Strategie per crescere: tre idee (più una) da Luca Salvioli, manager del Gaia Bar sul Lago di Como
Consigli per migliorare l’offerta da una start up sul Lago di Como, il cocktail bar Gaia del boutique hotel Musa. Condivisione, sorrisi e un abbraccio alla concorrenza: così Luca Salvioli e il suo team puntano a fare la differenza

«Non servono braccia, ma persone. Non servono imposizioni, ma condivisione delle scelte, anche di quelle importanti. La concorrenza? Li abbiamo invitati tutti qui». Luca Salvioli ha 29 anni e un passato da judoka a livello professionistico. Determinazione e disciplina si notano subito. Nel 2023 ha vinto, gareggiando per Campari Academy, la tappa di Genova di Baritalia. Quest’anno era fra i semifinalisti della Campari Bartender Competition. E ci vuole riprovare l’anno prossimo. «Merito del judo: quando mi metto in testa una cosa, quella è».

Luca Salvioli, bar manager del Gaia Bar presso l’hotel 5 stelle Musa Lago di Como

Da prima dell’estate Salvioli è il bar manager del Gaia Bar, all’interno del boutique hotel 5 stelle Musa Lago di Como, a Sala Comacina. Posizione ereditata dopo l’uscita del predecessore Edoardo Felsini, che lo aveva voluto come suo assistant all’apertura del Musa, nel 2022.

L’hotel di lusso – con 12 camere appena e annessi cocktail bar e ristorante, aperti anche al pubblico – ha appena festeggiato, a giugno, i suoi primi due anni. Ancora una start up, guidata a distanza dal principale investitore, la famiglia Grey – con tanta esperienza nel mondo hospitality – e in loco dai giovanissimi (25 anni) Matteo Corridori e Robert Moretti, Executive Director & Chef di Musa Lago di Como, e dal Food & beverage manager Corrado Casiraghi.

Tre cose da fare per alzare il livello

Torniamo a Salvioli e al suo team, cinque persone lui compreso (in tre sono al banco, in due al servizio) per il Gaia Bar, che apre alle 7 del mattino e chiude a mezzanotte. Tutti insieme stanno lavorando per far crescere il livello e il nome del cocktail bar e del ristorante al contempo. «L’obiettivo è migliorare, lavorare bene, entrare in qualche classifica importante e, insieme, stringere ancora di più la relazione con i nostri clienti». A Luca abbiamo chiesto che cosa serve per arrivare dove vuole essere di qui a un anno.

«Prima di tutto, dobbiamo finire di costruire il team. Io non ho bisogno di braccia, ma di persone che devono credere in quello che crediamo noi. Solo così, e solo se stanno bene, si può crescere. Sembra retorica, invece è tutto molto reale. Trovare le persone giuste è la sfida dell’oggi».

Secondo punto ancora sulla squadra, ma con un altro taglio. «Direi che è fondamentale impostare un lavoro di squadra anche per le decisioni importanti, come ideare la nuova drink list. Io posso proporre la migliore idea al mondo per me, ma poi sono i nostri ragazzi che devono venderla al tavolo. Se non ne sono convinti o se non conoscono la proposta, abbiamo un problema. Quindi va trovata la scelta giusta per tutti, e per me lo si fa coinvolgendo tutti fin dal momento creativo». Per inciso, la nuova drink list è in lavorazione e vedrà la luce nella primavera 2025.

Terzo pilastro, la concorrenza. «Il mio suggerimento è: invitare tutti da te. Fare network e confronto significa azzerare l’astio o le invidie. Al nostro secondo compleanno abbiamo invitato i team di Villa d’Este, del Mandarin Oriental e de Il Sereno al Lago. Il top dell’offerta di cocktail sul territorio. Abbiamo apparecchiato una guest di cinque ore, tutti insieme, e ci siamo confrontati su tutto. Una vittoria grande per tutti».

C’è poi una quarta indicazione, che più che un consiglio è una parola chiave. «Confidenza. Quella è la forza di un bar team. Noi possiamo fare la qualunque là dietro, ma se non creiamo tutto il contesto attorno al drink, il drink sarà inconsistente. Confidenza che si deve creare con il cliente, nella giusta misura. È una questione di atteggiamento e di fiducia, parte dai sorrisi e arriva ai gesti».

Gli interni del Gaia Bar, con bancone e bottigliere

Da locale notturno allo chef stellato: gavetta a 360 gradi

Luca ha un bel po’ di esperienza alle spalle: i primi passi al bar li ha mossi a 13 anni. «Dopo la gavetta in un piccolo paese in provincia di Salerno, a 18 anni ho deciso di spostarmi a Milano. Un sogno. Ho fatto di tutto, dai locali notturni ai baretti. Ho fatto una esperienza importante a Prima Cafè (oggi chiuso, ndr). Seguivo mille corsi, ma il Campari Bar Master è stato il più importante e quello che mi ha segnato di più. Dopo mi si sono aperte mille strade. Mi sono spostato a Livigno per l’apertura di Kosmo Taste the Mountain di chef Norbert Niederkofler. Lì, con altri del team, abbiamo ideato un bellissimo concetto di drink list, tutta basata sul no waste e su prodotti di montagna, in linea con la filosofia che guida lo chef. Devo tantissimo a quella esperienza».

