X-Food, le nuove sfide nella comunicazione del cibo
Organizzato da Soluzione Group, la seconda edizione di X-Food ha delineato le attuali e prossime tendenze nella comunicazione del cibo.

Dopo la prima edizione 2023, il nuovo appuntamento X-Food organizzato dall’agenzia Soluzione Group (Pr e Digital Mkt) di Flero (Brescia) è stato di recente tenuto al Teatro Elfo Puccini di Milano. Sul palco dei relatori si sono avvicendati esperti e operatori nel campo del marketing alimentare sulla tema del saper raccontare i cibi, anche alla luce dell’impiego dei nuovi social, a cominciare da quelli che utilizzano AI (Intelligenza Artificiale) per le app.

L’introduzione è stata affidata a Stefania Lorusso, giovane e brillante direttrice editoriale di DM (Distribuzione Moderna, testata digitale BtB, media partner evento)

Sono seguiti i seguenti interventi:

Michele Rinaldi, Head of Strategy e AD di Soluzione Group, ha parlato di meccanica di relazioni umane alla base del costrutto di marca che da “nota” deve saper diventare “rilevante”. Ha suggerito un cambiamento radicale di visione e necessariamente di linguaggio: non si può più parlare di target – che letteralmente è un bersaglio da colpire e affondare –, ma di pubblico, un insieme di persone cui chiedere consenso, attenzione, fiducia, prima che denaro. Proprio in questo substrato di relazione c’è la necessità di raccontare piuttosto che di trasferire semplicemente notizie, perché è nella narrazione che si crea la percezione (storytelling is the king). Il racconto sarà il punto fermo per esplorare il futuro del marketing alimentare.

Elisabetta Rotolo, CEO e founder di MIAT (Multiverse Institute For Arts and Technology) si è focalizzata sul cambiamento di mindset delle generazioni alfa che vivono, comprano, si comportano in modo diverso dalle precedenti: unicamente digitali, crescono con gli AI companion. Mettersi in relazione con loro significa spogliarsi di pregiudizi e paure, conoscere i linguaggi, gli strumenti, le potenzialità dello storyliving, fatto di esperienze interattive e completamente coinvolgenti. È necessario per i brand adottare una logica immersiva, creare communities of interest fondate su valori condivisi e da condividere.
In particolare ha citato i seguenti Tech Trend: Web3 Loyalt; Co-creation; Game for Good; Immersive Transmedia; Immersive Restaurants; Communities of Interest and Belonging.
Ha citato gli esempi di utilizzo dei social di Starbucks Odyssey Web3 che utilizza una serie di giochi e quiz successivi per creare fidelizzazione (1,5 milioni di membri attivi 2023 con entrate annue di circa 500 m di dollari), al pari di Coca-Cola Company con mix immersive storytelling ha fatto creare dagli utenti del suo sito un prodotto “ideale”. Altro esempio di gaming il sito Lavazza Arena, gioco per riforestare il campo virtuale o il Paese delle Meraviglie dell’inglese Wonderland Immersive Dining Experience o ancora la miniserie tv Behind The Dish (Dietro il piatto) nel quale tre donne chef fanno conoscere ricette di tutto il mondo. Infine The Future of Immersive FoodTech nel quale i punti di forza sono immersivity, gaming, multilanguage, live stage.
Per finire ecco i punti chiave della comunicazione Key Takeaways: interattività, storyliving, transmedialità, centralità della GenZ, connettività con i creatori del sito.

