Andrea Napoli si aggiudica la seconda edizione di Fiol Master per la miscelazione con Prosecco Doc
Quattro bartender provenienti da selezioni internazionali hanno partecipato alla seconda edizione di Fiol Master dedicata ai cocktail a base di Fiol Prosecco Doc.

Seconda edizione del concorso internazionale Fiol Master, organizzato il 7 e 8 ottobre scorso dall’azienda trevigiana Fiol Spa, produttrice del celebre Prosecco Doc Extra Dry con 4 bartender selezionati in finali nazionali in Canada, Regno Unito e Italia. La prima edizione è stata tenuta l’anno scorso nel corso dell’esclusiva Venice Cocktail Week.

Teatro della competizione il Cantiere Art Gallery di Villorba, alle porte di Treviso, il grande bistrot e cocktail bar dal design e arredo post industriale, che ha visto prevalere il cocktail

ColourFiol
di Andrea Napoli, Sea Waves Bar del’Hotel La Bussola di Amalfi
Ingredienti
8,5 cl di Fiol Prosecco Doc Extra Dry
2 cl di liquore ai fagiolini home made
2 cl di cordiale al gelsomino
3 gocce di soluzione salina
Preparazione
Servire in calice a tulipano, guarnire con schiuma di more, Crème de Mûre, Fiol Prosecco Doc e miele.

Ai posti d’onore i cocktail di tre giovani barlady:

Like Clockwork
di Lori Chiaradia Restaurant Moccione,  Montreal (Québec, Canada)
Ingredienti
4,5 cl di base per cocktail chiarificata (con grappa moscato invecchiata, sherry, Angostura Aromatic Bitter, succo di limone e sciroppo d’acqua ai fiori d’arancio) home made
6 cl di Fiol Prosecco Doc Extra Dry
3 gocce di soluzione salina
Preparazione
Servire in un coppetta Nick and Nora raffreddata, guarnita con una scorza di limone e una schiuma ottenuta dalla miscela avanzata utilizzata per chiarificare la base del cocktail.

Peach Piacere
di Samantha Ridler Moxies Downtown Restaurant, Toronto (Ontario, Canada)
Ingredienti
7,5 cl Fiol Prosecco Doc Rosé (più 1,5 cl per completare alla fine)
2 cl di Whiskey Bourbon infuso con macis e noccioli di pesca tostati home made
0,5 cl Aperitivo Americano Cocchi miscelato con Whiskey Bourbon home made
1,5 cl di sciroppo di pesca e miele home made
Preparazione
Servire in tumbler freddo, guarnire con gelatina di cocco e purea di pesca.

Coast To Coast
di Laurie Howells Archive & Myth cocktail bar, Leicester Square-Londra (Regno Unito)
Ingredienti
10 cl Fiol Prosecco Doc Rosé
2 cl cordiale di miele di acacia e pera cotta home made
0,5 cl Fino Sherry aromatizzato alla ciliegia home made
0,2 cl Vecchio Amaro del Capo
0,1 cl siero di latte acidificato home made
Preparazione
Servire in coppetta, guarnire con gelatina di miele e una ciliegia sottospirito.

 

A giudicare le proposte dei quattro finalisti sono stati chiamati l’amministratore delegato di Fiol Spa, il catalano Alex Ouziel; il bartender sloveno e youtuber internazionale Kevin Kos (Cocktail Time With Kevin Kos); la canadese Kaitlin Winkles fondatrice, insieme con la statunitense Kristine Bocchino (presentatrice della serata), di The Ada Coleman Project, sito che si propone di dare visibilità alle donne nel settore ospitalità, ispirato alla prima head bartender degli anni Venti del Savoy Hotel di Londra (creatrice del cocktail senza tempo Hanky Panky).

Al vincitore Andrea Napoli il contitolare di Fiol, Giovanni Ciani Bassetti, ha consegnato il trofeo Fiol, due grandi cubetti di cristallo, opera dell’artista trevigiano Marco Varisco.