Far parlare le drink list con il brand dell’hotel

Altro concetto quello che ha contribuito a sviluppare al Musa. Un menu che ha tenuto perfettamente durante i primi due anni di vita del cocktail bar e che è apprezzatissimo dai clienti. La drink list dei signature (dalla quale derivano più del 55% degli scontrini del Gaia) replica i nomi delle 12 camere dell’albergo. Rita Levi Montalcini, Eva Peron, Emmeline Pankhurst, Virgina Woolf, Marie Curie, Amelia Earhart, Giovanna d’Arco, la Regina Elisabetta, Coco Chanel, Margaret Thatcher, Rosa Parks e Serena Williams: per ciascuna di queste muse il bar team ha inventato un cocktail che ne richiamasse le origini e le gesta.

I cocktail signature sono in carta tra i 22 e i 24 euro. Il best seller porta il nome di Amelia Earhart, celeberrima aviatrice statunitense. Espolon blanco, Mezcal Montelobos, mais, cajun («una miscela piccante di spezie tipica degli Stati Uniti, scelta per dare un mood da bbq al drink in onore delle origini di Amelia, che era del Kansas») e aria di sale, come a riprodurre le nuvole che l’aviatrice attraversava nei suoi viaggi da record. Fortunatissimo al banco il Rita Levi Montalcini, un Negroni ridistillato home made con un tocco in più di bitter e di gomma arabica al polline. Particolare e furbo il Virginia Woolf: Vodka Ketel One, pomodorino giallo e pomodorino rosso bilanciati a seconda dell’umore del cliente («chiediamo come si sente e ci regoliamo di conseguenza», spiega Salvioli, «ispirati dal bipolarismo della Woolf. Come avessimo due drink in uno»), mezcal e spezie.

Preziose e curate le illustrazioni dei 12 drink, accompagnate dalla “legenda” a pallini, per far capire subito al cliente quanto il drink sia bitter o quanto sweet, quanto speziato e quale il livello di acidità. «Preferiamo che sia subito chiaro che cosa si sta bevendo, pensiamo sia ancora più importante per guidare il cliente. Anche se, va detto, mediamente abbiamo al bar una clientela attenta e, spesso sotto mentite spoglie, con una cultura del bere sviluppata. Specie se sono clienti che arrivano dall’estero. Ricordiamo un insospettabile signore inglese in maglietta e pantaloncini, capace di darci del filo da torcere su distillati e cocktail», spiega Salvioli. «Uno stimolo in più per tutti».

La carta vincente all’ora dell’aperitivo è un curatissimo menu di snack studiato in collaborazione stretta con la cucina del ristorante. La lezione sulla criticità dell’offerta food per fare risultati al cocktail bar è perfettamente esposta grazie ai bao al vapore,  con gambero di Mazara del Vallo marinato e cipollotto, o agli assaggi di riso croccante con ossobuco di vitello e limone.

Verso la nuova drink list a primavera 2025

Ora la sfida è fare di più. Massima riservatezza sul prossimo progetto di drink list, sulla quale c’è un grande investimento di energie. Scappa solo uno spoiler: si lavora attorno al concetto di inconscio. Tutti insieme, naturalmente.

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Continuano a crescere le vendite di Campari Group
Nel primo semestre le vendite hanno superato quota 1,5 miliardi, con un incremento del 3,8% sullo stesso periodo del 2023. Aperitivi e tequila guidano la crescita

Continuano a crescere le vendite di Campari Group. A dirlo i numeri della relazione finanziaria semestrale che fa il punto sulle performance della multinazionale nei primi sei mesi dell’anno. Numeri che registrano vendite nette per oltre 1,5 miliardi di euro, con un incremento organico 3,8% sullo stesso periodo dello scorso anno, con una netta accelerazione, +6,9%, nel secondo trimestre. L’incremento delle vendite sale al 4,5 % considerando anche l’apporto dei brand acquisiti (che pertanto non era conteggiato nella relazione dello scorso anno), su tutti Courvasier, entrato a far parte di Campari Group da quest’anno (leggi Campari Group acquisisce il cognac premium Courvoisier) e dei marchi distribuiti ma non di proprietà del Gruppo.

