Mavolo distribuisce il luxury gin Le Tribute Countryside Batch Ltd Edition
La catalana MG Destilerìas punta sempre più sul settore premium gin con l’ampliamento della gamma Le Tribute dalle aromatizzazioni originali.

Fondata nel 1835, la catalana MG Destilerìas ha aggiunto un altro gin speciale alla sua larga gamma di distillati premium. Le Tribute Country Side Batch Limited Edition infatti è prodotto in solo 10mila unità, frutto di innovazione, stile e passione per lìarte della distillazione. Come il “fratello maggiore” Le Tribute Gin, è distribuito in Italia in esclusiva dalla veneta Mavolo Beverages per la gamma premium spirit Anthology.

La sua recente presentazione è stata affidata a un autentico guru del settore mixology come François Monti, nel corso di un’affollata masterclass nel prestigioso cocktail bar e ristorante Sogni di Milano (zona Porta Genova), alla presenza di Soléne Bruna-Fiorentino, Head of Global Marketing di MG Destilerìas.
«Questa edizione limitata – ha precisato Chiara Pigini, marketing manager Mavolo Beverages – è un tributo alla qualità e cura per ogni dettaglio. Siamo entusiasti di aver portato questa esperienza unica a Milano, in una giornata che celebra l’arte dei premium gin e ha permesso ai partecipanti di vivere un’autentica immersione nei sapori della campagna catalana».

Autore di vari testi mixology, giudicato dalla rivista Drink International  tra le cento personalità più influenti della bar industry, François Monti ha sottolineato l’impiego nella distillazione di Le Tribute Countryside Batch Ltd Edition (43% alc) di una base alcolica ricavata da frumento e orzo, mentre nella aromatizzazione sono state impiegate speciali botaniche selezionate manualmente e distillate individualmente come salvia, lavanda, malva e lemongrass ma, soprattutto, cardamomo nero che conferisce all’insieme una leggera nota affumicata, speziata e mentolata, oltre a presentare un bouquet aromatico, fresco e floreale. Senza dimenticare il ginepro impiegato, una tipologia particolare proveniente dall’Ecuador.

Da sottolineare anche la forma squadrata della bottiglia da 70 cl (fornita in un elegante astuccio/scrigno cartonato floreale), percorsa da tante scanalature verticali che ne permettono un facile maneggio nel servizio.

Le Tribute Countryside Batch Gin nel proprio astuccio

Guidata dalla barmaid colombiana Valeria “Butterfly”, è stata poi la volta della degustazione in purezza di Le Tribute Countryside Batch Ltd Edition, seguito da cocktail in tema come Gin & Tonic, Dry Martini e
Lavander Gimlet
Ingredienti
45 ml Le Tribute Countryside Batch Gin
45 ml cordiale alla lavanda
3 gocce di oilo di cardamomo nero
Preparazione
Mixing glass, versare in coppa.

In affiancamento non poteva mancare un altro “personaggio di famiglia” come Le Tribute Tonic Water, proposto in bottiglia squadrata di vetro scuro 20 cl con tappo corona, tonica che si distingue, oltre che per il marchio, per la leggera amarezza del chinino impiegato e per l’inconfondibile aroma di citronella, limone, pompelmo e rosmarino.

Le Tribute Tonic Water

Vita nuova per Gin & Tonic

MG Destilerias è stata fondata dalla famiglia di Manuel Girò (da cui la sigla MG) nel 1835 nella città marina di Vilanova i La Geltrù, a un’ora di stanza da Barcellona. Protagonista da sempre in Spagna del settore distillati, MG Destilerias ha il merito di aver rilanciato dal 2007 lo storico cocktail Gin & Tonic come proposta per un pubblico giovane, innovandone il servizio, proponendolo non più in tumbler ma in grandi balloon pieni di ghiaccio a cubetti, con una fetta di limone, utilizzando in particolare il proprio Gin MG dall’inconfondibile etichetta bassa gialla.

Gin & Tonic in coppa grande

 

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Martini Social Club Mondays: il Drink Team di Bargiornale protagonista dell’11ª tappa
Una selezione di senatori e attuali membri del nostro Drink Team ha preso parte a Pessione, casa madre del brand, alla nuova tappa del progetto di Martini dedicato alla bartender community. Una giornata (e mezza) all’insegna del confronto, della creatività e della competizione

Il lunedì, quel giorno che per il mondo intero ha il sapore dell’amaro, è il respiro di sollievo per i bartender. È il giorno che arriva come un sospiro profondo, il tanto atteso riposo dopo il ciclone del weekend, quando finalmente si può fermare il tempo, riprendere fiato, e lasciare che il corpo e la mente recuperino le forze. Ma a Pessione, nella casa madre di Martini, il Martini Social Club Mondays ha trasformato il giorno di quiete in un’esperienza che ha ribaltato ogni aspettativa, mischiando storie, sapori e, perché no, una buona dose di sudore. Qui non si trattava solo di rilassarsi: era l’occasione per sfidare la creatività, mettersi alla prova, riscoprire il gusto della passione. E chi si è trovato a solcare le acque di questa avventura? Il Drink Team di Bargiornale, una selezione di senatori, rappresentanti del presente e chi scrive.

