Quanta Italia tra i Top 500 Bars 2024!
Sono 15 i locali, da Nord a Sud della Penisola, nelle prime 100 posizioni della lista 2024 dei cocktail bar più influenti al mondo

Locali italiani sugli scudi anche ai Top 500 Bars. Dopo il bel risultato ai World’s 50 Best Bars (leggi Il tricolore messicano (e quello italiano) protagonisti ai World’s 50 Best Bars 2024) anche la cerimonia andata in scena a Le Ritz Paris, dove sono state svelate le prime 100 posizioni della lista dei più influenti bar del mondo tracciata da Le Cocktail Connoisseur,  ecosistema di social media dedicato al mondo bartending, ha confermato ancora una volta il peso ormai assunto dalla miscelazione made in Italy sulla scena internazionale. Sono infatti 15 i locali della Penisola presenti, due in più dello scorso anno, distribuiti tra le “capitali” della scena mixology del Belpaese: Roma, Milano, Firenze e Napoli.

Un grande risultato, se consideriamo che la classifica quest’anno ha coinvolto 129 città in tutto il mondo, 7 in più rispetto al 2023, a dimostrazione di un settore estremamente dinamico, in continua espansione e diversificazione a livello globale. Un settore del quale la lista dei Top 500 Bars punta a fornire una panoramica completa e più oggettiva possibile, attraverso una metodologia basata sull’analisi di big data in oltre 20 lingue, che aggrega dati provenienti da migliaia di fonti online, tra le quali opinioni di esperti, recensioni dei consumatori e presenza sui social media. A testimoniare questa tendenza alla diversificazione all’internazionalizzazione il fatto che ben quasi un terzo, per l’esattezza il 30%, dei locali inclusi tra i top 100 non era nella lista del 2023 (leggi È un successo italiano anche ai Top 500 bars) e dell’ingresso in classifica di cocktail bar di diverse nuove città, come Malmö in Svezia, Auckland in Nuova Zelanda, Salvador de Bahia in Brasile e Tainan a Taiwan. Lista che quest’anno ha incoronato come bar più influente del mondo l’Himkok di Oslo, in Norvegia.

I quindici italiani tra i top 100

Tornando ai nostri locali, il primo a comparire nella lista è il Drink Kong di Roma al 20° posto (primo degli italiani anche nella classifica dei World’s 50 Best Bars), seguito da un altro locale romano, il Freni e Frizioni al 33° e dai fiorentini il Locale Firenze (34°) e Gucci Giardino 25  (36°). È quindi la volta dei cocktail bar basati a Milano: 1930 (41°), Moebius (43°) e Camparino in Galleria (47°).

Scorrendo la classifica troviamo poi L’Antiquario di Napoli (64°), il Ceresio 7 di Milano (66°), il Jerry Thomas Speakeasy di Roma (73°) e l’Atrium Bar di Firenze (77°). L’elenco si chiude con il Mag Cafè di Milano (84°), The Court di Roma (89°), il Cinquanta Spirito Italiano di Pagani (Salerno, 92°) e il Mandarin Garden di Milano (97°).

Il Tricolore all’estero

Alla ottima prova dei locali italiani va poi sommato quella dei cocktail bar locali di proprietà o guidati da italiani all’estero. Al secondo posto della classifica dei Top 500 Bars troviamo infatti il Sips di Barcellona di Simone Caporale e del socio Marc Álvarez, seguito al settimo dal Paradiso, sempre nella città catalana, del toscano Giacomo Giannotti e della moglie Margarita Sade.

Un gradino sotto si è piazzato il Maybe Sammy di Sydney (Australia) di Stefano Catino e in nona posizione il Bar Leone a Hong Kong di Lorenzo Antinori. Alla dodicesima posizione c’è il Connaught Bar a Londra, guidato da Ago Perrone e Giorgio Bargiani, e sempre a Londra troviamo altri luoghi iconici della miscelazione a guida italiana: il Dukes, con a capo il leggendario Alessandro Palazzi, piazzatosi al 50° posto, l’Artesian Bar guidato dalla head bartender Giulia Cuccurullo, al 53°. E ancora il Donovan Bar e il Velvet, rispettivamente, al 72 e 78° posto, di Salvatore The Maestro Calabrese.

La classifica dei Top 500 Bars 2024 (primi 100 posti)

Himkok (Oslo/Norway)
Sips (Barcelona/Spain)
Handshake Speakeasy (Mexico City/Mexico)
Panda & Sons (Edinburgh/UK)
Jigger and Pony (Singapore/Singapore)
Tayer + Elementary (London/UK)
Paradiso (Barcelona/Spain)
Maybe Sammy (Sydney/Australia)
Bar Leone (Hong Kong/China)
Alquimico (Cartagena/Colombia)
Double Chicken Please (New York/US)
Connaught Bar (London/UK)
Tres Monos (Buenos Aires/Argentina)
Lyaness (London/UK)
Salmon Guru (Madrid/Spain)
Overstory (New York/US)
BKK Social Club (Bangkok/Thailand)
Baba au Rum (Athens/Greece)
Coa (Hong Kong/China)
Drink Kong (Rome/Italy)
Angelita (Madrid/Spain)
The Clumsies (Athens/Greece)
Danico (Paris/France)
The Cambridge Public House (Paris/France)
Nutmeg & Clove (Singapore/Singapore)
Bar Benfiddich (Tokyo/Japan)
Scarfes Bar (London/UK)
Licoreria Limantour (Mexico City/Mexico)
The Savory Project (Hong Kong/China)
Café La Trova (Miami/US)
Atlas (Singapore/Singapore)
Bar Nouveau (Paris/France)
Freni e Frizioni (Rome/Italy)
Locale (Florence/Italy)
Satan’s Whiskers (London/UK)
Gucci Giardino 25 (Florence/Italy)
Kwant (London/UK)
Martiny’s (New York/US)
Tan Tan (Sao Paulo/Brazil)
Zest (Seoul/Korea)
1930 (Milan/Italy)
Hanky Panky (Mexico City/Mexico)
Moebius (Milan/Italy)
Penicillin (Hong Kong/China)
Virtù (Tokyo Japan)
Bemelmans Bar (New York/US)
Camparino in Galleria (Milan/Italy)
Dr. Stravinsky (Barcelona/Spain)
1862 Dry Bar (Madrid/Spain)
Dukes (London/UK)
Seed Library (London/UK)
Swift (London/UK)
Artesian (London/UK)
Hope & Sesame (Guangzhou/China)
Boadas (Barcelona/Spain)
The Spy Bar (London/UK)
Floreria Atlantico (Buenos Aires/Argentina)
The Bar in Front of The Bar (Athens/Greece)
Native (Singapore/Singapore)
Red Frog Speakeasy (Lisbon/Portugal)
Nipperkin (London/UK)
Jewel of The South (New Orleans/US)
Harry’s Bar (Paris/France)
L’Antiquario (Naples/Italy)
Flying Dutchmen Cocktails (Amsterdam/The Netherlands)
Ceresio 7 (Milan/Italy)
Mahaniyom Cocktail Bar (Bangkok/Thailand)
Manhattan Bar (Singapore/Singapore)
Copperbay (Paris/France)
Barro Negro (Athens/Greece)
Side Hustle (London/UK)
Donovan Bar (London/UK)
Jerry Thomas Speakeasy (Rome/Italy)
Tokyo Confidential (Tokyo/Japan)
Selva (Oaxaca/Mexico)
Quinary (Hong Kong/China)
Atrium Bar (Florence/Italy)
Velvet by Salvatore Calabrese (London/UK)
Moonshiner (Paris/France)
Elephant Room (Singapore/Singapore)
Attaboy (New York/US)
Employees Only (New York/US)
Candelaria (Paris/France)
Mag Cafè (Milan/Italy)
Subastor (Sao Paulo/Brazil)
Brujas (Mexico City/Mexico)
Smoke & Mirrors (Singapore/Singapore)
Rayo Cocktail Bar (Mexico City/Mexico)
The Court (Rome/Italy)
Nouvelle Vague (Tirana/Albania)
Three Sheets Soho (London/UK)
Cinquanta Spirito Italiano (Pagani/Italy)
Ruby (Copenhagen/Denmark)
Isa Cocteleria (Madrid/Spain)
Penrose (Kuala Lumpur/Malaysia)
Darkside (Hong Kong/China)
Mandarin Garden (Milan/Italy)
Momus (Madrid/Spain)
Callooh Callay (London/UK)
Hacha Agaveria (London/UK)