La spinta dagli aperitivi

A trainare la crescita in particolare la categoria aperitivi, con Campari e Aperol, soprattutto nelle Americhe e in Germania, mentre nell’area dell’Europa e del Mediterraneo, dove il gruppo realizza il 49% delle sue vendite, la corsa è stata rallentata dal meteo avverso, che ha fatto sentire i suoi effetti negativi in Italia, dove le vendite sono calate del 5,2% e nel Regno Unito (-7,2%): nonostante ciò, però, anche in quest’area la crescita è stata solida e pari al 3,3%.

In forza di questi numeri, il margine operativo lordo è aumentato del 3,5%, con l’utile netto del gruppo attestatosi poco sotto i 220 milioni, e quello rettificato è stato di 239 milioni (+2,2%).

«Abbiamo registrato una solida performance nella prima metà dell’anno con un’accelerazione nel secondo trimestre, ancora una volta sovraperformando rispetto al settore. Nella restante parte dell’anno, ci aspettiamo di continuare a sovraperformare facendo leva sulla forza dei nostri brand che competono in categorie in crescita, ha commentato il neo ceo di Campari Group, Matteo Fantacchiotti (leggi Campari Group: l’addio del ceo Bob Kunze-Concewitz dopo 16 anni). Che resta fiducioso anche per il secondo semestre, nonostante un quadro generale che presenta diverse insidie. «Ci aspettiamo che su base annuale la nostra capacità di espandere il margine lordo sia influenzata da alcune condizioni temporaneamente sfavorevoli (come il meteo avverso che impatta gli aperitivi con elevata marginalità e l’effetto del rinnovo dei contratti dell’agave) generando da un lato un mix delle vendite svantaggioso dall’altro uno spostamento dei benefici attesi relativi ai costi di produzione nel prossimo anno. Per il medio termine, rimaniamo fiduciosi sulla nostra capacità di mantenere uno slancio positivo dei brand e una crescita profittevole».

Bene i marchi globali

Guardando un po’ più nel dettaglio l’andamento dei marchi, quelli a priorità globale (68% delle vendite totali del Gruppo) hanno registrato una crescita del 5,9%. Su questa hanno inciso le ottime performance di Aperol, cresciuto del 4,7%, nonostante l’impatto del meteo soprattutto in Italia e Francia e la difficile base di confronto complessiva (+32,4% nel primo semestre del 2023). L’incremento è stato guidato dalla Germania e dalle Americhe, inclusi gli Stati Uniti e i mercati in fase di sviluppo come Brasile e Messico, dall’Australia e dalla Grecia. Ottime anche le vendite di Campari, salite del 9,3% con una forte accelerazione nel secondo trimestre (+11,7%), trainate da Brasile, Giamaica, Grecia e Francia.

Espolòn conquista gli Usa

A due cifre la crescita di Espolòn, 22,2%, guidata dal suo mercato principale, ovvero gli Usa, mentre stabile è rimasto il portafoglio di Wild Turkey, che sempre negli Usa il suo mercato chiave. Molto bene anche Grand Marnier, 13,3%, mentre più contenuto, ma sempre positivo, l’andamento del portafoglio di rum giamaicani, +1,9%. Unico brand in controtendenza Skyy, che ha registrato un calo dell’11,9%, in linea con la categoria negli Stati Uniti.

Calano i brand regionali e locali

Performance negative hanno registrato i marchi a priorità regionale (17% delle vendite totali del Gruppo) e quelli a priorità locale. Le vendite dei primi sono calate del 3,4%, con l’andamento negativo di Magnum Tonic e The GlenGrant che è andato a pareggiare quello positivo di Cinzano spumante, Lallier Champagne, Mondoro, Aperol Spritz ready-to-enjoy, Averna e delle specialità francesi.

In diminuzione del 2,3% quelli a priorità locale (6% delle vendite totali del Gruppo): anche in questo caso, la crescita positiva di Ouzo 12 è stata compensata dalla debolezza di Wild Turkey ready-to-drink, Campari Soda, a causa del meteo avverso nel mercato chiave italiano, e Skyy ready-to-drink, che ha sofferto sul suo mercato principale, quello messicano, altamente competitivo.

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Chef Cannavacciulo firma un “Contrattino” con l’aperitivo in stile anni ‘50
Lo chef entra nel progetto Contrattino, il nuovo ready to drink a bassa gradazione, creato da tre big del beverage, Paolo Dalla Mora, Luca Gargano e Giorgio Rivetti, che rimanda al bitter tonic degli anni Cinquanta

Lo chef Antonino Cannavacciulo fa il suo debutto nel mondo beverage. Lo fa sposando il progetto Contrattino e quindi entrando in società con i tre big del settore che hanno dato vita al nuovo ready to drink: Paolo Dalla Mora, creatore di Gin Engine, Vermouth & Bitter Strucchi e Sgrappa, Giorgio Rivetti, proprietario di Contratto, storica cantina vinicola fondata a Canelli nel 1867, e Luca Gargano, presidente di Velier.

