Un bar tour tra nuove aperture e locali già avviati della City, considerata, e che si conferma, capitale mondiale della miscelazione d’autore. Anche grazie al contributo di imprenditori e bartender italiani. Il racconto del nostro inviato
Nell’era moderna dei cocktail, Londra è considerata l’indiscussa capitale mondiale della miscelazione d’autore: un primato dovuto in gran parte a professionisti italiani e altri talenti stranieri che vi si sono insediati come Agostino Perrone, Salvatore Calabrese, Simone Caporale, Alessandro Palazzi, Erik Lorincz e Alex Kratena. Il 31 gennaio 2020, quando il Regno Unito ha votato per abbandonare l’Unione Europea, molti hanno temuto il peggio per la scena locale dei bar. Un nostro recente viaggio Oltremanica ha rivelato esattamente il contrario.
I cocktail bar londinesi prosperano e sono affollati la maggior parte dei giorni della settimana. E, nonostante la Brexit, molti professionisti italiani scelgono ancora Londra come loro casa. Per esempio, Selvi Panepinto, recentemente trasferitosi da Milano nella capitale britannica per lavorare come general manager da Sweeties al The Standard London: «A differenza dell’Italia, nel Regno Unito esiste un salario minimo che progredisce costantemente, permettendo anche ai bartender alle prime armi di godere di una vita decente. Inoltre, i contratti di lavoro prevedono un minimo di due giorni di riposo, garantendo un migliore equilibrio tra lavoro e vita. Per quanto riguarda la crescita professionale, Londra resta un ambiente ideale: non è un caso che molti professionisti di alto livello abbiano scelto di stabilirsi qui».
Come detto, abbiamo voluto però toccare con mano la realtà della Londra post Brexit, visitando di persona nuove aperture e locali già avviati anche grazie al contributo di imprenditori e bartender italiani. Locali che stanno tenendo alta la reputazione “mixologica” della Capitale.
Kwant
Photo courtesy Kwant
L’apertura di Kwant Mayfair è stata forse la più attesa a Londra nel 2023. D’altro il suo co-owner e bar manager, Erik Lorincz, è uno dei professionisti più gettonati del momento. Il nuovo Kwant di Stratton Street (il primo in Heddon Street fu costretto a chiudere nel 2021 in seguito alla cessazione d’attività del limitrofo ristorante Momo) è davvero stupendo. A partire dagli interni, progettati dallo stesso Lorincz, e valorizzati da un enorme dipinto con motivi polinesiani e da un bancone rettangolare che ricorda l’Insider Bar di Mosca. Sfruttando la luce naturale, filtrata attraverso delle grandi finestre, il locale ora apre alle 16, rivolgendosi a una platea di appassionati di cocktail contemporanei che preferiscono bere più presto la sera rispetto ai tempi pre-pandemici.
Quando Erik Lorincz è fuori Londra per affari, Kwant funziona in modo impeccabile grazie a un team capitanato dal bar manager Gento Torigata insieme ai barman Luca Porfilio, Gabriel D’Alessandro, Naonari Abe, Pedro Luis, Giusy Castaldo e Andrea Cilli. Tutti vestiti elegantemente con la tradizionale giacca bianca.
La drink list contempla una ventina di signature (prezzo medio dei cocktail: 17 sterline), che vengono serviti in bicchieri personalizzati. Tra i best seller del momento spiccano See The Sea, un sapido Martini Cocktail ispirato al mondo marino, e soprattutto Come As You Are, uno degli highball più popolari a Londra, creato con bourbon Michter’s, miso, cardamomo nero, succo di agrumi, avena e agave.
Kwant presenta anche un’intrigante ed esclusiva lista di cocktail vintage, tra i quali un Vesper Martini da 500 sterline preparato con un gin Gordon’s risalente agli anni ‘50, una vodka Smirnoff datata anni ‘60 e del Lillet del 1956. Una scelta, sempre vintage, però molto più accessibile è il Daiquiri di Erik, messo a punto con una formula che include un Bacardi Superior Blanc degli anni ‘80, lime e zucchero. Kwant vanta anche un eccellente menu gastronomico curato dallo chef Joni Ketonen (ex The Fat Duck).
