Artigiani al Centro

12 marzo, 9, 10 aprile, 21 maggio, 17 settembre, 15 ottobre, 19 novembre, 8 dicembre 2023

piazza Tre Martiri – Rimini centro storico

Mostra mercato dell’artigianato handmade

Appuntamento con arte, creatività, design e soprattutto tante idee e voglia di fare, di creare e di inventare!
Una domenica al mese e non solo, artigiani, creatori e aspiranti designer vi attendono per mostrarvi ciò che la loro passione e il loro estro possono materializzare utilizzando legni, metalli, tessuti, filati, argilla e oggetti dimenticati.
Pezzi unici realizzati a mano, frutto di una continua ricerca e della capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia e con il cuore!

Orario: 
dalle 9.30 alle 19.00

Ingresso: 
libero

Telefono: 
340 3031200

Drunk Bros, il cocktail bar non convenzionale per definizione
Il coloratissimo locale catanese si caratterizza per le atmosfere pop dei cartoons e dei gloriosi fumetti del passato e propone cocktail molto particolari, in bicchieri altrettanto originali. La nostra intervista al patron e bar manager Giovanni Di Pasquale

Prendi un appassionato di birre e innamorato di drink che approda al mondo della miscelazione da percorsi formativi trasversali e differenti, con l’animo un po’ nerd e dotato di tecnica e creatività. Posiziona il suo locale in una delle città più vive d’Italia, shakera generosamente et voilà, il Drunk Bros è servito. Nel centro di Catania, a pochi passi dalla popolare via Etnea troviamo questo coloratissimo cocktail bar dove il tempo sembra essersi fermato, o meglio cristallizzato su atmosfere pop tipiche dei cartoni animati e dei gloriosi fumetti del passato, con una miscellanea di oggettistica che spazia dai retro-games, agli action figures. E cosa si beve? Drink non convenzionali, come lui stesso li definisce, in bicchieri folgoranti che spaziano dalla scarpetta di Cenerentola alla palla della Disco Music anni Settanta. Abbiamo incontrato Giovanni Di Pasquale, proprietario e bar manager del locale, e ce lo siamo fatti raccontare.

Lei proviene da mondi diversi rispetto a quello della mixologist e durante la pandemia ha trasformato un beershop avviato in un cocktail bar. Cosa si porta dietro delle sue precedenti esperienze?

Sicuramente l’importanza di valutare il rischio aziendale, ma anche la parte legata al marketing e alla comunicazione. Le varie società delle quali ho fatto parte hanno fatto sì che la mia formazione sia molto autocritica; questo mi porta a mettermi in discussione nel mio lavoro. Il sogno nel cassetto era e resta diventare un bartender affermato.

Tira su la claire alle 21.30, decisamente un after dinner. A cosa si deve questa scelta oraria?

Ho preso in considerazione diversi aspetti, tra i quali l’inflazione degli aperitivi a Catania, che ormai sono nel menù di tutti i locali: basta aprire Instagram per venire invasi da blogger che sponsorizzano aperitivi nei vari luoghi. Dunque, alla luce anche di studi di settore che ho fatto, ho preferito concentrarmi su un’altra tipologia di orario, sull’after dinner: chi viene nel mio locale assapora a pieno i drink senza influenzare il proprio palato con altro.

La sua drink list è molto particolare, anzi “non convenzionale”. Abbiamo una sola cartuccia: quale drink dobbiamo assolutamente bere e perché?

Per chi viene per la prima volta nel mio cocktail bar e vuole conoscere a pieno la filosofia del mio locale consiglio sempre il Dark Side: lime, sciroppo di cannella e peperoncino, granatina, vodka, Campari al pimento, Ancho Rayes, liquore al fico d’India. È ispirato al personaggio di Anakin Skywalker (Darth Vader, ndr.) ed è anche quello che mi rappresenta di più. Questo cocktail, presentato alla Campari Competition del 2021, ha ricevuto i complimenti della giuria per il suo equilibrio e per il suo impatto visivo nel bere in una “vera” spada laser. Dietro ogni cocktail c’è uno studio specifico di sapori, odori, scelta tecnica del bicchiere. Nulla è lasciato al caso sia per i cocktail dedicati al mondo della fantasia che per i grandi classici. L’arte dell’alchimista e quella del bartender vivono in simbiosi in ogni drink.

