Arabica Coffee Cask Finish, la nuova release di Santa Teresa 1796
La nuova edizione speciale del rinomato rum venezuelano affina 3 mesi in botti di quercia bianca americana in precedenza utilizzate per invecchiare un cold brew a base rum

È una chicca capace di appagare i palati più esigenti sia degli appassionati di rum sia dei cultori del caffè Santa Teresa Arabica Coffee Cask Finish, la nuova edizione speciale di Santa Teresa 1796. Distribuito, come tutta la gamma del marchio, in esclusiva nel fuoricasa da Gruppo Meregalli, l’ultimo nato prende origine dal classico Santa Teresa 1796, il pluripremiato rum venezuelano Solera tripla maturazione, che in questo caso vede una ulteriore fase di lavorazione: un passaggio per tre mesi in botti di quercia bianca americana usate in precedenza per l’invecchiamento di un cold brew a base di rum. Un processo di produzione artigianale ancora più lungo e meticoloso di quello tradizionale che dà vita al Santa Teresa 1796 al quale conferisce un accattivante aroma e sapore di caffè, migliorandone la profondità e il carattere in modo del tutto naturale, senza alcun uso di additivi.

Un processo lungo e meticoloso

Un processo che prende il via con un’accurata selezione dei chicchi di caffè. Quelli utilizzati sono esclusivamente di caffè Arabica di alta qualità, coltivati biologicamente, tostati a livello medio e macinati grossolanamente sotto la guida dei maestri distillatori del marchio presso l’Hacienda Santa Teresa, nella valle di Aragua, in Venezuela. I chicchi vengono quondi sottoposti a un processo di cold brew utilizzando però un rum invecchiato quattro anni, invece di acqua. La miscela viene messa a riposare in botti di quercia bianca americana selezionate, dove resta per sei mesi, permettendo così alla botte di aggiungere maturità e complessità mentre assorbe le ricche note di caffè.

Al termine di questo periodo, il cold brew viene estratto e al suo posto nella botte viene introdotto il Santa Teresa 1796, che vi riposa per tre mesi. Rum a sua volta prodotto da un blend di distillati invecchiati da 4 a 35 anni in botti di quercia ex bourbon e, successivamente, attraverso il metodo artigianale Solera, del quale l’Hacienda, guidata dalla quinta generazione della famiglia Vollmer è stata pioniera in Venezuela.

Perfetto anche per la miscelazione

Da questo processo nasce Santa Teresa Arabica Coffee Cask Finish (alc 46% in vol) che si caratterizza al naso per le ricche note di caffè appena fatto, cacao, legno carbonizzato, vaniglia e mandorle tostate e armonico al palato, con le note di caffè che si fondono con note terrose, di zucchero di canna, di fave di cacao, tabacco e frutta secca. Un distillato ideale sia da servire liscio o con ghiaccio sia da utilizzare in miscelazione, in particolare per originali versioni di classici come l’Old Fashioned, il Carajillo, lEspresso Martini, cavalcando così la passione in crescita dei consumatori per i cocktail a base di caffè.

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I magnifici sette premium spirits firmati Agostino Arioli
Amaro Marasso, Gin Drytto, Aperitivo Capparis e la mini gamma Albedo, 4 distillati di birra diversamente lavorati, uno in purezza, gli altri tre affinati in botti di Moscato Giallo Altoatesino, Rhum della Martinica e whisky torbato. Sono i sette magnifici liquori e distillati prodotti da Birrificio Italiano Spirits di Agostino Arioli.

Cosa ti puoi aspettare da una mente vulcanica come quella di Agostino Arioli?

Una lunga striscia di iniziative di successo. Fondatore nel 1996 di una tra le prime imprese di birre artigianali non pastorizzate, non filtrate e senza additivi, come il Birrificio Italiano di Lurago Marinone (Como). Inventore della Tipopils, prima birra a bassa fermentazione lavorata con dry hopping (aggiunta a freddo di luppolo dopo la fermentazione) che ha dato vita a una vera e propria tipologia come Italian Pils, recentemente entrata a buon diritto come style riconosciuto nel concorso internazionale della BA-Brewers Association (Usa).
Insieme con altri personaggi come Teo Musso (Baladin) e Giampaolo Sangiorgi (Birrificio Lambrate) fondatore nel 2000 di UnionBirrai, associazione per la tutela, promozione, valorizzazione e rappresentanza dei piccoli birrifici indipendenti italiani.
Innovatore e alchimista per vocazione, Agostino Arioli fonda nel 2019 Strada Ferrata, laboratorio di studio dei processi di fermentazione, birrificazione e distillazione, da cui prende vita nel 2023 l’impianto di produzione Birrificio Italiano Spirits a Limido Comasco.
Qui mette a punto 7 tra liquori e distillati premium: Amaro Marasso, Gin Drytto, Aperitivo Capparis e la mini gamma Albedo, 4 distillati di birra diversamente lavorati, uno in purezza, gli altri tre affinati in botti di Moscato Giallo Altoatesino, Rhum della Martinica e whisky torbato.

La presentazione è avvenuta di recente al Birrificio Italiano di Milano, moderno brewpub forte di 20 spine di birre artigianali, proprie e ospiti, aperto sempre da Agostino Arioli nel 2017 via Ferrante Aporti 12, nei pressi della Stazione Centrale.