La sera del primo giorno i quattro finalisti si erano cimentati nella prova di food pairing presso il ristorante tipico Trattoria Toni del Spin, di Alfredo Sturlese, nel centro storico di Treviso, appena dietro Piazza dei Signori, dimostrando  le rispettive abilità nell’equilibrare sapori e ingredienti.

«Sono stati tre giorni bellissimi passati a Treviso e dintorni – dichiara Andrea Napoli, vincitore del Fiol Master – tra cultura e cucina locali, che mi hanno offerto ispirazioni uniche. La sfida principale è stata quella di creare un nuovo cocktail partendo dagli ingredienti utilizzati da Laurie nel suo precedente drink, come i fagiolini, un ingrediente sicuramente non convenzionale. In sole tre ore, ho elaborato il ColourFiol, combinando un liquore a base di fagiolini, un cordial di tè al gelsomino, Fiol Prosecco Extra Dry, e una spuma di more con miele e Prosecco Doc Fiol. I colori del cocktail sono un omaggio alla vivacità e alla gioia che Fiol rappresenta. Vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza: l’accoglienza, il supporto e l’energia che ho trovato a Treviso sono stati fondamentali. Lavorare in questo contesto stimolante mi ha arricchito non solo professionalmente, ma anche umanamente. Spero che questa esperienza sia solo l’inizio di una lunga collaborazione, dove potremo continuare a esplorare nuove idee e creare insieme. Il futuro è pieno di opportunità e sono entusiasta di ciò che potremo costruire insieme!».

Con un’esperienza alle spalle di calciatore di squadre di Serie D come Grosseto, Cavese e Potenza, Andrea Napoli ha intrapreso quindi la carriera nel bartending a Londra, lavorando al Roka Shochu Lounge. Dopo un’esperienza al Paradiso di Barcellona, si è trasferito sulla costiera amalfitana, dove lavora al Sea Waves Bar dell’Hotel La Bussola di Amalfi. Appassionato di viaggi, calcio e mare, Andrea si distingue per la sua attenzione al cliente e la capacità di creare esperienze di mixology memorabili.
Andrea è noto per la sua predilezione per long drink sodati, spesso utilizzando Prosecco Doc come base. In particolare, apprezza Fiol Prosecco Doc per la sua qualità e freschezza. Le note aromatiche e versatili di Prosecco Doc Fiol si integrano perfettamente nelle proprie creazioni, esaltando i sapori dei suoi cocktail.

Breve storia dell’azienda Fiol Spa

I fondatori dell’azienda Fiol sono cresciuti circondati dalle uve Glera da cui si ottiene il vino spumante Prosecco. Gian Luca Passi e Giovanni Ciani Bassetti sono amici d’infanzia e le loro famiglie vivono da generazioni nel territorio trevigiano.
Nella splendida tenuta di Villa Tiepolo Passi, la famiglia Passi vendeva la maggior parte delle proprie uve. I Ciani Bassetti, nelle vicinanze, erano impegnati nella produzione di vino da diverse centinaia di anni. Ognuno di loro ha lavorato alle vendemmie in gioventù e ricorda di aver assaggiato per la prima volta il Prosecco in età preadolescenziale, con versioni annacquate servite al tavolo di famiglia.
In età adulta le loro carriere li hanno portati in diverse parti del mondo, affinando le rispettive competenze in ambito commerciale e marketing prima di riunirsi per fondare l’azienda Fiol nel 2011. Il nome scelto per l’azienda è un termine affettuoso della storica lingua veneziana per indicare un giovane, un figlio o un amico.

I fondatori di Fiol Prosecco Doc, Gian Luca Passi e Giovanni Ciani Bassetti con l’enologo Marzio Pol in giro per i vigneti

Gian Luca Passi ha sede di lavoro a New York e supporta il marchio con un’esperienza di PR di prim’ordine acquisita lavorando presso i principali marchi dell’alta moda e della moda, in particolare Giorgio Armani e Moncler, oltre ad avere accesso a una rete di amici e clienti di alto livello. Giovanni Ciani Bassetti sfrutta la sua esperienza in JP Morgan e si trasferisce in Fiol a tempo pieno nel 2019.
Più recentemente, ai fondatori si è aggiunto l’amministratore delegato Alex Ouziel, con oltre venti anni di esperienza nella gestione di operazioni di successo nel settore del marketing del vino e degli alcolici, da ultimo come presidente della divisione Asia, Medio Oriente e Africa di Bacardi, con un posto nel comitato esecutivo globale. Il successivo ingresso di investitori statunitensi nel 2020 ha dato a Fiol ulteriori risorse per espandersi, soprattutto negli Stati Uniti.