The Red Room
Photo courtesy Red Room
Rimanendo sempre a Mayfair, la prossima tappa del nostro bar tour è l’iconico The Connaught. Lanciato a settembre 2021, The Red Room è l’ultimo bar del luxury hotel di Carlos Place che si affianca all’acclamato e pluripremiato The Connaught Bar, all’intimo Coburg Bar e all’elegante The Champagne Room. The Red Room presenta una collezione di opere d’arte, tutte di colore rosso vivo, realizzate da quattro artiste: Louise Bourgeois, Jenny Holzer, Ti-a Thuy Nguyen e Trina McKillen. Lo spazio è stato progettato da Bryan O’Sullivan che ha puntato a creare l’atmosfera di un salotto eclettico di un collezionista d’arte. I protagonisti sono il bancone con la scenografica bottigliera in onice rosa e le lampade sagomate come gioielli, e il camino della sala realizzato in marmo italiano.
La proposta del locale si concentra su cocktail a base vino (prezzo medio dei mix: 23 sterline) e su etichette pregiate provenienti dalla cantina super esclusiva dell’hotel che conta oltre 30.000 bottiglie. La lista dei cocktail, denominata The Art of Colors e basata sul rapporto tra colori, arte ed emozioni, è stata creata dal bar manager Oscar Angeloni, in collaborazione con Agostino Perrone e Giorgio Bargiani del Connaught. In menu anche una sezione dedicata ai drink più venduti. Il più noto, tra i classici della casa, è l’iconico Red a base di Rémy Martin XO, pisco, vino rosso Morgon 2021 infuso con eucalipto e pesche bianche, Pedro Ximénez, verjus, soda alla pesca e gelsomino.
Per il servizio dei cocktail e dei vini al tavolo, la gestione ha messo a punto due carrelli di fattura artigianale che esaltano la formula sartoriale del locale il cui team include, oltre ad Angeloni, Clement Gosselin, Flavio Giarracca, Francesco Lanfranchini, Henry Gould, Lara D’Ascoli, Chiara Marchica, Cecilia Saracco, Gabriele Cerri, Bradley Simms e Dariusz Strycharz.
Blue Bar
Marcello Cauda, bar manager del Blue Bar (Photo courtesy Blue Bar)
Dal Connaught, dopo una breve passeggiata, raggiungiamo il cinque stelle The Berkeley e il suo leggendario Blue Bar. Inaugurato nell’ottobre 2000, è noto per essere un vero e proprio scrigno di eleganza per il caratteristico colore blu Lutyens, un blu pervinca creato da diverse sfumature di blu, che distingue gli interni del locale creati dal grande designer David Collins scomparso nel 2013.
Oltre ai suoi cocktail innovativi e all’arredamento unico, il Blue Bar vanta anche il primato di essere un piccolo tempio della musica di tendenza con dj set spesso affollatissimi, frequentato in passato da personaggi famosi come Madonna. Nei primi anni Duemila, l’artista di origine italiana essendo una cliente abituale e una grande amica di David Collins permise al locale di utilizzare in una sua compilation un raro mix di un brano di successo dell’epoca (2000), Music.
Per quanto riguarda la proposta beverage, il bar manager Marcello Cauda, coadiuvato dalla supervisore Valentina Pucci e dal capo barman Giovanni Bruno, ha lanciato la scorsa estate una nuova drink list che si chiama Blue Move. Comprende 12 cocktail (prezzo medio dei cocktail: 25 sterline) che traggono ispirazione dalla storia musicale del Blue Bar, con il menu fisico che somiglia alla copertina di un vinile. Come spiega Cauda, Move è anche un’espressione concreta dell’ambiente dinamico che caratterizza il locale: «Siamo controcorrente rispetto ai tradizionali bar di alberghi a 5 stelle dove tutti devono restare seduti. Qui diamo la possibilità agli ospiti di muoversi e persino di ballare».
