Con Pleasure Express Magum firma tre nuove esperienze di gusto
La nuova gamma del brand è composta da tre referenze su stecco, Magnum Euphoria, Magnum Wonder e Magnum Chill, che esplorano inedite combinazioni di sapori e di consistenze

Con la bella stagione è arrivato anche il momento di tirare fuori il frigo dei gelati e di riempirlo con qualche novità. A questo proposito, Magnum ha lanciato la nuova gamma Pleasure Express, composta dalle tre referenze su stecco Magnum Euphoria, Magnum Wonder e Magnum Chill.

La nuova gamma propone un viaggio di piacere, con gusti di gelato dal cuore sorprendente per esplorare diverse combinazioni di sapori e di consistenze.

Andando un po’ più nel dettaglio, Magnum Euphoria (69,5 g) è un gelato al limone che circonda un rinfrescante cuore composto da sorbetto al lampone. È ricoperto da un gustoso cioccolato bianco, combinato con cristalli alla frutta.

Uno strato di croccante cioccolato con caramello e con pezzetti di mandorle caramellate racchiude invece Magnum Wonder (69,5 g), il cui cuore è un cremoso gelato al gusto di dattero e mou.

Conclude il trittico Magnum Chill (70 g), composto da un cuore di rinfrescante sorbetto ai mirtilli avvolto in un gelato al gusto di vaniglia e biscotto, il tutto immerso in uno spesso cioccolato con croccanti pezzetti sempre di biscotto.

Un cioccolato unico e sostenibile

Filo conduttore alle diverse esperienze di gusto l’esclusivo cioccolato croccante che avvolge ogni gelato del brand di Unilever, preparato utilizzando fave di cacao della Costa d’Avorio, accuratamente selezionate e provenienti da coltivazioni sostenibili, certificate dalla Rainforest Alliance.

Coltivazioni dove le donne svolgono un ruolo fondamentale e, poiché la stagione agricola dura solo sei mesi all’anno, il marchio sta portando avanti un progetto a loro supporto. Si tratta dell’iniziativa Awa by Magnum, che punta a sostenere le donne nelle comunità di coltivazione del cacao della Costa d’Avorio sia dal punto di vista sociale sia da quello economico, attraverso finanziamenti e formazione per aiutare a sviluppare ulteriori forme di guadagno che consentano loro di diversificare il loro reddito. Obiettivo del progetto è di sostenere 5.000 donne entro il 2025 e ne ha già raggiunte circa 3200.

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Bitter del Lago, il nuovo nato di casa Tassoni
La collezione Mixology dello storico marchio si arricchisce di un bitter, preparato con botaniche amaricanti arricchite dall’infusione di cedro Diamante

Guardare al futuro, senza perdere d’occhio il passato. È la filosofia della nuova era Tassoni, il progetto di rilancio dello storico marchio italiano avviato lo scorso anno, quando ha festeggiato i suoi 230 anni di vita, da Gruppo Lunelli, che ne è proprietario dal 2021. Un progetto dove uno spazio importante è riservato alla mixology, per la quale il marchio ha rinnovato e ampliato la collezione di soft drink dedicati ai bartender, accompagnandola con un gin (leggi Il rilancio di Tassoni fa crescere Gruppo Lunelli, protagonista delle bollicine premium). Linea per la miscelazione che ora si arricchisce di un nuovo arrivo: il Bitter del Lago.

Il cedro protagonista

Il Bitter del Lago

La nuova creazione prende vita da una ricetta dell’antica spezieria Tassoni e prevede una ricercata combinazione di selezionate botaniche amaricanti con l’infusione di cedro della pregiata varietà Diamante della Calabria. Tra gli ingredienti della ricetta spiccano poi il colombo, una radice proveniente dal Sudafrica dall’intensa colorazione gialla e in grado di donare una particolare speziatura alla nota amaricante, il rabarbaro secco e il macis, pregiato fiore della noce moscata. Infine, le bacche di vaniglia e cannella, che ammorbidiscono il gusto di Bitter del Lago, donandogli un impatto organolettico più complesso.

