Legàmi, la nuova collezione di brandy limited edition di Distillerie Berta
Tre raffinati distillati di differenti annate, invecchiati rispettivamente 38, 45 e 51 anni, compongono la nuova collezione della distilleria del Monferrato

I legami intessuti attraverso 75 anni di storia, festeggiati lo scorso anno (leggi Riserva 75 anni, la grappa esclusiva per i 75 anni delle Distillerie Berta); l’arte della distillazione, tramandata da tre generazioni; lo scorrere del tempo, ingrediente fondamentale per impreziosire i grandi distillati. Tutto questo ha voluto celebrare Distillerie Berta con la nuova limited edition chiamata, appunto, Legàmi: una linea di tre raffinati brandy di altrettante differenti annate, invecchiati rispettivamente 38, 45 e 51 anni.

Un viaggio attraverso sapori e profumi unici che per tutti e tre i brandy comincia da un mix di uvaggi rossi sapientemente distillati con distillazione a vapore, come da tradizione dell’azienda di Casalotto Mombaruzzo (Asti). E prosegue con il lungo invecchiamento, la prima parte all’interno di grandi botti di rovere francese, per poi continuare per almeno 20 anni in barrique a Casalotto Mombaruzzo, dove Distillerie Berta ha trasferito la sua sede agli inizi degli anni Duemila.

Tre alte espressioni di brandy italiano

Il risultato di questo processo sono tre alte espressioni di brandy (tutto alc 43% in vol) ognuno dei quali con caratteristiche di sapore e sentori proprie, regalategli dal tempo diverso passato a riposare.

Più nello specifico, Legàmi +38, creato nel 1986 e invecchiato 38 anni, si caratterizza per il suo profumo complesso, ampio e avvolgente, e per il concerto di sensazioni al palato, dove spiccano la ciliegia matura, la rosa canina, la vaniglia.

Legàmi +45¸ realizzato nel 1975 e invecchiato 45 anni, si distingue per il suo carattere equilibrato e di grande personalità, dal quale emergono calde note di cacao, nocciola tostata e speziate di cannella.

Infine, Legàmi +51, nato nel 1973, è un brandi di grande eleganza, dai sentori di smalto, cuoio e tabacco che si confermano anche al palato, dove è ricco e avvolgente.

I tre prodotti sono custoditi all’interno di bottiglie (70 cl) impreziosite da eleganti legature di vetro in rilievo lungo tutto il pack, a loro volta contenute in non meno eleganti cassette in legno, a sottolineare l’alto posizionamento dei tre brandy.

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Dieci domande ad Alessandro D’Alessio, vincitore della decima edizione della Campari Bartender Competition
La nostra intervista a Mister X, ovvero Alessandro D’Alessio, bartender del Rita’s Tiki Room di Milano trionfatore della decima edizione del contest Campari

Alessandro D’Alessio, da noi ribattezzato Mister X, è il vincitore della decima edizione della Campari Bartender Competition. Per celebrarlo, Campari ha organizzato l’11 giugno una festa memorabile in suo onore al Rita’s Tiki Room di Milano.

Perché Alessandro, Mister X, col suo stile Tiki e le sue “bombette” in formato cocktail ha conquistato, dopo il pubblico e la giuria della gara, varie categorie di persone. Amici e addetti ai lavori accorsi a festeggiarlo, amanti di storie esotiche, appassionati di miscele in rosso e, in generale, tutti quelli che “Se la pioggia fosse di Bitter Campari”. E quella sera la pioggia a Milano si è fatta sentire.

Presenti alla festa in onore di Alessandro anche i suoi compagni di podio: Edoardo Cipriani del The Soda Jerk di Verona e Andrea Pace del Drink Kong di Roma. Si celebrava un successo importante che va ad aggiungersi nella bacheca al Premio Barawards Campari Academy Bartender Under 30 dell’Anno conquistato ad inizio anno all’Alcatraz di Milano (leggi Barawards 2023: scopri tutti i vincitori). È un anno d’oro per Mister X, non c’è che dire.

Innanzitutto, ti dispiace se ti chiamo Mister X?

Sarebbe fantastico essere paragonato a un personaggio dei fumetti così iconico! In effetti, considerando che questa era la decima edizione della Campari Competition, il confronto non sarebbe affatto male. Devo dire che il vero Mister X, quello dei fumetti, è stato creato proprio nel 1964, seguendo il successo di Diabolik. E il Linea Rossa, il cocktail vincente della finale, prende il nome dall’inaugurazione della prima linea metropolitana di Milano, “la rossa” che è stata aperta proprio nel 1964! Assurdo, vero? Quindi, perché no, chiamami pure Mister X! Che bello!

La cosa più importante che ti porti dietro da questa vittoria?