Tra i drink più rappresentativi I’m Blue (Grey Goose, Everleaf Marine, Amarico, Palette Roots, shrub di longan, shrub di litchi e passion berries, soda al Fever-Tree Pink Grapefruit e un’aria di pesca e gelsomino), un cocktail che vuole trasmettere tutta la vibrante atmosfera del locale.
Scarfes bar
Photo courtesy Scarfes Bar
Vicino a Covent Garden si trova il Rosewood Hotel che ingloba il sofisticato Scarfes Bar. Inaugurato nel 2014, propone musica jazz dal vivo praticamente ogni sera. Ispirato all’atmosfera di un salotto aristocratico, il bar prende il nome dall’artista e fumettista britannico Gerald Scarfe. Le sue provocatorie opere d’arte decorano le pareti in marmo, trasformando il locale in una tela vivente, descritta dallo stesso Scarfe come “la mia personale galleria d’arte, dove puoi vedere tutta la mia vita”.
Il direttore Martin Siska e il responsabile della mixology Yann Bouvignies (dallo scorso gennaio alle prese con l’apertura del bar del Rosewood Hotel di Amsterdam) sono gli artefici della drink list e guidano un bar team, anche in questo caso formato in gran parte da professionisti italiani, che include Marco Maiorano, Mirko Furci, Andrea Carella, Carmine Marano, Luca Romeo, Arturo Burzio, Leonardo Giacomello, Justinas Sereicikas, Ethan Jones, Cynthia Wong, Gabriel Matache e Umberto Salvati. Uno staff che si divide tra il lavoro dietro al bancone e quello nel laboratorio interno dove sono impegnati a creare sciroppi, fermentati e distillati home made. Nelle serate più affollate, il bar arriva a servire anche oltre 800 cocktail. Un record per un bar d’albergo.
Scarfes vanta una lunga tradizione di drink list che sono entrate nella storia della mixology londinese e non fa eccezione il loro ultimo menu denominato 10 (prezzo medio dei cocktail: 21 sterline). Non si tratta di un numero a caso, ma del numero di anni di attività del locale che quest’anno festeggia il suo decimo compleanno. La lista è dedicata ai bartender, ai musicisti storici che hanno suonato nel locale e ai suoi clienti più fedeli e presenta 10 cocktail “best of”, selezionati dal repertorio storico del bar, e 10 nuove creazioni del team attuale. Tra i grandi successi degli ultimi anni spicca On Yer Bike, twist del Julep a base di bourbon Michter’s, distillato di barbabietola, cacao e succo di peperone giallo. Tra i signature di nuova concezione, sta riscuotendo molto successo Higher Power, un drink amaro e floreale preparato con Campari, rabarbaro, ibisco e cream soda e servito in una bottiglia celebrativa del decimo anniversario. Infine, da non dimenticare che in riconoscimento dell’importante contributo alla scena bar della capitale, il locale è entrato nell’ultima prestigiosa lista dei 50 migliori bar del mondo, piazzandosi a un più che onorevole 41esimo posto.
Satan’s Whiskers
Photo courtesy Steven Joyce – Satan’s Whiskers
Da Scarfes Bar, ci dirigiamo verso est, nel quartiere di Bethnal Green, per visitare Satan’s Whiskers, un altro locale presente nella lista dei World’s 50 Best Bars (al 28º posto nel 2023). Satan’s Whiskers prende il suo nome dell’era del Proibizionismo ed è famoso per i suoi classici ben realizzati. Per capire meglio cosa lo rende unico, abbiamo chiesto a Hamish Smith, redattore della rivista Class ed esperto di spicco della scena bar di Londra. «Questo è un bar – racconta il giornalista – che non bada tanto ai proclami o al marketing. Niente lanci annuali di menu, nessun evento al di là di qualche ospitata e i cambiamenti dello staff non vengono comunicati pubblicamente al di fuori dei social media. Satan’s è solo Satan’s: qui si tratta di fare, non di parlare».
