Baritalia 2024 arriva a Bari il 20 maggio. Registrati per l’ingresso gratuito
Compila il form di iscrizione per l’ingresso gratuito per la tappa di Bari di Baritalia, in scena allo Skyline Rooftop del The Nicolaus Hotel, in via Cardinale Agostino Ciasca, 27. Potrai assistere a Baritalia Lab e partecipare alle masterclass in programma

Dopo il grandissimo successo di Caserta, tappa che ha segnato l’esordio dell’edizione 2024 di Baritalia, adesso è il turno di Bari! Il laboratorio itinerante di miscelazione, per il suo secondo appuntamento resta al Sud e approda nella città pugliese per un’altra ricca giornata non solo di sfide a tema cocktail, ma anche di grandi masterclass.

L’appuntamento per i professionisti del bancone è per lunedì 20 maggio, a partire dalle ore 9.00. La tappa di Bari si svolgerà allo Skyline Rooftop del The Nicolaus Hotel (Via Cardinale Agostino Ciasca, 27), spettacolare terrazza con vista panoramica sulla città, che ospiterà all’interno della struttura un pop-up di Hagakure Noh Samba.

Sarà una tappa ricchissima di eventi a tema mixology, perché il nostro obiettivo rimane quello di sempre: promuovere la cultura dei cocktail e della miscelazione su tutto il territorio nazionale. Perché da Nord a Sud, dall’Ovest all’Est, Baritalia si conferma manifestazione in grado di unire e riunire i professionisti della miscelazione di tutt’Italia desiderosi di mettersi in gioco, di scambiare esperienze, di creare legami e collaborazioni, di aggiornarsi professionalmente.

Baritalia Lab, le Masterclass, il Signature Bar

Sono diversi i buoni motivi per non mancare all’appuntamento. A cominciare da Baritalia Lab, laboratorio di miscelazione dove si confronteranno bartender di tutta la Penisola sul tema “Back to Basics”, un inno all’essenzialità che vuole proporre un ritorno alle radici autentiche del mestiere. In questa edizione, ci concentriamo infatti su tre pilastri fondamentali: la riscoperta dei drink essenziali, la valorizzazione degli ingredienti e il senso di ospitalità dei bartender. In palio altri 17 posti per la finalissima di Cormayeur che ospiterà il final show di Baritalia 2024.

Imperdibile il programma di Masterclass, ben 13, altro tradizionale momento clou della manifestazione, dedicate alle tecniche di miscelazione, dove a salire in cattedra saranno esperti di fama nazionale e internazionale. Le lezioni saranno aperte e gratuite per tutti i professionisti che si saranno registrati all’evento.

Inoltre, nel Signature Bar potrete degustare – tutto il giorno – i super cocktail delle aziende partner dell’evento.

Ospiti speciali della giornata, come giudici d’onore, saranno i protagonisti di alcuni dei migliori cocktail bar di Bari e di tutta la Puglia. 

Registrati alla tappa

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Tengo la posizione

da sabato 4 maggio a domenica 28 luglio 2024

Museo della Città (Sale espositive piano terra), via Tonini, 1 – Rimini centro storico

4^ Biennale Disegno Rimini: Mostra al Museo della Città

‘Il disegno è compagno di viaggio fin dall’infanzia. Per me è ancora un gioco da bambini, la possibilità di sognare e costruirsi il mondo come più ci piace. Il mio è fatto di perdenti, contadini e partigiani senza nome, di casolari, querce, campi lavorati, bambini e colline. E animali di ogni sorta’.
A cura di Stefano Franceschetti e Sabrina Zanetti, (in collaborazione con Cartoon Club).

Orario: 
da martedì a domenica 10.00-13.00 e 16.00-19.00
chiuso lunedì non festivi
mercoledì e venerdì di luglio e agosto musei aperti anche 21-23

Ingresso: 
a pagamento

Telefono: 
0541 793851
J.Rose, le etichette da collezione di Milo Manara per un gin agrumato ed elegante
Incontro a Napoli, all’Antiquario di Alex Frezza, con il maestro Milo Manara, che ha realizzato le otto donne che caratterizzano le etichette di J.Rose

Apprezzare la concordanza fra la carta da parati dell’Antiquario di Napoli e le illustrazioni di Milo Manara? Fatto. L’occasione è stata una serata organizzata dal gin J.Rose: maestro di cerimonie Alex Frezza dell’Antiquario, che ha confessato la sua passione per le illustrazioni del maestro; organizzatore dell’evento Dario Roselli, patron di J.Rose; special guest Milo Manara, che a sua volta ha confessato la sua passione per il Martini. «Mi piace come quello di James Bond, agitato non mescolato», ha detto il maestro illustratore.