I vini spumante Fiol Prosecco Doc

Due sono i prodotti di punta dell’azienda Fiol: Prosecco Extra Dry Doc e Prosecco Rosé Doc, entrambi ottenuti con Metodo Charmat (11% alc) e curati dall’esperto enologo Marzio Pol. Il moderno design delle bottiglie è del francese Audric Dandres.

Ottenuto con uve bianche Glera (100%), Prosecco Extra Dry Doc presenta una acidità bilanciata ottenuta con una fermentazione di 40 giorni . Di colore giallo paglierino, si avvale di un perlage fine e persistente. Si caratterizza per profumi di glicine, acacia, mela selvatica e pera, risultando al palato fresco e vivace con un finale di spezie e limone.

Come da Disciplinare del Consorzio Tutela Prosecco Doc, Prosecco Rosé Doc è ottenuto con un mix di uve bianche Glera (85%) e uve Pinot Nero (15%) e prevede una fermentazione di 60 giorni. Di colore rosato corallo, profuma di frutti rossi come lamponi e fragole, oltre che di agrumi.

Fiol Prosecco Doc Rosé e Fiol Prosecco Doc Extra Dry

Abbonati a Bargiornale

L’articolo Andrea Napoli si aggiudica la seconda edizione di Fiol Master per la miscelazione con Prosecco Doc è un contenuto originale di bargiornale.

Ingham Marsala Superiore: perché serviva un altro Marsala?
Dai creatori di Vulcanica Vodka nasce un prodotto di eccellenza: Ingham, il Marsala Superiore che celebra la Sicilia (e la mixology)

In occasione del lancio di Ingham Marsala Superiore abbiamo incontrato, a Giardino Cordusio di Milano, Stefano Saccardi, veterano nel mondo degli spirits, e la socia Serena Bonetti, già ideatori della vodka siciliana Vulcanica Vodka, e ora anche creatori di Ingham, un Marsala Superiore fatto su misura per la mixology, nato in collaborazione con Cantine Florio e distribuito in Italia da Distilleria Nardini.

Ma serviva davvero un altro Marsala? 

Sì, assolutamente! Il problema del Marsala, secondo me, è che oggi esiste in tante varietà e a diversi livelli di prezzo: c’è il vergine, il dolce… insomma, c’è una grande diversità che può confondere il consumatore. Alla fine, non è chiaro cosa si intenda per “Marsala”. Noi, per il mondo della mixology, crediamo ci voglia un Marsala semisecco, capace di competere con il Vermouth, ma con un posizionamento di prezzo ragionevole e una qualità indiscutibile. Il nostro obiettivo era proprio quello: creare un Marsala semisecco di alta qualità, perfetto per la miscelazione, con un prezzo allineato a quello di un buon Vermouth.

L’abbiamo assaggiato in uno shot con acqua tonica, che ne esaltava le caratteristiche aromatiche. Sembra non servano grandi acrobazie per apprezzarlo, giusto? 

Esatto, è molto versatile. Anche con una semplice tonica si ottiene un drink piacevole e di carattere. Ingham è la nostra nuova sfida, come lo è stata la Vodka Vulcanica. Con quella vodka, la scommessa era valorizzare gli antichi grani siciliani, usati per fare pasta e dolci straordinari, e trasformarli in una vodka unica. Con Ingham vogliamo riuscire nell’impresa di fare entrare, con la dignità che merita, un Marsala nel mondo della mixology.

Per quanto riguarda la brand activation, quali sono i prossimi passi? 

