch, un drink caldo a base di rum, spezie e frutta. «Vogliamo comunque mantenere il focus sulla stagionalità: a Varese ci sono 0 °C, ma nessuno propone cocktail caldi. Perché?». O ancora il Campari no grazie, ispirato al classico Garibaldi, con Campari, cordiale all’arancia («Un agrume facile da trovare in questo periodo»), falernum allo zenzero ideato da Edoardo Nono del Rita & Cocktails di Milano e gin con pepe di Timut.

Presentazioni all’insegna del less is more

Anche le presentazioni vanno nella direzione del «less is more», evitando garnish eccessive. «Avere una buona linea di bicchieri è molto importante, la capacità o lo spessore del vetro fanno la differenza», dice Maroni. «L’alta miscelazione è un bellissimo esercizio di stile», conclude il fondatore di Ultimo (oggi affiancato dalla socia Martina Azzalin). «Ma le gente cerca semplicità, un posto dove stare bene in cui vengono preparati buoni drink, ma magari con prodotti già esistenti in commercio e semplici». Back to basic.

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Public House, la casa del burger gourmet che ha conquistato Caserta
A due passi dalla maestosa Reggia, sorge il locale di Ornella Buzzone, dove sovrano indiscusso è il panino. Con un menu dove ogni proposta è l’evoluzione di una solida eredità gastronomica di famiglia, fatta con ingredienti top e rispettando la stagionalità delle materie prime

Ogni panino è una interpretazione personale e genuina di una delle numerose ricette della nonna siciliana. A pochi passi dalla Reggia di Caserta, Ornella Buzzone, titolare di Public House – Burger Gourmet, serve in tavola l’evoluzione di una solida eredità gastronomica di famiglia, condita con una buona dose di artigianalità.

Autodidatta, Buzzone impara la giusta cottura della carne, l’equilibrata combinazione degli ingredienti, a volte anche inusuali, facendo. «Non ho alle spalle un percorso culinario. Ho sempre cucinato a casa per la mia famiglia e per i miei amici. Era una mia passione, certo, ma mai avrei immaginato nella mia vita di trasformarla in una carriera», dice Buzzone.

I primi passi

Con un passato da commessa in un negozio di sigarette elettroniche dove, nel tempo libero e lontano dagli occhi dei clienti, si dedicava a scrivere in un blog tutta l’esperienza ai fornelli che aveva appreso dalla nonna, la proposta di far parte dello staff del locale arriva inaspettatamente da un amico che aveva provato i suoi piatti. «Quando ho cominciato, fra il 2014 e il 2015 esattamente dieci anni fa, i titolari di allora mi avevano proposto un’idea di fast food che stonava con il mio concetto di cucina, ovvero quella di casa – racconta -. Accettai la loro offerta solo a una condizione: che il menu fosse scritto da me e che io potessi avere carta bianca e trasferissi in ogni ricetta tutto ciò che avevo appreso fino ad allora». A un anno dall’apertura, i titolari decido di vendere l’attività, che viene rilevata da Buzzone. «Ricordo che chiamai mio padre e gli dissi di darmi i soldi che aveva messo da parte per il mio ipotetico matrimonio per rilevare il locale. E così feci». Nelle 24 ore che seguirono la decisione, si ritrovò a gestire un locale che, a dispetto delle sue paure iniziali, diventò un rifugio per molti appassionati.

«Non sapevo nulla di barbecue, non sapevo gestire una brace con tanti hamburger nello stesso tempo e poi la cottura. Da nuova titolare, quindi, feci il primo cambio in cucina, sostituendo il vecchio barbecue con un modello americano con la pietra – racconta Buzzone -. Successivamente, ho cominciato a scegliere dove acquistare le materie prime e soprattutto a decidere dove spendere i soldi per il loro acquisto. Se prima, infatti, acquistavo la carne da uno che la vendeva a 6 euro al chilo, oggi l’acquisto da uno che la vende 12 euro al chilo. Certo più cara, ma so, però, che dietro c’è tanta qualità, c’è una filiera controllata, e io sono tranquilla perché sono consapevole del tipo di prodotto sto dando al mio cliente».