Milo Manara e Alex Frezza all’Antiquario di Napoli per la presentazione del gin J.Rose

Obiettivo della serata: far conoscere questo gin premium, un London Dry, perfetto sia per il Martini che per Gin Tonic. Nove botaniche che partono dal ginepro, per accogliere le note agrumate del bergamotto e delle bucce di mandarino, quelle legnose della corteccia di quercia, quelle fruttate e delicate dei fiori del fico d’India. Risultato? Un gin elegante ed essendo un London Dry con 43° viene fuori un Martini importante con un finale di bergamotto che rende la bevuta rotonda. Sia per le sue caratteristiche all’assaggio, che per la bottiglia da collezione, J.Rose si rivolge a una fascia premium di locali, dal mondo del bar a quello della ristorazione fine dining, degli hotel di lusso e delle enoteche più ricercate.

Una bottiglia di J.Rose, o ancor meglio la collezione delle otto etichette con le diverse illustrazioni realizzate da Milo Manara, regala un colpo d’occhio di rara piacevolezza. Inconfondibile la sensualità di queste donne discinte, ma come nello stile di Manara mai si sconfina nella volgarità: è semplicemente arte. «Non è un caso – afferma il patron Roselli – che il nostro pubblico sia composto principalmente da donne. Lo vediamo sia dagli ordini d’acquisto, che nelle manifestazioni a cui partecipiamo, dove agli stand arrivano sempre tante donne, incantate da queste illustrazioni».

La storia della nascita di questa collaborazione la racconta lo stesso Roselli, che fino a qualche anno fa non si era mai occupato di distillazione. Roselli viene dall’home decor e in particolare dalla produzione delle carte da parati, con il suo marchio di famiglia Affreschi&Affreschi: «Nell’avventura J.Rose ci siamo trovati dentro senza sapere neanche come. Era il Natale 2021 e avevamo appena firmato un contratto con il maestro Milo Manara per presentare delle carte da parati con le sue illustrazioni al successivo Salone del Mobile. Ci viene così in mente di realizzare un cadeaux per i nostri cento migliori clienti e da lì arrivano le prime richieste di acquisto delle bottiglie. È così che è nato il marchio, con un primo batch di 500 bottiglie, ma ci siamo dovuti riorganizzare perché le richieste aumentavano rapidamente. Tuttora i numeri sono in costante crescita e ci riorganizziamo volta per volta per rispondere alle domande».

Altra chicca di queste bottiglie è che le etichette sono ruvide, materiche, realizzate con la stessa tecnica che si utilizza per i parati e attaccate al vetro con le stesse colle che si usano per i muri. In questo modo, spiegano, staccarle dal vetro è piuttosto semplice, per poterle eventualmente incorniciare. A completare la bottiglia, una piccola spada che va al centro del tappo e che può essere riutilizzata come ciondolo.

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Erick Munguia è il nuovo bar manager del Chapter di Roma
Con l’apertura della terrazza Hey Baby, la presentazione ufficiale del nuovo bar manager dell’hotel Chapter, arrivato dal Nu Lounge di Bologna