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Giangiacomo Bistolfi si aggiudica la Finale Italiana di Angostura Global Cocktail Challenge 2024/2025
Dopo la tappa italiana della 10ª edizione del contest lanciato da House of Angostura per celebrare i 200 anni, Giangiacomo Bistolfi del Rita’s Tiki Room di Milano parteciperà alla fase europea di Maiorca per garantirsi un posto nella finale mondiale a Trinidad e Tobago.

Giangiacomo Bistolfi del Rita’s Tiki Room di Milano ha conquistato la finale italiana di Angostura Global Cocktail Challenge 2024/2025, il contest lanciato da House of Angostura che celebra l’arte della mixology a livello globale.
Bistolfi si è distinto tra i migliori talenti del bartending italiano che hanno partecipato mettendo in risalto la propria abilità nel creare cocktail utilizzando i prodotti iconici Angostura, da Angostura Aromatic Bitter alla gamma Angostura Caribbean Rum. In Italia sono distribuiti in esclusiva da D&C di Bologna.

l finalista italiano Giangiacomo Bistolfi del Rita’s Tiki Room di Milano

Svoltasi a Milano presso il cocktail bar, caffè con cucina MAG La Pusterla, la competizione nazionale di quest’anno ha un valore speciale, celebrando il bicentenario di Angostura. I dieci bartender hanno presentato cocktail ispirati al tema “Un viaggio nel tempo, omaggio ai 200 anni di storia di Angostura nel mondo della mixology.

Ingresso Mag La Pusterla per la finale italiana di Angostura Global Cocktail Challenge

Composta da Walter Iuliucci, Brand Ambassador di Angostura, Riccardo Speranza, Beverage Director di House of Ronin e Francesco Bonazzi, Manager di Farmily Group, la giuria ha premiato Giangiacomo Bistolfi per l’estro eccezionale e la perfetta padronanza degli ingredienti di Angostura.

La giuria con Francesco Boinazzi, Riccardo Speranza e Walter Iuliucci

«È stato per noi un onore accogliere Giangiacomo nella fase nazionale dell’Angostura Global Cocktail Challenge – ha affermato Raymond Edwards, Chief Brand Educator di Angostura – perché la sua creatività e talento rappresentano al meglio i valori di eccellenza e innovazione che Angostura porta avanti da 200 anni. Siamo orgogliosi di vedere come questa competizione continui a promuovere l’eredità del nostro marchio, ispirando i migliori talenti del settore. Gli auguriamo di proseguire questo percorso con successo nella fase europea».

«Essere stato scelto come vincitore della fase nazionale dell’Angostura Global Cocktail Challenge – ha affermato Giangiacomo Bistolfi dopo la vittoria – è un onore immenso e un riconoscimento che mi riempie di orgoglio. Questa esperienza è stata incredibile, un’occasione unica per confrontarmi con alcuni tra i migliori talenti del bartending. Ho avuto modo di esprimere al meglio la mia creatività, utilizzando i prodotti Angostura che da sempre ammiro per qualità e versatilità. Non vedo l’ora di mettermi alla prova nella fase europea e, se avrò l’onore di qualificarmi, nella finale internazionale. È un sogno che continua, e sono pronto a dare il massimo».

La gara si è articolata in due momenti: preparazione di un cocktail a piacere di propria creazione (Giangiacomo Bistolfi ha presentato Italian Green Parrot) e una seconda fase con la realizzazione di un cocktail con gli ingredienti presenti in una mistery box.
Oltre al vincitore Giangiacomo Bistolfi, sono “saliti sul podio” Valerio Sordi del cocktail bar Ronin di Milano e Alia Melis del Rita’s Tiki Room di Milano.

Giunta alla Decima edizione, Angostura Global Cocktail Challenge si svolge in più fasi: dopo la selezione nazionale, i vincitori parteciperanno alla fase europea a Maiorca, e infine i finalisti di tutto il mondo si riuniranno per la Finale Globale nelle isole caraibiche di Trinidad e Tobago, sede della distilleria House of Angostura. Durante questo evento, i partecipanti vivranno un’esperienza straordinaria, con un tour della distilleria e del museo Angostura, dove potranno immergersi nella cultura caraibica e nell’arte della mixology.

Fondata nel 1824, House of Angostura è conosciuta a livello mondiale per la produzione di rum e bitter aromatici, utilizzati nei cocktail più celebri. Con una lunga tradizione e una qualità riconosciuta a livello globale, Angostura continua a innovare nel mondo della mixology con prodotti distintivi e di alta qualità.