Un team di nove bartender, ciascuno con il suo stile: Federico Altamura del Mag Café di Milano, Diego Melorio, capitano indiscusso del Quanto Basta di Lecce, Luca Ardito di Casa Brera, altro baluardo meneghino del bere bene, Simone Corsini del Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio, Emanuele Bruni fondatore di The Prince Factory, Yuri Gelmini del Surfer’s Garden di Milano, Luca Bruni del Depero Club di Rieti, Patrizia Bevilacqua, docente di sala e vendita all’Ipseoa Carlo Porta di Milano, e Alberto Corvi di Casa Tobago, una delle nuove gemme della miscelazione milanese. Ad accoglierci, in una cornice che profuma di storia e alcol gentile, Davide Colombo, customer marketing executive on trade di Martini & Rossi, con gli ambassador per il nord Italia Federico Volpe e Adriano Ronco. Sullo sfondo, come un maître che guida la scena, il master blender Beppe Musso, custode della tradizione Martini, affiancato dall’operation director Giorgio Castagnotti. Tra botte monumentali come la Mastodonte e il laboratorio di Luigi Rossi, ogni angolo sussurrava storie che avrebbero reso orgoglioso anche un investigatore alla Raymond Chandler.

Confronto, creatività e competizione

Il Martini Social Club Mondays, primo atto di un progetto più ampio, ha portato nel corso dell’anno 100 tra i bartender più influenti d’Italia nella brand home di Pessione. Non si trattava solo di scoprire segreti custoditi dietro porte antiche, ma di vivere momenti di confronto, creatività e – perché no – un po’ di competizione. E proprio la competizione è stata il cuore della giornata. Una sfida ai fornelli, giudicata dallo chef Gigi Muraro, creator con 360mila follower e una filosofia di vita in cui ogni secondo conta più del sale. Due squadre, 45 minuti e tre ricette da creare, per un aperitivo degno del nome Martini. Mentre i più audaci si destreggiavano tra padelle e ingredienti, chi vi scrive ha optato per la penna, dando forma alle storie dietro i piatti.

Tre racconti di gusto

Il risultato? Tre racconti di gusto che hanno incrociato sapori e immaginazione. Panza Nera in Polpetta è un piatto che racconta Roma: una storia fritta in olio bollente, ispirata ai friggitori di supplì che animavano le vie della città. La ricetta mescola tradizione e invenzione, con alici, prezzemolo, uova e ricotta al posto del classico pane raffermo, creando un equilibrio perfetto tra mare e terra. Il piatto si sposa magnificamente con il cocktail Americano, ispirato ad Alberto Sordi e al suo film Un Americano a Roma, dove mondi diversi si uniscono con semplicità. La sapidità delle alici e l’amaro del cocktail si incontrano in un gioco di sapori che celebra la Roma che guarda al futuro, senza mai dimenticare le proprie radici. Il Crunch del Rosmarino, invece, è un viaggio liquido che alterna sapidità e morbidezza, sorprendente come un colpo di scena che ti lascia senza parole. Infine, Rombo di Sapori, uno stuzzichino che corre sul filo del ricordo con hummus di ceci, salsiccia al Bitter Martini e un grissino che sembra tenere insieme l’universo.

Consolidare il legame con la community bartender

E se il sudore ai fornelli non bastava, ecco la gara di canottaggio sul Po, ospitata dalla Reale Società Canottieri Cerea, la più antica d’Italia. Due squadre, remi che tagliano l’acqua e una vittoria al fotofinish, mentre il cuore e i muscoli gridavano all’unisono. Perché per vincere non basta forza, serve quel briciolo di follia che ti fa mettere tutto in gioco.

A chiudere la giornata, l’Americano Martini, ideato in collaborazione con Flavio Angiolillo, storico membro del Drink Team di Bargiornale. Non un semplice drink, ma un tributo liquido alla tradizione e all’innovazione che Martini rappresenta. «Con Martini Social Club, Martini & Rossi vuole consolidare il proprio legame con la community bartender. Attraverso questa iniziativa vogliamo rivelare i lati meno noti della storia dell’azienda e riscoprire le origini del cocktail Americano», ha dichiarato Massimo Barboni, General Manager di Martini & Rossi. E così, il Martini Social Club Mondays diventa molto più di un evento: è un viaggio tra radici e slancio, routine e straordinario. Un lunedì che non dimentica chi sei, ma ti mostra chi potresti diventare.

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Cinque cose che abbiamo capito dei bar che spaccano
Un focus su dove bisogna concentrare le energie per fare bene e meglio: ecco che cosa abbiamo imparato mescolandoci al pubblico di Barmaster Hub in Campari Academy. E un azzardo sulla mixology di domani

Abbiamo capito un po’ di cose su cosa devono fare i bar e i bartender per fare la differenza, per avere successo e far funzionare i loro locali. Non solo su questo, in realtà. Abbiamo anche colto qualche indicazione su dove va il mercato, dalle parole di gente intelligente che ha detto cose interessanti. Ci pareva il caso di spiegarlo, perché non è proprio un bottino di tutti i giorni.