Stagionalità, la chiave di tutto

I panini sono diventati nel tempo la specialità di Public House-Burger Gourmet. «Ho tolto dalla carta gli hamburger che venivano serviti al piatto, per essere coerente con la mia filosofia di hamburgheria, ovvero portare in tavola solo panini». Il menù proposto si basa molto sulla stagionalità e la freschezza degli ingredienti. «La mia idea è che il panino non sia solo un contenitore, ma un’emozione. Rispetto moltissimo la stagionalità e quando vedo che una stagione finisce, gradualmente introduco nuovi ingredienti – spiega la titolare -. Per esempio, il friariello, che è un prodotto che va dall’autunno all’inverno, l’ho messo adesso, perché la situazione climatica negli anni è mutata, le temperature si sono abbassate e so che il friariello disponibile ora è di terra e non di serra». E proprio per omaggiare questa verdura di stagione è stato creato Friarié (13 euro), un panino gourmet, con hamburger di Chianina Igp 200 g, friarielli saltati, mozzarella affumicata, maio ai pomodori secchi homemade, tarallo sbriciolato napoletano nzogna e pepe.

Classici e specialità gourmet

La lista di hamburger disegnata ad hoc riunisce i classici della tradizione con specialità più gourmand. C’è il Blue Cheese (12 euro), un hamburger di Chianina Igp da 200 g con gorgonzola Dop dolce, cipolle marinate con aceto di lampone, bacon croccante, salsa BBq homemade e icerber. «Per questo panino, che rappresenta un classico, faccio macerare le cipolle di Tropea, o a volte anche quelle campane rosse, nell’aceto di lamponi fatto da noi, ci metto del gorgonzola dolce, del bacon croccante e una salsa di barbecue fatta in casa», racconta Buzzone. Nella lista delle “ricette delle origini” non poteva mancare l’America Burger (12 euro) con hamburger 200 g Marchigiana Igp, bacon croccante, cipolle caramellate, cheddar, pomodoro cuore di bue, insalata e salsa Bbq. «La cipolla viene cotta per tante ore all’interno di pentolone messo sulla brace che mantiene sempre la stessa temperatura. É molto digeribile».

Proposte con la frutta

Fra le offerte gourmet di Public House anche alcune peculiarità realizzate con la frutta. Fra queste Sono una Pera cotta (13 euro), con hamburger di Chianina Igp da 200 g, composta di pere e basilico, formaggio brie, rucola fresca, nocciole di Giffoni, cipolla grigliata agrodolce, maio special Public. «Questa ricetta nasce da un regalo. Un giorno il mio fruttivendolo arriva con una cassa di pere chiedendomi se volessi usarle – commenta -. Ho pensato, quindi, di realizzare una confettura di pere al basilico, profumata, che si sposa bene con gli ingredienti utilizzati per questo specifico panino, a cui poi ho aggiunto anche una salsa di maionese da noi prodotta». I sapori invernali, e anche un po’ natalizi, sono racchiusi nel Spiced Pumpkin (13 euro), con hamburger di Chianina Igp 200 g, humus di zucca speziato, arachidi salati, formaggio gorgonzola, salsa al burro di arachidi, insalata songino, gocce di balsamico e maionese.

Idee vegetariane

Nel piatto non mancano proposte vegetariane e senza glutine come il Veggie Burger (8 euro) «adatto a chi non mangia carne e a chi soffre di intolleranze al glutine», con burger di spinaci e ceci, insalata di cavolo, verza, maionese al curry, anacardi, stracciata, pomodorino confit. «Il pane che viene servito è un bun Americano di circa 100 g, la cui ricetta è stata co-creata da me e dal mio panettiere di fiducia spiega Buzzone -. È una ricetta che conserva il sapore di ogni elemento, dosata sia in termini di zucchero che di burro. Il progetto era quello di creare un bun che fosse allo stesso tempo morbido e leggero».