 About Angostura, una storia lunga 200 anni

L’orgogliosa storia della House of Angostura inizia quasi 200 anni fa, nel 1824, quando il fondatore Dr. Johann Siegert produsse per la prima volta bitters aromatici nella città di Angostura in Venezuela.
Medico militare prussiano, Siegert faceva parte dell’Armata di Liberazione di Simon Bolivar, fondatore dello Stato di Venezuela e aveva messo a punto questo bitter composto dalla infusioine di 12 piante aromatiche (genziana, aloe, assenzio, tarassaco, angelica, senna, curcuma, mirra, zafferano) per la cura dei disturbi intestinali e come ricostituente. Al tradizionale Angostura Aromatic Bitters si è aggiunto nel tempo la variante Angostura Orange Bitters.
Riconosciuti ufficialmente nel corso dei secoli dalla Famiglia Reale di Gran Bretagna, Prussia, Spagna e Svezia, i bitters Angostura sono leader del mercato mondiale, un ingrediente fondamentale nei cocktail premium e un pilastro della cultura del cocktail.

La distilleria di Angostura è l‘unica rimasta delle oltre 50 distillerie di rum di Trinidad e Tobago, il suo stile distintivo, pluri premiato, deriva da tecniche consolidate nel tempo. Il rum è sempre prodotto solo con la melassa più pregiata, fermentato utilizzando la coltura di lievito personalizzato Angostura, distillato in alambicchi continui e invecchiato in botti di Bourbon di primo riempimento di quercia americana carbonizzata.

Ingresso di House of Angostura

House of Angostura è produttrice di raffinati distillati sin dal 1824. Sono quasi 200 anni di esperienza nella fermentazione, nella distillazione, nell’invecchiamento e nella miscelazione, che si uniscono per offrire un rum veramente morbido, molto diverso da qualsiasi altro rum prodotto nei Caraibi.

La gamma internazionale Angostura Caribbean Rum è prodotta nell’unica distilleria di rum di Trinidad, comprende alcuni rum distintivi e squisitamente miscelati:
Angostura Reserva
Angostura 5 Year Old
Angostura 7 Year Old
Angostura 1787
Angostura 1824
Angostura 1919
tutti miscelati da maestri con anni di esperienza e formazione nella produzione tradizionale originale, utilizzando formule e tecniche gelosamente custodite.
Il prodotto più recente nel portafoglio, il pluripremiato Amaro di Angostura, sfrutta l’insuperabile eredità come miscelatore dei migliori bitter e rum.

Per festeggiare i 200 anni di attività sono state lanciate tre Limited Edition
Angostura Aromatic Bitter 200
Angostura Tribute Distiller’s Cut Rum
Angostura Zenith Rum A Caroni Blend

D&C Spa, distributore in esclusiva per il mercato italiano di House of Angostura

Da 70 anni D&C Spa importa e distribuisce in esclusiva, per il mercato italiano, le migliori specialità food & beverage da 50 paesi e 5 continenti: una collezione dei più prestigiosi marchi legati alle nuove tendenze per anticipare mercati e scoprire nuovi trend interpretando e percorrendo le evoluzioni del gusto.
Fondata a Bologna negli anni ‘50 dall’intuizione che nell’immediato dopoguerra c’era voglia di novità e sperimentazione, soprattutto di tutto ciò che proveniva dall’estero, D&C Spa è stata la prima azienda italiana a distribuire in esclusiva sul territorio italiano specialità internazionali di food & beverage.
Da più di 75 anni prosegue l’attività di ricerca e selezione nel mondo offrendo ai consumatori italiani prodotti premium e innovativi, ed ai propri clienti, l’eccellenza di una distribuzione capillare, efficiente e personalizzata. L’azienda da sempre promuove nuovi trend di consumo nel mercato italiano, a volte anticipando veri e propri consumi e altre volte intercettando consumi già maturi negli altri paesi.
Dal 2014 D&C Spa è entrata a fare parte del Gruppo Eurofood, un Gruppo storico molto conosciuto composto da cinque società specializzate nella vendita di diverse categorie merceologiche nel settore food & beverage, dall’etnico al salutistico, dal dolciario all’alta gastronomia, dagli spirit alle bevande healthy, dal surgelato ai coloniali, dai vini allo Champagne, per anticipare mercati e scoprire nuovi trend internazionali.

Marchio D&C

Nel 2023 il Gruppo ha raggiunto un fatturato di oltre 200 milioni di euro, movimentando più di 2000 specialità e 15mila clienti serviti. All’interno del Gruppo, D&C Spa si pone come punto di riferimento nei consumi luxury e premium. I consumatori più sperimentatori si mostrano sempre sensibili alle proposte che D&C Spa seleziona da tutto il mondo per loro: D&C Spa è in continua evoluzione.
Nel 2024, accanto alle divisioni food e beverage, è nata una nuova, quella relativa a Vini e Champagne. Grande punto di forza è l’esclusività e unicità dell’assortimento dei prodotti. D&C Spa supporta le aziende produttrici di tutto il mondo nella distribuzione dei loro prodotti nel mercato italiano, definendo un personalizzato piano di marketing e vendita per ogni canale, dall’ Horeca alla grande distribuzione.
La forza vendita è composta da 4 responsabili di divisione merceologica, un team di 4 national account manager, 6 area manager, più di 270 agenti plurimandatari e 3 Brand Ambassador, grazie ai quali l’azienda riesce a creare importanti collaborazioni con i maggiori clienti di tutti i canali distributivi.

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Trismoka Challenge è tornata punto di incontro tra presente e futuro del bar
Positivo il ritorno in pedana di professionisti e studenti. Vince Nadia Giacomelli, secondo il giovane Andea Ducoli, terza Chiara Rivera. L’opinione del responsabile della formazione Michael Boffelli.