Lo staff, oltre a includere il fondatore Kevin Armstrong, allinea il bar manager Emilio de Salvo insieme a Daniel Waddy, Jelena Kovačević, Keïla Urzaiz de Calignon, Yoann Tarditi, Ollie Sagerström Blom e Mia Kumari, vincitrice del Premio Bartender dell’Anno della rivista Class.
Come spiegato dal proprietario Kevin Armstrong in una conversazione con Hamish Smith, il team è la chiave del successo di Satan’s Whiskers. Tutto inizia con la selezione del personale: «Sono contento quando vedo dipendenti che restano a lavorare con noi per almeno due anni. Il campanello d’allarme più grande è quando vedi qualcuno che dopo sei mesi decide di lasciare il bar. In soli sei mesi non si può ottenere molto: non si riesce a creare una relazione e un proficuo rapporto di lavoro». Per Armstrong, le risorse umane sono vero il “motore” e centro dell’attività. Un “motore” che va continuamente curato «Se i risultati economici sono positivi, il team riceve aumenti salariali. Non solo. Anche bonus e un regalo a Natale. Facciamo pure attività di team building, per esempio organizziamo pranzi con tutto lo staff nei migliori ristoranti di Londra». A tal proposito, per chi volesse saperne di più, vi consigliamo di leggere Roundbuilding, manuale scritto da Armstrong insieme al bartender Daniel Waddy.
Ogni giorno, il team propone una lista di classici consigliati (prezzo medio dei cocktail: 11 sterline) selezionati da un database di 900 ricette. Quando Bargiornale ha visitato il locale, il menu del giorno includeva, tra gli altri, White Russian, Tom Collins, Sazerac e Negroni Sbagliato.
Amaro Bar
Photo courtesy Amaro Bar
Concludiamo il nostro tour londinese nel quartiere di Kensington all’Amaro Bar: locale da 38 posti aperto da un team di ex barman italiani di hotel a 5 stelle, tra i quali il fondatore Elon Soddu, il direttore beverage Victor Maggiolo, il bar manager Alessandro Barbari e il barman Mattia Rovai. Il loro obiettivo iniziale era creare una raffinata interpretazione di un bar di quartiere. E ci sono riusciti. Aperto alla fine del 2021, l’Amaro Bar ha già raccolto innumerevoli riconoscimenti ed è stato inserito nella lista dei primi 10 migliori nuovi cocktail bar internazionali ai Tales of The Cocktail Spirited Awards 2022. Il suo segreto? Aver saputo combinare con successo la minuziosa attenzione ai dettagli, tipici di un bar di un hotel luxury, con l’accoglienza di un locale indipendente.
Distribuito su una superficie di 75 mq vanta un elegante pavimento in marmo bianco, un banco in granito nero lungo 5 m e uno spettacolare retrobanco in onice retroilluminato. Il suo punto di forza sono i cocktail classici rivisitati (prezzo medio dei cocktail: 15 sterline). Un esempio è il Banana Gimlet, drink che mantiene la struttura di un Gimlet, ma con un sapore dominante di banana, ottenuto attraverso l’estrazione dei liquidi del frutto tropicale con una centrifuga. Un mix rinfrescante che si distingue per le note nocciolate del Marsala miscelato insieme a rum Havana Club 3 anni, liquore alla banana home made e cordiale di succo di banana chiarificato. In lista anche il Kiwi Margarita (40 ml Tequila blanco, 25 ml cordiale di kiwi, 15 ml liquore di kiwi fermentato, 5 ml di triple sec, 7,5 ml soluzione citrica): si tratta di una versione fruttata di un classico Margarita, che conquista grazie alla sua consistenza setosa.