La lista dei dolci

I dolci sono tutti realizzati dalla titolare. «Ne ho due fissi, la ricetta del mio tiramisù al bicchiere (5 euro, ndr), della mia cheesecake sempre al bicchiere ( 5 euro, ndr), e una tenerina al cioccolato, presente più o meno tutto l’anno, un dolce morbido con il 99% cioccolato, senza glutine». Per quanto riguarda il dessert del giorno (6 euro), anche qui, si punta alla stagionalità.  «Adesso è il periodo della mela annurca con cui preparo crostate, Apple Pie, o una sbriciolata».

Bevande del territorio

La drink list predilige vini locali e una carrellata di birre artigianali e del territorio. «Ho uno spillatore con quattro birre, una bionda, una rossa, una doppio malto e una Weiss. Fra le artigianali c’è la 082Tre che è una birra casertana, 0823 è il nostro prefisso telefonico, che realizza varie tipologie di birre, tra cui anche quella senza glutine – racconta la titolare -. E poi utilizzo KBirr, la birra napoletana»

Il locale

Riflettendo sul suo locale, 70 metri quadri, inclusi 15 metri quadri di cucina, Buzzone lo descrive come un’estensione della sua personalità: «È un ambiente vivace, colorato, con memorie di viaggi appesi alle pareti e foto o oggetti regalati dai miei clienti». Ogni dettaglio racconta una storia, ogni piatto un ricordo. «Essere donna in questo settore non è facile, ma con passione e dedizione siamo riusciti a crescere nel tempo e a diventare la casa per tutti gli amanti dell’hamburger».

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Mixology Experience prosegue la marcia verso TuttoFood 2025
Più di 100 aziende hanno confermato la partecipazione alla manifestazione, che si terrà a maggio 2025 all’interno di TuttoFood. L’obiettivo è diventare un appuntamento chiave per l’horeca, al servizio dei gestori di locali e operatori del f&b

Oltre cento aziende hanno confermato la loro presenza, a cinque mesi dall’evento: Mixology Experience si prepara ad attrarre tutto il mondo del beverage al padiglione 14 di Fiera Milano Rho, quando, dal 5 all’8 maggio, aprirà i battenti TuttoFood 2025, l’appuntamento internazionale dedicato al settore agroalimentare organizzato da Fiere di Parma con lo staff di Cibus.

Integrazione tra beverage, miscelazione e food

Una delle principali novità dell’edizione 2025 di TuttoFood è proprio la partnership con Mixology Experience, evento di riferimento per il mondo del beverage e dei cocktail bar, che porterà a un’esperienza integrata nel contesto della manifestazione fieristica. Spiega a Bargiornale Luca Pirola, ideatore del format e fondatore del gruppo Bartender.it, che ormai il mercato ha definitivamente riconosciuto l’importanza dell’integrazione tra il beverage, la miscelazione e il food. «Oggi la contaminazione tra food e beverage è totalmente sdoganata, i gestori dei locali sanno bene che non possono offrire un bere di qualità senza affiancarlo a una proposta food di pari qualità, e viceversa. Il nostro obiettivo è proprio quello di rafforzare questa sinergia e dare un servizio importante agli operatori del settore: permettere loro di ottimizzare il tempo. Con poche giornate libere a disposizione e poche risorse, resta meno tempo per studiare il mercato e scegliere prodotti e servizi. L’appuntamento di TuttoFood diventa così un momento utile a tutto il mondo horeca: con un solo passaggio in fiera si potrà vedere e valutare tutto quello che serve al locale, dal fresco al surgelato, dal confezionato all’olio, dai produttori di nicchia alle grandi catene di distribuzione».