Pensato per la miscelazione, dal gusto pulito, piacevolmente amaro e intensamente aromatico, il nuovo prodotto (alc 25% in vol) è ideale per la preparazione dei classici aperitivi italiani, rivisitazioni e per nuove creazioni. A questo proposito il signature proposto di Tassoni è BitterTass, un originale aperitivo di facile preparazione dove il Bitter del Lago si sposa con l’iconico prodotto della casa, la Cedrata Tassoni.

In un’elegante bottiglia da 700 ml, dalla superficie ruvida e brillante, caratterizzata dal pattern a “buccia d’agrume” che identifica tutta la collezione del marchio, il nuovo nato sarà in distribuzione dalla fine di maggio.

La collezione Mixology

Il suo arrivo va ad ampliare la collezione Mixology, che comprende la gamma di mixer, frutto di un intenso lavoro di ricerca sulle materie prime, tutte naturali, condotto dal mastro erborista con la collaborazione di bartender internazionali, e composta da Tonica Superfine, Tonica al Cedro, Ginger Beer, Ginber Ale (queste ultime due certificate bio) e Soda La Classica. E il Distilled Dry Gin Superfine Tassoni (alc 41,5% in vol), il gin d’autore dalla decisa nota agrumata data dalla scorza di cedro Diamante, realizzato partendo da un’antica ricetta dell’azienda, rivisitata con un big della scena bartending, Bruno Vanzan.

La ricetta

BitterTass


Ingredienti:
50 ml Bitter del lago, 100 ml cedrata Tassoni
Preparazione:
build
Guarnizione:
foglie di mirto
Bicchiere:
highball alto

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Le birre low e no alcol piacciono sempre più
La nuova edizione del Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra accende i riflettori sulle birre a basso o zero tenore alcolico, consumate da due intervistati su tre. Tra i maggiori driver di scelta delle birre low e no alcol, Gen Z, Millennials e Gen X apprezzano l’assenza (o quasi) di tenore alcolico, senza rinunciare al gusto. Alla scoperta delle birre low e no alcol, tra sapore, differenze sensoriali e food pairing: la parola al beer sommelier Fabio Mondini.

Riportiamo il comunicato diffuso da CIB-Assobirra sulla sintesi della ricerca BVA-Doxa relativa al gradimento delle birre low e no alcol.

Esplorare le nuove frontiere della birra. In un contesto sociale e di consumo dinamico e in mutamento, le birre low e no alcol rappresentano un trend in costante crescita tra chi beve abitualmente birra, rispecchiando uno stile di vita sempre più sano ed equilibrato. Questa categoria di birra piace ad un beer lover su due perché considerata una bevanda dal sapore appagante, come quello della birra tradizionale, ed è consumata dai due terzi degli italiani che bevono birra.

Sono queste le principali evidenze emerse dall’ultima indagine condotta da BVA Doxa per il Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra, la fotografia periodica sul mondo birrario italiano attraverso lo sguardo dei consumatori, dei principali player della filiera birraria e della stessa AssoBirra, che per questa edizione accende i riflettori sulle birre low e no alcol. Spazio anche a un approfondimento sul profilo aromatico e le differenze sensoriali con il coinvolgimento del beer sommelier Fabio Mondini.

CRESCONO POPOLARITÀ E GRADIMENTO DELLE BIRRE LOW E NO ALCOL

Aumenta la popolarità della birra low e no alcol, conosciuta dall’80% degli amanti della birra senza distinzione di età e consumata dal 67% di essi. Di questi, circa un terzo (35%) la beve spesso in alternativa alla birra tradizionale: un dato che accomuna Millennials (31%), Gen Z e Gen X (entrambe 36%). Tra i target di riferimento, la Gen X registra nel complesso il consumo più alto (69%), seguita da Millennials (65%) e Gen Z (62%), ma è apprezzata di più proprio dai più giovani (52% versus. 43% della Gen X). Oltre la metà dei consumatori (62%) è infine soddisfatto dell’offerta attualmente presente sul mercato.