«Sono un mastro birraio indipendente e da trent’anni faccio birra inserendo nelle ricette spezie e botaniche particolari dichiara Agostino Arioli – con il tempo ho dunque sviluppato una certa sensibilità negli abbinamenti, con l’obiettivo di ottenere profili organolettici nuovi, diversi ma sempre equilibrati nel gusto. Questa mia lunga esperienza confluisce oggi nel Birrificio Italiano Spirits, progetto che nasce ambizioso non tanto in termini di numeri o fatturato, ma di ricerca e innovazione, come succede in ogni laboratorio artigianale nel quale con impegno e passione, ripetuti assaggi ed esperimenti, ci si dedica allo sviluppo di un prodotto, in questo caso sette distillati. Come nelle mie birre così per gli spiriti conclude Ariolila cosa che tengo a sottolineare è questa indipendenza, un valore che accompagna da sempre Birrificio Italiano e che consente da un lato di svolgere bene il nostro lavoro, controllando direttamente l’intera filiera, dall’altro di proporre al nostro cliente un prodotto di alta qualità».

Amaro Marasso, il digestivo col morso

Già premiato nel 2023 a Londra agli International Spirits Challenge, Amaro Marasso è il prodotto di punta del nuovo Birrificio Italiano Spirits. Il liquore si presenta con il payoff aggressivo “il digestivo col morso”, con una comunicazione un po’ arrogante e sfrontata ma sempre con il sorriso, in ogni caso controcorrente.
Marasso infatti è il nome di un serpente  della famiglia viperidi (diffuso anche in Nord Italia) ma senza morso velenoso quindi non pericoloso per l’uomo ma è soprattutto un amaro, amaro veramente, con la lingua biforcuta e che non accetta compromessi. Povero di zucchero, ricco di botaniche, ne vanta ben 16 che partono dalle radici per arricchirsi di tutte le componenti di una pianta immaginifica; cortecce, bacche e spezie, risalendo fino a foglie e fiori, dalla terra fino al cielo. Insomma non la solita storia. Tra queste botaniche pepe rosa, dragoncello e finocchietto ingentiliscono il digestivo regalando aromaticità. In etichetta campeggia un serpente stilizzato rosso mattone, a riprendere le sfumature del liquido contenuto nella bottiglia.
Non filtrato a freddo, 30% di volume alcolico, venduto in bottiglie da 70 cl, si beve liscio, on the rocks ma anche miscelato nell’Amaricano, un americano con Marasso e vermouth o in un Massoni con cedrata.

Gin Drytto al cuore

Dritto e diretto al cuore, senza fronzoli come solo un London Dry Gin può essere. Ma il Gin Drytto, oltre che un’etichetta dalle scritte colorate verticali, è un gin secco, dalla personalità forte, impreziosito da 5 botaniche scelte: l’immancabile ginepro, angelica, coriandolo, combawa (kaffir lime) e pepe nero. Molto morbido all’assaggio nonostante i 45% gradi alcolici, si può bere liscio o on the rocks, ma il cocktail ideale è il classico Gin & Tonic, con un’acqua tonica il più possibile neutra.

Capparis, l’Aperitivo Mediterraneo con i capperi

Originale, leggermente sapido, Capparis è un “aperitivo mediterraneo”, un macerato alcolico di capperi di Pantelleria, abbassato a un grado alcolico del 22%, così da renderlo il perfetto aperitivo indipendente. Con i capperi, 4 botaniche caratterizzano ancor di più l’unicità del distillato: scorza d’arancia, pepe rosa, assenzio e quassia amara. In etichetta c’è un ritratto disegnato di donna, con fiori di cappero nei capelli e cucunci (frutti del cappero) al posto degli orecchini.
Anche qui bottiglie da 70 cl, si beve liscio, on the rocks oppure miscelato in un meraviglioso Dirty Capparis, con gin, Capparis e dry vermouth, da accompagnare all’appetizer preferito o al cicchetto veneziano per godersi la vita. Sulla nota sapida la fantasia vola sorseggiandolo in un twist del Bloody Mary al posto della vodka, o del Negroni in sostituzione del gin.

Albedo, poker di distillati di birra

Distillato alchemico di un blend di birre di Birrificio Italiano, Albedo è il nome di una gamma di quattro prodotti: uno in purezza (40° alc), gli altri tre (47° alc) caratterizzati da un passaggio in botti che hanno contenuto vino Moscato Giallo dell’Alto Adige per 4 anni, passaggio dal quale ricavano una particolare nota morbida. Di queste bottiglie un terzo completa l’invecchiamento nella medesima botte, il secondo terzo passa attraverso un finishing in botti da Rhum Agricole Aoc della Martinica, l’ultimo terzo è sottoposto a un passagio in botti di whisky torbato.

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Coupe 300° Anniversario, il cognac per i 300 anni di Rémy Martin
La celebre Maison de Cognac festeggia il suo tricentenario con un’edizione speciale, in sole 6724 bottiglie, creata dal cellar master Baptiste Loiseau. Un blend di preziose acquaviti che racchiude tutto l’heritage dell’azienda

300 anni vanno festeggiati alla grande. E alla grande li ha festeggiati Rémy Martin, fondata a Cognac nel 1724, i cui celebri distillati sono distribuiti in esclusiva nel nostro Paese da Molinari. Per celebrare i suoi tre secoli di storia la maison francese durante tutto l’anno ha dato vita a una serie di speciali iniziative attorno al tema We Dream Forward (“sogniamo avanti”), tra le quali la riapertura della Dimora storica, la scorsa primavera dopo decenni di ristrutturazione, e un contest, a suggellare il legame con la mixology, che ha coinvolto i bartender di alcuni dei migliori cocktail bar di tutto il mondo, e che in Italia è stato vinto da Paolo Sanna, bar manager del Convivium Bar del resort Monaci delle Terre Nere ai piedi dell’Etna (leggi Paolo Sanna è il vincitore italiano della Rémy Martin Bartender Talent Academy).