Un momento dell’evento Barmaster Hub in Campari Academy. Oltre alle masterclass tenute dai big del settore, la giornata si è arricchita di workshop più tecnici tenuti da Alma – Scuola internazionale di cucina, da Gio Russo (sul tema Content creation) e da Lucian Bucur di Percento Lab (sulle nuove tecnologie)

Campari Academy ha piazzato su un palco un po’ di nomi top del nostro mondo, per la prima edizione di un evento di formazione che ha mescolato masterclass e workshop pratici. Si chiama Barmaster Hub e noi, in platea, mescolati a un centinaio di giovani professionisti arrivati da mezza Italia, abbiamo assistito all’evento. Senza la pretesa di dettare le regole del gioco, o di svelare chissà quali segreti, ma solo con il piglio secchioncello da cronisti, ci sembra proprio il caso di mettere in fila, qui, un po’ di cose importanti che abbiamo capito ascoltando gente del calibro di Leo Leuci, Edo Nono, Dom Carella, Monica Berg. Lezioni di successo per il bar, un filo rosso che ha legato tutti gli interventi e, a ben guardare, disegna una mappa con indicazioni precise. Un focus su dove bisogna concentrare le energie per fare bene e meglio. E anche un’indicazione di tendenza, di dove vanno la mixology e il bar inteso più in generale.

Al bar deve succedere qualcosa

Il copyright è di Leonardo Leuci, la sintesi è preziosa e perfetta, perché l’idea che la dimensione di socialità debba essere al centro della proposta di un locale è risultata trasversale a tutti gli interventi dei big sul palco. Cosa significa? Prima di tutto, che al bar si va per cercare (e trovare) un’esperienza umana, un qualcosa che ha a che fare con le emozioni. A dare quelle emozioni sono i gesti, la semplicità, l’autenticità del servizio. Cose che possono rendere un drink da battaglia il migliore mai bevuto, perché atmosfera autentica, gestualità e personalizzazione sublimano l’esperienza. Occhio a questa parola: personalizzazione. È un investimento, una scelta di un pezzo dell’offerta trasformato in pezzo di identità, che finisce col rappresentare il locale. Non deriva da una creatività fine a se stessa, e men che meno da onanismo da drink list: il colpo di genio è spessissimo in una operazione di semplificazione della ricetta, accompagnato da una idea distintiva di servizio. Un twist “a sottrarre” ha fatto la fortuna del Tommy’s Margarita, il carrello fa leggendari i Martini del The Connaught. Ecco, in giro c’è poca poesia, tocca intervenire.

I soldi fanno la felicità

Servono per fare le cose per bene, ma soprattutto fanno felici chi incassa – quando sono frutto di onesto e sudato lavoro profumano di gioia – e chi gli sta intorno. Lo sospettavamo già, ma a fare notizia è la serenità con cui il tema è saltato fuori. Forse la prima occasione, a memoria di cronisti, in cui sentiamo parlare così serenamente e onestamente di soldi. Soldi che entrano ed escono dalla cassa, da tenere sotto controllo costante, perché il bar è un’impresa oltre che un bel sogno realizzato, e come tale deve stare in piedi. Soldi che finiscono nelle tasche del titolare, ossia di chi rischia, e rieccoci alla gioia derivante dal sudore ripagato di cui sopra. Soldi che, come ha ricordato Monica Berg, devono trovare anche la via verso le tasche dei ragazzi del team. «Wanna make money? Make sure everyone around you makes money» (vuoi fare soldi? assicurati che tutti intorno a te li facciano). E assicurati anche di avere attorno «amazing individuals». Soldi e persone meravigliose ci portano immediatamente al punto 3.

Per fare meglio sul fronte ospitalità, pensate a un regalo

Veloce lezione di teoria economica solo apparentemente noiosa. A cosa servono i soldi (intesi come moneta sonante, quella che paga beni e servizi)? Servono a risolvere una relazione. A sciogliere una situazione di debito esistenziale, perché se non paghi qualcuno che ti ha consegnato un bene sei in un meccanismo che ti lega a lui. Perché se non paghi, era un dono. E il dono fa l’esatto opposto dei soldi: crea una relazione.

Ok, ora via dalla cattedra e torniamo al bancone del bar. Dove conta, più di ogni altra cosa, l’accoglienza. Perché non siamo in un laboratorio, ma in un pubblico esercizio, in un teatro di socialità (vedi punto 1). Edoardo Nono forse ha voluto alzare un po’ il tiro aprendo il tema ospitalità con la definizione di xenia, cercando un’ispirazione colta e altissima. Xenia può indicare generalmente l’accoglienza dello straniero, l’ospitalità stessa, ma di base è l’antica denominazione dei doni che venivano messi a disposizione dell’ospite dal signore della casa. Erano alimenti e bevande, ovviamente. Che fai, ti entra in casa uno ed è sfinito dal viaggio, non gli dai da bere e da mangiare, come minimo? Certo che sì. Ecco, quel “dovere di ospitalità”, senza chiedere nulla in cambio, è un dono, un gesto che apre la relazione tra chi accoglie e chi arriva. Pensiamo a questo quando progettiamo il nostro stile di ospitalità nel locale e quando selezioniamo le persone che ne devono essere ambasciatori. Perché tutto funzioni devono essere dotate di empatia, una dote preziosissima. Serve a capire cosa c’è nella testa e nel cuore dell’ospite, a far proprie le sue emozioni (con moderazione, eh…) e a dargli quello che cerca. Magari è contatto umano, magari è bere bene, magari è ”a caccia”, magari vuole un nido con buona musica. Doniamogli un contatto e sarà nostro per sempre. E ricordiamoci: raramente cerca il nostro ego. Anzi, mai.