I PRINCIPALI DRIVER DI SCELTA E LE OCCASIONI DI CONSUMO 

L’aspetto più gradito della birra low e no alcol è la possibilità di poterla bere senza subire gli effetti dell’alcol, indicata dal 28% del campione. Il sapore paragonabile a quello della birra tradizionale è un fattore di gradimento per il 17% dei consumatori, mentre il 16% la apprezza in quanto bevanda leggera e digeribile. I principali driver di scelta e di consumo della birra low e no alcol, condivisi da tutte le fasce di età, sono la salubrità (per il 29% degli intervistati,, il gusto simile alla birra classica (27%) e il minor apporto di calorie (24%). Tra le principali occasioni di consumo, un terzo (34%) degli intervistati la gusta in alternativa alla birra tradizionale, ad esempio quando deve guidare (32%), mentre 1 su 4 la considera una bevanda rinfrescante da bere durante i pasti e le occasioni sociali.

«La nuova edizione del CIB pone l’attenzione su una qualità intrinseca della birra – commenta Andrea Bagnolini, Direttore Generale di AssoBirra – un prodotto ormai  ben consolidato nella tradizione italiana, capace di esplorare nuovi contesti e di aprirsi ad un’audience sempre più variegata, attenta e consapevole. L’industria birraria si sta calando in uno scenario in trasformazione e sta rispondendo ad un’evoluzione delle abitudini dei consumatori, investendo in soluzioni innovative e ampliando la gamma di birre offerte. I produttori stanno abbracciando sempre più un approccio che sposa un consumo moderato, con prodotti privi di alcol o a basso tenore alcolico di alta qualità e radicati nelle tradizioni locali. La popolarità delle birre low e no alcol è in espansione, e il volano di questa crescita è l’innovazione del comparto, che sta compiendo degli straordinari passi avanti e reso possibile lo sviluppo di prodotti di eccellenza».

Andrea Bagnolini direttore generale Assobirra

L’EVOLUZIONE DEI CONSUMI GUIDATA DALLA GEN Z, ATTENTI AL BENESSERE

Un crescente interesse per la salute e il benessere guidano le scelte alimentari dei consumatori di birra, con la Generazione Z in prima linea. Nell’ultimo anno un bevitore di birra su tre (32%) ha seguito un regime alimentare controllato e tra i target più attenti emerge proprio la Gen Z, con un intervistato su due (45%) che ha dichiarato di aver seguito un’alimentazione oculata, percentuale più elevata rispetto a Millennials (30%) e Gen X (32%). Nel complesso, tre quarti del campione (76%) afferma di perseguire il proprio benessere fisico, emotivo e mentale attraverso una dieta bilanciata, un numero adeguato di ore di sonno e la pratica di attività fisiche, considerazioni che mettono d’accordo Gen Z, Millennials, Gen X.​ La metà dei consumatori intervistati (48%) si dedica regolarmente o con una certa frequenza a un’attività sportiva, con Gen Z e i Millennial​s in testa.

ESPLORANDO LE BIRRE LOW E NO ALCOL: LA PAROLA ALL’ESPERTO

Educare i consumatori sulle qualità gustative delle birre low/no alcol è essenziale per superare le barriere e i bias cognitivi che possono ancora influenzarne o limitarne il consumo. A questo proposito, il CIB di AssoBirra ha coinvolto il beer sommelier Fabio Mondini per esplorare le qualità sensoriali delle birre low e no alcol, le principali differenze rispetto alle varianti alcoliche e per approfondire il loro impatto sulla percezione dei consumatori, insieme ai migliori abbinamenti gastronomici.