Una lunga storia

Contrattino è un bitter tonic innovativo e, insieme, che affonda le sue origini nel secolo scorso. È infatti il discendente del Contratto Tonic Bitter, lanciato dalla cantina di Canelli negli anni Cinquanta e molto di moda anche nel decennio successivo, reclamizzato come “l’aperitivo per gli intenditori” e oggetto di un’iconica campagna pubblicitaria dell’artista Mario Gros. Prodotto a sua volta che era una nuova declinazione dell’aperitivo Tonic Normal G. Contratto Canelli, che la cantina aveva messo sul mercato nel 1936, riscuotendo immediato successo, e che può essere considerato l’antenato dei moderni ready to drink. A questa storia di innovazioni che hanno contribuito a consolidare la tradizione dell’aperitivo italiano (Contratto nel 1933 aveva lanciato il Bitter Contratto e nel 1935 Contratto Aperitif, da allora sempre presenti nella catalogo della casa piemontese), si ricollega Contrattino, proponendone una nuova interpretazione.

Un perfetto equilibrio di sapori

Prodotto da Contratto e distribuito da Velier, il nuovo prodotto è un aperitivo ready to drink a bassa gradazione alcolica (alc 5,5% in vol) e 100% bio, frutto di una ricetta che ha richiesto ai suoi creatori circa due anni di ricerca. Ricetta che prevede l’uso di un mix di ingredienti, quali zucchero di canna, aromi naturali di piante officinali, agrumi e alcol sempre e tutti bio. Anche il suo colore rosa è tutto naturale, e derica dall’uso di succo concentrato di carota nera.

Un mix di ingredienti che regala al prodotto il suo carattere elegante, fresco e complesso e strutturato, in un perfetto equilibrio tra parte dolce, amara e aromatica, grazie anche a una parte amaricante variegata, che si differenzia dalla classica genziana o artemisia di molti aperitivi, e arricchito da una parte floreale piacevole e decisa, che ne amplifica il bouquet aromatico.

Custodito in un’elegante bottiglia in stile Art Déco da 20 cl, è da servire liscio freddo senza ghiaccio, liscio in bottiglia con ¼ di fetta d’arancia, o in “versione 1×2”, ovvero dividendo il contenuto della bottiglietta in due porzioni e aggiungendo la stessa quantità di bollicine: possibilmente di Alta Langa, come il metodo classico delle Cantine Contratto.

 

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Belvedere Vodka si veste d‘estate con la Summer Limited Edition
Toni frizzanti e pop, con toni vivaci e motivi tropicali, caratterizzano la bottiglia in edizione limitata della luxury vodka che rende omaggio all’estate

Look estivo per Belvedere Vodka. È arrivata la Belvedere Summer Limited Edition, la bottiglia dedicata alla stagione calda della luxury vodka polacca del gruppo Moët Hennessy.

Il pack in edizione limitata, in formato da 70 cl, è stato studiato per racchiudere ed esprimere l’essenza dell’estate. La bottiglia, dai toni frizzanti e pop, si caratterizza per i suoi colori vivaci ed è decorata con due palme tropicali, di color rosa tramonto, che incorniciano il Belvedere Palace sullo sfondo, lo storico palazzo di Varsavia da sempre elemento iconografico iconico del pack di Belvedere.

All’interno della bottiglia bartender e collezionisti troveranno tutto il gusto di Belvedere original, pieno e rotondo, con leggere note di vaniglia, che oscillano tra il dolce e il salato, con un accenno di pepe nero e spezie, e la sua texture morbida e setosa.

Peculiarità regalatele dalle materie prime con la quale è realizzata, la segale Dankowskie Gold Rye, una pregiata segale coltivata esclusivamente nella regione polacca della Mazovia, e da un processo produttivo che prevede quattro distillazioni e la diluizione del distillato finale con purissima acqua artesiana, attinta a una grande profondità nel sottosuolo e filtrata 11 volte.

La vodka per drink d’autore

Un profilo organolettico che la rende perfetta da servire liscia, on the rocks, e in miscelazione, dove può essere utilizzata sia per la realizzazione dei grandi classici a base vodka, loro rivisitazioni o per nuove creazioni. Tra queste ultime, per esempio, i cocktail d’autore firmati dai bartender di alcune delle più esclusive location della Penisola, e proposte nelle drink list dei locali, come Dalida, firmato da Andrea Buzzetta del Belmond Portofino, un cocktail ispirato ai profumi e ai prodotti della Liguria, dove Belvedere Vodka si unisce ad Amaro Camatti, si arricchisce delle noti dolci di un liquore al fico e a quelle agrumate di succo di lime fresco, e ai delicati profumi portati dal liquore al bergamotto.

O Mango Highball, drink leggero e dai sentori tropicali, realizzato da Giovanni Allario, alla guida del bar di Moebius a Milano, miscelando Belvedere con acqua di mango, liquore al bergamotto, liquore alla genziana, succo di limone fresco e bitter alle erbe, servito in un bicchiere con rim di sale e tajin.