C’è un sito che ti fa i pairing. E non basta

Scegli un ingrediente. Scopri come “meccia” con altri (e stupisciti). Crea la tua combo culinaria. Servila. Sono i passaggi di un processo di costruzione di un food pairing, presi dal sito foodpairing.com. Strumento infinitamente utile per i professionisti che vogliono fare degli abbinamenti un pezzo importante del loro business. Però non basta. Non basta perché questa disciplina di creatività è materia tanto affascinante quanto complessa. E non stiamo parlando della complessità del comportamento delle papille gustative collocate sulla nostra lingua. O delle infinite potenzialità del nostro naso, capace di intercettare 10mila diversi profumi. O, ancora, del centralissimo ruolo degli occhi, capaci di influenzare il nostro cervello nel giudizio su cibo e bevande molto più di quanto pensiamo comunemente. Complesso non è solo il percorso scolastico di lavoro per ideare un buon food pairing, ottimamente riassunto dal master Dom Carella (studia le molecole, sperimenta con texture e temperature, annota le reazioni, assaggia verticalmente, gioca con territorio e stagioni e colori). No. Ancora una volta, è una questione di business del bar. Puoi inventarti tutto quello che vuoi e sarà super, ma se il team non è allenato a fare cross selling (vendere un prodotto correlato a quello richiesto) o upselling (vendere un prodotto a maggior valore aggiunto), o peggio ancora non è avvezzo a guidare il cliente nella scelta, di quelle combinazioni pregevolissime cocktail-piatto non ne venderai nemmeno una. #sappilo.

Bonus track: l’era dei drink chiarificati e super puliti sta finendo?

Azzardo finale. Quando tanti professionisti sono riuniti sotto lo stesso tetto e parlottano e bisbigliano, qualcosa di quei sussurri si coglie. Magari la si mette a sistema con i segnali che provengono dagli speech dei big. Tipo: che pizza i cocktail tutti uguali e seriosi (chiarificati, puliti, con ghiaccio perfetto) degli ultimi anni, evviva il continuo richiamo all’allegria al bar, ben venga la riscoperta di una professionalità meno quadrata e più sorridente e la necessità di avere più show, ma genuino, emozionale, non cafone, comunque show. Colorato. Qualcuno azzarda un tramonto della mixology elegante-limpida-pulita in favore di una fase un po’ più barocca e divertente? Evviva.

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Salmon Guru apre a Milano: il nuovo place to be della mixology è in zona Sempione
Il cocktail bar “loco” di Diego Cabrera si conferma d’impatto sia nel design (curato dallo studio Rebel Rebel), che nella proposta dei drink

Nelle acque della notte milanese si è tuffato un pesce grosso. E promette di nuotare controcorrente. Nato nel 2016 a Madrid e dal 2022 anche Dubai, il cocktail bar Salmon Guru ha aperto a Milano in zona Sempione, tra via Biondi e via Piero della Francesca. Portandosi dietro l’impronta divertente e divertita del suo creatore, il barman Diego Cabrera, un ambiente che strizza l’occhio a Instragram e TikTok e cocktail fuori dagli schemi definiti, testualmente, «What the fuck?». Se ci aggiungiamo che il locale madrileno è al 23° posto della classifica The World’s 50 Best Bars, è facile capire perché ancora prima di spalancare le sue porte Salmon Guru è considerato il place to be del momento.

L’animo loco di Salmon Guru (salmone perché nuota controcorrente, guru perché va alla ricerca della saggezza) si traduce in un locale in un cui ogni angolo è pensato per far dire wow e strappare una foto. Il primo ambiente, quello del bancone (decorato con scaglie metalliche da pesce), è la Animal Print Room: una festa di pavimenti ghepardati e animali della foresta che si affacciano dalla carta da parati. A destra si apre la dining room ispirata al Giappone con ombrellini sul soffitto, mentre a sinistra la Comic Room è tappezzata con un fumetto in stile pop art che racconta di salmoni e rane. Chicca finale, la stanza segreta dietro al bancone, con un mood anni 70 e i vinili alle pareti. Il tutto condito con musica alta, neon e personale super sorridente (e super giovane). Insomma l’involucro, firmato dallo studio di design Rebel Rebel, è studiato con cura ed è decisamente d’impatto.