Marco La Rosa, scrittore ed esperto di neurocopywriting ha affrontato il tema delle neuroscienze e il loro legame, antichissimo in realtà, con il food storytelling. Tanti i riferimenti scientifici che sono diventati spunti molto pragmatici su come raccontare il cibo, verbalmente e visivamente. Dall’importanza dei fattori preverbali (colore, forma, disposizione, ordine, punto di vista, prezzo) per la percezione sensoriale degli alimenti, al ruolo delle parole scelte per descrivere il cibo (“gli aggettivi sono tutto”); dal valore del “made in” a quello dei veicolatori di qualità che nascondono potenzialità e insidie etiche e legali; dalla sequenza delle parole di grado diverso per generare un determinato effetto alle grandi potenzialità che umanizzare un prodotto/un brand/un’azienda ha negli spot.
Autore del libro “Neuroscienza della narrazione” (Hoepli editore), in particolare Marco La Rosa ha ricordato lo studio (2003) del prof. Read Montague sui brand Pepsi e Coca-Cola che ha già allora dimostrato come la narrazione di un brand modifica la nostra percezione del gusto a livello neurofisiologico (attesa influenzata dal nostro personale ricordo del brand ndr). Inoltre anche il colore, la forma del piatto, l’ordine e disposizione del cibo nel piatto possono influenzare in un modo o nell’altro la nostra percezione del gusto (si giustifica così l’attenzione quasi maniacale degli chef nell’impiattamento del cibo ndr). Fondamentale poi il contesto: una foto dove il cibo viene afferrato convince di più; la musica a bassa frequenza può rendere il sapore più amaro; il prezzo elevato fa percepire più buono il cibo (viceversa se il cibo non piace ne aumenta il dissapore ndr).
Per la formazione dei menù, il priming semantico dimostra che la parola che viene prima influenza la percezione di quella che viene dopo: dire insalata e pasta fa percepire il piatto più salutare rispetto a pasta e insalata.

Di AI e GENAI, ChatGPT e Metaverso ha parlato Vincenzo Cosenza, consulente di marketing e fondatore dell’Osservatorio Metaverso. Un panorama estremamente complesso, affollato di strumenti funzionali, se correttamente impiegati, ad aumentare la produttività: meno tempo (-25%), performance quantitativamente e qualitativamente superiori (+40%). Attraverso una serie di case history di grandi aziende che tramite l’uso sofisticato e creativo di questi tools hanno costruito mondi ed esperienze immersive e coinvolgenti, Cosenza ha mostrato alla platea come oggi si debba “abbandonare il marketing pigro” per esplorare il marketing aumentato che adotta questi strumenti per mettersi in relazione profonda con le persone, rendendole protagoniste.
In particolare, Vincenzo Cosenza ha citato vari casi. Mulino Bianco che ha creato ambientazioni diverse dei propri spot. Coca-Cola che ha realizzato il sito Create Real Magic (integrando CPT-4 e Dall-E) che permette agli utenti di di usare la potenza text to image per giocare con l’immaginario dell’azienda; oltre a invitare gli utenti a creare una edizione speciale della bibita al “sapore di futuro”. Mc Donald’s ha costruito diverse esperienze in Roblox pensate per il pubblico GenZ di Latam con 5 land tematiche (Central, French Fries, Ice Cream, Soda, Burger) predisponendo una collezione virtual coin per comprare skin brandizzate: +55% l’aumento delle vendite via app.
Unilever ha portato il mondo dei gelati Magnum nel Metaverso di Decentraland con Pleasure Museum, un museo pieno di opere d’arte con la possibilità di acquistare il gelato con apposite vending machine virtuali, con consegne reali a casa con Deliveroo. Anche Vincenzo Cosenza ha citato il caso Lavazza Arena in Roblox lanciato in occasione  della Giornata Mondiale d’Azione per l’Amazzonia (2022).

Fabiana Alcaino, Chief Digital & Business Data Unit di RETEX, ha iniziato il suo intervento sottolineando quanto l’industria alimentare sia penalizzata da un gap tra i grandi volumi e la bassa marginalità. L’AI ha grandi potenzialità: può abbracciare tutta la catena del food e incidere sul suo miglioramento, a vantaggio di tutti. È possibile oggi raccogliere, elaborare, usare in forma di insight funzionali alle aziende, tutti i dati che partono dai campi e arrivano allo scontrino del consumatore (marketing predittivo).
Un esempio? Con l’AI è già possibile analizzare frequenza, modalità e tipologia di acquisti per ottimizzare le scorte sul punto vendita, abbattendo lo spreco e dando una svolta sostenibile. Non solo, è possibile analizzare informazioni dal mondo social per tracciare con il dovuto anticipo i nuovi food trend e indirizzare così la ricerca e sviluppo delle aziende. E ancora, è in grado di ottimizzare e personalizzare la customer experience mettendo in relazione informazioni inerenti gli acquisti e formulando un’offerta raffinatamente personalizzata in grado di generare un senso di soddisfazione del cliente.
In particolare, ha citato i riposizionamenti di prodotti come Buondì Motta, Consorzio della Mozzarella, Starbucks, Campbell’s, Heinz e Mc Donald’s.