Porterò con me tutto da questa vittoria. La possibilità che mi sono dato di rimettermi in gioco, nonostante i ritmi intensi di lavoro e gli impegni quotidiani. Le persone che mi sono state accanto, in primo luogo tutto lo staff del Rita’s Tiki Room. I colleghi che ho incontrato lungo il percorso, con i quali ho avuto la possibilità di confrontarmi e scambiare anche solo un sorriso, tutti gli addetti ai lavori, l’organizzazione e tutto ciò che l’azienda Campari mette a disposizione per questo evento così importante ed emozionante, che per noi giovani bartender è un grande trampolino di lancio. È stato un grande onore per me ricevere un riconoscimento di questa importanza.

E il ricordo più bello dalla serata di festeggiamenti, promossa da Campari Academy, al Rita’s Tiki Room?

È stato tutto meraviglioso, soprattutto poter ospitare al Tiki, a casa mia, Edoardo Cipriani del The Soda Jerk di Verona e Andrea Pace del Drink Kong di Roma. Due colleghi e professionisti con i quali ho condiviso un percorso così significativo.

Fare bar è soprattutto fare team. Al Rita’s Tiki Room lo sapete bene. Mi sembra che si sia creata una bella affinità anche coi tuoi compagni di podio, o sbaglio? A vedervi sembravate un trio super affiatato.

Al Rita’s Tiki Room il team è tutto. I principi fondamentali della scuola del Rita e di Edoardo Nono si basano su un forte senso per l’ospitalità: l’armonia del team è essenziale per offrire al cliente un’esperienza memorabile. Edo e Andrea lo hanno capito immediatamente martedì e si sono lasciati andare, rendendo l’esperienza divertente, che era uno degli obiettivi principali.

E ora facci un’analisi del tuo drink, punto per punto, come farebbe un cronista sportivo?

Linea Rossa è il nome della ricetta con cui ho vinto la X edizione della Campari Bartender Competition. Il tema della finale era il food pairing: dovevamo creare un aperitivo in stile Negroni abbinato a un piatto. Il mio piatto, “Profumi e Sentori di Sottobosco”, è stato creato dallo chef Nicholas Lentini di Carico Milano. Si trattava di un controfiletto di manzo al sangue, servito su un fondo bruno al caffè, funghi, pak-choi (cavolo cinese) e un purè di castagne. Un piatto caldo, autunnale, ricco e terroso.

Ho pensato subito a un drink che potesse pulire il palato e richiamare i sapori della pietanza, ma soprattutto che fosse comprensibile a tutti i palati. Così è nata Linea Rossa, una linea che collega l’epicentro del consumo del Campari Bitter (il Camparino in Duomo) all’azienda di Sesto San Giovanni.

Linea Rossa

Gli ingredienti sono:
– 4,5 cl di Campari
– 2 cl di Appleton 12
– 2 cl di limone
– 4 cl di Lievre’r Mix #4 (lamponi freschi, vermouth Cinzano Extra Dry 1757, zucchero)
– Foamer e una fogliolina di Vene Cress come decorazione.

Il risultato è un drink fresco, grazie alla nota acida e alla forte persistenza del lampone, che si sposano perfettamente con le caratteristiche del Campari. La consistenza differente, data anche dalla shakerata, completa l’esperienza.

Lo stile esotico fa ormai parte da anni del tuo quotidiano. Cosa significa svegliarsi la mattina e sentirsi Tiki?

Passo ormai più tempo al Tiki Room che altrove. Non mi sento ancora completamente Tiki, perché il Tiki è uno stile di vita, ma in parte so di esserlo.

Qual è secondo te l’attualità della cultura Tiki oggi?

Il Tiki è un tema attualissimo. In Italia, stiamo cominciando a conoscerlo e apprezzarlo solo negli ultimi anni, almeno nell’ambito della ristorazione e dei bar. In America, invece, la patria del Tiki, è pane quotidiano. Se parliamo di cultura Tiki, affondiamo le radici in una storia molto più antica. Se dovessimo paragonare gli anni del Covid al Proibizionismo americano, e se le cose fossero davvero cicliche, allora una nuova era Tiki potrebbe essere davvero alle porte. Staremo a vedere! Intanto… #staytiki!

Con questa vittoria vai ad aggiungerti a una schiera di grandi bartender che ti hanno preceduto. Cosa consiglieresti a un giovane che vuole affrontare questa competizione?

È stato un grande onore avere la possibilità di scrivere il mio nome in quella lista. Sto ancora cercando di metabolizzare le emozioni di quella serata. Se dovessi consigliare ai giovani di partecipare a una gara, direi… Non è facile dedicare parte del poco tempo libero a una gara, ma vi consiglierei di farlo. Vi dà la possibilità di conoscere nuovi colleghi, confrontarvi con loro e soprattutto con voi stessi, spingendovi un po’ oltre i vostri limiti. La parola chiave di tutto deve essere il divertimento. Se in gara puntate a divertirvi, tutto vi sembrerà più semplice.