A macchine e luci spente, dopo qualche giorno per riprendersi da sforzi ed emozione torniamo sul Trismoka Challenge 2024 e sui suoi protagonisti. Il contest sul caffè che unisce spettacolo, formazione e mondo del lavoro si è svolto presso la Fiera Campionaria di Bergamo, che ha sommato 70mila visitatori nelle tre giornate di apertura. Qui la Torrefazione di Paratico è stata presente con un ampio stand che conteneva due postazioni di gara e numerosi posti a sedere, che durante le gare pomeridiane hanno sempre visto il tutto esaurito tra operatori, docenti e visitatori, incuriositi dall’evento. Decisamente soddisfatti Paolo Uberti, amministratore delegato da sempre convinto nel coinvolgere e sostenere i giovani e Michael Boffelli, responsabile della formazione che segue dal 2017, che ci dice «dopo la competizione abbiamo ricevuto tanti messaggi di baristi, professori, concorrenti e degli organizzatori della Fiera: anche per loro è stata una bella scoperta. Quest’anno sono tornati a gareggiare anche i professionisti, che sono stati presenti fino al 2014, quando i campionati italiani erano organizzati da Acib – Associazione Campionati Italiani Baristi – e la nostra competizione era funzionale come tappa di qualificazione al campionato italiano Baristi. Poi è subentrata Sca e ci siamo focalizzati sulle scuole: questo ci ha dato molte soddisfazioni, ma ci siamo resi conto del fatto che mancava il confronto generazionale tra chi ha il bar come mestiere di ogni giorno e si mette in gioco e chi si prepara alla professione e ha bisogno di un contatto diretto con chi ha esperienza sul campo. Penso che per tutti i settori – non solo la caffetteria – sia importante mettere in contatto tra loro la freschezza e la voglia di crescere di un ragazzo di 15-16 anni che ha ancora tutto da imparare e l’esperienza di chi già fa il mestiere». 

Nadia Giacomelli, vincitrice della competizione conferma quest’ultimo pensiero: «Mi sono confrontata con giovani spettacolari – afferma -; probabilmente è stata l’esperienza, la capacità di spiegare in modo compiuto a dare alla mia gara un gradino in più. Dei giovani mi piace la spensieratezza con cui affrontano le gare e la determinatezza. Sono i professionisti di cui ha bisogno il bar italiano; spero che coltivino questa passione e chiedo a chi si improvvisa barista di fare formazione con continuità: è determinante per lavorare bene al bar ed estrarre un buon espresso» Da una quarantina d’anni al banco bar, trova nelle competizioni un’occasione per mettersi in gioco e per crescere.

Il coinvolgimento delle scuole alberghiere prende il via con i docenti ai quali viene offerta una formazione gratuita che successivamente porteranno in classe; a loro spetta inoltre il compito di individuare gli studenti più meritevoli, affinano le loro conoscenze presso la Trismoka Coffee School. Inoltre, riprende Michael Boffelli, «strutturiamo pomeriggi in lotti di 2-3 istituti, ognuno dei quali ha a disposizione una coffee station con cui gli studenti selezionati  hanno a disposizione me e tutti i docenti Trismoka per conoscere le macchine, diversi tipi di caffè, la dinamica delle gare, come impostare la mise, parlare. Poi arrivano le selezioni interne che identificano lo studente che rappresenterà ogni istituto». Da questo momento è importante che insegnanti e colleghi lo guidino e supportino.

Da parte sua Andrea Ducoli, 18 anni e studenti presso l’istituto Olivelli Putelli di Darfo (BS) aveva a seguirlo in finale due professori, la famiglia e qualche compagno di classe, che senz’altro hanno sobbalzato a quello che lo stesso Andrea definisce «un piccolo incidente di gara: mi è caduto lo shaker con il cocktail. Non ho pensato di mollare, ma mi sono detto “lo rifaccio rapidamente e cerco di recuperare il più possibile”: ce l’ho fatta e sono soddisfatto. Penso che la mia prova migliore siano stati gli espressi: ho usato il Brasile e dal set up ho compreso di avere individuato una buona macinatura; l’espresso era piacevole al gusto e molto bello anche visivamente in tazza». Oltre al secondo posto, Andrea ha meritato il premio Gino Uberti come migliore giovane, oltre al premio Recappuccio di Centrale del Latte di Brescia per il suo cappuccino.

Torniamo alla Trismoka Coffee School: «È importante sottolineare che la nostra scuola è una vera “palestra” per i baristi: chi ha già fatto corsi e vuole mantenersi allenato, si può esercitare qui sull’espresso o i cappuccini – afferma Michael Boffelli -. C’è chi viene periodicamente (siamo aperti a tutti, non solo ai nostri clienti) e coglie l’occasione per confrontarsi con gli altri sui prodotti, particolari problematiche del lavoro, la realizzazione di un buon cappuccino e molto altro. Il dialogo con chi già lavora è fondamentale, contiamo su una partecipazione sempre più larga sia agli allenamenti sia alle competizioni». Da parte sua, Chiara Rivera, barista presso la Pasticceria Maresi a Brescia si è classificata terza e racconta: «ho partecipato con l’intento di trasmettere una passione che mi è stata trasmessa da Michael sei anni fa, quando frequentavo l’istituto alberghiero. Mi è piaciuto tornare e confrontarmi con gli studenti; ci siamo aiutati a vicenda. La mia preparazione migliore è stato un drink analcolico molto semplice, composto da un gelato realizzato con bevanda a base di avena e lamponi, estratto di cascara fatto con l’aeropress a 90 gradi e un espresso con il Panama; sono contenta che la giuria l’abbia apprezzata.

Pulisco bene la macchina, curo i passaggi; purtroppo il cliente non sempre comprende. Per questo in gara ho richiamato l’attenzione su tre punti: il tempo, perché è importante comprendere che per fare bene questo lavoro, solo in apparenza banale, ce ne vuole parecchio, per studiare, tenersi aggiornati. La passione poi diventa studio, tecnica che porta a estrarre un buon espresso: di nuovo un cammino impegnativo. Infine l’emozione che deve accompagnare la degustazione di un espresso, da soli o in compagnia».

Forte del buon risultato, la macchina organizzativa si è già messa in moto per la prossima edizione.

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Tutto pronto per il nuovo Barawards Gala Night Party
Andrà in scena lunedì 13 gennaio 2025, all’Alcatraz di Milano, la grande serata di festa dove saranno svelati i vincitori della decima edizione di Barawards, il premio che celebra le eccellenze italiane nel settore dell’ospitalità. Acquista il biglietto per partecipare al party

Tutto pronto per il gran finale di Barawards by Bargiornale. Il premio, che celebra le eccellenze italiane nel settore dell’ospitalità, promosso da Bargiornale in collaborazione con Dolcegiornale, Hotel Domani e Ristoranti di Bargiornale, culminerà nel Barawards Gala Night Party, lunedì 13 gennaio 2025, all’Alcatraz di Milano.