Poi c’è la sostanza. Che è il modo di intendere la miscelazione e l’esperienza al bar che il bartender argentino Diego Cabrera ha esportato da Madrid (con il supporto di imprenditori come Stefano Percassi e Farah George Farah). Leggerezza, divertimento, stupire senza prendersi sul serio. I cocktail di Salmon Guru sono leggenda, a partire dall’Arrow servito in un bicchiere a forma di rana (è fatto con pisco macerato con passion fruit e guava, succo di mela e limone, sciroppo al pepe rosa e alloro, foam al cocco). Per l’Italia si è inventato lo Spaghetti Incident, ispirato a un piatto di pasta e sormontato da una spuma di burrata e pomodoro e da pasta fritta, e il Mate, che viene servito in un bicchiere a forma di mano basculante che imita il più famoso gesto italiano, quello del «ma che dici». Ma il cocktail più famoso, quello che è in carta dal giorno uno a Madrid, è il Tónico Sprenger: facile, beverino, fatto con gin infuso al cardamomo verde, succo di limone, cetriolo fresco, ginger beer e cannella. «Non possiamo toglierlo, i nostri clienti diventano matti», dice Cabrera in un mix di italiano-spagnolo-inglese.

Nel menu ci sono 27 cocktail (costano 14/16 euro), alcuni in comune con Madrid e Dubai, altri creati per Milano (a presidiare il bancone milanese c’è il barman Lorenzo Rossi). La carta è divisa in fruiting, refreshing, sour, «What the fuck?», strong e analcolici, e oltre agli ingredienti sono spiegate nel dettaglio le preparazioni, dalla chiarificazione al falernum homemade. Accanto al drink viene servito un bicchiere di acqua aromatizzata che viene continuamente riempito. C’è poi il capitolo del cibo, con sedici portate d’ispirazione internazionale, dai tacos all’hummus, da condividere e sperimentare. Anche in questo caso, molti piatti sono in comune con Madrid e Dubai. Perché ogni locale ha la sua peculiarità ma l’atmosfera che si respira è una. Quella dei salmoni controcorrente.

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Fiere di Parma entra nel capitale di Roma Bar Show
Per il ceo di Rbs, Andrea Fofi, l’accordo «consentirà di posizionare il progetto e la città di Roma quali unici protagonisti del settore»

Era già nell’aria e adesso l’annuncio è arrivato ufficialmente: Fiere di Parma entra nel capitale di Roma Bar Show. Con questo accordo strategico, la società fieristica parmense si  conferma leader nel mondo del food&beverage, che già la vede protagonista delle due principali fiere dell’agroalimentare: Tuttofood Milano e Cibus.

Fiere di Parma, che si attesta tra i poli fieristici italiani più performanti nel Paese e in Europa (rispetto al periodo pre-covid i ricavi sono aumentati del +11% e l’Ebitda del +17%), punta a un ulteriore boost di crescita diversificando le sue aree di influenza. Con l’operazione Roma Bar Show, che dovrà essere approvata dall’assemblea dei soci, Fiere di Parma si propone, quindi, di entrare come protagonista nel mercato della spirit industry, un settore che, a livello globale, ha raggiunto nel 2024 un valore stimato di circa 1.800 miliardi di euro, con previsioni di crescita del 6% fino al 2028, momento in cui potrebbe superare i 2.400 miliardi di euro. Verso questo settore, già a ottobre la società fieristica parmense aveva manifestato il suo forte interesse annunciando che dal prossimo anno Mixology Experience sarà nei padiglioni del Tuttofood.

«La sinergia tra Roma, Milano e Parma consentirà di portare nuova linfa vitale a un settore da cui ci si attende una solida crescita soprattutto off trade e a livello internazionale – afferma Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma – e di offrire una piattaforma innovativa, globale e versatile al settore, partendo dall’Italia e puntando alla leadership continentale». Soddisfatto il ceo di Roma Bar Show, Andrea Fofi, che parla di una «trattativa fortemente voluta nell’ottica di affermare, nel prossimo futuro, la manifestazione quale primo appuntamento a livello mondiale. La presenza di un player come Fiere di Parma siamo certi ci consentirà di posizionare il progetto e la città di Roma quali unici protagonisti del settore da qui ai prossimi anni. Questa è la dimostrazione che la promozione, la valorizzazione e la diffusione della cultura del bere attraverso un approccio basato sull’interazione tra business può essere vincente». I numeri di Roma Bar Show parlano di una manifestazione che nel 2024 ha ospitato più di 200 aziende, con oltre 50 special guest internazionali, e un’affluenza da circa 15mila visitatori. Fofi aggiunge qualche anticipazione, confermando la location del Palazzo dei Congressi all’Eur per l’edizione di maggio 2025 di Roma Bar Show, per la quale annuncia «una grande attenzione sull’incoming di buyer internazionali e qualche novità per le categorie degli awards».

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Nasce Citrus Series: la limited edition di Cointreau che omaggia il mondo degli agrumi
Presentata l’anteprima italiana della limited edition di Cointreau Citrus Series, una linea di prodotti che omaggia gli agrumi e che parte dal pomelo

La maison Cointreau ha lanciato, con una masterclass a Roma da Freni e Frizioni e in anteprima in Italia, la nuova linea totalmente dedicata al mondo del bartending e all’universo degli agrumi dal nome Cointreau Citrus Series. Nasce così una selezione di distillati, che racconta il grande studio della maison sugli agrumi: non solo sull’arancia, dalle cui scorze nasce appunto il liquore Cointreau, ma anche su tutta l’infinita varietà di altri frutti che si possono utilizzare per questo tipo di prodotti.