La seconda edizione di X-FOOD ha offerto quindi agli ospiti un menù stellato, con contributi di grande spessore, riflessioni alte ed esempi concreti e replicabili, una fotografia dello stato dell’arte e un disegno del futuro con cui dobbiamo già fare i conti. Per chiudere, un dessert che ha avuto come ingredienti principali la sagace ironia e comicità di Francesco Lancia, autore e voce di Radio Deejay che ha provato a immaginare la carta di un ristorante stellato del futuro, con un’offerta varia e variopinta per accontentare vegetariani fatalisti o karmici, fruttariani, fiorani e disadratisti. Tra un quiz per capire come potrebbero descrivere i loro piatti gli chef del futuro e la rivelazione di un inedito canto di Dante, che avrebbe collocato i profanatori di cibo in un terribile girone infernale, Lancia ha saputo mettere in luce quanto noi italiani possiamo sopportare. In particolare, ecco alcuni suoi scoppiettanti aforismi:
Il futuro è nelle stelle! (Michelin)
Ci piace sputare nel piatto dove mangi!
Pericolo! Panna nella Carbonara!
Prima la pasta nell’acqua fredda, poi bollire!
Vino rosso con il pesce!
Chi è l’inventore delle Fettuccine all’Alfredo? Alfredo!

 

 

 

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Yuntaku, l’amaro italiano dal cuore giapponese che esalta il concetto di food pairing
La tappa romana delle Yuntaku Dinner Series, dal titolo Sabotage, ha messo insieme una cucina fusion italo-giapponese e i cocktail di Gregory Camillò
Quando un gruppo di fuoriclasse si incontrano vengono fuori serate memorabili. Situazione: una cena dal titolo Sabotage organizzata da Velier per dare un assaggio, in tutti i sensi, dell’amaro Yuntaku (anima italiana, ma ingrediente principale giapponese). Fa parte delle Yuntaku Dinner Series, che servono a presentare al pubblico questo amaro “giapponese” a base di Goya (le virgolette sono perché è prodotto dalla storica Distilleria Paolucci di Sora, in provincia di Frosinone) e questa sua doppia anima, metà asiatica e metà italica.
Yuntaku nasce, infatti, da un viaggio a Okinawa di Benedetta Santinelli e Simone Rachetta, che qui conoscono questa specie di zucca amara, dall’aspetto di un cetriolo bitorzoluto, con cui in Giappone si realizza un estratto amarissimo, dalle forti proprietà antiossidanti e antinfiammatorie (non a caso gli abitanti di Okinawa sono fra i più longevi del mondo), che viene consumato come medicamento. Simone ne porta alla mamma alcuni semi e lei li pianta.

Da sinistra Giuseppe Lo Iudice, Gregory Camillò, Alessandro Miocchi e Yoji Tokuyoshi

E quando si dice il destino, la pianta cresce e fruttifica durante la pandemia, quando Simone e Benedetta hanno il tempo di “giocare” a produrre il loro amaro. Il resto è la storia di questo distillato, che è stato apprezzato dal team di Velier e inserito in portfolio.
Tornando al tour di promozione dello Yuntaku, la tappa di Roma è stata una vera e propria jam session fra due fra le cucine fra le più interessanti l’Italia e i cocktail del bravissimo Gregory Camillò, bar manager del Jerry Thomas Bar Room, che grazie al suo background asiatico ha perfettamente interpretato quest’identità fusion italo-asiatica.
In cucina, i padroni di casa di Retrobottega, Alessandro Miocchi e Giuseppe Lo Iudice, hanno ospitato la cultura giapponese di Yoji Yokuyoshi della Bentoteca di Milano, per una cena a sei mani. Risultato? Un mix straordinariamente equilibrato di cocktail e cucina, con una lezione gustativa di food&drink pairing e fusion fatta bene, nonché un’esaltazione ben riuscita del protagonista della serata, l’amaro a base di goya.