La serata, da sempre sinonimo di festa e networking, vedrà un mix di musica, brindisi e premiazioni, celebrando chi ha saputo distinguersi nel mondo dell’ospitalità: dai cocktail bar alle caffetterie, dai ristoranti agli hotel, dalle pasticcerie alle gelaterie, dalle paninoteche alla nuova categoria delle birrerie e pub.

Inoltre, la redazione di Bargiornale conferirà tre menzioni speciali: miglior bar menu, miglior comunicazione social e miglior video promo dell’anno. La fase di avvicinamento al gran finale ha ricalcato il consolidato format delle precedenti edizioni. Dopo la fase delle autocandidature (dal 13 aprile al 30 giugno) e l’integrazione delle candidature da parte di Bargiornale, è stato il turno dei panelist del Premio, che hanno espresso le loro preferenze. I voti degli oltre 100 esperti della industry (bartender, baristi, chef, pasticceri, gelatieri, consulenti ed esperti del settore) hanno portato alla definizione di una lista di finalisti, con un massimo di 30 candidati per categoria. Successivamente siamo passati al voto on line con un record senza precedenti di oltre 40 mila votanti.

I vincitori e la classifica dei top 10 sono stati determinati dalla combinazione del voto dei panelist (80%) e del voto online (20%). I loro nomi saranno rivelati durante il Barawards Gala Night Party, che sarà condotto, per il secondo anno consecutivo, da Marco Maccarini, figura di spicco della radio e della Tv, con sound design a cura della Dj Nora Bee, star delle serate milanesi.

Il gala, dress code elegant, vedrà un alternarsi di premiazioni ed esibizioni dal vivo, accompagnate dai signature drinks proposti dalle aziende partner. Per celebrare il decennale, ci saranno riprese in diretta e uno spazio interviste, dove i vincitori e i rappresentanti delle realtà che supportano l’evento avranno l’opportunità di intervenire. Per partecipare alla serata sono disponibili i biglietti su evenbrite.it e sulla pagina dedicata bargiornale.it/ barawards-bargiornale/

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BitterTass, il signature cocktail Tassoni ideale anche a Natale
Facile da preparare e dal gusto distintivo, perfetto per ogni occasione: è il cocktail firmato Tassoni, dove il nuovo nato della casa, Bitter del Lago, incontra l’iconica cedrata

La nuova era Tassoni, inaugurata nel 2023 in occasione della celebrazione dei 230 anni di storia, quest’anno è stata caratterizzata dal lancio del Bitter del Lago che ha arricchito la Collezione Mixology Tassoni creata con il contributo del Mastro Erborista Tassoni, con le migliori materie prime, esclusivamente naturali, e caratterizzata da un inconfondibile stile italiano.

Il Bitter del Lago Tassoni rappresenta un tributo al forte legame con il territorio del Lago di Garda e alla tradizione dell’azienda di Salò. Nato da una ricetta dell’antica spezieria Tassoni, si basa su un’attenta combinazione di botaniche amaricanti con l’infusione di cedro diamante della Calabria, frutto cui Tassoni è fortemente legata. Tra gli ingredienti selezionati dal Mastro Erborista Tassoni spiccano poi il colombo, capace di donare una particolare speziatura alla nota amaricante; il rabarbaro secco e il macis, fiore della noce moscata di grande pregio. Per ammorbidire il bitter e regalare un impatto organolettico più complesso, la ricetta comprende anche bacche di vaniglia e cannella.

Il drink perfetto per ogni occasione

L’elegante bottiglia da 700 ml dal tipico pattern a “buccia d’agrume” accentua ed esalta il colore rosso rubino del Bitter del Lago, destinato a un pubblico a partire dai 18 anni. Un prodotto che, con i suoi 25 gradi, è ideale per la migliore miscelazione e, con l’iconica Cedrata Tassoni, crea l’inimitabile BitterTass, l’aperitivo del Lago per antonomasia, ma ideale anche per il dopo cena. La facilità di preparazione rende il BitterTass un aperitivo alla portata di tutti, senza rinunciare alla migliore qualità e origine controllata degli ingredienti che sono gli elementi fondamentali per chi sceglie Tassoni e vuole distinguersi con etichette italiane iconiche e riconoscibili. E per le prossime feste in arrivo, con il suo rosso acceso, impreziosito con una foglia di mirto, il BitterTass si presta ad accompagnare i festeggiamenti natalizi.

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Quando insieme al vino servi un buon vinile

Un bar di qualità non è solo un rifugio per chi vuole perdersi in un bicchiere o assaporare un boccone. È uno spazio che parla di accoglienza e relazione, capace di offrire un’esperienza sensoriale completa. È un alveare che ronzando sussurra di accoglienza, relazioni e altre faccende umane, un luogo dove i sensi si allungano come gatti al sole. Ecco il primo colpo alle tempie: il suono. Bassi che vibrano come un tuono sottomarino, musica che afferra la serata e non la lascia andare, come un tango tra due amanti appassionati. Non è solo rumore, capite? È l’arte di vestire di note un’esperienza.

Ma l’atmosfera non si ferma ai decibel: ogni angolo è una storia, dall’illuminazione che accarezza l’ombra come farebbe un amante cauto, alla disposizione degli arredi, messi lì come vecchi compagni di bevuta, ad aspettare chiunque voglia sentirsi a casa anche solo per un sorso. E poi c’è quel non so che, il comfort, che è come il buon vino: si sente dal primo istante, sia che si tratti di un cocktail bar alla moda o di un ristorante con l’aristocrazia dei tovaglioli inamidati. Ma ciò che cambia tutto è la relazione. Il cameriere non è un semplice soldato della ristorazione, ma un maestro zen del servizio, un sussurratore di umanità che sa come dosare accoglienza e comunicazione, come una goccia di vermouth in un Dry Martini perfetto.

Ogni critica è un’occasione per crescere, per migliorare e per dimostrare un atteggiamento professionale. Se ci si chiude in una difesa sterile, si perde l’opportunità di fare meglio e di dimostrarsi all’altezza delle aspettative. L’importanza di essere disposti all’ascolto e all’adattamento è fondamentale, altrimenti, qui, che ci stiamo a fare?