A chiusura dell’anno del tricentenario, Rémy Martin ha voluto impreziosire la torta di compleanno con la classica candelina: la Coupe 300° Anniversario, un cognac che racchiude l’heritage del marchio, legando passato, presente e futuro, che è stato un po’ il filo rosso di tutte le celebrazioni.

Omaggio al patrimonio della Maison, l’edizione speciale Coupe 300° Anniversario è stata creata dal cellar master (maestro di cantina) Baptiste Loiseau partendo dalla Réserve Perpétuelle di Rémy Martin, la preziosa collezione di eccezionali acquaviti provenienti esclusivamente dal terroir del Grande Champagne, l’area situata nel centro della regione del Cognac e nota per l’eccezionale qualità aromatica e invecchiamento delle sue acquaviti, custodite e tramandate da generazioni di cellar master.

Un’opera collettiva

Per La Coupe, Loiseau ha attinto alla precedente Coupe 290° Anniversario, a sua volta fatta con l’acquavite della 275° edizione, arricchendola con la propria selezione di acquaviti armoniose ed eleganti delle cantine della maison e del terroir del Grande Champagne. Il nuovo arrivato è quindi una vera e propria opera collettiva, che lega passato e presente. E che guarda al futuro. Anche parte del nuovo blend verrà infatti riservata, come da tradizione de La Réserve Perpétuelle, ai futuri cellar master, che la utilizzeranno per la prossima Coupe. Un processo, una storia e un’eredità che continuerà per le generazioni future.

Solo 6724 bottiglie

Realizzata in sole 6.724 bottiglie numerate, la Coupe 300° Anniversario è un raffinato cognac che colpisce già alla vista per il suo colore luminoso dalla tonalità ambrata. Il ricco profilo aromatico si apre con note fresche di arancia candita, accompagnate da quelle di frutto della passione, legno di sandalo, cuoio e spezie miste con un accenno di note floreali. Al palato è esplosivo ed elegante, con le sue note di frutta (candita, frutto della passione, fico, frutta esotica, noci) dalla lunga persistenza, che prolunga l’esperienza di degustazione, dalle quali emergono discrete note di rovere.

Il raffinato decanter

Da assaporare con calma, va servito in un bicchiere Cellar Master ed è custodito in un decanter in vetro, ispirato all’iconica forma del decanter della Coupe del 250° anniversario creata nel 1974, arricchito da linee in rilievo che richiamano il movimento in avanti del giavellotto del Centauro Rémy Martin, emblema della Casa dal 1870. Il decanter è contenuto in un cofanetto in legno con Qr code per accedere a contenuti digitali esclusivi.

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Approvata la parziale riduzione delle accise sulla birra, le positive reazioni AssoBirra e UnionBirrai
Prevista nella Legge di Bilancio 2024, la riduzione delle accise sulla birra focalizzata sulle produzioni medio-piccole fino a 60mila hl. Le positive reazioni dei produttori AssoBirra e UnionBirrai.

Pubblichiamo le due prese di posizione positive del presidente AssoBirra, Alfredo Pratolongo, sui tema della riduzione (parziale fino a 60mila hl) delle accise (imposte fisse) della birra, quella più recente del 18 dicembre e quella più articolata del 17 ottobre.

Inoltre pubblichiamo di seguito il comunicato, altrettanto positivo, del 17 dicembre di Vittorio Ferraris, direttore generale UnionBirrai, l’associazione dei piccoli birrifici indipendenti, .

A personale avviso dello scrivente, questa eterno tiramolla sulle accise dovrà, prima o dopo, finire, senza distinzioni dei volumi di produzione, per parificare il prodotto birra a quello vino (sempre senza accise) per un generale rilancio dei consumi e delle conseguenti imposte fiscali, normali e proporzionali (leggi Iva), dell’intero settore delle bevande alcoliche e poco alcoliche.

Milano, 18 dicembre 2024
«Negli ultimi 18 mesi confermata l’esistenza di una correlazione inversa tra l’aumento delle accise e la riduzione della competitività della produzione nazionale – afferma Alfredo Pratolongo, presidente AssoBirra.
Nel primo semestre 2024, preoccupa il forte incremento delle importazioni dalla Germania, dove la tassazione 4 volte inferiore rispetto a quella italiana rende di fatto più competitive le aziende che vogliono esportare nel nostro Paese».

Alfredo Pratolongo Presidente AssoBirra

Milano, 17 ottobre 2024
“In vista dell’approvazione della Legge di Bilancio 2025, AssoBirra chiede al Governo di ridurre le accise sulla birra di 2 centesimi e ripristinare gli sconti per i birrifici artigianali fino 60 mila ettolitri. Con questa misura, le accise scenderebbero a 2,97 euro per ettolitro grado Plato, cioè il livello precedente all’ultimo aumento, considerando che il mercato birrario è entrato in contrazione e ha perso oltre il 5%. Oggi più che mai, crediamo necessario dare certezze agli imprenditori che vogliono investire e quindi porre fine all’adozione di misure provvisorie”, dichiara il Presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo.