Il menu

Un’insalatina non convenzionale a base di erbe amare e asparago bianco ha aperto le danze, accompagnata da un twist sul Bloody Mary di rara eleganza, per poi lasciar spazio alla grassezza delle ventresca di tonno che farciva un Katsusando che sembrava un fratello giapponese di un tramezzino buonissimo, da mangiare rinfrescando il palato con lo Spumonish di Camillò. Il Cherry Blossom con Yuntaku, visciole e Barolo chinato chiudeva la degustazione alcolica di Camillò, accompagnando con grazia i due piatti a base di volatili: i Gyoza in brodo dashi, con ripieno di anatra croccante e mandarino cinese il Piccione ubriaco marinato nel Sake e grigliato con salsa sardella e sukiyaki. E se il primo è un cocktail internazionale interpretato con un tocco asiatico, gli altri due sono stati scelti da Camillò pescandoli nelle sue esperienze a Singapore e fra i drink più bevuti in Asia.
Finale con un gelato al Tè Matcha e spuma di yogurt a dare la spinta acida. Naturalmente, con assaggio conclusivo di Yuntaku in purezza: d’altra parte l’amaro non è il fine pasto per eccellenza?

La ricetta di Gregory Camillò

Spumonish
(Ispirato al classico giapponese Spumoni)
Ingredienti:
35 ml Yuntaku infuso con Sansho pepper (14 g Sansho pepper in 2100 ml Yuntaku, infusione a temperatura ambiente di 24 ore, mettere 700 ml alla volta in un sifone, caricare con una cartuccia di nitrogeno, filtrare per eliminare il pepe e conservare in frigo)
45 ml Succo di pomelo
10 ml Tonica
20ml Grapefruit soda
Tecnica Built
Bicchiere Collins

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Appuntamento sui tetti della capitale con l’Organics SkyGarden all’Aleph Hotel
Torna sulla terrazza dell’Aleph Rome Hotel l’Organics SkyGarden by Red Bull con la signature list del bar manager Lorenzo Politano

Per la seconda stagione di seguito Red Bull torna a inaugurare a Roma l’Organics SkyGarden su una delle terrazze più famose della capitale, quella dell’Aleph Rome Hotel (appartenente alla Curio Collection by Hilton). Per l’occasione, il resident bar manager Lorenzo Politano (31 anni di cui 6 all’Aleph) presenta la nuova carta dei signature cocktail by Organics by Red Bull, basata sul concept dell’Urban Garden, come il rooftop in cui ci troviamo. «Dal giardino abbiamo tratto ispirazione – afferma Politano – per cocktail in cui non manca mai una nota di erbe o spezie, che vanno a valorizzare le varie versioni di Red Bull Organics in linea».

I nomi dei drink vanno a dare un indizio di quella che sarà la sensazione prevalente all’assaggio, dal Citrusy (agrumato con pompelmo rosa) all’Herbal (un Gin Tonic modificato dal tono erbaceo con l’aggiunta di Lucano Anniversario), dal Vegetal (un twist sul Moscow Mule vegetale, con uno sciroppo al basilico) all’Exotic (con l’ananas e il Mezcal a dare il tocco esotico).

Molta attenzione al tema sostenibilità, che non solo è uno dei cardini del progetto Organics, come ci ha spiegato anche il brand ambassador di Organics by Red Bull Daniele Gentili, presente alla serata di inaugurazione, ma anche per la terrazza dell’Aleph è un faro da seguire: «Lavoriamo molto recuperando gli scarti delle colazioni – spiega il bar manager Politano – per esempio recuperando per i nostri home made le scorze della frutta che avanzano dalla preparazione dei succhi».