Appuntamento al padiglione 14

Il padiglione 14 dedicato a Mixology Experience e alle aziende beverage risulterà, così, collocato dentro un evento da 80.000 presenze, con oltre 2500 buyer nazionali e internazionali. Il contesto ideale per rafforzare il proprio network e creare nuovi contatti. Come da tradizione, agli stand delle aziende del settore saranno affiancati masterclass, seminari, convegni e concorsi che coinvolgeranno tutte le categorie merceologiche. Grazie al network del gruppo Bartender.it verrà ampliata l’offerta per il visitatore che troverà nuovi espositori di tutte le categorie merceologiche: dalle bollicine ai distillati, dai liquori alle acque, dalle bevande ai prodotti specializzati per la miscelazione, dal caffè alla birra. Questo contesto offrirà alle aziende l’opportunità di presentare una gamma completa di prodotti, creando un’esperienza corporate in grado di contemplare food & beverage all’interno dello stesso stand.

Una formula in evoluzione

La partnership tra TuttoFood, il gruppo Bartender.it e il suo format Mixology Experience punta a fare da acceleratore per l’evoluzione di TuttoFood, che dal 2026 potrà evolvere definitivamente verso una formula “TuttoFood&Beverage”. A contorno dell’evento, non mancherà la TuttoFood Week, un calendario di eventi e appuntamenti durante il quale la Mixology Week consoliderà in tutta la città di Milano l’incontro tra cibo e cocktail anche in contesti più informali, in sedi diverse e direttamente nei più importanti cocktail bar, rooftop, hotel e ristoranti.

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Si chiama Inked ed è dedicata ai tatuaggi la nuova drink list del Freni e frizioni di Roma
L’ultima fatica del team di Riccardo Rossi è un “tatuaggio liquido” che va a esplorare la storia del tatoo, cercando le connessioni con i cocktail

«È l’ultima drink list prima di quella del ventennale»: parte così il racconto dell’ultima fatica di Riccardo Rossi e del team del Freni e frizioni di Roma. Nonostante il trascorrere degli anni, lo street-bar di Trastevere che ha fatto la storia dell’aperitivo resta sempre sulla cresta dell’onda, fra uno scalino e l’altro della World’s 50 Best Bars (ora al 53° posto). Piccolo spoiler: li sentiremo nominare ai Barawards 2024, ma per sapere di più bisogna aspettare la serata di Gala del 13 gennaio. Ma torniamo alla notizia della nuova drink list, intitolata Inked, perché il tema sono i tatuaggi, elemento apparentemente non attinente, ma immancabile nella grammatica del bar, dove spesso si parla anche attraverso i messaggi sulla pelle.

Questa volta il mezzo per veicolare il messaggio è la drink list, definita un “tatuaggio liquido” che va a esplorare la storia del tatoo in cinque categorie, individuando i punti di incontro con la miscelazione, a partire dall’Old school. E se il primo uomo tatuato di cui si abbia notizia è la mummia di Ötzi, per Rossi era naturale collegarlo al primo cocktail che è stato codificato in una ricetta, l’Old Fashioned. Vecchia scuola, appunto, come le classiche rondini da marinaio: una si tatuava alla partenza, una al ritorno, se si tornava: evento da festeggiare con un Go back Martini. Passiamo alla New school, sia nello studio dei tatuatori che al bicchiere: qui trova posto il cocktail Origini, con cui Michele Filip ha partecipato due edizioni fa alla World Class di Diageo, vincendo la finale nazionale. E ancora la sezione Tribal, un classico anni Novanta che si riflette nei drink; l’immancabile area messicana, denominata Chicano, dove regnano i distillati a base di agave; infine, Asian, il riconoscibilissimo stile asiatico, sia come stile grafico che al bicchiere, con una prevalenza di highball dai gusti orientali.

Fra i dettagli tecnici rilevanti si sottolinea una media abv dei cocktail sempre più bassa (pochissimi quelli oltre il 20%) e il fatto che la percentuale sia segnalata in lista al centesimo, in modo da essere chiari e dare al consumatore un’indicazione utile, in tempi di stretta sul codice della strada. E sempre nel segno del “bevi responsabilmente” non mancano i mocktail, su cui, dice Riccardo Rossi, c’è stato un grande lavoro di studio (e il premio per chi non beve alcol è un piccolo tatuaggio trasferibile). Di impatto la parte grafica della drink list, un risultato artistico ottenuto in collaborazione con un lo studio di tatuaggi Propaganda Tattoo Temple, nato dall’iniziativa del rapper Noyz Narcos.