Prima della pandemia, il settore birrario aveva intrapreso un trend di crescita positivo, caratterizzato dallo sviluppo di nuove realtà artigianali, grandi investimenti industriali, il lancio di nuove birre e la spinta commerciale dei marchi storici italiani. Questi fattori avevano favorito un crescente impiego di materie prime agricole italiane e quindi l’adozione di ricette legate al territorio. Dopo la pandemia, esaurito il rimbalzo del 2022, le spinte inflattive e l’erosione del potere di acquisto hanno invertito bruscamente la tendenza: nel 2023 la produzione si è ridotta a 17,4 milioni di ettolitri, segnando un -5,02% rispetto al 2022, i consumi nazionali si sono fermati a 21,2 milioni di ettolitri, rispetto ai 22,5 milioni dei dodici mesi precedenti, con una contrazione del 5,85%.

Il primo semestre 2024 conferma questo campanello d’allarme: la produzione nazionale e il mercato interno continuano, infatti, ad essere in sofferenza. I consumi, pressoché piatti, sono in realtà alimentati prevalentemente dall’aumento delle birre prodotte fuori dall’Italia (con l’import che segna quota +10,2%).

«Le dinamiche degli ultimi 18 mesi confermano l’esistenza di una correlazione inversa tra l’aumento delle accise e l’andamento del mercato, in particolare la competitività della produzione nazionale”, spiega Pratolongo. “Dopo il primo aumento di gennaio 2023 il comparto è entrato in una contrazione che si è protratta dopo il secondo aumento a gennaio 2024. Nel primo semestre del 2024, i dati riportano un aumento delle importazioni da Paesi europei con una tassazione fino a quattro volte inferiore a quella italiana, consentendo alle aziende che esportano di essere di fatto più competitive, poiché il prezzo, soprattutto in un contesto di ridotto potere d’acquisto, ha un impatto significativo».

 Nonostante le difficoltà, il settore birrario continua a rappresentare un patrimonio per l’Italia, creando ricchezza e occupazione lungo una filiera che si sviluppa dal campo ai punti di consumo, quali bar e ristoranti di tutta Italia, impiegando 103mila persone e mantenendo legami solidi con le filiere agricole dalle quali le industrie birrarie acquistano pressoché la totalità del malto d’orzo prodotto in Italia.

L’accisa colpisce l’intera filiera: grava sui produttori, già alle prese con costi la cui crescita è ormai divenuta strutturale, riduce i margini degli esercenti e, infine, si ripercuote anche sul consumatore. Poiché l’accisa è anche gravata d’IVA, infatti, contribuisce alla costruzione del prezzo lungo tutta la catena del valore, aumentando progressivamente verso valle. Nel concreto, su una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa, mentre su una bottiglia da 0,66 cl in offerta, ovvero il formato più venduto nei supermercati italiani, l’accisa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita.

 «Per continuare a investire e mantenere competitività, la filiera della birra ha oggi bisogno di sostegno da parte del Governo” – afferma Pratolongo – Siamo consapevoli delle difficoltà del momento e, proprio per questo, chiediamo che la prossima Legge di Bilancio preveda una riduzione, anche minima ma stabile, delle accise sulla birra. La birra è, infatti, l’unica bevanda da pasto gravata da accise e il differenziale va ridotto. L’accisa, per la sua struttura, è una tassa regressiva che ha quindi un peso elevatissimo proprio sulle birre più popolari, sulle quali i consumatori pagano una tassazione iniqua”, conclude.

 

Legge di Bilancio, Unionbirrai: “Approvazione sconto d’accisa diviene cruciale supporto per produzioni birra artigianale italiana”

Milano, 17 dicembre 2024

L’innalzamento dello sconto d’accisa per i birrifici sino a 60mila ettolitri di produzione annua diviene realtà. La misura, già attiva per il biennio 2022-2023, è stata fortemente richiesta in più provvedimenti da Unionbirrai, l’associazione di categoria dei piccoli birrifici artigianali indipendenti, soprattutto per gli impianti di piccola taglia. Sono stati, infatti, approvati gli emendamenti alla Legge di Bilancio, in corso di discussione a Montecitorio, presentati dai gruppi di Lega e Fratelli d’Italia a prima firma degli onorevoli Mirco Carloni e Mauro Rotelli.

«Con un intervento economico limitato, il Governo sostiene concretamente le produzioni brassicole artigianali nazionali, dando quel supporto che per il settore, fatto di piccole e piccolissime imprese, rappresenta un volano determinante per la crescitadichiara Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai Un provvedimento che assume ancor più rilevanza alla luce della particolare congiuntura economica che sta attraversando il Paese. Non possiamo, dunque, che rinnovare un sentito ringraziamento al Parlamento, ad iniziare da Lega e Fratelli d’Italia che hanno con determinazione e grande sensibilità raggiunto questo risultato che per il nostro comparto significa davvero tanto. Permettiamo, così proseguedi ridare, infatti, ulteriore impulso al mondo brassicolo artigianale che, con le sue idee e il suo fermento, è stato in grado, in pochi anni, di rendere le sue produzioni un vanto del Made in Italy nel mondo. Ci auguriamo che il lavoro prosegua in modo corale attraverso uno snellimento della burocrazia e un ammodernamento delle norme affinché possano meglio rispondere alle esigenze di un settore fortemente in evoluzione. Unionbirrai conclude Ferrarisnon farà mai mancare il suo supporto».

Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai

Gli emendamenti sono stati accorpati nel corso della discussione e comportano una copertura economica complessiva inferiore ai 3 milioni di euro l’anno. Ambedue gli emendamenti innalzano dal 40 al 50 per cento lo sconto d’accisa per i microbirrifici sino a 10mila ettolitri di produzione annua, mentre quello Carloni si spinge anche oltre quello Rotelli, rinnovando lo sconto al 30 per cento per i birrifici sino a 30mila ettolitri e al 20 per cento per quelli la cui produzione annua non superi i 60mila ettolitri annui di prodotto finito.