Uno dei nostri pilastri sarà il Sicilian Martini: un twist sul classico Martini, con Vodka Vulcanica, Marsala Ingham e un cappero come garnish. Sebbene il Martini non sia tra i cocktail più richiesti in Italia, ha un enorme seguito negli Stati Uniti. Puntiamo molto sui luoghi con clientela internazionale e vogliamo promuovere la combinazione dei nostri prodotti. Lavoreremo anche sulla comunicazione, sulle relazioni pubbliche e faremo squadra con Marsala per restituire un po’ dell’orgoglio che la città sembra aver perso nel tempo. È interessante come chi viene da fuori noti subito la bellezza e il potenziale del territorio: c’è una storia affascinante e un prodotto straordinario. Siamo solo all’inizio di un percorso. Abbiamo visto progetti interessanti legati a Marsala negli ultimi anni, ma spesso mancano di continuità. Noi preferiamo puntare su cocktail semplici e diretti, senza complicazioni inutili. In questo modo, possiamo comunicare meglio il valore del Marsala al consumatore.

Quindi puntate su una narrazione più essenziale e diretta? 

Esattamente. La semplicità è fondamentale. Quando si cerca di comunicare Marsala come “di tutto un po’”, il consumatore rischia di non capire cosa gli stiamo proponendo. Il nostro approccio è “Back to Basics”: tornare alle radici e riscoprire il DNA dei prodotti. Marsala e Ingham hanno una storia incredibile. Pensare che, all’inizio dell’Ottocento, la Sicilia attirava imprenditori stranieri come Benjamin Ingham e i Florio è affascinante. All’epoca, la Sicilia offriva un contesto imprenditoriale migliore rispetto ad altri luoghi d’Europa. Raccontare questo heritage è un modo per restituire ai siciliani l’orgoglio di dire: “Si può fare”. Abbiamo un enorme potenziale per lo storytelling.

A chi pensate di rivolgere la comunicazione?

Il mercato più importante per noi, sia per Vulcanica che per Ingham, è sicuramente quello americano. Le dimensioni e le potenzialità degli Stati Uniti sono immense, anche se ci sono delle complessità, essendo di fatto 50 mercati diversi. La Sicilia e l’Etna sono concetti che risuonano molto bene negli Usa, come dimostra anche il crescente turismo di alto livello proveniente da lì. Però, è altrettanto fondamentale essere forti in Italia, e in particolare in Sicilia. Non puoi risultare autentico se non sei convincente a casa tua. Preferiamo essere rilevanti in pochi mercati piuttosto che deboli ovunque. Puntiamo sulle bar community italiane all’estero e su mixologist italiani, che oggi sono tra i migliori al mondo. Speriamo che soprattutto quelli siciliani sposino il progetto con entusiasmo.

E come immaginate il vostro consumatore ideale per un cocktail a base Marsala? 

Al momento, un “consumatore tipo” per un cocktail a base Marsala non esiste ancora. Dobbiamo crearlo noi. Immaginiamo una persona che già ama il Vermouth e i vini fortificati, ma che è curiosa di esplorare nuove categorie vicine a quelle che conosce. Questo consumatore deve essere anche attratto dal fascino della Sicilia, che oggi ha un ruolo importante nella mixology, soprattutto grazie agli amari, ma che ha ancora tanto da offrire.

Identikit di Ingham Marsala Superiore

Le uve pregiate

È sulla fascia costiera di Marsala, Petrosino e nell’entroterra della provincia di Trapani, che viene coltivato il Grillo per la produzione di questo Marsala Superiore. Un terreno siliceo e ricco di terre rosse, vigneti allevati tipicamente ad alberello marsalese e/o a spalliera bassa con densità di almeno 4000 ceppi per ettaro, e un clima insulare con inverni miti ed estati calde e asciutte, caratterizzate dalla presenza di venti vigorosi.