In questo numero parliamo dei locali che fanno “cocooning”, che avvolgono come bozzoli gli avventori, invitandoli a lasciarsi andare, a mescolare brindisi e segreti, a respirare l’aria di una comunità. Luoghi che bilanciano caos e calma, sostenuti da impianti hi-fi che non sono solo sottofondo, ma veri tamburi di battaglia. E poi ci sono quei locali che sono bar e ristoranti, un ibrido brillante che accoglie il meglio dei due mondi, servendo esperienze come piatti pregiati. È questo il futuro: locali dove il cibo e il drink si incontrano per un’esperienza all inclusive. Il Moebius di Milano, con il suo spirito da pioniere, ne è un esempio che merita un brindisi. Nato dall’intuizione di Lorenzo Querci e sublimato dallo chef Enrico Croatti, questo posto si è guadagnato una stella Michelin e il 38° posto tra i migliori bar del mondo nel giro di una settimana, a dimostrare che la qualità è una belva affamata, che non si accontenta di una sola portata. Il bar italiano è maturato, si è scolpito un’identità che unisce design, ospitalità, food & beverage e un pizzico di orgoglio nazionale. E noi di Bargiornale, dal 1979, siamo qui a raccontarlo, come il vecchio Jannacci che cantava: “Perché ci vuole orecchio. Bisogna averlo tutto, anzi parec
chio”.

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A Firenze tante novità dietro il banco
Diverse le novità, tra aperture e cambi di direzione, che negli ultimi mesi hanno vivacizzato la scena mixology del capoluogo toscano, tra le principali città italiane per il bere miscelato

Firenze rimane una delle principali città italiane per il bere miscelato, ma da qualche tempo scarseggiava di novità e nuove aperture. Negli ultimi mesi invece, stiamo assistendo a una nuova stagione di aperture o di cambi di direzione, sia nel mondo alberghiero sia in quello dei cocktail bar, ecco le principali novità, rigorosamente in ordine alfabetico.

701 Rooftop Bar 

701 Rooftop Bar (Credit foto: Gallery Hotel Art)

Il Gallery Hotel del gruppo Lungarno raddoppia gli outlet del buon bere, affiancando allo storico Fusion Bar del piano terra un secondo cocktail bar, che prende il posto della suite 701 situata all’ultimo piano. Un intimo salotto che richiama i club inglesi, con due terrazze che si affacciano sui tetti rossi della città gigliata. A capitanare il bar Sacha Mecocci, con una drink list che da un lato rivisita i grandi classici e dall’altro omaggia l’Italia dolceamara, con diverse proposte di shakerati e di cocktail a basso grado a base di vermouth e bitters.

Binomio

Binomio (foto di Veerle Evens)

Nuova apertura di Hotel Indigo con ristorante e bar in zona Santa Maria Novella. Binomio si presenta come un luogo di ritrovo prima di tutto rivolto alla cittadinanza, non una struttura ricettiva chiusa, dedicata agli ospiti interni. In questa ottica sviluppa una drink list composta da cocktail classici e da alcuni twist dal tocco esotico, e punta tutto su uno degli appuntamenti più amati dai fiorentini: il brunch. A partire dall’ultima settimana di settembre ogni domenica, la formula buffet del brunch prevede live show di alcuni piatti, dj set con vinili, cocktail in accompagnamento e un’area dedicata ai bambini con babysitter e momenti di learning in lingua inglese.

Bitter Bar

Mehran Lashgari, alla guida del Bitter Bar

Il Bitter Bar è nato 10 anni fa e ha avuto due case. Da qualche mese ha cambiato il padrone di casa, ed è nelle mani di Mehran Lashgari, giovane barman persiano che eredita il salotto nascosto in Via di Mezzo, ne mantiene l’atmosfera ovattata da inizio Novecento, ma cambia le regole del gioco: accanto alla proposta di “cocktail sartoriali” che hanno reso celebre questa nuova gestione, si affianca per la prima volta una drink list, composta da sette signature che uniscono la passione per le spezie di Mehran alla selezione di alta fascia degli spirit proposti. Una scelta che aiuta il servizio da un lato, ma che non snatura l’approccio ichigo ichie che è alla base dell’ospitalità della location.

Disopra

Disopra è il nome del rooftop bar dell’Hotel degli Orafi, a un passo da Ponte Vecchio. Salendo al piano di sopra si incontra Dario Dini, nuovo e promettente volto della miscelazione fiorentina, che tra queste mura ancora poco conosciute al pubblico cittadino, si esprime in una miscelazione complessa ma comprensibile, fatta di preparazioni elaborate che si traducono però in gusti nitidi e riconoscibili. Se fino a poco tempo il suo salotto era appannaggio dei soli ospiti interni, ora il cocktail bar è a disposizione di chiunque voglia varcare la porta e salire all’ultimo piano, godendo di un’ottima ospitalità e di una bella vista sulla Cupola del Brunelleschi.

Papa Double

Papa Double

Sulle spoglie dell’ex Sabor Cubano, meta naif ed esotica decennale sotto i portici del Mercato di San Lorenzo, rinasce un cocktail bar che affronta la miscelazione cubana in modo serio e il più ampio possibile. Sotto la direzione creativa di Mosè Giordani, al Papa Double, piccolo angolo tropicale si possono provare grandi classici da Floridita, ma anche cocktail meno conosciuti ricavati dai meandri della miscelazione cubana. Per i più accorti, poi, salendo una rampa di scale, si entra in un salotto giungla dove, finalmente, a Firenze si comincia a esplorare la miscelazione Tiki.

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Le 8 regole per un’ospitalità da veri pro

«Abbiamo speso anni a formare i barman perché diventassero mixologist. Ora dobbiamo tornare a spiegare ai mixologist come essere efficaci come barman». Angus Winchester, Head of Education di Bar Convent Berlino, dimostra di avere il dono della sintesi mentre presenta uno dei seminari più seguiti durante l’ultima edizione delle fiera berlinese della bar industry.

Keith Motsi, Head Bartender and Beverage Operations, Virtù, Four Seasons Hotel Tokyo at Otemachi (courtesy BCB)

Keith Motsi, vincitore dell’Hospitality Award 2024 e “firma” dell’ospitalità di alta gamma del Virtù di Tokyo, ha presentato – in coppia con la formatrice e nota cocktail creator Franky Marshall – preziosi consigli per gli  addetti ai lavori a proposito della nuova e caldissima frontiera della professione.

E no, non si tratta di sofisticate tecniche di miscelazione, bensì di approccio al cliente, di capacità di  lettura dei suoi bisogni e, in una felice formulazione, di “lettura della sala”, delle  sue dinamiche e delle possibili criticità e  opportunità che vi si creano.