Drink “non convenzionali” per bicchieri “non convenzionali”: dal calice di Sailor Moon al virus di Resident Evil. Come le è venuta l’idea di questi bicchieri e perché? Chi li realizza?

L’idea è nata per caso durante la quarantena: facendo shopping online ho visto il bicchiere della rosa, ne comprai 5 e con i bicchieri anche le teche proprio come quella che si vede nel cartone de La Bella e la Bestia. È così abbiamo inaugurato la riapertura con questa nuova idea: pubblicando la prima foto nelle nostre pagine social abbiamo registrato un forte entusiasmo da parte delle persone perché stuzzicava, e stuzzica, l’idea di poter bere da un bicchiere a forma di rosa. Da qui ne è nata una vera e propria collezione con tanti bicchieri diversi perché da noi i bicchieri non sono solo contenitori, ma opere d’arte progettate con passione e realizzate da abili artigiani locali partendo da una mia bozza. Insieme si progetta e si realizza con stampa 3D in resina alimentare certificata. Dalla spada laser di Star Wars, al calice di luna di Sailor Moon, la mela avvelenata di Biancaneve o ancora il Virus D di Resident Evil e l’ultimo arrivato: con il coinvolgimento di un artigiano di Caltagirone, abbiamo prodotto il primo bicchiere in ceramica, che ci riporta nell’antica Grecia con Hercules. Il nostro locale si distingue per il progetto avvincente che si cela dietro ogni bicchiere. Ognuno ispirato a un personaggio o a una storia, trasformando il semplice atto di bere in un’immersione totale nell’universo nerd.

Saranno molte le curiosità legate ai vostri drink, lasciamoci con queste.

I nostri cocktail vanno oltre il gusto: sono vere e proprie avventure. Sono ispirati ai personaggi e alle storie che i nostri bicchieri rappresentano, con molte delle creazioni che offrono un’esperienza interattiva. Dando ai sensi la possibilità di giocare con il gusto del cocktail, creando un’esperienza indimenticabile. Dietro ogni cocktail c’è uno studio approfondito di materie prime e nuove tecniche di miscelazione. Non ci limitiamo a creare bevande uniche, ma cerchiamo di immergere i nostri clienti nelle storie stesse dei personaggi. Questo approccio non solo offre cocktail non convenzionali, ma permette anche ai clienti di rivivere le emozioni dei loro cartoni e film preferiti. Il nostro impegno si riflette anche nelle collaborazioni con aziende come Amaro dell’Etna ed Etna Spritz. Il nostro ultimo nerd cocktail, Hercules, è un omaggio a questa partnership. Inoltre, collaboriamo con professionisti del settore, come Mia Terry di Opera 33 Milano: il cocktail di Cenerentola viene servito direttamente nella scarpetta di cristallo su un cuscino rosso, portando la magia dei racconti di fiabe nei nostri bicchieri. Grazie alla selezione attenta degli ingredienti e all’attenzione ai dettagli, non solo offriamo cocktail straordinari, ma permettiamo ai clienti di tornare un po’ bambini. Il nostro Nerd Pub non è solo un luogo per bere, ma un’esperienza completa che celebra la cultura nerd attraverso ogni sorso.

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Appuntamento con arte, creatività, design e soprattutto tante idee e voglia di fare, di creare e di inventare!
Una domenica al mese e non solo, artigiani, creatori e aspiranti designer vi attendono per mostrarvi ciò che la loro passione e il loro estro possono materializzare utilizzando legni, metalli, tessuti, filati, argilla e oggetti dimenticati.
Pezzi unici realizzati a mano, frutto di una continua ricerca e della capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia e con il cuore!

Orario: 
dalle 9.30 alle 19.00

Ingresso: 
libero

Telefono: 
340 3031200

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Appuntamento con arte, creatività, design e soprattutto tante idee e voglia di fare, di creare e di inventare!
Una domenica al mese e non solo, artigiani, creatori e aspiranti designer vi attendono per mostrarvi ciò che la loro passione e il loro estro possono materializzare utilizzando legni, metalli, tessuti, filati, argilla e oggetti dimenticati.
Pezzi unici realizzati a mano, frutto di una continua ricerca e della capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia e con il cuore!