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La Cimbali M200 con Italia Geniale in viaggio sulla Vespucci
Cimbali Group e Mumac sono presenti nell’esposizione quali testimoni del made in Italy che promuove nel mondo bellezza, design e un caffè eccellente.

Il talento, la creatività e la tecnologia dell’Italia sono protagonisti della mostra Italia Geniale. design enables – Bellezza, originalità, creatività del design industriale apprezzato universalmente, allestita al seguito del tour mondiale della nave scuola Amerigo Vespucci. Ha preso il via a Los Angeles per proseguire a Tokyo, Darwin, Singapore, Mumbaim Abu-Dhabi, Doha Jeddah, per finire a Durazzo a inizio 2025.

Cimbali Group e Mumac, Museo della Macchina per caffè del Gruppo, sono stati selezionati per essere presenti all’interno dell’esposizione quale testimone del made in Italy, che porta avanti il suo impegno per promuovere nel mondo la bellezza e il design, nonché l’altre di un caffè eccellente. Per questo è stata selezionata la macchina LaCimbali M200 già candidata all’Adi Compasso d’Oro 2024 (dove è già stata premiata con la macchina modello Pitagora firmata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1962) grazie al design firmata da Valerio Cometti+V12 Design, in cui si trova la sintesi tra eleganza e artigianalità del made in Italy a cui si unisce una coffee experience di alta qualità grazie a una tecnologia sempre più avanzata. Una macchina sostenibile, digitale e innovativa, pensata per un target sia italiano che internazionale grazie a un ricco menù di diverse specialità di caffè e bevande a base di latte.

Soddisfatta Fabrizia Cimbali, amministratore delegato del Gruppo, che dichiara «partecipare a questa mostra non solo rafforza il nostro ruolo di custodi di una storia ricca di valori e di cultura industriale, ma riconosce anche il nostro impegno continuo nella valorizzazione dell’innovazione e del patrimonio italiano». 

Italia Geniale è un format consolidato nel tempo, ma in continua evoluzione: infatti è stata allestita per la prima volta all’Expo di Dubai nel 2021, per poi essere portata a Palazzo Piacentini, sede del MIMIT nel 2022.

In questa versione della mostra, realizzata dal Ministero delle Imprese e del made in Italy e dal Ministero della Difesa in collaborazione con Adi Design Museum, sono presenti immagini, materiali e prodotti iconici del Sistema Italia che parlano di immaginazione, lavoro, benessere, rapporti tra le persone.  Osserva il presidente di Adi Luciano Galimberti: «È un viaggio attraverso le evoluzioni tecnologiche e la capacità relazionale tipica del design italiano, che accompagna metaforicamente, quello della nave Vespucci, per promuovere l’eccellenza produttiva nel nostro Paese».

Le prossime tappe dell’esposizione itinerante Italia Geniale: 

Tokyo in Giappone dal 25 al 30 agosto, 

Darwin in Australia dal 4 al 7 ottobre, 

Singapore dal 24 al 28 ottobre, 

Mumbai in India dal 28 novembre al 2 dicembre, 

Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti dal 17 al 19 dicembre, 

Doha in Qatar dal 22 al 25 dicembre 

Jeddah in Arabia Saudita dal 20 al 24 gennaio del 2025.  

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Mixolimpica, la drink list di Anthology by Mavolo che celebra gli atleti azzurri
Cinque cocktail compongono la speciale drink list creata dai bartender di Anthology by Mavolo e dedicata a 5 azzurri in gara alle Olimpiadi di Parigi

Il 26 luglio prendono il via le Olimpiadi di Parigi che, in un incessante susseguirsi di gare, per due settimane focalizzeranno l’attenzione degli amanti dello sport sulle gesta dei migliori atleti del mondo. Per celebrare gli atleti italiani i bartender di Anthology by Mavolo hanno realizzato una speciale drink list, Mixolimpica.

La compongono cinque cocktail, ispirati e dedicati ad altrettanti atleti tra i più attesi della spedizione azzurra, e realizzati con alcuni degli spirit che fanno parte del catalogo di esclusive ultra premium del catalogo di Anthology by Mavolo. Ogni drink di Mixolimpica racconta una storia, un’emozione e un pezzo del carattere dei nostri sportivi, ma insieme vuole, offrire un’esperienza di gusto ai clienti di tutti i locali, grazie alla loro replicabilità.

Cinque ispirazioni azzurre

Così nella drink list (in fondo le ricette complete) troviamo 9”58, dedicato al campione olimpico Marcell Jacobs, che a Parigi vuole bissare l’oro nei 100 metri conquistato a Tokyo e strappare il titolo di uomo più veloce del mondo detenuto da Usain Bolt. È composto da una base di vodka Le Philtre, liquore al caffè Black Sinner, sciroppo al caramello salato Bacanha e una tazzina di caffè e completato da una guarnizione composta da chicchi di caffè.