Il processo di produzione

Vendemmia manuale e a maturazione avanzata per permettere la concentrazione zuccherina negli acini, che durante la pressatura rilasciano nel mosto le preziose sostanze contenute nelle bucce. Fermentazione a temperatura controllata e preparazione della concia con l’aggiunta di mistella al vino ottenuto, ovvero mosto cotto e alcol di origine vinica, per permetterne la fortificazione.
Al termine della fermentazione il vino è pronto per il cosiddetto “innamoramento”, ovvero all’incontro con l’alcol che influenzerà l’evoluzione organolettica. L’innamoramento segna il passaggio tra le operazioni «atte a dare Vino», marcate dalla loro stagione agronomica, a quelle «atte a dare Marsala», caratterizzate dalla somma delle stagioni che si susseguono durante l’affinamento in cantina ed è qui che avviene la nascita di una “nuova creatura”: il Marsala Ingham. L’affinamento di Ingham avviene per almeno due anni in botti di rovere.

Proprietà organolettiche

Intenso al naso, profumo pronunciato con sentori di crema pasticcera e frutta matura. Ricco al palato con note aromatiche che ricordano i fichi secchi e il torrone tostato, completato da profumi complessi fatti di note vanigliate, speziate, con sentori di uva passa e miele che riempiono il calice. Gusto avvolgente con note di dattero e frutta secca.

La storia di Ingham Marsala Superiore

Per raccontare questa storia bisogna partire da lontano, quando gli inglesi arrivarono in Sicilia dopo che Napoleone bloccò il Portogallo lasciandoli privi della possibilità di recuperare il loro Porto. Benjamin Ingham, mercante inglese di stoffe, mentore e poi socio dell’imprenditore e Senatore del Regno d’Italia Vincenzo Florio, arrivò sulle coste siciliane nel 1809, e approfondì gli studi agronomici dell’uve con cui creare un vino ad alto grado di alta qualità da usare per il Marsala. Fu così che grazie alla sua importante flotta navale, capitanata dalla nave Rambler, dove il mercante caricava botti di Marsala lasciando affinare il vino durante le traversate, il Marsala divenne famoso in tutto il mondo.

L’articolo Ingham Marsala Superiore: perché serviva un altro Marsala? è un contenuto originale di bargiornale.

Moebius porta gli Usa a Milano: «L’aperitivo italiano sta conquistando il mondo»
Kevin Diedrich dal Pacific Cocktail Haven di San Francisco e Jesus Verde dal Here nor There di Austin, ospiti di Altamura Distilleries, si raccontano

America OK, in zona Repubblica a Milano. Uno dei locali più caldi del momento, Moebius, si rifà il trucco per una sera, con bandierine a stelle e strisce che garriscono dalla imponente bottigliera. E poi palline da baseball, piccoli sombrero e due bartender ospiti direttamente dagli Stati Uniti, per una guest night firmata Altamura Distilleries.

Kevin Diedrich dal Pacific Cocktail Haven di San Francisco e Jesus Verde dal Here nor There di Austin, fianco a fianco per portare mentalità e voglia d’America fino a Milano. Entrambi non nuovi a viaggi in Italia, che pure sono rari come per tutti i bartender che lavorano in Usa: «Il sistema salariale da noi è orario – racconta Diedrich -, per cui se non si è presenti, non si guadagna. Io sono proprietario del mio locale, quindi posso fare un salto ogni tanto. Inutile dirlo, le mance sono parte integrante dello stipendio, e l’unico modo per averle è essere presenti». Alla faccia degli startender europei.

Verde impersona alla grande la scena texana di oggi, che definisce «giovane, aperta, senza troppi fronzoli. Gli ospiti si stanno avvicinando alla miscelazione più complessa, ma lo spirito rimane quello di una convivialità semplice, una sorta di via di mezzo tra pub quotidiano e cocktail bar puro». I suoi drink raccontano di sapori al confine tra la sua terra e il limitrofo Messico, per cui spezie e profumi (It’s giving wings, con Altamura vodka, tè yaupan, porcini, acqua di pomodoro, bolle) e l’immancabile tono terroso e vegetale di un buon tequila (sontuoso il A la Vista, con tequila, Cocchi Rosa, sorbetto al limone, pera, Italicus, Thomas Henry Soda).