La Capitale
Gli appassionati di cocktail non avranno problemi ad adattarsi a Londra, che copre l’intero spettro di esperienze da bar. Ma ciò che rende la scena dei cocktail londinese così particolare è che continua a guidare il mondo in termini di concetti e cocktail innovativi. Che si tratti dell’esperienza del bar di un hotel di nuova generazione allo Scarfes Bar, delle sessioni di vinili a tarda notte al Blue Bar, dei sapori affascinanti delle bevande e del cibo al Kwant, Londra continua a ispirare.
English version
London superstar of the mixology scene
In the modern cocktail era, London has become the undisputed cocktail capital of the world in part thanks to the contribution of Italians and other foreign talent, like Agostino Perrone, Salvatore Calabrese, Simone Caporale, Alessandro Palazzi, Erik Lorincz and Alex Kratena. So when the UK voted to withdraw from the European Union on 31 January 2020, many feared the worst for the London bar scene.
However, a recent trip to London revealed quite the contrary. Unlike the situation here in Italy and in many parts of the world, bars in London are thriving and packed to the brim most days of the week. You can also still get by speaking Italian in most bars, with many Italians still making London their home despite the more complicated bureaucracy since Brexit.
Selvi Panepinto, who recently moved from Milano to London to work as the general manager at Sweeties of The Standard London, shared his thoughts on bartending in the UK. “Unlike Italy, there is a minimum wage in the UK and it increases all the time, which allows even junior bartenders to have a decent quality of life in London. In addition, the contracts here give you a minimum of two days off, giving you a better work-life balance. In terms of career growth for a bartender, London is an ideal environment since many top professionals make their home here. I believe that London is a very attractive option for a bartender looking to further their career.”
London has also seen exciting new openings over the past couple years. Joining industry icons like The Connaught Bar and The Dukes Bar are new kids on the block like The Red Room, Amaro Bar, and Kwant Mayfair. Here we take you on a bar tour of some of the best that London has to offer, with bars that appeal to all walks of life, from the casual neighborhood bar to the luxurious hotel bar.
Kwant
Kwant Mayfair was the most highly anticipated opening in London in 2023. This should come as no surprise, given that founder Erik Lorincz is one of the leading bartenders of the modern age of cocktails. After reaching great acclaim with his darker basement level Kwant on Heddon St, Lorincz has moved to a brighter ground level space on Stratton St, a hop, skip and a jump from the Green Park subway station.
The new Kwant is gorgeous. The interior features high ceilings and massive windows, a hand-painted Polynesian-patterned wall and a massive rectangular bar island reminiscent of Insider bar in Moscow. Taking advantage of the natural lighting passing through the large windows, Kwant now opens earlier at 4PM, catering to the modern cocktail guest who prefers imbibing earlier in the evening compared to pre-pandemic times. To the right of the bar counter, your eyes will be drawn towards Erik’s impressive vintage bottle collection which are on display in a special bottle cabinet – more on that later.
When Erik Lorincz is away from London on business, Kwant operates flawlessly thanks to the strong team including bar manager Gento Torigata and bartenders Luca Porfilio, Gabriel D’Alessandro, Naonari Abe, Pedro Luis, Giusy Castaldo, and Andrea Cilli, all dressed elegantly in a trademark white jacket. The team at Kwant have crafted an impressive menu of twenty-something signatures (average price of cocktails £17), all served in custom-designed glassware. Highlights include “See The Sea”, a marine-inspired wet Martini cocktail with Ford’s gin, langoustine distillate, Tio Pepe fino sherry, Cocchi Americano and sea oil. One of the most popular highballs in London is the savory but smashable “Come as You Are” with Michter’s bourbon, miso, black cardamom, citrus, oat and agave.
Kwant has an intriguing list of vintage cocktails, including a £500 Vesper Martini with Gordon’s gin (1950s), Smirnoff vodka (1960s) and Lillet (1956). A more accessible vintage tipple is Erik’s Daiquiri with Bacardi Superior Blanc 40% ABV (1980s), lime and sugar.
Kwant also features an excellent bar food menu thanks to chef Joni Ketonen (ex-The Fat Duck). An absolute must is “Cheddar” with Barbers 1833 vintage cheddar, brown cheese, pickled celeriac, orange blossom honey and cobnut. Although Kwant is usually no reservations, you can book a seat at Ketonen’s tasting menu experience (Tuesday to Saturday), allowing you to sample the chef’s best seasonal dishes.