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Xmas Beers, le tre migliori birre artigianali UnionBirrai per il Natale
In linea con una lunga tradizione europea dove le birre dedicate al Natale esistono da tempo per allietare le feste, anche l’Italia brassicola di UnionBirrai celebra queste speciali produzioni artigianali.

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Eureka cresce con lo stabilimento Mignon Factory
Ha una capacità produttiva di 700 macinacaffè al giorno. L’azienda ha presentato tre nuovi modelli; Single Dose Pro garantisce zero sprechi

Lo scorso giugno il nuovo show room di Eureka ha ospitato la seconda tappa del Master Coffee Grinder Championship, vinto in finale da Giuseppe Fiorini, mostrandosi quale spazio multifunzionale e multimediale a disposizione di professionisti e amanti del caffè di tutto il mondo per testare le ultime novità di settore.

Ora Conti Valerio aggiunge un ulteriore tassello al suo ambizioso programma di sviluppo aziendale che prevede, al suo completamento, il raddoppio dello stabilimento di Sesto Fiorentino, alle porte di Firenze. Il nuovo avveniristico stabilimento produttivo è il Mignon Factory, completamente dedicato alla produzione degli omonimi macinacaffè che da anni soddisfano le esigenze di professionisti e coffee lover. Vi lavorano 24 persone, occupa una superficie di 700 metri quadrati e ha una capacità produttiva di 700 macinacaffè al giorno.

Con questo investimento la Conti Valerio punta a implementare il mercato per i professionisti che cercano la giusta attrezzatura per la propria offerta specialty ed anche per il mercato domestico. «La linea Mignon, infatti – spiega Maurizio Fiorani, managing director – grazie alle sue performance professionali combinate alle ridotte dimensioni, rappresenta un best seller e un prodotto di riferimento per il segmento prosumer internazionale: Germania, Nord America, Regno Unito e Medio Oriente saranno i mercati su cui punteremo maggiormente, realtà in cui già oggi il marchio Eureka è affermato». Uno stabilimento è stato aperto lo scorso anno in Cina.

L’offerta di questo piccolo macinacaffè è declinata in più di venti soluzioni, realizzate per rispondere alle esigenze e preferenze dei vari mercati e dei singoli professionisti: può offrire infatti performance iper-automatizzate e velocissime, come pure più “semplificate”, attente a una macinatura più lenta.

Provenienti dalle nuove linee produttive, sono tre i nuovi modelli disponibili sul mercato. I brand di punta dell’azienda fiorrentina, Eureka 1920 e Eureka Oro, si arricchiscono con Libra 65 All Purpose e Mignon Libra 65 All Purpose, entrambi con sistema Ace, regolazione micrometrica continua brevettata, tecnologia Silent, forcella Hands-Free univesale regolabile, Instant Grind Weighing Technology e macina superiore senza fori da 65 mm di diametro; la granulometria varia tra espresso e brew. 

Single Dose Pro fa leva sulla versatilità dello stile di macinatura e sulla riduzione totale della ritenzione, garantendo zero sprechi. Ha macine piane Diamond Inside da 65 mm, regolazione micrometrica continua brevettata, tecnologia Silent, Blow Up System. La campana è da 45 gr e la produttività (g/s) di 2,5-3,0 per espresso, 3,0-4,1 per brew.

Per tutti i modelli le dimensioni sono contenute e il design ricercato.

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Bombay Sapphire colora Milano di blu con sei murales
L’iconica bottiglia blu del gin di Gruppo Bacardi è la protagonista dei sei murales realizzati in punti nevralgici della citta da sei street artist italiani

Sei murales realizzati da altrettanti street artist italiani impreziosiscono alcuni dei luoghi più suggestivi di Milano. È l’iniziativa che unisce arte, distillazione e miscelazione con la quale Bombay Sapphire rende omaggio e rafforza il legame con la città.

Con le loro opere realizzate ad hoc gli artisti coinvolti nel progetto, Nicholas Perra, Vim, Rosk, Fabio Petani, Alice Lotti e Rancy, hanno infatti voluto esplorare nuove interpretazioni della bellezza attraverso le innumerevoli sfumature di blu che caratterizzano la bottiglia del gin premium di Gruppo Bacardi e il piede e il gambo del ballon pwr il servizio dell’hero drink del marchio, il BombaySapphire&Tonic. Proprio il blu, nella sua infinita varietà di tonalità, dal blu zaffiro alla freschezza effervescente del gin, è il filo conduttore degli artworks che vanno a creare il tributo visivo al brand e alla città.

I sei murales

Scintillating crystallinity by Rancy – Via Canonica 37 (Arco della Pace)

La caverna di gemme e zaffiri scintillanti di Rancy, un tesoro creato dalla natura e custodito per tempo immemore da cui entra luce per far sì che si possa ammirare lo scintillio dei cristalli.

Unfathomable layered dephts by Vim – Piazza XXIV Maggio (Navigli)

L’opera realizzata da VIM cattura l’essenza di Bombay Sapphire attraverso il richiamo al mare, con il suo flusso inarrestabile che riflette il blu iconico della bottiglia. Il movimento dell’acqua conferisce dinamicità e leggerezza all’immagine, evocando la freschezza e il piacere del gin. La luminosità e la profondità, temi ricorrenti nel lavoro dell’artista, amplificano la suggestione della composizione.