Nella carta del rooftop, oltre ai drink elaborati con Red Bull, troviamo anche una Martini Experience, una Negroni Session, una proposta di cocktail analcolici e un’ampia selezione di bites pensati dall’executive chef Carmine Buonanno, per accompagnare la bevuta a tutte le ore (sul rooftop c’è anche una piscina a sfioro, a disposizione degli ospiti dell’hotel, quindi il bar lavora tutto il giorno). «La nostra è una clientela prevalentemente internazionale – spiega Politano – e per questo siamo sempre operativi con i grandi classici e con drink freschi che possano essere un valido accompagnamento per una pausa rigenerante».

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Locanda di Romagna Ca’Pelletti riapre a Milano
La sesta Locanda di Romagna Ca’Pelletti firmata Surgital ha trovato sede nella zona sud di Milano, vicino all’ingresso dell’Autostrada dei Fiori (Milano-Genova) nel complesso direzionale San Vigilio Uno.

Firmata dall’azienda Surgital, la prima apertura milanese di Ca’Pelletti è del 2016, sotto la piazza trendy Gae Aulenti, di fronte alla Stazione di Porta Garibaldi. Ma, complice l’effetto Covid e l’aumento geometrico degli affitti, l’azienda di Lavezzola (Ravenna) ha preferito sospendere l’attività (già ben avviata) e spostare il locale nei nuovi spazi a sud di Milano, in una zona ricca di uffici ed edifici universitari (Iulm).
La nuova apertura si aggiunge ai locali Ca’Pelletti già avviati di Bologna (due, la prima dieci anni fa), seguiti da quelli di Padova, Orio Center (Aeroporto di Bergamo) e Firenze. A breve sono previste altre inaugurazioni, con l’obiettivo di arrivare a quota dieci entro la fine del 2025.

Riposizionata nel 2023, la formula Locanda di Romagna Ca’Pelletti prevede una offerta ristorativa a tutto orario, dalla prima colazione alla pausa pranzo, dall’aperitivo alla cena serale (dalle h.9 alle h.23).
La proposta è caratterizzata da una cucina sempre aperta, con un inevitabile tributo alla ricca cucina emiliano-romagnola, dove le protagoniste sono le paste farcite prodotte direttamente dall’azienda specializzata Surgital, a cominciare dai cappelletti (parenti più grandi dei tortellini) variamente conditi, per passare ai tortelli bartlaz, alle piadine, alle spadellate di pasta (doppia razione) alle verdure gratinate eccetera.
Non meno interessanti sono le proposte per la “Signora Colazione”, dai Vassoi delle Prelibatezze ai pancake, dai paninozzi alla cornetteria da farcire e alla caffetteria.

«Ca’Pelletti guarda al futuro con fiducia, inserendosi perfettamente nel progetto di riqualificazione urbana dell’intera area di Milano Sud – spiega Elena Bacchini, direttrice marketing Surgital e amministratrice unica di Ca’Pelletti Retail – da sempre porta di accesso alla città metropolitana milanese. Questa nuova apertura si presenta con una visual rinnovata e distintiva, in gradi di arricchire l’esperienza di consumo comunicando i valori distintivi del nostro brand: tradizione, qualità, accoglienza e inclusione. Surgital infatti ha inteso esprimere al meglio nel progetto rinnovato di Ca’ Pelletti tutta l’esperienza maturata in 40 anni di attività produttiva e la profonda conoscenza culinaria di un’azienda i cui prodotti sono utilizzati dai ristoratori di ben 60 Paesi del mondo».

Il nuovo progetto è stato curato dalla studio Odeon Design di Santarcangelo di Romagna (Rimini) dell’architetto Cristina Zanni. A cominciare dalla cura del comfort acustico e visivo, grazie all’impiego dei pannelli fonoassorbenti personalizzati IsolSpace dell’azienda Tecnasfalti di Carpiano (Milano) come IsolSpace Style (a soffitto) e IsolSpace Frame (quadri a parete), realizzati in fibra di poliestere (Pet riciclato) brevettati, in collaborazione con l’architetto Marta Casiraghi. Il locale di 520 mq può ospitare fino a 130 posti a sedere, tra l’ambiente interno e dehors esterno.

 

 

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