Fioretto è invece il cocktail intitolato alla portabandiera olimpica Arianna Errigo. Tequila Don Ramón Plata, sciroppo Fiore di Sambuco Bacanha, succo di lime, Le Tribute Lemonade, e due fette di cetriolo come guarnizione, gli ingredienti di questa miscela che rende omaggio all’eleganza della schermitrice azzurra.

All’altro portabandiera, Gimbo Tamberi, è dedicato Jump to Gold: un twist sul Cameron’s Kick, storico cocktail creato da Harry MacElhone nel 1922, composto da mezcal Le Tribute, whisky Brave New Spirits Lighthouse Peated e sciroppo orzata Bacanha con l’aggiunta di succo di limone, albume d’uovo pastorizzato e 3 gocce di soluzione salina affumicata.

C’è poi Sinnergia che, come il nome lascia già intuire, è un tributo al tennista numero 1 al mondo, Jannik Sinner, che però purtroppo non prenderà parte ai Giochi olimpici a causa della tonsillite. Protagonista del drink è gin Amuerte, rigorosamente versione Orange, che si unisce a succo di lime, succo d’ananas, sciroppo di zucchero di canna Bacanha e a un pizzico di sale. Da shakerare e servire in bicchiere Collins, è completato da un cucchiaio di liquore al caffè Black Sinner e da una foglia di Shiso Rosso.

Conclude la drink list Ace to Ace, creato per celebrare l’energica luminosità della pallavolista Paola Egonu e preparato con gin Saneha Luminous, rum Chalong Bay Tropical Notes Lime Kaffir, succo d’arancia, succo di lime, polpa di mango e quattro gocce di soluzione salina e completato da una spolverata di pepe di Sichuan.

Le ricette di Mixolimpica

9”58


Ingredienti
:
50 ml vodka Le Philtre, 10 ml liquore al caffè Black Sinner, 1 tazzina di caffè, 10 ml sciroppo al caramello salato Bacanha, chicchi di caffè
Preparazione:
shake and strain
Bicchiere:
coppa da cocktail
Guarnizione:
qualche chicco di caffè

Fioretto


Ingredienti
:
45 ml tequila Don Ramón Plata, 20 ml sciroppo Fiore di Sambuco Bacanha, 30 ml succo di lime, top Le Tribute Lemonade, 2 fette di cetriolo
Preparazione:
shake and strain
Bicchiere:
Collins
Guarnizione:
2 fette di cetriolo

Jump to Gold


Ingredienti
:
30 ml mezcal Le Tribute, 20 ml whisky Brave New Spirits Lighthouse Peated, 10 ml sciroppo orzata Bacanha, 15 ml succo di limone, 15 ml albume d’uovo pastorizzato, 3 gocce di soluzione salina affumicata*
*Soluzione salina affumicata: sciogliere 20 g di sale affumicato in 100 ml di acqua bollente. Filtrare e conservare in una boccetta con tappo contagocce
Preparazione:
versare tutti gli ingredienti nello shaker senza ghiaccio e shakerate. Poi, aggiungere del ghiaccio nello shaker e shakerate nuovamente. Filtrare con tecnica double strain
Bicchiere:
coppetta

Sinnergia


Ingredienti
:
50 ml gin Amuerte Orange, 20 ml succo di lime, 30 ml succo d’ananas, 10 ml sciroppo di zucchero di canna Bacanha, 1 pizzico di sale, 1 cucchiaio di liquore al caffé Black Sinner, 1 foglia di Shiso Rosso per guarnire
Preparazione:
versare tutti gli ingredienti, tranne il liquore Black Sinner, in uno shaker e shakerare vigorosamente. Versare in un bicchiere e aggiungere in sospensione 1 cucchiaio di Black Sinner
Bicchiere:
Collins
Guarnizione:
una foglia di Shiso Rosso.

Ace to Ace


Ingredienti
:
40 ml gin Saneha Luminous, 10 ml rum Chalong Bay Tropical Notes Lime Kaffir, 10 ml succo d’arancia, 25 ml succo di lime, 30 ml polpa di mango, 4 gocce di soluzione salina, una spolverata di pepe di Sichuan
Preparazione
shake and strain
Bicchiere:
tumbler alto
Guarnizione:
leggera spolverata di pepe di Sichuan.

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Discoteche sempre più in ripresa. L’anno prossimo si tornerà ai numeri pre-Covid?
Il nuovo rapporto Siae conferma la ripresa dei locali da ballo che nel 2023 hanno registrato una crescita degli spettatori e della spesa del 15% e del 19% sul 2022. Ma siamo ancora lontani dai numeri del pre-pandemia

Le presenze e gli incassi delle discoteche aumentano: si è ancora lontani dai numeri pre-pandemia, ma il gap potrebbe essere colmato l’anno prossimo. Lo si deduce da Spettacolo, Intrattenimento e Sport, il rapporto Siae giunto quest’anno alla sua 88esima edizione.