La master distiller di Cointreau, Carole Quinton

Si comincia con Cointreau Citrus Series Opus #1, a base di pomelo selezionato sulle pianure di Aléria, sulla costa orientale della Corsica, direttamente dalla master distiller di Cointreau Carole Quinton, insieme a Jean Dominique Valentini, frutticoltore di terza generazione che ha saputo creare il terroir perfetto per questo agrume. Il pomelo Igp di Corsica si presenta con una buccia gialla e sfumature rosso-arancioni, è senza semi e viene raccolto a mano. È di fatto un numero zero, con la promessa che le prossime release di Citrus Series Cointreau esplorino altre varietà di agrumi, provenienti da altre parti del mondo. Per ottenere il risultato più aromatico, le bucce vengono poste in alambicchi di rame con alcol di grano neutro e acqua. Vengono poi ridistillati, permettendo ai vapori alcolici e ai composti aromatici volatili delle bucce di passare attraverso l’alambicco e di raccogliere dalle condense un distillato pallido.

La Citrus Series è una serie in edizione limitata e le bottiglie pronte ad entrare nel mercato globale saranno in totale 3.000. Per il mercato italiano – dove Cointreau è distribuito da Molinari – le bottiglie a disposizione sono 300 (costo 27€ a bottiglia), destinato a bar selezionati. Citrus Series è una linea rivolta ai barman e non si troverà in commercio nella grande distribuzione.

A raccontare il prodotto è il padrone di casa del Freni e Frizioni, Riccardo Rossi, di ritorno dal viaggio a Casa Cointreau ad Angers, proseguito poi con un detour in Corsica per visitare le piantagioni di agrumi, che lo ha visto insieme ad altri dieci illustri colleghi protagonista di un’immersione nel mondo Cointreau, con l’obiettivo di tirare fuori le migliori ricette possibili con questo nuovo prodotto. «Là dove il claim della maison è “Per bartender da bartender”, questo nuovo distillato è una base perfetta per molte preparazioni in mixology, che vanno oltre quelle che vedono la presenza del Cointreau, dal momento che in questo caso si tratta di un distillato. Uno dei cocktail più riusciti che ho pensato è un twist sul Tommy’s Margarita». Questa la principale differenza fra i due prodotti, a cui si aggiunge la tipologia di agrumi utilizzati: per il Cointreau si usano scorze d’arancia dolci e amare provenienti da Ghana, Brasile, Tunisia, Marocco e Spagna (Siviglia); per Opera #1 le bucce sono solo di Citrus paradisi, o pompelmo di Corsica. E ancora lo zucchero: in Cointreau ci sono 210 grammi per litro di zucchero mentre in Opera #1 di Citrus Series sono solo 20 grammi per litro. «Che è un po’ per creare un ponte tra un distillato e un macerato», commenta Riccardo Rossi.

Infine, cambia decisamente l’aspetto della bottiglia, e qui interviente il brand ambassador Molinari, Marco Fedele: «Quella iconica ed elegante di Cointreau è visibilmente ispirata alla profumeria e ha i quattro angoli caratteristici con i quattro elementi che sono all’interno, alcol neutro, zucchero, acqua e aromi di scorze d’arancia». La bottiglia di Opera #1 di Citrus Series punta alla praticità ed è studiata per essere maneggiata dai bartender, oltre che essere realizzata, in piena sintonia con i tempi, con 60% di vetro riciclato e venduta senza imballaggio e per questo completamente sostenibile.

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Stati Generali del Mercato Food&Beverage: preoccupazione per la crisi dei consumi
Il monito del presidente di Italgrob, Antonio Portaccio: «Non aumentare prezzi, per non contribuire ulteriormente a una riduzione dei consumi»

Inflazione e contrazione dei consumi: è questa la preoccupazione principale che serpeggia nel mondo dell’horeca, che si è riunito a Roma, presso la sede di Confindustria, in occasione dell’evento annuale degli Stati Generali del Mercato Food & Beverage in Italia, organizzato da Italgrob, la Federazione Italiana Distributori Horeca. Un’occasione per riassumere le sfide e le opportunità della filiera, non senza analizzare i dati e i principali trend dei consumi del settore, in un contesto economico in continua evoluzione, su cui pesa l’incertezza internazionale. Secondo i dati rilasciati da Circana, dopo gli anni difficili segnati dalla pandemia da Covid-19, la ripresa del settore distributori bevande è stata sostenuta fino alla fine del 2023 dal clima positivo di fiducia e da un aumento della domanda interna e soprattutto dalla crescita del turismo, sia nazionale che internazionale. Un trend che ha riportato tutti gli indicatori ai livelli pre-pandemia, ma che oggi registra le prime avvisaglie di difficoltà. 

Stante, un’inflazione intorno al 4%, il consumatore si è spostato verso la scelta di prodotti “più economici”, con un distributore forzatamente guidato dai suoi clienti ad adeguarsi. Ciò è stato particolarmente rilevante per le bevande alcoliche, spirits, vino e bollicine. Migliori performance per il mercato degli analcolici, che godono di un ottimo momento grazie al trend del no-low alcohol.