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La nuova drink list del Rome Edition è un Big Bang di sapori e bicchieri in 3D
Nella Punch Room dell’hotel romano, il bar manager Riccardo Di Dio Masa presenta la sua drink list ispirata ai viaggi: 15 punch in bicchieri scenografici

Tutte le strade portano a Roma. Anzi, al Rome Edition di Roma, si direbbe dopo aver assaggiato la nuova drink list firmata dal bar manager Riccardo Di Dio Masa, che da qualche tempo ha preso servizio nella bellissima Punch Room dell’hotel a due passi da via Veneto. Ma andiamo con ordine, partendo dall’opening di questo hotel di una catena di lusso, che da poco più di un anno ha messo la sua bandierina nella Città Eterna. Novantatre camere, ma soprattutto una hall scenografica dai soffitti altissimi (indimenticabile il biliardo in marmo bianco con tappeto rosso all’ingresso) che dà la possibilità di scegliere con cosa ci si vuole intrattenere: a destra con la cucina del ristorante signature Anima, affidata allo chef Antonio Gentile; al centro con l’esclusivissima Jade Room, una chicca in verde giada da utilizzare per piccole riunioni alcoliche; ma soprattutto a sinistra lo speakeasy non troppo nascosto Punch Room, capitanato come dicevamo da Riccardo Di Dio Masa, che propone un ottimo connubio di cocktailerie e di cucina da bar.

Qui entriamo nel vivo della questione: Punch Room di nome e di fatto, nel senso che qui si trovano cocktail ispirati al concetto di Punch (un equilibrio di sapori, ottenuto combinando cinque elementi, ovvero spezie, infusi, zuccheri, sour e bitter), che su richiesta vengono serviti in contenitori da condivisione, fra cui alcuni dal sapore vintage, deliziosi. Finora avevano viaggiato con la drink list corporate, ma dopo mesi intensi di lavoro Di Dio Masa e la sua brigata hanno tirato fuori quella che scherzando chiamano la Bibbia: ovvero una nuova drink list che è una vera e propria pubblicazione rilegata con cura, nonché un viaggio tra realtà e fantasia. Quindici proposte che ci portano in luoghi da scoprire, ripercorrendo la tradizione marinara di chi beveva i punch sulle navi che portavano nelle Indie. Grecia, Inghilterra, Irlanda, Scozia e Francia, sono solo alcuni dei luoghi toccati da questo viaggio sensoriale: ogni cocktail si caratterizza per gli ingredienti, selezionati per rappresentare l’identità gastronomica del paese a cui è ispirato, oppure una tradizione, una storia. Ma come si suol dire l’occhio vuole la sua parte e il team di Punch si è divertito a elaborare bicchieri ad hoc per ogni cocktail, facendosi aiutare da un’azienda che realizza contenitori con la stampa 3D. Alcuni sono direttamente il bicchiere (attenzione: per utilizzare questi eclettici “bicchieri” in fibra di mais bisogna ricordarsi di settare la lavastoviglie con una temperatura un po’ più bassa!), in altri casi è il contenitore che si apre, magari con un tocco di fumo a favore di fotocamera dello smartphone! È il caso dello spettacolare Big Bang, dedicato all’Inghilterra: un milk Punch servito dentro a un plastico del Big Ben, che unisce Gin Tanqueray Ten e Arrak a tè infuso al popcorn, spezie, latte chiarificato e agrumi. Altre creazioni includono omaggi alla mitologia greca (qui il bicchiere a forma di testa di Zeus), al folklore scozzese (con un piccolo mostro di Lochness che galleggia nel drink) e così via.

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