Mancava solo l’inaugurazione della stagione estiva (nonostante il tempo ancora non proprio clemente) sulla terrazza romana Hey Baby, per dire iniziata al 100% l’avventura del nuovo bar manager del Chapter di Roma, Erick Munguia. Originario di Città del Messico, chi meglio di lui poteva interpretare lo stile di quella che fin dall’inizio è stata connotata come una terrazza ispirata all’allure di una Acapulco anni Novanta. Ma andiamo con ordine e ricapitoliamo chi è Munguia e cosa è il Chapter.
Iniziamo da questo: siamo in un boutique hotel in pieno centro storico di Roma, a due passi dal Ghetto ebraico. Focus sull’arte e fin dall’inaugurazione è stata esplicita l’intenzione di affidarsi a giovani e promettenti professionisti, per dar loro un palcoscenico su cui esprimersi al meglio. E se il bar al piano terra è un trionfo di atmosfere industrial in stile newyorkese, con graffiti e fotografie d’autore alle pareti, nella terrazza contornata dai tetti e dalle cupole delle chiese di Roma, l’ambiente vuole essere volutamente in contrasto, richiamando come si diceva uno stile caldo, con una miscelazione ispirata al Messico.
Ed ecco che la carta già elaborata da Erick Munguia si presta benissimo, con chicche come il suo signature Elotl (a base di tequila ridistillata alla tortilla, Nixta liquore al mais, fake lime, sciroppo d’agave affumicato e Ito Tagarashi) o il Planters Split (Rum ridistillato alla banana, mix di agrumi, tè nero giapponese, vaniglia, aztec chocolate bitter).
Di sé Munguia racconta dei primi passi nel mondo della miscelazione: «Avrei voluto fare l’alberghiero, ma i miei genitori non volevano». È una zia a iniziarlo al bancone di un bar e a fargli capire che studiare mixology sarebbe potuta essere la sua strada.
Nel mezzo, un corso da Factory Bologna e il lungo periodo trascorso dietro al bancone del Nu Lounge sempre a Bologna: 4 anni durante i quali ha approfondito il mondo del Tiki, dal quale ammette di essere affascinato. Tante le competition a cui ha partecipato, fra cui si segnala una partecipazione a una finale della Diageo World Class. A convincerlo a mollare Bologna per Roma e ad accettare la sfida del Chapter, non solo la bellezza di entrambi i banconi di questo hotel, ma anche il laboratorio che ci sta dietro: «Qui – dice il bar manager – ho tutti gli strumenti per sperimentare i drink come volevo io».
Fra le caratteristiche dello stile di Munguia, la scelta di utilizzare zuccheri alternativi come lo xilitolo e giocare con elementi “strani” come i funghi. Importante anche il ruolo del food nella proposta del Chapter, la cui proposta è studiata in collaborazione con lo chef del Campocori, l’insegna fine dining dell’hotel, Alessandro Pietropaoli.

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Accademia: il poker “d’annata” di Gin District
La quarta referenza del brand milanese è un compound gin da dodici erbe aromatiche, invecchiato in legno francese. Produzione totale di novemila bottiglie e obiettivo London dry gin

Di quartiere in quartiere, anzi, di distretto in distretto, Milano si esalta e si celebra in quattro edizioni di finezza, estetica e contenuto: Gin District, lanciato nel 2022 da Marco e Luca Lantero, Cristian Vismara e Mirko Sanchini, presenta la sua quarta uscita e la dedica all’Accademia di Brera, da quasi trecento anni polo assoluto di cultura e bellezza.

Le precedenti tre release raccontavano dei tre quartieri che più degli altri hanno segnato l’identità di Milano, sia ieri che oggi: il mediterraneo Isola, il Montenapoleone dai sentori più freschi e il Brera, più morbido e vanigliato (leggi Gin District celebra Brera, Montenapoleone e Isola). Accademia è un’evoluzione (o forse un antenato?) del Brera, con lo stesso distillato da dodici erbe aromatiche che viene invecchiato tre mesi e mezzo in barrique di rovere francese vergine, soluzione cui il team è arrivato dopo sperimentazioni che hanno visto tentativi in botti ex sherry o whiskey, nessuna delle quali permetteva le vette del risultato finale.

Un gin rotondo e speziato

Un compound gin dal profilo complessivamente rotondo, impreziosito con punte speziate e avvolgenti, riflessi di incenso, pepe, garofano. Sorprendentemente adatto a una degustazione liscia (non certo l’uso più tradizionale del gin) e ottimo in miscelazione insieme alle tre etichette sorelle, la cui dimostrazione è stata proposta da Luca Marcellin, patron del Broadwine di Milano, dove si è tenuto il lancio di Accademia, alla presenza del brand ambassador del prodotto Cristian Lodi (Milord Milano).

Rimane il riconoscibilissimo packaging dalle linee flesse e identitarie, questa volta in nero matto con inserti rossi, che conserva anche la serigrafia lucida e il tappo in legno massello. Un oggetto di design vero e proprio, che Gin District immagina anche come aggiunta all’arredamento casalingo in una “seconda vita”, come contenitore di essenza, lampada, e così via.

Disponibili 500 bottiglie

Dal 2023 Gin District è distribuito da Spirits&Colori sul territorio nazionale, con una tiratura da novemila bottiglie complessive (formato 700ml), cinquecento delle quali saranno di Accademia. In futuro, oltre alla presenza in manifestazioni di calibro internazionale come Athens Bar Show, Berlin Bar Convent, Roma Bar Show, è previsto il debutto di ulteriori referenze come un London dry gin e una soluzione low-ABV.