Da Antonio Portaccio, Presidente di Italgrob, «il monito a tutti gli attori della filiera sulle scelte di politica commerciale relative all’aumento prezzi, da attuare il prossimo anno, per non contribuire ulteriormente a una riduzione dei consumi con tutte le conseguenze drammatiche, in termini occupazionali in primis, che scaturirebbero da questo scenario».

Luca Pellegrini, Presidente di TradeLab, ha incentrato la sua analisi sui canali di sbocco dei consumi Food&Beverage: dal suo osservatorio registra un debole segnale positivo, un +1,6% sui consumi del fuoricasa che scontano le dinamiche inflattive, con una riduzione della frequenza e dello scontrino medio delle occasioni di consumo “out of home”: cresce la colazione, rimangono stabili pranzi e cene, con buone performance per il take away e per pizzerie e ristorazione, che in media registrano scontrini medi da circa 35 euro, mentre i bar risultano il canale più in difficoltà. Anche le catene, pur in crescita negli ultimi anni, mostrano segnali di saturazione nelle piazze principali e guardano sempre più verso aree emergenti. Previsioni positive per il 2025 su visite +0,9% con un valore del +2,8%. Secondo Pellegrini, i veri segnali di difficoltà da affrontare sono più quelli sul fronte dell’offerta che su quello della domanda: l’impatto su prezzi e servizio dei costi e del reperimento del personale; il trend negativo di alcune occasioni di consumo, come l’aperitivo diurno o la merenda; la necessità di consolidamenti imprenditoriali, possibilmente con l’aiuto di una digitalizzazione finalizzata a una riduzione dei costi ragionata; la concorrenza dell’offerta take away da parte della Gdo.

Anche per Antonio Faralla, ceo di Formind, i dati mostrano una tenuta della colazione, con un orientamento verso i prodotti salutistici, una rimodulazione del pranzo che torna a essere trainata dalla pausa pranzo dei lavoratori, ma che sconta la concorrenza dei piatti pronti venduti dal retail. L’aperitivo serale vede un calo della domanda, ma tiene laddove è in centri turistici, grazie all’apporto dei non residenti, oppure se accompagnato da una degna offerta food, che possa tradursi in una sosta più lunga, fino all’ora di cena. «Nel serale – osserva Faralla – la frequentazione tiene, ma lo stile e la spesa si rimodulano, ad esempio, per la birra alla spina crescono le bevute nei bicchieri da 0,20, calano invece quelle nei bicchieri da 0,40: ciò è indice di come il consumatore residente contiene la spesa ma riflette anche un atteggiamento deciso delle nuove generazioni che tendono a bere meno alcolico, trend confermato anche nel segmento spirits».

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Baritalia Finale sul Monte Bianco: chi saranno i 6 giudici d’onore e gli 82 bartender in gara
Andrà in scena il 2 Dicembre a Courmayeur il final show di Baritalia 2024: 82 bartender da tutta la Penisola. Ecco i loro nomi e quelli dei giudici

È l’ora di lucidare gli scarponi da montagna e di togliere dal cellofan il vestito delle feste: il 2 dicembre allo Skyway di Courmayeur andrà in scena il Final show di Baritalia 2024, con 82 bartender da tutta la Penisola a sfidarsi con lo spettacolo del Monte Bianco innevato a far da sfondo. Back to basics è il tema 2024 del laboratorio di miscelazione itinerante di Bargiornale: ai partecipanti in gara è stato chiesto di pensare ricette che prendessero ispirazione dai classici e che avessero non più di quattro ingredienti.

Si sale in cima, in tutti i sensi: il gran finale delle kermesse andrà in scena allo Skyway del Monte Bianco, a oltre duemila metri di altitudine, nel Mountain Bar della stazione di Pavillon.

Per il final show Baritalia ha fatto le cose in grande. A cominciare dalla selezione dei giudici che avranno il compito di incoronare il Back to basics cocktail 2024. I premi saranno assegnati ai primi classificati di ciascuna azienda partner, ai tre migliori interpreti assoluti e al cocktail che meglio rappresenta il ritorno ai classici.

Ma ora, andiamo a conoscere i 6 giudici.

Danilo Bellucci 

Cavaliere della Repubblica e Cavaliere Ufficiale. Ama definirsi un “artigiano della comunicazione” del mondo del food&beverage e i suoi cinque decenni di relazioni pubbliche sono lì a dimostrare tutto il suo talento. Ha organizzato e organizza alcuni dei grandi eventi del settore. L’ultima fatica su cui sta lavorando è “Il Laureato”, un appuntamento riservato ai Bartender laureati veri, che hanno iniziato come passatempo e poi si sono innamorati della professione. E ancora nella sua carriera, eventi come Lady Drink, Challenge on Ice e i più recenti 110 e Lode e Order of Merit.

Martina Bonci

Nata e cresciuta a Gubbio, dietro al banco da quando aveva 16 anni, Martina Bonci non ha mai abbandonato il bar, nemmeno durante gli studi universitari. Affascinata dal mondo mixology, ha lavorato a Firenze, per sette anni presso il bar Gesto, perfezionando la sua arte. Durante questo periodo ha affinato le sue tecniche di miscelazione, approfondito la conoscenza degli ingredienti e gettato le basi per approdare, con il ruolo di Bar manager, da Gucci Giardino, a Firenze, nel 2021. Che oggi è il regno della vincitrice del premio Bartender dell’anno 2023 ai Barawards.