Ideare esperienze memorabili

«L’arte della profonda comprensione  di ciò che ci circonda viene spesso trascurata», hanno spiegato i due speaker. «La nostra attenzione sembra essersi spostata lontano da quella che dovrebbe essere la vera essenza dell’ospitalità: soddisfare le emozioni umane più  intense e mostrare una comprensione  più profonda dei nostri ospiti». Un tema di grandissima attualità, un ferro su cui Bargiornale batte da tempo.

Franky Marshall, bartender, cocktail creator, speaker (courtesy BCB)

Da qui la nostra idea di costruire una check list pratica e utile, per fare una veloce autovalutazione dello stato dell’arte del proprio stile di ospitalità. Per vedere, insomma, se tutto funziona come dovrebbe. A partire dalle basi, come la cura del linguaggio del corpo e dei primi, fondamentali, attimi di contatto con il cliente. Per arrivare alla gestione vera e propria  delle dinamiche della sala: tenere gli occhi sul clima generale, imparare a valutare le aspettative e i desideri dell’ospite studiando il suo linguaggio del corpo. Infine, le dritte da veri pro: l’aggancio di una conversazione con un complimento di poche parole, l’uscita elegante e discreta dalla medesima conversazione – magari diventata troppo lunga o ingestibile – con pari disinvoltura. Spuntate e poi… sperimentate!

Cura il linguaggio del corpo

Guardare negli occhi, sorridere e accogliere letteralmente a braccia aperte fa la differenza. Ti avvicini con sguardo truce e braccia incrociate? Stai mandando un segnale di chiusura netto.

I primi 5 secondi cambiano tutto

Il saluto e l’accoglienza dell’ospite, al tavolo o al bancone, sono cruciali per la definizione della relazione. Dalla prima mossa dipende quasi tutto il successo del rapporto con quel cliente.

Leggi la sala

Occhi puntati sulla sala, sulle dinamiche dei vari gruppi di clienti presenti nel locale, sulle “good vibes” che si stanno scatenando o che, al contrario, non stanno nascendo.

Chiediti che cosa sente il cliente

Il linguaggio del corpo del cliente ti parla. Racconta se gli servono solitudine e silenzio, oppure se vuole che qualcuno lo “tiri fuori” e lo faccia parlare. Attenzione a dove punta lo sguardo mentre aspetta, a se sta curvo oppure dritto al banco, se si guarda attorno con interesse o con circospezione.

Fai un complimento

Qualche domanda ben posta aiuta a capire quale argomento può fare da gancio per creare una connessione, ma a volte basta un piccolo complimento per dare il via a un dialogo costruttivo: “Stai benissimo con quel gioiello”. E il gioco è fatto.

Cogli il momento per uscire

Una chiacchierata troppo lunga, una confidenza che va troppo oltre… Come si fa ad abbandonare una situazione insostenibile? Si può fingere di avere altro da fare e mollare il cliente con una frase educata. Oppure chiedere aiuto (vedi prossimo step).

Non sei solo/a

Nelle situazioni complesse (cliente molesto, conversazione lunga…) o in situazioni che mettono sotto pressione, il resto del team può essere d’aiuto. Bisogna accordarsi prima, per stabilire un codice non verbale da utilizzare in caso di bisogno.

Scusati

Capita di sbagliare: scusarsi e rimediare è l’unica cosa da fare. Chi sta in alto a livello gerarchico si premuri di difendere l’operato del suo team di fronte a lamentele pretestuose.

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Presentati i dati Nielsen al World Amaro Day: crescono i consumi di amari nel fuoricasa
Il consumatore medio è un over 45, ma il traino del bere miscelato sta aprendo nuove opportunità anche nella fascia più giovane

Buona la prima per Amaro Lucano, che ha promosso e ospitato nel Museo Essenza Lucano, nella sede di Pisticci (Matera) il primo World Amaro Day, la giornata dedicata all’Amaro, lo scorso 18 ottobre, in occasione dei 130 anni dell’azienda lucana. Obiettivo: celebrare la liquoristica italiana e stimolare un dibattito sul riconoscimento della sua importanza, non solo come bevanda da fine pasto, ma come parte del patrimonio culturale e artigianale d’Italia. Un momento di confronto, in cui sono stati presentati dati e invitati in azienda i diversi rappresentanti della filiera, compresi i produttori “competitor”. Come ha detto il presidente del Gruppo Lucano, Pasquale Vena: «Questa è solo la prima edizione, e guardiamo già al 28 ottobre 2025 quando, da fondatori, passeremo il testimone dell’organizzazione a chi vorrà candidarsi per continuare a celebrare l’amaro».

A dare consistenza all’evento, la presentazione dei dati Nielsen relativi al mercato degli amari, che vedono consumi sostanzialmente stabili, a dispetto dell’inflazione, e un giro d’affari che si aggira sui 215milioni di euro (per amari, chine e fernet, dati comprensivi delle vendite in gdo). Gli amari, in generale, registrano un aumento specialmente del consumo nel fuoricasa. Sono le generazioni adulte quelle tra le quali il consumo è più accentuato (la fascia privilegiata è quella fra i 45 e 54 anni), ma il traino del bere miscelato sta aprendo nuove opportunità anche nella fascia più giovane di consumatori. «Le generazioni adulte – afferma la ricerca – sono quelle tra le quali il consumo è più accentuato. Il luogo di consumo nel corso degli anni si sposta via via anche sul fuori casa, guidato dalle generazioni più giovani».

L’identikit del bevitore di amaro vede un consumatore moderato (61%), dai gusti classici (60%), che ama degustare il suo drink (45%). «Aumenta – dice la ricerca – la componente esperienziale, relazionale ed edonista del bere». E il 48% degli intervistati afferma di essere disposto a pagare di più per un prodotto di qualità. E un consumatore su tre afferma di bere amari sia in casa che fuori (con un +9% di questa risposta rispetto a 10 anni fa). Quanto alle motivazioni che portano alla scelta di un’etichetta piuttosto che un’altra, lo studio nota che «pur restando rilevanti fattori tradizionali come gusto e reputazione nella scelta del brand, è possibile attrarre un pubblico più ampio evidenziando fattori come sostenibilità e credenziali etiche nelle campagne pubblicitarie». Il sapore è infatti il primo driver dei consumi (42%), ma perde terreno, a vantaggio di indicatori come lo storytelling e la territorialità.

Temi che hanno animato la discussione sui percorsi di innovazione che il mondo dell’amaro deve intraprendere, anche per portare fuori dai confini nazionali questo prodotto made in Italy: dai formati sperimentali per la mixology alla scelta di ingredienti biologici e locali, diverse le strade intraprese dalle aziende per adattare l’amaro alle nuove tendenze, compresa quella dello zero alcohol e della sostenibilità.