The Red Room
Staying in Mayfair, our next stop is the iconic The Connaught. Launched in September 2021, The Red Room is the hotel’s latest bar, joining the award-winning The Connaught Bar, the intimate Coburg Bar, and the hidden The Champagne Room. The Red Room features a collection of red artworks by four important female artists, Louise Bourgeois, Jenny Holzer, Ti-a Thuy Nguyen and Trina McKillen. The space was designed by Bryan O’Sullivan, who aimed to create the feel of an eclectic art collector’s living room. The protagonists at The Room Room are the bar counter, with dazzling pink onyx and jewel-like molded lamps, and the fireplace made of Italian marble, above which hangs the ‘I Am Rouge’ work by French-American artist Louise Bourgeois.
The Red Room focuses on wine-based cocktails and outstanding wines, taking advantage of The Connaught’s 30000-bottle collection. Two hand-made trolleys, which were crafted from the same marble as the fireplace, have been fashioned for the refined wine service at The Red Room.
In collaboration with Director of Mixology Agostino Perrone and Assistant Director of Mixology Giorgio Bargiani of The Connaught, Oscar Angeloni, the bar manager at The Red Room, has developed a cocktail list “The Art of Colors” inspired by the connection between colors, art and emotions. The Red Room’s team, which also includes Clement Gosselin, Flavio Giarracca, Francesco Lanfranchini, Henry Gould, Lara D’Ascoli, Chiara Marchica, Cecilia Saracco, Gabriele Cerri, Bradley Simms and Dariusz Strycharz, explore the different shades and hues of wines and how they evoke changes in mood and perspective (average price of cocktails £23).
The Red Room also has a section dedicated to the best-selling drinks over the bar’s two-year history. The most well-known of The Red Room classics is the suitably named Red, with Remy Martin XO, Pisco, Morgon 2021 red wine infused with eucalyptus and white peaches, Pedro Ximenez, verjus, peach and jasmine soda.
Blue Bar
From The Connaught, we take a short stroll through Hyde Park to reach the modern chic hotel The Berkeley and its legendary Blue Bar. First opened in October 2000, the Blue Bar is known for its signature Lutyens blue, created by late designer David Collins from 50 different shades of blue.
Other than its innovative cocktails and unique interior, Blue Bar has long been known for its music, in part thanks to former habitué Madonna. Being a regular guest of the Blue Bar and a close friend of David Collins, she even allowed the team to use a rare mix of ‘Music’ on one of their popular DJ vinyl session compilation albums. Today, Blue Bar hosts exclusive vinyl-only DJ sets from Thursday to Saturday and its state-of-the-art decks sit against a stunning floor-to-ceiling blue tassel backdrop.
Blue Bar is going stronger than ever, with an original cocktail list launched last summer by bar manager Marcello Cauda, bar supervisor Valentina Pucci and head bartender Giovanni Bruno. The menu is called “Blue Move” and its 12 cocktails (average price of cocktails £25) take inspiration from the Blue Bar’s musical history, with the physical menu mimicking a vinyl sleeve. The “move” element comes into play by the application of a Moiré Art designed by artist Takahiro Kurashima, which reveals a game of motion when patterns are superposed. As explained by Cauda, “Move” was also inspired by the dynamic environment at Blue Bar: “At Blue Bar we are going against the grain for a classic 5-star hotel bar where everyone needs to stay seated. Here we give the chance to guests to move around and even dance at Blue Bar.”
The cocktail menu highlights include “I’m Blue”, a refreshing disco-inspired drink (Grey goose vodka, Everleaf Marine, Amarico, Palette Roots a shrub of longan, lychee and passion berries, topped with Fever Tree grapefruit soda with a peach and jasmine air) and “Mirror Martini”, a fruity and dry gin-based cocktail which blends aperitif wines and is served in a mirror-coated martini glass, in homage to the signature mirrors on the wall.