Moment of connection by Giulio Rosk – Largo la Foppa (Brera)

Il murale di Giulio Rosk celebra l’amicizia e la condivisione attraverso l’immagine di due mani che si incontrano in un brindisi con Bombay Sapphire. L’opera utilizza i graffiti per ripetere come un mantra il nome del brand, aggiungendo dinamismo e creatività. Al centro, la bottiglia del gin equilibra l’opera e incarna l’essenza di un momento speciale di connessione.

Tantalising luminosity by Nicholas Perra – Via Prina 2 (Citylife)

Nicholas Perra con il suo murale esplora il tema della luce e della sua rifrazione in modo istintivo, rappresentato dalla linea bianca che attraversa la bottiglia. Un movimento fluido e spontaneo, simile a quello dell’artista che dipinge senza riflettere, crea una superficie monocroma che incornicia l’oggetto, amplificando la sua presenza e l’energia del colore.

Intriguing refractions by Alice Lotti – Porta Genova 5/3 (Tortona)

Up to the sky è il titolo dell’opera pensata da Alice Lotti, nella quale geometria, luce ed eleganza si fondono per rendere protagonista la bottiglia di Bombay Sapphire. Partendo dal brand pattern, l’artista ha creato una composizione che evoca giochi di riflessi e rifrazioni, un caleidoscopio di forme e colori ispirato alla volta celeste. Un’opera immersiva che cattura la magia e la preziosità del gin, dando vita alla sua essenza.

Cherishing nature’s bounty by Fabio Petani – Via De Castilla 22 (Porta Nuova) 

È invece ispirato alle essenze botaniche del distillato il murale firmato da Fabio Petani, celebrando così la bellezza delle piante che definiscono il gin e invitando a riscoprire la natura. La palette di blu e azzurri richiamano l’identità del marchio, mentre le forme geometriche e le figure botaniche creano un dialogo armonioso con l’ambiente circostante.

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L’impegno green di casa Optima
Il forte calo delle emissioni di CO2, dei consumi di energia e dei rifiuti. L’utilizzo di pack più green e la policy ambientale focalizzata su inclusione e valorizzazione di dipendenti e collaboratori. Il primo bilancio di sostenibilità del gruppo rende conto dei risultati ottenuti finora e degli obiettivi ambientali, sociali e di governance del suo percorso virtuoso

La sostenibilità, insieme alla qualità e all’innovazione, è uno dei pilastri che guidano l’attività di Casa Optima, gruppo italiano nel mercato del gelato artigianale, della pasticceria di eccellenza e del bere miscelato con i suoi otto marchi: Mec3, Giuso, Modecor, Pernigotti Maestri Gelatieri Italiani, Florensuc, Ambra’s, Blend e DOuMIX?. A dare conto dei risultati raggiunti su questo fronte è il Bilancio di sostenibilità 2023, il primo pubblicato dal gruppo, presente in 150 Paesi e con oltre 30.000 clienti serviti.

Frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto diversi team dell’azienda, il documento fa il punto in particolare sui progressi ottenuti tra il 2021 e il 2023 nel percorso intrapreso nei tre ambiti nei quali si declina il concetto di sostenibilità, ambientale, sociale e governance. Un percorso virtuoso che prevede ambiziosi target, in sintonia con quelli fissati nell’Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

In forte calo emissioni e rifiuti

Un primo importante risultato è stato conseguito da Casa Optima nella riduzione delle emissioni in atmosfera di gas a effetto serra derivanti da consumi diretti e indiretti, calate nel 2023 di oltre il 45% rispetto al 2021. Non meno rilevante il calo dei consumi energetici, diminuiti del 7% sui consumi normalizzati sui kg prodotti.

Con la stessa percentuale, -7% sui kg prodotti, è stata ridotta la produzione di rifiuti rispetto al 2022 nei cinque stabilimenti del gruppo, quello a San Clemente (Rimini) dove c’è la sede centrale, a Cuvio (Varese), a Bistagno (Alessandria), ad Amiens (Francia) e a Cotia, nello stato di San Paolo in Brasile. Inoltre, il 99% dei rifiuti è stato destinato al recupero.

In questo percorso virtuoso rientra anche la scelta di andare verso l’utilizzo di pack finali sostenibili: grazie al lavoro dei team di ricerca e sviluppo, secchi e taniche sono ora in polipropilene 100% riciclabile e le latte sono in acciaio, anche questo materiale totalmente riciclabile, mentre nei pack di pasticceria è stato eliminato il 99% delle spugne in materiale plastico.

Qualità sempre più green

La sostenibilità si abbina poi alla qualità per quanto riguarda l’approvvigionamento delle materie prime, il cui acquisto è stato pari a 20.000 tonnellate nel 2023. A garantire la bontà dei prodotti del gruppo è infatti l’utilizzo di materie prime fresche e di qualità, coltivate e trattate con cura, e fornite da operatori certificati, il 98% dei quali localizzati all’interno dell’Unione Europea, con più dei due terzi con sede in Italia.

La cura del personale

Grande attenzione è rivolta da casa optima anche al benessere di personale e collaboratori. Il gruppo ha implementato un programma di Diversity & Inclusion Policy che promuove una cultura aziendale inclusiva e che valorizza le diversità sul luogo di lavoro, per i suoi 1.000 collaboratori. Di questi 708 sono dipendenti diretti, con il 32% di donne responsabili di una o più unità organizzativa.

L’attenzione al personale si manifesta anche nell’impegno nella formazione, da sempre investimento strategico del gruppo finalizzato al costante arricchimento del bagaglio di competenze e conoscenze dei dipendenti, con diverse iniziative di retention, sviluppo personale, professionale e organizzativo, con una media di ben 20,4 di ore di formazione per dipendente lo scorso anno. Sempre nel 2023, il gruppo ha realizzato 31 assunzioni a tempo indeterminato, delle quali 9 sono state trasformazioni da contratto a tempo determinato, 20 gli stage inseriti dei quali 11 confermati.