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dalle 9.30 alle 19.00

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Sette messaggi per i bartender dall’Athens Bar Show
Non ha deluso le aspettative la tredicesima edizione della manifestazione ateniese, tra i principali appuntamenti internazionali dedicati al bertending. Il racconto dell’evento dal nostro inviato speciale

Il 2010 segnò l’inizio della terribile crisi economica che ha solo recentemente smesso di attanagliare le casse della Grecia. Lo ricorda bene Babis Eleftheriadis Kaidalidis, che proprio in quell’anno diede vita all’Athens Bar Show: giunta oggi alla tredicesima edizione (una è andata persa causa pandemia), la manifestazione ateniese è arrivata in cima agli appuntamenti da non perdere, nel calendario internazionale degli eventi dedicati al bartending, e anche quest’anno non ha deluso le aspettative.

Due giorni di fiera (7-8 novembre), l’unica del circuito che si tenga completamente all’aperto, a spasso per il Technopòlis, un ex centro di produzione di gas (risalente al 1857) riconvertito in spazio per eventi, che ancora conserva le ciminiere in mattoni. Copiosa l’affluenza dei brand e degli operatori da tutto il mondo, molti dei quali trattenutisi fino al giovedì successivo alla kermesse per il party di chiusura, e importantissime le novità: una sezione “newcomers” dedicata ai prodotti nuovi sul mercato o non presenti in Grecia, con maggioranza di Ready to Drink; il ritorno della luxury section, per prodotti da oltre 50 euro di listino, e la Tomas Estes Agave Embassy. Aggiunto inoltre un palco per i seminari, rispetto ai cinque dello scorso anno.

L’evoluzione della scena mixology greca

Paradossalmente, però, l’innesto più importante si è avuto al di fuori di Technopòlis: il lancio della Athens Bar Week. «Un ombrello per tutto quello che succede nella settimana dell’Athens Bar Show» racconta Babis Kaidalidis, «abbiamo avuto cinquanta eventi in quattro giorni, instaurando un sistema virtuoso tra espositori, organizzatori e bartender». Proprio grazie a questo sistema, e a una rete di bar di impressionante solidità, Atene si è nel tempo affermata come una delle capitali del bere miscelato, complice la presenza di alcune delle insegne più note al mondo, la quasi totalità delle quali concentrate nel caratteristico quartiere di Monasteraki.

«Quando abbiamo fondato Athens Bar Show», ricorda Kaidalidis, «ad Atene esisteva solo Baba Au Rum, in tutta la Grecia c’erano forse quattro bar di livello decente. Si miscelavano i famigerati cocktails “TGIF”, c’erano i Martini del Galaxy Bar dell’Hilton, nulla più. Oggi, nel centro dell’Attica ci sono settanta bar, Atene da sola ne conta trenta, e la maggior parte di questi non sfigurerebbero nelle città del mondo a maggiore cultura dei cocktail. Quando si crea un buon sistema, la qualità cresce, ed è così che la nostra scena si è evoluta negli anni».

I messaggi chiave dell’Athens Bar Show

Qualora vi foste persi la possibilità di essere ad Atene, o non abbiate potuto girare la fiera come avreste voluto, ecco i 7 messaggi chiave che portiamo a casa dall’ultimo Athens Bar Show.

Formarsi, prima di tutto – L’Athens Bar Show è a mani basse il congresso di settore che più di tutti propone appuntamenti formativi di altissimo profilo. Se eventi simili come il Berlin Bar Convent hanno caratteristiche più B2B, Atene ospita da sempre una impressionante sequenza di personalità del bartending mondiale, permettendo ai presenti di approcciarsi da vicino ai migliori rappresentanti del settore: Monica Berg, Ago Perrone, Simone Caporale, Lauren Mote, Matt Whiley sono solo alcuni dei nomi che si sono alternati nella due giorni di seminari, spaziando attraverso ogni argomento del mondo bar.

Non solo miscelare – Ferma restando la quasi ovvia importanza della tecnica e del perfezionamento delle ricette, i riflettori stanno virando sempre più spesso sul tema dell’ospitalità in senso stretto. Il seminario di Ago Perrone A journey of exceptional hospitality: 15 years of Connaught Bar ha raccontato come il pluripremiato bar d’albergo di Londra sia riuscito a costruire la sua aura di tempio dell’accoglienza, mentre il seminario Kinetic Hospitality di Angus Winchester (Director of Drinks del Wild West Group) si è concentrato sull’approccio pseudo-scientifico all’arte dell’ospitalità. Un cocktail eccellente perde qualsiasi allure se contaminato da un’esperienza complessiva mediocre, e tutto parte dall’attenzione ai dettagli. Il drink è anzi l’ultimo elemento cui un ospite farà caso, quando visiterà un nuovo locale.