Scarfes Bar
Close to Covent Garden is Rosewood London and its sexy and sophisticated Scarfes Bar. First opened in 2014, the high-octane Scarfes Bar features live jazz music every night. Inspired by the atmosphere of a drawing room, the bar was named after the British artist and caricaturist Gerald Scarfe. Gerald’s own collection of conversation-provoking paintings adorn the marble walls, transforming Scarfes Bar into a living canvas, described by Scarfe as “my personal art gallery, where you can see my life on these walls”.
Director of Bars Martin Siska and Head of Mixology Yann Bouvignies lead the bar’s cocktail program. The sizable and gifted mixology team, again mostly Italian, also includes bartenders Marco Maiorano, Mirko Furci, Andrea Carella, Carmine Marano, Luca Romeo, Arturo Burzio, Leonardo Giacomello, Justinas Sereicikas, Ethan Jones, Cynthia Wong, Gabriel Matache, and Umberto Salvati, create their own home-made syrups, ferments and distillates within an in-house laboratory, a rare luxury for a hotel bar. Impressively, the bartenders make about 800 cocktails on busy nights, making Scarfes Bar one of the few high volume hotel bars in London.
Scarfes has a long history of exciting menus and their latest menu ‘10’ continues this tradition, with serves showing finesse and innovative flavors (average price of cocktails £21). ‘10’ is a celebration of the 10-year anniversary of Scarfes, and is dedicated to the bartenders, resident musicians and the loyal guests throughout the history of the bar. ‘10’ features ten “best of” signatures along with ten new creations from the current team. Of the greatest hits, a standout is the Julep style “On Yer Bike” with Michter’s bourbon, beetroot and cocoa and yellow bell pepper. The sweet corn and vanilla flavors from the bourbon is complemented by veggie and savory notes from the yellow bell pepper juice, hearty taste from the beetroot distillate and bitterness from the cocoa. From the new signatures, the bitter and floral “Higher Power” is a must, featuring Campari, rhubarb, hibiscus and cream soda served in a commemorative 10-year anniversary Scarfes Bar bottle.
Scarfes has become a darling of the cocktail scene in London thanks to the unrivaled mix of playful yet refined drink lists, sociable bartenders, and exceptional live music. In recognition of its important contribution to the London drinking scene, this year Scarfes Bar made the coveted World’s 50 Best Bars list, placing no. 41.
Satan’s Whiskers
From Scarfes Bar, we head east to the Bethnal Green neighborhood to visit Satan’s Whiskers, another bar on the World’s 50 Best Bars list (No. 28 in 2023). Satan’s Whiskers takes its name from the prohibition era cocktail and is internationally acclaimed for its well-made classics. Satan’s Whiskers has been adored by the bar community since it first opened in 2013. But in addition to attracting industry types, Satan’s Whiskers is a hit with regular consumers, who are attracted to its no-frills simplicity, warm hospitality, reliably high-quality serves and a hip-hop soundtrack with serious head nod factor.
To better understand what makes Satan’s Whiskers tick, we looked to editor of CLASS bar magazine Hamish Smith (see “The Devil’s In the Detail” in the winter edition of CLASS), a leading expert of the London bar scene. “This is a bar that doesn’t deal in sharp hooks and piercing headlines. No annual menu launches, no marketing events beyond the odd guest shift, and what personnel changes there are aren’t publicly communicated outside of social media. Satan’s is just Satan’s – it’s about the doing, not the talking.”