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Nuovo menu e guest da tutto il mondo: i tre anni di Cinquanta Spirito Italiano
“Baropoli” raccoglie l’evoluzione del bar di Pagani, per concetto e per tecnica. Novità in cucina e festeggiamenti internazionali

Negli anni Ottanta, il mercato ortofrutticolo di Pagani, in provincia di Salerno, era tra i cinque più grandi e importanti d’Italia. Sono trascorsi quattro decenni e si sono alternate più ombre che luci: i fasti della Madonna delle Galline, l’evento dell’anno per la comunità locale, combattono il coinvolgimento oscuro della malavita, che è la spina nel fianco di questo angoletto di agro acerino-sarnese. Da tre anni, si può dire con certezza, la musica è cambiata. Da quando cioè la musica è quella dal vivo, quattro giorni a settimana, del Cinquanta – Spirito Italiano, la creatura di Alfonso Califano e Natale Palmieri aperta nel 2021 (leggi Cinquanta, un bar dallo spirito italiano, per ripartire), scintilla della rivoluzione della provincia di cui entrambi sono orgogliosi alfieri, e che quest’anno ha addirittura raggiunto gli echi internazionali della candidatura a Best International Bar Team per gli Spirited Awards di Tales of the Cocktail. Un bel regalo da scartare per il terzo compleanno, e contestualmente per celebrare il lancio del nuovo menu.

16 storie di mercanti

È proprio alle abitudini del circondario che Cinquanta si rifà per la nuova lista: sedici cocktail che sono un inno al mercato, ai mercanti e alla mercanzia, come tra le barracche dell’Arena Pignataro, che ancora apre alla folla del paese ogni venerdì e ha ospitato la presentazione in anteprima dei drink. Magliari, nocellari e bartender condividono l’asfalto e il volume della contrattazione, almeno per una mattina.

Lo «sviluppo di storie di mercanti tradotte in liquido» racconta Alfonso Califano, cervello di rientro dopo i fasti del Dandelyan di Londra (miglior bar del mondo nel 2018). È lui a fare da chioccia a un team di circa trenta professionisti, tutti under 35, categoria nella quale rientra anche Emanuele Primavera, che miscela e spiega e serve i cocktail in degustazione e difenderà i colori (arancioni) del Cinquanta nelle prossime semifinali della Diageo World Class.

Baropoli, questo il nome del menu, riconnette bancone del bar e banco del mercato, come in quella che Califano definisce “una nuova polis”: si celebra l’anima dello scambio e della convivialità, fatta di intuizioni, commercio, ricchezze più o meno materiali, e più in definitiva cultura. Il Banana Underground racconta dell’antiquariato, raffinata tradizione campana, e nello specifico dell’arrivo della serigrafia divenuta poi icona con Andy Warhol, che firma una copertina dei Velvet Underground divenuta leggenda: è un morbido twist sul whiskey&soda (alla banana, appunto) con un goccio di Vermouth al caffè Mancino Kopi).

Si vola in Usa con il Gocciole e Negroni, che riporta all’avventura di Ruth Winkel e del suo mitico cookie poi acquistato dal colosso Nestlé (Savoia Orancio, Mancino Dry, sciroppo di biscotti, Tanqueray Ten); si ritorna in Marocco, sulle rotte mercantili tessili che profumano di spezie e juta, l’elemento di preservazione della frutta secca (Schiacciaonci, con orzata di noci homemade, Rump@blic Rum, Disaronno, lime, rosmarino). Si può atterrare addirittura in Nuova Zelanda, tra le vetrine di carne di coniglio cresciuto grazie alle verdissime erbe dell’isola (Agave e Primizie, con Italicus, tequila alla rucola, piselli, misticanza), in Olanda per le cassette di tulipani (Tulipomania con Santa Teresa 1796 Rum, St Germain, miele di frutta) o sul Canale di Suez per il tracciato del grano (DOP Martini, twist a base di pane).

Tre serate di guest internazionali

Il commercio che poi riporta a casa, sul pavimento di graniglia tipico degli anni Cinquanta che il Cinquanta, appunto, slancia verso l’attualità con un bancone che si fa teatro, gestito dal bar manager Matteo Pocai. Da qui, e praticamente da oggi, finalmente una connessione gastronomica con un menù realizzato in collaborazione con Alessandro Tipaldi (noto sui social come Ingordo), che propone tapas e lievitati (impressionante il sando).

Più che abbastanza per lasciarsi andare, come l’arcinoto slogan del bar ricorda di fare su una parete al neon, ma c’è ben di più: nei giorni 9-11 maggio Pagani si farà ombelico del mondo miscelato: tre sere di guest internazionali (Amaro Bar e Twice Shy da Londra, Candelaria da Parigi, Bar Lupo da Zurigo, Quanto Basta da Lecce, 1930 da Milano) per spegnere le candeline una volta di più.

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