Bartender imprenditori – Altrettanto in rampa di lancio è il tema della gestione manageriale di un bar. I bartender contemporanei puntano sempre più spesso ad aprire un proprio locale, motivo per cui è per loro necessario formarsi su temi che vadano oltre la dimensione del bancone o della sala: si va dall’organizzazione del magazzino alla gestione del personale, fino alle problematiche logistiche del quotidiano. Everything you ( don’t ) want to know about opening a bar, il seminario di Monica Berg, ha sviscerato ogni aspetto dell’essere bartender e imprenditori al tempo stesso, coprendo l’esperienza di Tayēr+Elementary dalla pianificazione alla soluzione dei problemi di carattere materiale. C’è molto di più, oltre alla semplice miscelazione, per un bartender che voglia davvero arrivare ai piani alti dell’ospitalità.

Creatività al potere – Il ruolo del bartender si è ormai allontanato, inoltre, da quello di mera esecuzione di ricette codificate. I signature cocktails sono il biglietto da visita di un bar, e sono lo strumento con cui un bartender può esprimere le proprie idee e le proprie visioni. Che si tratti di un prodotto (come ha spiegato Simone Caporale in Create creativity con Grappa Nonino) o del circondario (Margarita Sader e Gianluca Basso in The Creativity process behind Paradiso), ogni momento del quotidiano è buono per poter trarre ispirazione, a patto che ci si formi a sufficienza per poterla incanalare in un cocktail.

Atene e la sua scena bar – Monasteraki è il quartiere più vivo e caotico di Atene, e nei suoi pochi incroci di vie strette e rumorose raccoglie il meglio della scena notturna locale. Grandi nomi dell’industria miscelata come Baba au Rum e The Clumsies sono a pochissima distanza l’uno dall’altro, inframmezzati dalle nuove leve che cominciano ad affiorare anche sulla scena internazionale. È il caso di Odori Vermuteria, Barro Negro (incentrato sui prodotti messicani), The bar in front of the bar; il meno collegato tra tutti è Line, a sud ovest verso Petralona, che è al tempo stesso il più interessante grazie al suo laboratorio di fermentazione e la sua proposta di comfort food d’alto livello.

L’inclusività come motore – Gli sforzi della comunità internazionale del bar hanno portato le problematiche dell’inclusività e della diversità finalmente alla ribalta: non basta avere un team che rappresenti le varie sfaccettature dell’essere umano (religione, etnia, orientamento sessuale), ma è necessario mettere in condizione tutti i professionisti di poter esprimere al meglio il proprio talento. Ne ha discusso per esempio Ginevra Castagnoli, ceo e fondatrice di Ellas Empowerment, nel seminario Inclusivity And Diversity In Hospitality, e le ha fatto eco Raiza Carrera con il suo Coctelerìa sin etiquetas: equità di retribuzione, rispetto degli usi e dei costumi delle varie minoranze, totale assenza di discriminazione. Sono solo alcuni dei punti chiave per rendere il settore del bar ancora più aperto e proficuo.

A tutto agave – Tutt’altro che un trend: i distillati di agave sono più in forma che mai, e la massiccia presenza di brand internazionali e seminari tematici ad Atene continua a dimostrarlo. Varie e composite sono le possibilità di affrontare l’argomento, dalle peculiarità del terroir alle singole denominazioni, fino all’impiego in miscelazione di referenze storiche o contemporanee: c’è chi parla di rischio “bolla” come per il gin, ma l’attenzione e la specificità con cui l’agave viene trattato oggi, fanno ben sperare. La Tomas Estes Agave Embassy, confermata per il secondo anno consecutivo, è stato addirittura il luogo deputato alla sola dimensione dell’agave per tutta la manifestazione.

Per gli altri serve tempo – Sebbene se ne parli ormai da svariati anni, i prodotti locali o regionali, greci ma anche originari di altre zone del mondo, stentano ancora a raggiungere il mercato mondiale. Come segnala Kaidalidis, «Abbiamo un paio di prodotti che provano a spingere, come lo tsipouro O/Purist soprattutto, ma credo manchino ancora brand innovativi che possano fare la differenza. Manca un traino, per cui è improbabile che nel prossimo futuro vedremo referenze di tsipouro o ouzo su larga scala». Abbastanza immediato il paragone con la grappa, che seppur forse più utilizzata dai bartender, rimane un prodotto di nicchia.