I dati del rapporto – disponibile sul sito della Siae – segnalano una crescita degli spettatori e della spesa di discoteche e sale da ballo rispettivamente del 15% e del 19% sul 2022: 517.000 spettacoli e 50,8 milioni di spettatori in tutto. Dati ancora inferiori del 20% e del 32% rispetto al 2019: si deve lavorare per tornare i numeri pre-covid.

Intercettare nuove esigenze di intrattenimento

«Il drastico calo demografico ha portato a una riduzione di 3 milioni di giovani negli ultimi vent’anni: ora più che mai è importante ampliare il target della clientela – ha dichiarato Maurizio Pasca, il presidente del Silb, il Sindacato italiano locali da ballo –. Si devono intercettare le nuove esigenze di intrattenimento e integrarle nella più ampia offerta turistica.  È fondamentale che le autorità pubbliche potenzino il contrasto all’abusivismo, fenomeno in continua crescita nel settore, non soltanto per far rispettare il principio “stesso mercato, stesse regole”, a garanzia delle imprese che svolgono l’attività in maniera legale ma anche per fornire tutele per la salute e la sicurezza dei cittadini».

Tra aumento dei costi e moltiplicazione dell’offerta

«Il settore è in ripresa per chi lavora in maniera corretta – spiega Marco Tiraferri, socio della Villa delle Rose di Misano Adriatico –. I costi di gestione sono però aumentati in maniera spropositata e siamo comunque sempre nel mezzo di una crisi economica importante. In Romagna i dati ci rivelano che siamo in calo sui giovani, dobbiamo lavorare per riportarli da noi con un’offerta turistica e di intrattenimento importante».

«I numeri non mentono mai – parole di Riccardo Badolato, direttore artistico del Ca’ Margherita di Lignano Sabbiadoro –. Nel post-Covid l’offerta si è moltiplicata, con molti concerti e showcase nelle discotece, per tacere delle alternative dove non si paga, tra bar e spiagge, e senza dimenticare l’incidenza dei festival che spesso ricalcano lo schema di una serata in un locale».

Offrire più alternative

Segnali positivi comunque non mancano: la Romagna questa estate è tornata a offrire più alternative; in Sardegna si punta con decisione sul ballo ed i top dj come dimostra il Phi Beach in Costa Smeralda, il locale italiano numero uno nella Top 100 Clubs della rivista DJ Mag, che ad agosto porta in console star internazionali quali Black Coffee, Carl Cox, Peggy Gou e Tale of Us.

I festival sicuramente incidono molto nella scelta di chi vada a ballare, per quanto del termine festival si abusi un po’ troppo e il rischio di una forte contrazione dell’offerta sia dietro l’angolo, così come le aste al rialzo per i cachet di troppi dj non sono più sostenibili. Tornare a fare in modo che si vada in discoteca a prescindere dal guest o dall’evento di turno: questo il compito che attende i club, non soltanto italiani.

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Martin Miller’s Westbourne è Best London dry gin ai Rolling Stone Spirits Awards
Il gin “old school” a marchio Martin Miller’s si è aggiudicato il premio per il suo profilo intenso e agrumato che lo rende perfetto per la preparazione dei grandi classici. E intanto è arrivata anche la nuova bottiglia

Martin Miller’s Westbourne Gin ha proprio il sound giusto. A dirlo i Rolling Stone Spirits Awards 2024, che hanno incoronato il secondogenito a marchio Martin Miller’s, che come tutta la gamma è distribuito in Italia da Compagnia dei Caraibi, Best London dry gin. Ma non è l’unica novità che riguarda questa referenza, che ora si presenta anche con un look rinnovato.

Il già ampio palmares del marchio inglese di gin super premium, fondato a fine anni Novanta dall’eclettico imprenditore Martin Miller, scomparso nel 2013, e che ha dato un contributo importante alla gin renaissance, si arricchisce dunque anche dell’Award che ogni anno la rivista musicale Rolling Stone assegna agli spirit “nuovi, eccitanti, unici e degni di nota”. Premi che vengono assegnati da una giuria capitanata da un’esperta del settore, Virginia Miller, giornalista e Academy Chair The World’s 50 Best Bar.

Premio che Martin Miller’s Westbourne Gin si è guadagnato per il suo profilo intenso e agrumato, che lo rende perfetto per preparare i grandi classici della mixology. «Se stai preparando un cocktail classico, non c’è miglior London dry [..] Gli amanti dei gin contemporanei apprezzeranno le note pulite e agrumate, mentre gli appassionati dei gin classici apprezzeranno il suo impatto botanico», è il lusighiero giudizio della giuria.