La neutralità carbonica al 2030

I traguardi raggiunti rappresentano un ottimo viatico per quelli ancora da conseguire. Su tutti il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2030, attraverso l’impiego di energia rinnovabile e la riduzione progressiva del 5% annuo dei consumi energetici. A questo scopo Casa Optima continuerà a investire nell’autoproduzione energetica nei propri stabilimenti, rispetto a soluzioni alternative come l’acquisto di crediti di carbonio da terzi. In questo piano rientra anche l’impianto fotovoltaico con una potenza di 304 kW, inaugurato lo scorso giugno nello stabilimento Giuso a Bistagno, realizzato con un investimento di 300.000 euro e che copre circa il 30% del fabbisogno elettrico annuo del sito.

Nella stessa direzione gli investimenti nella mobilità elettrica, con l’obiettivo di convertire il 75% della flotta in veicoli elettrici e ibridi entro il 2030. Altra iniziativa green portata avanti, la creazione della Foresta Casa Optima, con 5.500 alberi piantati entro il 2025, che permetteranno di assorbire oltre 1500 tonnellate di CO₂ in dieci anni.

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Il Manovale, doppia finale Roastery e nuovi pack
I soci fondatori della microtorrefazione pugliese si sono qualificati per la finale italiana che si svolgerà a Sigep. Colore e fantasia dominano sulla nuove confezioni

Tenacia, studio, passione, impegno incessante nel divulgare le caratteristiche e la buona pratica del caffè di qualità, caratterizzano Gianluca Lavacca e Giovanni Antonacci, i due titolari della microtorrefazione Il Manovale di Turi (BA), entrambi qualificati e per la finale del campionato italiano Roasting che Sca Italy organizza a Sigep 2025, in programma a Rimini dal 18 al 22 febbraio. 

Un risultato unico e un grande motivo di orgoglio. Gianluca, il frontman della situazione, è alla sua quarta partecipazione a una finale di una competizione molto complessa; si è classificato secondo nella tappa di selezione del Nord, presso Naked Coffee Roaster Specialty Coffee a Sorbolo (RE); Giovanni si è piazzato secondo nella tappa del Sud Italia che si è svolta a Pescara.

Un risultato di grande rilievo in quanto è la prima volta che una stessa attività vede in finale due suoi componenti ed anche un riconoscimento alla loro ostinatezza. Il Manovale apre nel 2019 e si ispira alla tradizione delle antiche torrefazioni di quartiere italiane, dove le origini avevano ancora un nome e il caffè era acquistato con maggiore consapevolezza rispetto ad oggi. Valorizzando qualità, tracciabilità ed esperienza sensoriale, vede crescere rapidamente la sua produzione, passando dalle 10,5 tonnellate nel 2019 elle 42 del 2024, che vende soprattutto nel territorio ed esporta in 15 Paesi, tra cui Canada, Stati Uniti, Germania, Grecia e Svezia.

Perché partecipare a una competizione Roasting? chiediamo a Gianluca Lavacca. «È sempre un motivo di crescita, per questo sono arrivato alla quarta esperienza: il confronto con gli altri concorrenti arricchisce e ogni volta imparo qualcosa di più che poi porto nel mondo del lavoro. Inoltre è un motivo di visibilità aziendale, che per noi rappresenta un aspetto non secondario». 

Da sempre una nota distintiva dei caffè lavorati a Turi è la dolcezza, ricercata anche quando la maggior perte dei microroaster specialty puntava sull’acidità. «L’esperienza di Sca lo sottolinea – riprende Lavacca -: a livello globale il consumatore non ricerca l’acidità, ma le preferisce la dolcezza; è questa parte che fa incrementare le vendite in quanto crea un equilibrio percepito positivamente dal consumatore. L’acidità è una presenza fondamentale, ma deve essere ben bilanciata all’interno di una complessità gustativa, un equilibrio che possa soddisfare tutti». 

Se l’apertura di una microrastery che unisce miscele commerciali a caffè specialty poteva sembrare un azzardo nel Sud Italia, si è mostrata col tempo una scelta vincente, in quanto Bari (come tutta la Puglia) è ormai una zona ad alta vocazione turistica, e chi viene da oltre frontiera cerca caffè di qualità che, piano piano stanno imparando a conoscere e apprezzare anche gli italiani. Più di un esercizio ha deciso di offrire i caffè e vendere i pacchetti della microroastery che nel periodo estivo riceve numerosissime visite di curiosi e persone che vogliono acquistare i suoi caffè perché, come osserva Lavacca, «se le richieste dei pubblici esercizi sono ancora poche, il cliente finale ci cerca, ci intercetta sempre di più, è innamorato del nostro prodotto e disposto a fare chilometri per raggiungerci: siamo in campagna, tra gli alberi di ciliegio; chi ci raggiunge ci vuole trovare e vuole trovare caffè con un’origine certa, una storia, qualcosa di autentico, diverso, ricercato e lo specialty risponde a queste esigenze». 

Per dare maggiore visibilità ai caffè proposti nei locali, sono state messe a punto nuove confezioni, che dallo stile essenziale delle precedenti si sono portate su grafiche colorate e accattivanti; sulla parte posteriore sono riportate le informazioni su questi specialty che fanno tutti parte della linea Vagabondo, un termine he vuole sottolineare il concetto di ricerca, movimento e di continuo cambiamento che la caratterizza: paese di origine, farm, varietà, processo, profilo in tazza. Difficile non notarle.