«La birra sta attraversando una fase di innovazione e cambiamento molto positiva –  spiega il beer sommelier Fabio Mondini – tanto che in tutto il mondo c’è una crescente preferenza per un consumo moderato di alcol, soprattutto tra i Millennials e la Generazione Z: le birre low e no alcol non solo soddisfano il desiderio di un tasso alcolico ridotto, ma sono anche apprezzate per il loro gusto e come simbolo di uno stile di vita sano. Nonostante presentino alcune differenze rispetto alle birre tradizionali, come una consistenza più leggera, un sapore più dolce e una complessità olfattiva più lieve, questa tipologia di prodotto garantisce un’esperienza di consumo appagante.
E parlando di food pairing e abbinamenti gastronomici, prosegue: «Per determinare la combinazione migliore tra birra e cibo, occorre esaltare entrambi e non lasciare che il sapore di uno sovrasti l’altro. Le birre low e no alcol sono versatili e ottime da proporre dall’aperitivo a tutto il pasto, con piatti poco strutturati, come verdure, insalate varie, ma anche sushi, carpacci e carni bianche. Tutti abbinamenti per contrapposizione a quelle che sono le caratteristiche organolettiche delle birre ‘leggere’».

Fabio Mondini beer sommelier

Per i produttori, la sfida è quella di mantenere un profilo gustativo ricco, complesso e paragonabile alle birra tradizionale: «La produzione di birre no e low alcol avviene tramite tecniche come la fermentazione limitata e la rimozione dell’alcol, procedure che permettono di preservare il gusto e l’aroma. Gli investimenti in ricerca – aggiunge Fabio Mondini – mirano a migliorare ulteriormente i prodotti, sfruttando ingredienti come luppolo, spezie ed erbe aromatiche per intensificare il gusto, avvicinando sempre più le birre analcoliche o a bassa gradazione alcolica al sapore tradizionale».

«La birra si integra in un tessuto sociale e in un contesto rinnovati e in costante evoluzione, in cui emergono in modo particolare peculiarità e caratteristiche della fasce più giovani e dove l’interesse per alternative di qualità è in crescita – conclude Andrea Bagnolini -soprattutto quando si tratta di birre low/no alcol con proprietà organolettiche paragonabili alle alternative alcoliche. Queste tipologie e varietà, riflesso del desiderio di uno stile di vita più equilibrato, si affermano come un’opzione paragonabile alle birre tradizionali, rispondendo a un orientamento sempre più moderato e salutare, ma senza rinunciare a un’esperienza birraria autentica e al suo sapore inconfondibile».

Nota metodologica: l’indagine è stata condotta da BVA Doxa per AssoBirra tramite interviste online CAWI (dal 27/03/2024 al 8/04/2024) su un campione di 602 individui di età compresa tra i 18 e i 65 anni.

La versione integrale del CIB completa di foto e schemi è disponibile al seguente link: https://www.assobirra.it/wp-content/uploads/2024/05/CIB_Iediz2024.pdf

Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra è l’istantanea che con cadenza periodica accende i riflettori sui cambiamenti in atto nel mondo birrario italiano attraverso lo sguardo dei consumatori intervistati da BVA Doxa, dei principali player della filiera birraria e della stessa AssoBirra.

AssoBirra dal 1907 riunisce le maggiori aziende che producono e commercializzano birra e malto in Italia che complessivamente coprono più del 92% della produzione di birra nazionale, rappresentano il 72% di birra immessa al consumo nel nostro Paese, dando lavoro direttamente e con l’indotto a circa 103.000 persone. Rappresenta la casa della birra italiana all’interno di Confindustria, riunendo oltre 40 associati tra grandi, medi e piccoli birrifici, insieme con le 2 malterie e ad una rete di produttori di luppolo. AssoBirra svolge per il settore birrario compiti di rappresentanza istituzionale, promozionale e di sviluppo. AssoBirra è anche l’organismo incaricato di valorizzare l’immagine della birra e a questo scopo, oltre a promuovere studi e ricerche su tutti gli aspetti legati al mondo birrario, promuove anche campagne di relazioni pubbliche finalizzate alla crescita della cultura della birra e alla sensibilizzazione ad un consumo responsabile.

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Herbalis Amaro Officinale Poli, la proposta di Accademia Botanica

A distanza di ben 126 anni, Poli Distillerie 1898 propone Herbalis Amaro Officinale, frutto della ricerca di Accademia Botanica, progetto di Poli Distillerie 1898 per la valorizzazione dell’uso erboristico delle piante officinali in ambito liquoristico.