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Appuntamento con arte, creatività, design e soprattutto tante idee e voglia di fare, di creare e di inventare!
Una domenica al mese e non solo, artigiani, creatori e aspiranti designer vi attendono per mostrarvi ciò che la loro passione e il loro estro possono materializzare utilizzando legni, metalli, tessuti, filati, argilla e oggetti dimenticati.
Pezzi unici realizzati a mano, frutto di una continua ricerca e della capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia e con il cuore!

Orario: 
dalle 9.30 alle 19.00

Ingresso: 
libero

Telefono: 
340 3031200

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Orario: 
dalle 9.30 alle 19.00

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Una domenica al mese e non solo, artigiani, creatori e aspiranti designer vi attendono per mostrarvi ciò che la loro passione e il loro estro possono materializzare utilizzando legni, metalli, tessuti, filati, argilla e oggetti dimenticati.
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Orario: 
dalle 9.30 alle 19.00

Ingresso: 
libero

Telefono: 
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Simone Caporale e Alex Kratena firmano la Travel Capsule Collection per i bartender giramondo
I due big della mixology mondiale hanno realizzato con Amaro Santoni una collezione in edizione limitata di abbigliamento e articoli da viaggio dedicata ai bartender viaggitori

È dedicata al bartender viaggiatore l’ultima reazione, per il momento, firmata Simone Caporale e Alex Kratena. No, non si tratta di un nuovo cocktail e neanche di un nuovo spirit, ma della Sips x Tayēr + Elementary Bartender’s Travel Capsule Collection: una collezione di abbigliamento e articoli da viaggio in edizione limitata con gli elementi essenziali per ogni bartender giramondo, realizzata in collaborazione con Amaro Santoni.

Il nuovo progetto segna una nuova tappa della collaborazione trai due big della mixology e della bar industry mondiale, dopo gli anni dell’Artesian, quando sotto la guida del duo delle meraviglie il bar londinese si è imposto per quattro anni di seguito (dal 2012 al 2015) al vertice della classifica dei World’s Best Bars. Dopo quell’esperienza le strade dei due si sono separate, ma solo in parte. Caporale due anni fa si è trasferito a Barcellona, dove ha aperto con Marc Alvarez il Sips, trionfatore dell’ultima edizione dei World’s Best (leggi World’s 50 Best Bars 2023: è ancora un trionfo degli italiani all’estero), mentre Kratena nel 2019 ha aperto a Londra, con un’altra figura di primo piano della mixology internazionale, Monica Berg, il Tāyer + Elementary.

Ma se Caporale e Kratena da allora non hanno più lavorato insieme dietro il bancone, tranne in un’unica occasione, hanno comunque continuato a sviluppare insieme nuovi progetti come, solo per fare due esempi, quello di P(our), un collettivo no-profit di personaggi del mondo bar, e Muyu Liqueurs, una linea di liquori che guarda alla miscelazione, creata con Berg (leggi Muyu, la gamma di liquori firmata dal trio Kratena, Berg e Caporale).

Un set completo per il bartender giramondo

Tornando alla nuova collezione, questa offre tutto ciò di cui il mixologist internazionale ha bisogno per viaggiare in tutto il mondo e arrivare pronto dietro il bancone per servire gli ospiti. L’esclusivo set comprende infatti un borsello per i prodotti da toilette e i cosmetici, una maschera per gli occhi, una t-shirt, una felpa con cappuccio, una tuta e un trolley.

Tutti gli articoli sono co-brandizzati con un tocco di ironia. Sono infatti impreziositi da decalcomanie che riproducono il marchio di compagnie aree scherzosamente ispirate ai locali dei due bartender: la Sips Airways e la Tayēr Airlines.

Realizzata in edizione limitata, la collezione è disponibile per l’acquisto sull’e-shop di Amaro Santoni, che si occupa della vendita in tutto il mondo, a eccezione del Regno Unito, dove invece è disponible sul sito del Tāyer + Elementary.

E un’altra eccezione è stata la serata di lancio della Bartender’s Travel Capsule Collection, svoltasi al Sips. Perché? Perché dietro il bancone a servire gli ospiti c’erano proprio il magico duo, con una drink list creata per l’occasione con protagonista Amaro Santoni.