Gli si contrappone Diedrich, dalla San  Francisco che quindici anni fa, circa, apriva le porte di una cultura del bere tipica degli Stati Uniti, poi estesa al mondo tutto. Nel 2007 fu fondato Bourbon&Branch: speakeasy diventato a suo modo leggenda e pioniere di ospitalità ritrovata, sulla scia del pre-Proibizionismo che all’epoca, prima che altrove, veniva rispolverato. Magari Diedrich lo ricorda: «Abbastanza, ci ho lavorato per anni».

Erano altri tempi? «Quasi vent’anni sono tanti, e nel mezzo sono intervenute così tante cose. La pandemia, su tutte, ha cambiato dinamiche importanti, sia per consumi che per professionalità, diventa più difficile trovare personale disposto a dedicarsi al lavoro». “Pch”, pí-sí-eic come lo pronuncia lui, raccoglie ingredienti dal Pacifico e contaminazioni asiatiche: il signature Gimlet è un’autentica bomba di polpa e acidità bilanciatissime, con Altamura Vodka chiarificata al latte e tè bianco, cordiale al calamansi e papaya.

Gli Usa sono stati storicamente la terra promessa, non soltanto per il bar: oggi è quel lato dell’oceano che guarda invece all’Italia, nei dettagli dell’ospitalità che dallo stivale è arrivata ovunque. Entrambi concordano, quando si chiede loro cosa manca di là, che abbiamo di qua: «La cultura dell’aperitivo è un concetto che stiamo implementando sempre di più, per ritmi e per proposta». E piace? «È praticamente ovunque…».

L’articolo Moebius porta gli Usa a Milano: «L’aperitivo italiano sta conquistando il mondo» è un contenuto originale di bargiornale.

«Quando il Maestro chiama…»: Mattia Capezzuoli nuovo bar manager dell’Hotel de Russie a Roma
Voluto da Salvatore Calabrese, Mattia Capezzuoli prende la guida dello Stravinskij Bar dell’Hotel de Russie, oulet romano della catena Rocco Forte

«Quando il Maestro chiama non si può dire di no»: parole di Mattia Capezzuoli, che da qualche giorno ci aveva rivelato la sua imminente avventura con la casacca dell’Hotel De Russie. Qui, a partire da oggi, Mattia Capezzuoli ha iniziato ufficialmente il servizio in veste di bar manager dello Stravinskij Bar.

Il Maestro in questione non può che essere Salvatore Calabrese, che da circa sei mesi segue ufficialmente anche il bar dell’outlet romano della catena Rocco Forte, per il quale a maggio 2024 aveva presentato una drink list ispirata all’opera “La sagra della primavera” di Stravinskij, compositore a cui è dedicato il lounge bar dell’hotel cinque stelle in pieno centro a Roma. Contestualmente, il bar dell’Hotel de Russie si era presentato dopo essere stato oggetto del restyling dell’outdoor, curato da uno dei maggiori talenti del design mondiale, Paolo Moschino, che ne ha esaltato ancora di più la caratteristica di paradiso metropolitano, progettato dall’architetto Giuseppe Valadier. Preservato nel suo assetto originario di giardino segreto, un regalo inaspettato che si cela alla vista all’ingresso dell’hotel, per poi aprirsi in un percorso su più livelli, in cui le note della natura si fondono con quelle della musica del compositore a cui è dedicato il bar.

Romano di nascita, ma cresciuto professionalmente a Milano (era al Camparino quando nel 2020 ha vinto il premio miglior bartender under 30 ai Barawards), Capezzuoli è tornato da un paio d’anni a Roma per essere protagonista della miscelazione capitolina. Prima un passaggio al Nite Kong per l’opening, quindi la proposta di occuparsi del bancone come bar manager del W Lounge, il cocktail bar dell’hotel W Rome, appartenente alla catena Marriott. Per il momento farà riferimento alla cocktail list del Maestro, ma è già al lavoro, promette, per un menu in cui possa esprimere la sua personalità.

L’articolo «Quando il Maestro chiama…»: Mattia Capezzuoli nuovo bar manager dell’Hotel de Russie a Roma è un contenuto originale di bargiornale.