Il tuo cocktail preferito con Campari?

Il mio cocktail preferito con Campari è il Lavorato Secco del Camparino in Galleria. Verdi, Toscanini e Marinetti, tre protagonisti della storia, erano soliti sorseggiarlo prima di esibirsi alla Scala. È un aperitivo a base di Campari, Rabarbaro, liquore Cent’erbe e soda.

A chi lo dedichi?

Quasi scontato, dato che lavoro in un Tiki bar, ma a chi potrei dedicare un drink se non al più grande di tutti, Donn? Gli dedicherei, come ho già fatto, il Maramao, il drink con cui ho partecipato alle selezioni per la Campari Competition. Un drink servito ed eseguito con stile e tecnica che strizzano l’occhio alla sua miscelazione, ma in stile aperitivo, una tipologia di drink che raramente comparirà nelle sue liste. Il nome Maramao prende ispirazione dal soprannome “Il Marama”, che in tahitiano significa “Il lungimirante”.

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Volcafe con Ilo, no al lavoro minorile nelle terre del caffè
Un nuovo passo verso la sostenibilità e il rispetto dell’obiettivo 8.7 dell’Agenda 2030 dell’Onu che impegna i Paesi ad eliminare il lavoro dei più giovani.

La piaga del lavoro minorile a livello mondiale interessa 160milioni di bambini e ragazzi tra i 7 e i 15 anni e vede la produzione di caffè al quarto posto per numero di Paesi dopo oro, laterizi e canna da zucchero. 

Per questo Volcafe, tra i quattro maggiori trader a livello globale con 160 anni di esperienza e una presenza capillare nei Paesi produttori di caffè, ha aderito alla Piattaforma sul Lavoro Minorile dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo)  che riunisce le imprese con  l’obiettivo di operare insieme verso l’eliminazione del lavoro dei più giovani nelle terre d’origine. 

Tim Scharrer, direttore operativo e direttore regionale Europa e Nord America di Volcafe sottolinea la grande soddisfazione dell’Azienda e afferma «vogliamo condividere le nostre esperienze, imparare dagli altri e agire di concerto con tutte le principali parti interessate nel tentativo di prevenire e porre fine alla piaga del lavoro minorile». L’impegno si unisce infatti a quello di più operatori del settore, come trader e torrefattori, tra cui la tedesca Tchibo e Nestlé, nel progetto La fine del lavoro minorile nelle catene globali di fornitura guidato dall’Ilo e promosso dalle Nazioni Unite, l’Unicef, la Fao e l’Unione Europea. Quest’ultima ha stanziato un fondo di 10milioni di euro per affrontare le cause profonde del lavoro minorile concentrandosi principalmente sul caffè. 

L’azione avrà una durata di 40 mesi e sarà attuata in Honduras, Uganda e Vietnam: in questi Paesi Volcafe ha una presenza radicata da tempo e potrà dare un importante contributo alla divulgazione del progetto e alla sua migliore attuazione. Un obiettivo che persegue da tempo, collaborando con Ong, autorità locali e altri attori del settore per realizzare una serie di progetti che aiutano gli agricoltori a migliorare il loro reddito: la migliore leva per svincolare ragazzi e bambini dall’obbligo di contribuire al sostentamento della famiglia, permettendo loro di accedere all’istruzione. A tal fine, insieme ad alcuni partner, ha fornito gli strumenti per la didattica, costruendo o ristrutturando decine di scuole in Colombia, Perù, Tanzania, Uganda e Vietnam. In Costa Rica e in Guatemala sono stati messi a punto campi giornalieri in cui i coltivatori e i lavoratori possono lasciare in sicurezza i propri figli durante i periodi del raccolto.

«Nel 2015 abbiamo lanciato il progetto Volcafe Way che mira alla sostenibilità,

all’ottimizzazione delle risorse nei Paesi produttori e all’innalzamento della qualità del prodotto – afferma Adriano Bagnasco, general manager Volcafe Italia -. I 250 agronomi che nei diversi Paesi d’origine vivono la realtà locale, ne colgono le necessità e suggeriscono interventi su misura per le diverse situazioni. Questa attenzione si trova anche all’interno del nuovo e migliorato programma per i caffè con provenienza responsabile Volcafe RS, un nuovo standard che crea un approccio armonizzato nell’approvvigionamento responsabile del caffè, ottemperando a più di 50 criteri di sostenibilità (Control Points) che coprono temi economici, di tutela dell’ambiente e sociali, tra cui la protezione ed educazione dei bambini».

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