Cristian Bugiada 

Dal 2007 dietro al bancone di un bar, Cristian Bugiada è uno dei bartender più noti di Roma. La svolta professionale per lui è arrivata quando è entrato nella famiglia di Freni e Frizioni, il locale di Trastevere sinonimo di aperitivo (53° nella World’s 50 Best Bars). Dal 2016, insieme a Roberto Artusio, Bugiada ha dato vita al suo progetto a base di tequila e mezcal, La Punta Expendio de Agave. È anche tra i fondatori del progetto Slap (ex Freni e Frizioni Draft), che mescola pizza&drink alla spina. Nel 2023 ha vinto il premio Barawards come Bar manager dell’anno.

Giovanni Ceccarelli

È un formatore, divulgatore e consulente. Dal 2011 è formatore di Drink Factory. Nel 2016 ha creato il sito che porta il suo nome e lanciato il progetto Cocktail Engineering, che tratta in modo scientifico aspetti quali preparazioni home made, tecniche di miscelazione, materie prime, strumenti di lavoro. È co-autore del libro “Miscelare”. Nel 2023 ha aperto Distillering, una micro-distilleria specializzata nella produzione di gin, liquori e amari fondata assieme a Federico Mastellari e Alessandro Ceccarelli.

Paolo Griffa

Si definisce «piemontese, viaggiatore e amante di tutto ciò che è design e del mangiar bene». Classe 1991, dal 2022 ha ridato vita a un luogo storico nel pieno centro di Aosta, il Caffè Nazionale. Due linee, quella del bar pasticceria e quella del ristorante fine dining, in cui Griffa mette tutto il suo talento, che esprime allo stesso altissimo livello sia nel mondo della pasticceria (è maestro pasticcere Ampi), che in quello della ristorazione (vanta una stella Michelin). I suoi piatti sono piccoli capolavori, creativi, colorati, briosi. Nonché un concentrato di natura, visto che Griffa è un vero ninja del foraging.

Vanessa Vialardi

Titolare del D.ONE di Torino, lavora nel settore da 20 anni. Ha partecipato a diverse competizioni, la vittorio più significativa è stata nella Martini Competition nel 2012. Barman Aibes dal 2007, ha affiancato al lavoro al banco diversi progetti di formazione e collaborazioni con aziende.  Dal 2023 si occupa di formazione presso un istituto professionale.

I nomi degli 82 bartender divisi per squadra

In gara nella finalissima 82 bartender provenienti da Nord a Sud della Penisola vincitori delle cinque tappe della manifestazione: Caserta, Bari, Verona, Roma, Reggio Emilia.

Ancienne Pharmacie
Atella Raffaello
Cercado Coloma Erick
Ferron Diego
Quaranta Davide
Quilici Sticca Matteo

Bonaventura Maschio – Team Botran
Borgo Val
Carretta Daniele
Scorteccia Mirko

Bonaventura Maschio – Team Prime Uve
Doronzo Marco
Graglia Francesca
Vaglieri Filippo

Caffo
D’Amato Vincenzo
Dumitru Daniele
Pardo Claudio

Campari
Ditrani Sergio
Greco Davide
Leo Stefano
Merlonghi Loris
Neri Cosimo

Coca Cola – Team Spirits
Cafueri Asia
Caltagirone Filippo
Cosentino Giulia
Incarnato Lorenzo
Langella Giovanni
Lista Fabio
Ramacciati Francesco
Sbitli Nihad
Viscito Pasquale
Xie Gianni

Coca Cola – Team Three Cents
D’Aquino Paolo
De Gaetano Giovanni
Giacomazzo Nicola
Parisi Fabio
Seghetti Giordano

Compagnia dei Caraibi
Girardi Luca
Liso Samantha
Marchese Marco
Ricciuti Patrick
Spanò Alessio

Gamondi
Giacomini Elena
Di Giannantonio Diego
Modugno Raffaele Loris
Piga Alessandro
Roccini Andrea

Mixer
Bonelli Gabriele

Molinari
Azzalin Ilaria
Cacciatore Emanuele
Cassan Matteo

Montosco
Goracci Luca
Lupo Alessio
Rocchi Andrea

Nonino
Contin Francesco
Dadduzio Mario
Di Laora Gaetano
Gravagna Daniele
Pignataro Marco

Onesti – Team Alpestre
Carella Raffaele
Cresci Antonio
Fusco Bianca
Suraci Giorgia
Vedovato Marco

Onesti – Team Bobby’s
Belluschi Alessandro
Cappellini Damiano
Esposito Alessia
Ferruzzi Fabrizio
Iacoponi Jonathan

Pernod Ricard
Ballarini Daiana

Premiata Officina Lugaresi
Rossi Elena

Red Bull
Belmonte Domenico
Drago Francesco
Luciani Francesco
Milesi Michael
Spagnolette Giovanni

Soero
Mele Nicolò
Sorrentino Domenico

Sorte
Heluani Dario

Strucchi
Coppola Biagio
Ferraro Ambrogio
Grifi Luca
Lococciolo Ivan
Ranieri Roberta

Tassoni
Inella Tommaso

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