Nato per i classici

Del resto proprio questa è la “mission” Martin Miller’s Westbourne Gin. Questo distillato (alc 45,2% in vol) è infatti la variante Strength, del classico Martin Miller’s original, creata nel 2002-2003 per soddisfare la richiesta dei bartender di avere un gin più “old school” con la quale poter preparare i grandi classici e con una gradazione alcolica maggiore.

Intenso e agrumato, con un accento sulle note speziate, è preparato con le stesse botaniche dell’oginal, ma diversamente combinate: ginepro, coriandolo, radice di angelica, scorza d’arancia, scorza di limone, olii essenziali di lime, radice di iris, corteccia di cassia, noce moscata e liquirizia. Botaniche che vengono distillate separatamente in due singoli lotti, uno dei quali riservato ai botanici agrumati (scorza d’arancia, scorza di limone, olii essenziali di lime), l’altra alle bacche di ginepro insieme ai restanti ingredienti. I due distillati vengono quindi combinati insieme e al blend viene aggiunto l’ingrediente essenziale della sua formula: acqua che sgorga da una sorgente in Islanda.

Il nuovo pack

L’arrivo del premio è giunto insieme all’arrivo del nuovo pack che veste il prodotto. A custodire il distillato è ora una bottiglia alta e affusolata, dall’elegante design con zigrinature sui lati e una palette di colori rame e blu, che richiamano l’uso dell’acqua pura islandese nella ricotta e il particolare processo produttivo.

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Nikka festeggia i 90 anni al Nite Kong con Rogerio Igarashi
A Roma, il fondatore del Bar Trench di Tokyo, flagship in Giappone di Nikka, ha portato i suoi drink con i prodotti della distilleria giapponese

Per celebrare i 90 anni di Nikka sono stati organizzati degli eventi in tutto il mondo con guest e masterclass. In Italia è stata dedicata una tre giorni al Nite Kong di Patrick Pistolesi, già vincitore nazionale della Nikka Perfect Serve nel 2013. Pistolesi in finale utilizzò per il suo cocktail il blended Nikka From The Barrel, il prodotto di maggior pregio del brand di whisky. Le celebrazioni sono partite da Roma, con una guest con gli ultimi due vincitori della Nikka Perfect Serve, per proseguire con la serata con Rogerio Igarashi Vaz, socio proprietario e bartender del Bar Trench di Tokyo, flagship di Nikka in Giappone.

La storia di Nikka

È il 1918 quando il giovane Masataka Taketsuru arriva in Scozia, a Glasgow, per studiare chimica. In Giappone la sua famiglia produce sake e il fascino per il mondo degli alcolici lo porta subito a incuriosirsi al whisky. Così entra a fare esperienza diretta in tre distillerie e una volta tornato in Giappone porta con sé i segreti per iniziare a produrre whisky. Masataka Taketsuru fonda prima Suntory insieme a Shinjiro Torii e poi decide di mettersi in proprio aprendo nel 1934, sull’isola di Hokkaido la futura Nikka. Oggi, il mercato del whisky giapponese è uno dei più importanti al mondo e questo è merito soprattutto di Masataka Taketsuru e di Nikka (distribuito in Italia da Velier) che alla fine degli anni Sessanta raddoppia con un secondo stabilimento a Miyagikyo, nella Valle del Miyagi.

I cocktail di Rogerio Igarashi Vaz

Al Nite Kong Rogerio Igarashi Vaz ha portato tre cocktail che sono Trench 75 con Nikka Coffey Gin, cordiale al miele, succo di limone e sake frizzante Shichiken, Broken and famous con Nikka Coffey Grain, Aperol, cordiale paprika e miele, bitter al pompelmo, bitter all’acquavite e Sendai boulevard con Nikka Miyagikyo, Dubonnet, bitter Gran Classico e Bob’s Chocolate bitter.
Rogerio è nato in Brasile ma è di origini giapponesi, come racconta durante la serata al Nite Kong apre il suo Bar Trench a Tokyo nel 2010. «Direi – racconta il barman – che non avevamo un’idea precisa quando abbiamo aperto il bar nel 2010, era un bar del tutto normale, non avevamo il menu e non avevamo nemmeno uno stile preciso o un’immagine ben definita. Poi abbiamo capito che dovesse rappresentare bene il suo nome: al Bar Trench ti puoi sentire protetto da qualsiasi cosa stia succedendo fuori, sei al sicuro, puoi prenderti un momento di meditazione».
Tra le proposte del Bar Trench di Tokyo anche alcune d’ispirazione italiana, come il Garibaldi, cocktail che Rogerio confessa di non aver scoperto però nel Belpaese «L’ho provato due volte, al Dante di New York e al Bar Termini a Soho. Mi piaceva l’idea di un drink con solo due ingredienti, semplice ma buono: così ho deciso di proporlo al Trench».

 

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