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Miradiva, il tequila ultra-premium alla conquista dei locali più esclusivi
Creato da tre soci italiani, il nuovo marchio punta alla fascia più alta del mercato con quattro referenze, tra le quali un tequila rosa, prodotte artigianalmente e con un tocco di innovazione. E un pack che sottolinea il posizionamento luxury della gamma

C’è l’Italia tra i mercati selezionati per il debutto di Miradiva, nuovo brand di tequila ultra-premium. Un progetto nato dalla passione di un gruppo di imprenditori della PenisolaMarco Chiletti, investitore, Gianluca Burani, che ha curato la ricerca di distilleria, e Andrea Rovinalti, amministratore delegato – per l’ancestrale distillato messicano e dalla volontà di creare un marchio di tequila che si distinguesse per qualità e che fosse espressione del lusso contemporaneo. Un marchio che punta in alto, grazie al mix tra maestria e sapienza artigianale, cura di ogni particolare, compreso il design delle bottiglie, ed esclusività: non a caso per il suo esordio la gamma Miradiva, composta Blanco, Reposado, Añejo e Rosa Canela, è disponibile solo in locali notturni e cocktail bar di alta fascia, e questo resterà il suo posizionamento, oltre che della Penisola, di un pugno di altri Paesi individuati come mercati ideali per i prodotti luxury, quali Regno Unito, Grecia, Nigeria, Libano e Giordania.

Prodotte da sole agavi Blue Weber nel cuore dello stato messicano di Jalisco e nel pieno rispetto del disciplinare, le quattro referenze del marchio sono state create da Hugo Yerenas Dominguez, che ne cura anche il processo produttivo, rinomato maestro tequilero con oltre 20 anni di esperienza nel campo ed erede dell’arte tramandata da suo padre, don Luis Yerenas Ruvalcaba, uno dei primi maestri tequileri dell’industria. Le ricette di Hugo Yerenas fondono tradizione familiare, artigianalità e innovazione, anche grazie all’introduzione di un metodo alterativo per la cottura dell’agave, da lui sviluppato e protetto da brevetto, che consente di ottenere profili aromatici distintivi.

Le quattro espressioni del distillato

Andando nello specifico delle referenze Miradiva, Blanco esprime le note fresche della materia prima e si caratterizza per gli aromi agrumati ed erbacei, arricchiti da delicati sentori floreali e un tocco di vaniglia, che si intrecciano con la dolcezza dell’agave cotta e del caramello. È morbida al palato, con sfumature di sciroppo d’agave e caramello bilanciate da fresche nuance erbacee e citriche, per un finale lungo, vellutato e persistente.

Lasciata riposare per 7-8 mesi in una Pipon Tank di rovere americano, Reposado, dal colore dorato vibrante, presenta un ricco profilo aromatico dal quale emergono note di pino, burro, vaniglia, caramello e agave cotta, mentre al palato è morbida e secco, con accenni di legno fresco, caramello delicato e vaniglia, in un perfetto equilibrio tra dolcezza e freschezza, e con un retrogusto lungo e setoso.

Miradiva Añejo è invece un tequila dal carattere complesso conferitogli dal riposo per 18-19 mesi in botti di rovere americano ex bourbon, e sigillate alle estremità con rovere francese, legno utilizzato per l’invecchiamento dei vini rossi. Al naso è profondo e avvolgente, dominato da note legnose, accompagnate da quelle di frutta matura e spezie, che si mescolano armoniosamente con sentori di cioccolato e vaniglia, tipici del rovere americano, caramello e agave cotta. Intenso e strutturato il gusto, con le note di quercia tostata che si intrecciano delicatamente con accenni di cioccolato, e un retrogusto lungo e persistente, che lascia una sensazione corposa e avvolgente, rendendo questo distillato ideale per una degustazione lenta e riflessiva.

Infine, Rosa Canela, prodotta in edizione limitata, la referenza che rappresenta l’espressione più audace e innovativa della linea, proponendo una versione contemporanea del distillato. Il suo affinamento avviene in serbatoi di alluminio arricchiti con petali di rosa e chips, ovvero frammenti, di rovere francese, provenienti da botti che hanno ospitato pregiati vini rossi, che gli conferiscono il caratteristico colore rosa intenso e inedite sfumature di gusto, con accenti di legno fresco, caramello e vaniglia impreziositi da note di vaniglia, frutti rossi e una dolcezza speziata che ricorda le caramelle. Morbido e vellutato spicca inoltre per il suo profilo aromatico che combina delicate note legnose con sentori di burro, vaniglia, caramello e agave cotta, creando una sinfonia olfattiva ricca e intrigante.

L’antica arte ceramica messicana incontra l’Ia

A esprimere il carattere ricercato ed esclusivo del brand è anche la bottiglia, un manufatto artigianale anch’esso risultato della fusione di tradizione e modernità, nello specifico, tra l’antica arte ceramica messicana e la più avanzata tecnologia contemporanea, l’intelligenza artificiale. Con quest’ultima è stato infatti concepito il design del pack, rielaborando stilemi iconici della cultura e dell’architettura messicana, che poi i maestri artigiani del Jalisco hanno tradotto in forma e, quindi, in opera ceramica. La bottiglia, compreso il tappo, presenta curve e linee che richiamano la maestosità delle antiche architetture dei templi aztechi e maya, e sono impreziosite da decorazioni in oro, applicate a mano, che ne aumentano ulteriormente l’aura lussuosa.

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