Dal gusto fresco e mediterraneo, moderatamente alcolico (32% alc), di colore ambrato chiaro, Herbalis Amaro Officinale è il discendente dello storico Vaca Mora, l’amaro in stile galenico a base di radici e spezie creato dal fondatore Gio Batta Poli della distilleria di Schiavon, vicino a Bassano del Grappa, nel centro del Veneto. Una proposta messa a punto anche grazie agli “stimoli” del team Meregalli Spirits di Monza che distribuisce grappe, distillati e liquori Jacopo Poli da oltre 35 anni.

La sua struttura aromatica infatti è frutto della fusione armonica di cinque note organolettiche fondamentali:
note agresti e mentolate, date dal rosmarino, dalla salvia, dalla menta e dall’origano; note agrumate dell’arancia dolce, dell’arancia amara e del limone;
note anisate e dolci del coriandolo, della liquirizia e del finocchio;
note balsamiche e resinose del cardamomo e del ginepro;
note amaricanti dell’assenzio romano, del carciofo e dell’abrotano.
L’assemblaggio di 15 diverse infusioni idroalcoliche, arricchite con un brandy invecchiato 3 anni, ha dato così vita a Herbalis Amaro Officinale.

Da notare poi la forma della bottiglia in vetro da 70 cl, dalla superficie in rilievo che ricorda i grappoli di uva, e dall’inconsueto tappo meccanico.
Herbalis Amaro Officinale non solo è un piacevole digestivo da gustare liscio o con ghiaccio, ma anche un ingrediente speciale per preparare ed esaltare il gusto di cocktail, dalle ricette classiche a quelle più originali. Riportiamo un paio di ricette messe a punto da Massimo Sandri, bartender e titolare del locale Roots Cocktail Bar di Bassano del Grappa (Vi).

Massimo Sandri bartender e titolare di Roots Cocktail Bar di Bassano del Grappa (Vi)

Herbalis Americano
Ingredienti
3 cl Herbalis Amaro Officinale Poli
3 cl Vermouth Poli Gran Bassano Bianco
top seltz
Preparazione
Tecnica build in tumbler basso, guarnire con zest di arancia.

Cocktail Herbalis Americano by Massimo Sandri

Herbalis Gimlet
Ingredienti
5 cl Herbalis Amaro Officinale Poli
2,5 cl cordiale di agrumi home made
profumo al finocchietto
Preparazione
Shake & strain, versare in tumbler basso con zest di arancia.

Cocktail Herbalis Gimlet by Massimo Sandri

Herbalis Amaro Officinale presentato a Cascina Cuccagna di Milano

Progetti di Accademia Botanica, Herbalis Amaro Officinale è stato recentemente presentato dal titolare Jacopo Poli a Milano, nei suggestivi spazi di Cascina Cuccagna, una location storica quanto mai adatta per l’occasione.
Presente nella mappa del Catasto Teresiano del 1722 col nome di “Cassina Torchio”, Cascina Cuccagna apparteneva ai Padri Fatebenefratelli (Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio) che utilizzavano i terreni di pertinenza per coltivare le erbe officinali destinate all’Ospedale Maggiore di Milano (l’attuale Università degli Studi di via Festa del Perdono). Una struttura agricola, accuratamente restaurata dall’Associazione Consorzio Cantiere Cuccagna (ACCC) a partire dal 2005, che si è ritrovata all’interno della città di Milano.
Jacopo Poli ha provveduto a descrivere accuratamente i motivi che hanno spinto l’azienda veneta a promuove Accademia Botanica, a cominciare dalla scelta accurata della materia prima utilizzata, una quindicina di erbe e botaniche di 5 famiglie, passando quindi a descrivere le singole caratteristiche e funzioni organolettiche, per finire con le tecniche di lavorazione di ogni botanica, comprese le relative soluzioni idroalcoliche per la miscelazione, operazioni svolte in collaborazione con il mastro erborista Marco Martino.

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