The Satan’s team includes founder Kevin Armstrong, bar manager Emilio de Salvo, along with Daniel Waddy, Jelena Kovačević, Keïla Urzaiz de Calignon, Yoann Tarditi, Ollie Sagerström Blom and CLASS bar magazine bartender of the year Mia Kumari. As explained by owner Kevin Armstrong in a conversation with Hamish Smith, their strong team is the key to the success of Satan’s Whiskers. It all starts with recruiting: “I like to see bartenders come for a minimum of two years. The biggest alarm bell is when you see someone who has spent six months at a bar. You can’t achieve much in six months, and familiarity is good for business.” Although costs are sky high these days, Armstrong prefers to invest in the team, rather than seek profits for himself. “If the business is doing okay, the team gets pay raises. They’ll get a bonus and a gift at Christmas and we take them out on regular lunches at London’s best restaurants.” For more insights on all the little details that add up to make Satan’s Whiskers such a good bar, we encourage you to read the book “Roundbuilding”, which Kevin Armstrong penned together with long time bartender Daniel Waddy.
The bar team comes up with a list of daily recommended classics (average price of cocktails £11), that are selected from a database of 900 different recipes that they have perfected over the years. When visited by Bargiornale, the daily menu featured classics White Russian, Tom Collins, Sazerac and Negroni Sbagliato. The constantly changing menu means that even if you live in Bethnal Green, every drinking experience will be different at Satan’s Whiskers.
In executing its well-made classics, the secret is using top quality products. Kevin Armstrong’s team performs rigorous blind tasting of all possible spirits and liqueurs and multiple recipe variations when perfecting their drinks. The same process is also repeatedly applied in deciding which bottles to feature on Satan’s Whiskers ever evolving back bar.
Amaro Bar
If you ask any London-based bar fly or bartender to come up with a top five list, more than likely Amaro bar will be named. And so, we justly end our night in Kensington at the 38-seat Amaro bar, opened by a team of Italian ex 5-star hotel bartenders, including founder Elon Soddu, beverage director Victor Maggiolo, bar supervisor Alessandro Barbari and bartender Mattia Rovai. Their goal with Amaro bar was to come up with an elegant twist on a neighborhood bar.
Opened at the end of 2021, Amaro bar has already gained the acclaim of cocktail lovers, shortlisted among the top 10 best new international cocktail bars at Tales of The Cocktail Spirited Awards 2022. Amaro bar is a nod to Italy and its drinking heritage, but the bar name also suggests a fondness of classic flavors. Amaro Bar successfully marries exceptional service and meticulous attention to detail of a five-star hotel bar with the coziness of an independent venue. The 75-square-meter venue features an elegant white marble floor, a 5-meter-long black granite bar and a spectacular backlit-onyx backbar.
Amaro bar skillfully reimagines classic cocktails (average price of cocktails £15), with several of their signatures already the talk of town. One such drink is the Banana Gimlet, which has the structure of a gimlet but with a banana-forward flavor, obtained through the extraction of the fruit’s liquids with a centrifuge. The savory and refreshing drink features the nutty notes of Marsala wine, Havana Club 3yo, home-made banana liqueur, and clarified banana juice cordial. Then there is the Kiwi Margarita (40ml tequila blanco, 25ml kiwi cordial, 15ml fermented kiwi liqueur, 5ml triple sec, 7.5ml citric solution), a fruity and fresh take on a classic Margarita, with a distinctively silky texture thanks to the team’s in-house Kiwi preparations.
No visit to Amaro bar is complete without trying Dec’s Martini, dedicated to Declan McGurk, former mentor of Amaro bar’s team at the times when they worked together at the Savoy. The cocktail takes the Martini to new heights by combining 40 ml of Boatyard Gin, 15 ml of Cocchi Americano and 5 ml of mezcal. Dec’s Martini is served ice cold from the freezer from a specially designed bottle featuring a sketch portrait of Declan. Not to rest on their laurels, Elon Soddu and the Amaro bar team have just launched their second bar Twice Shy, and it’s already the talk of town.
The Capital
The cocktail enthusiast will have no trouble fitting in in London, which covers the entire spectrum of bar experiences. But what makes London’s cocktail scene so distinct is that it continues to lead the world in terms of innovative concepts and cocktails. Whether it be the next-gear hotel bar experience at Scarfes Bar, the late-night vinyl sessions at Blue Bar, the spellbinding flavors of the drinks and food at Kwant, London continues to inspire.