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Luca Goracci vince la Maldon Competition con il cocktail Sale in zucca
Il giovane bartender romano diventa brand ambassador del sale inglese che piace agli chef dell’alta ristorazione

Per vincere una competition come quella di Maldon ci vuole Sale in zucca. È questo il nome del cocktail risultato vincitore nella gara che ha coinvolto bartender da tutta Italia e che ha incoronato il giovane Luca Goracci de La Zanzara di Roma come nuovo Maldon brand ambassador Italia per il 2024. Vent’anni, Goracci ha sbaragliato la concorrenza con un cocktail in cui il sale Maldon andava a esaltare le note dolci della zucca, risultando protagonista in varie forme, dalla ricettazione alla crusta che completava il bicchiere, oltre che nel condimento della stessa zucca tagliata in sfoglie e disidratata, che il bartender ha accompagnato al drink.

Un cocktail che ha quindi risposto perfettamente all’unica regola d’ingaggio della competition svoltasi a Roma sulla terrazza del Masa Roof, in cima all’hotel Major: utilizzare il pregiato sale marino inglese in un cocktail, dandogli il giusto ruolo in tutte le categorie, dalla ricetta alla presentazione, che Goracci ha dedicato alla nonna, che gli diceva sempre «ci vuole sale in zucca».

Secondo classificato Lorenzo Bertone, con un drink ispirato a un Tommy’s Margarita intitolato Che cavolo Tommy!, dove era protagonista il cavolo viola; terzo Valerio Cutellè, con il suo Crunchy Highball.

Valorizzare il sale marino in miscelazione

Giunta alla sua seconda edizione e organizzata da Montosco, importatore esclusivo per l’Italia del Sale Maldon, in collaborazione con PlanetOne, la competition è stata un’occasione per parlare dell’opportunità di valorizzare un prodotto come il sale marino anche in miscelazione. Un progetto che passa attraverso un ricettario composto da 12 twist on classics, realizzati in collaborazione con PlanetOne, in cui il sale diventa un mezzo per esaltare le componenti della ricetta. Il progetto continuerà con masterclass e occasioni di formazione per bartender nel corso dell’anno.

«Sia con i prodotti a marchio Montosco, che sono spezie ed erbe aromatiche, che con il sale Maldon, il valore che vogliamo apportare nel segmento dell’horeca è un valore qualitativo», ha detto Alberto Ricci, ceo di la Collina Toscana, proprietaria di Montosco. Grazie all’utilizzo e all’apprezzamento dimostrato da molti nomi noti dell’alta ristorazione, come i fratelli Adrià, già Maldon ha un’alta reputazione e una collocazione nel segmento premium del mondo del sale.

Nuovi arrivi in Italia

Anche se nella competition si potevano utilizzare o il classico in fiocchi o la versione affumicata con legno di quercia, la presentazione che ha preceduto la competition è stata l’occasione per presentare in anteprima i nuovi prodotti a marchio Maldon che stanno per arrivare anche sul mercato italiano, dal sale rosa dell’Himalaya a quello del Deserto del Kalahari, passando per quelli aromatizzati, come il Chilli Sea Salt e il Garlic Sea Salt. Ricci ha parlato anche di una partnership di sviluppo per i sali aromatizzati, «quelli che sono ora sul mercato sono prodotti pensati prima di questa partnership, ma speriamo di potervi presentare presto delle novità che ci coinvolgano direttamente».

Le ricette del Maldon Cocktail Contest

Sale in zucca di Luca Goracci


Ingredienti:
30 ml Cognac, 60 ml Pumpkin cordial (zucca, fake lime, zucchero, acqua, sambuco), 5 ml Rabarbaro Zucca, Sale Maldon
Preparazione:
shake & strain
Guarinzione:
crusta di sale maldon classico e zucca disidratata
Side:
chips di zucca
Bicchiere:
tumbler basso

Che cavolo Tommy! di Lorenzo Bertone


Ingredienti:
45 ml Tequila al cavolo viola, 30 ml sciroppo di fichi d’India e chiodi di garofano Montosco, 5 ml Agave Syrup, 25 ml spremuta di limone, rim di sale Maldon
Preparazione:
hake & Double Strain
Guarnizione:
rim di sale maldon e cavolo viola essiccato
Bicchiere:
Old fashioned

Crunchy Highball di Valerio Cutellè


Ingredienti:
130 ml Soda Maldon e Mela Granny smith chiarificata, 2 drop whisky, 30 ml Vermouth Dry
Preparazione:
Twist & Sparkle
Guarnizione:
frolla con burro affumicato al legno d’ulivo e sale maldon
Bicchiere:
Collins – tumbler alto

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