 

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I quartieri di Napoli nella drink list di Wood Comfy Bar
Otto creazioni originali compongono il racconto liquido della città proposto dal nuovo cocktail bar partenopeo. A firmarle il bartender Antonio Cresci, che sta già lavorando al menu invernale, tutto giocato sugli stati d’animo

Si ispira alla città di Napoli o meglio all’essenza dei suoi luoghi iconici e dei suoi quartieri, la signature cocktail list firmata da Antonio Cresci, 28 anni, vincitore di tappa Reggio Emilia Baritalia 2024 per OnestiGroup – Alpestre, e bartender di Wood Comfy Bar, un nuovo cocktail bar a metà strada fra via Chiaia e Corso Vittorio Emanuele. Otto creazioni originali, prezzo medio 10 euro, quattro mocktail a 7 euro e la Margerita Experience, 15 euro, che porta fuori dai confini partenopei.

Un ambiente confortevole e intimo che ricorda l’atmosfera intrigante e segreta di uno speakeasy. Pennellate calde che vanno dalle sfumature del marrone al verde fondo di bottiglia dipingono le pareti, luci soffuse, comode poltrone e divani di velluto, disegnano il percorso che conduce al cuore del locale: il bancone. Quaranta sono le sedute disponibili, fra sala interna, di circa 60 metri quadri, e dehors, 30 metri quadri, in via di restyling.

I cocktail del cuore di Napoli

Notte e Juorno titola il menu della drink list che viene presentata come una rivista su cui sono stampate delle fotografie in bianco e nero dei luoghi iconici della città con accanto gli ingredienti. Bevi Napoli e poi torni è il concetto di questa fluid experience partenopea che comincia da Borgo Sant’Antonio (12 euro) conosciuto anche come O’Buvero, con un cocktail realizzato con Bareksten Botanica Vodka infusa ai peperoni, mezcal, succo di lime, cordiale al palo santo, Ancho Reyes e angostura. «Il drink prende ispirazione da una passeggiata nel borgo di Napoli dove si è immersi nella realtà quotidiana dei vari sapori che riempiono le strade – spiega Cresci -. Da questa esperienza, quindi, abbiamo infuso la vodka con i peperoni tramite fat washing della vodka con i peperoni cotti in padella con olio, sale, peperoncino, olive e capperi». Il viaggio continua poi in cima al Vesuvio (10 euro), «un drink dedicato alla tradizionalità dei prodotti campani, quindi shrub di pesca e aceto di mele realizzato con un aceto di mela annurca biologico campano della zona vesuviana», per arrivare fino a Capodichino (10 euro), «un luogo di partenze, di evasione e per questo motivo abbiamo realizzato un drink che è un twist sul classico Daiquiri con note speziate di falernum homemade e di cioccolato».

Nella lista, ovviamente, non poteva mancare anche un cocktail dedicato ai Quartieri Spagnoli (10 euro). «Ho cercato di creare un connubio fra Napoli e la Spagna, identificando in questo drink una sorta di dualismo, combinando un gin infuso all’albicocca Pellecchiella del Vesuvio ed elementi spagnoli come la ratafià e una sangria homemade», racconta il bartender. Altri drink presenti nel menu sono Duomo (10 euro), «ci si ispira alla religiosità napoletana nel vedere il fenomeno del sangue di San Gennaro che si scioglie – precisa Cresci -. Il cocktail si compone di un elemento particolare come il cordiale al pisto realizzato anch’esso con cottura a bassa temperatura sottovuoto, di zucchero di cannella, noce moscata, coriandolo, chiodi di garofano e un mix di acidi. Il tutto viene ultimato con un float di Peychaud bitters». Così come non poteva mancare una dedica a Marechiaro (10 euro): «mi sono immaginato un tramonto visto da questa parte di Napoli dove i riflessi del sole calante si rispecchiano nelle acque cristalline. La particolarità di questo drink sta nel cordiale mediterraneo realizzato con una cottura a bassa temperatura sottovuoto, zucchero, cetriolo, rosmarino basilico e un mix di acidi a bilanciare il tutto».

La Margarita Experience: un omaggio alle isole

Oltre ai cocktail iconici, la proposta di Wood Comfy Bar include anche la Margarita Experience, che si ispira alle tre isole: Procida, Ischia e Capri. Ogni Margarita è pensato in base alle peculiarità di ciascuna isola, e varia da un mix più tradizionale con Tequila 1800 silver, Mezcal 400 Conejos, citrus mix e Cointreau, a quello più ricercato con Tequila 1800 cristallino, limoncello, Ancho Reyes, sciroppo alla mela verde, jalapeño e soia. Tre varianti che riunendo i sapori di un territorio intrecciano un percorso dedicato a uno dei più celebri drink della storia della mixology.

Non solo cocktail: il cibo

Accanto alla proposta dei cocktail, Wood Comfy Bar offre anche cibo d’accompagnamento, con un’attenzione particolare a taglieri, bruschette e polpettine di spinaci. Il menu è pensato per armonizzarsi con i drink, creando un’esperienza gastronomica completa. «Con l’avvicinarsi dell’inverno, l’idea è di adattare le proposte culinarie alle stagioni, mantenendo un’attenzione particolare agli ingredienti freschi – racconta Anna Illiano, responsabile della sala -. Stiamo lavorando ad alcune proposte, fra le quali il risotto allo zafferano con olio al tartufo, delle tapas di polenta, un menu, insomma, che accoglie la stagione più fredda».

Sapori invernali

In attesa dell’arrivo di temperature più fredde, Antonio Cresci sta preparando la nuova drink list che avrà come filo conduttore l’introspezione. «Sarà una cocktail list più emotiva che giocherà molto sugli stati d’animo fra i quali la felicità infantile, la ribellione adolescenziale, cocktail che riflettono le diverse fasi della vita, emozioni e sentimenti. L’idea è quella di rafforzare il legame tra il drink e l’esperienza personale di chi lo consuma. Ogni cocktail non è solo una miscela di ingredienti, ma una narrazione che invita alla riflessione e alla condivisione, che è poi anche la filosofia del locale, ossia quella di creare un’atmosfera di condivisione e dialogo. Mi piace pensare che questo diventi un luogo di incontro dove le persone possono esprimersi liberamente e condividere con noi le proprie storie ed emozioni. Questo approccio rende ogni incontro un momento speciale, capace di unire le persone attraverso il potere dei cocktail».

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