Maniva: la tecnologia Rfid per l’economia circolare dei fusti di Mineral Seltz
Nel sito di Bagolino l’azienda ha adottato la tecnologia Rfid per tracciare il ciclo di vita di ogni singolo fusto in acciaio della sua acqua di seltz, abilitando l’economia circolare dei preziosi contenitori

La tecnologia al servizio dell’economia circolare. È all’insegna di questo binomio che è nato ed è stato realizzato il progetto Rfid di Maniva. Dove la tecnologia è appunto la Rifd, l’identificazione a radiofrequenza, adottata dal gruppo di acque minerali per tracciare in automatico i fusti della sua acqua di seltz, abilitando così l’economia circolare di questi preziosi contenitori.

Il progetto è stato relizzato, con il partner tecnologico Rfid Global, produttore di soluzioni Rfid, nello stabilimento di Maniva a Bagolino, in provincia di Brescia, dove viene prodotta la Mineral Seltz, l’acqua acqua di seltz minerale lanciata dall’azienda un anno e mezzo fa (leggi Mineral Seltz, l’acqua di seltz minerale in fusti di Maniva) e disponibile in due tipologie di fusti di ultima generazione, entrambi in formato da 20 l : in plastica vuoto a perdere, per i locali dal medio/basso consumo, e in acciaio a rendere, destinato ai locali che hanno alte rotazioni del prodotto. Quest’ultima tipologia, antiscivolo, impilabile e personalizzata, è stata dotata di tag Rfid, soluzione adottata per garantire che i costosi fusti in acciaio, una volta svuotati del contenuto, tornassero nello stabilimento e per tracciarne in modo automatico e affidabile il processo di corretto lavaggio e riempimento all’interno dei sito.

Monitoraggio del ciclo di vita di ogni fusto

Andando un po’ più nel dettaglio, la soluzione adottata è la Rfid in banda Uhf: a ognuno dei 10.000 fusti in acciaio, che formano l’attuale parco dell’azienda, è stato rivettato il tag on metal HARDY, appositamente progettati per operare su superfici metalli e in ambiente industriale, dandogli così un’identità digitale univoca. Il lettore Rfid installato nella linea del lavaggio e riempimento ne rileva il transito sulla rulliera, fornendo così al sistema centrale tuttile informazioni sul singolo fusto. In pratica, per ogni fusto nel database vengono registrate in automatico le varie fasi di lavaggio e riempimento consentendo di monitorarne l’intero ciclo di vita e fornendo informazioni preziose in caso di controlli di garanzia qualità.

L’utilizzo della tecnologia Rfid, dunque, permette a Maniva di poteggere l’importante investimento fatto nei fusti, monitorandone la salute e vari eventi del loro ciclo di vita, con l’obbiettivo di tracciare ogni singolo contenitore fino al cliente finale. Così si garantisce una gestione agile dei fusti, che essendo in acciaio sono riutilizzabili per decenni, alimentando un virtuoso processo di economia circolare.

Una soluzione che, inoltre, abilita nuova potenziali applicazioni per una gestione ancora più evoluta e snella del oro ciclo. Per esempio l’azienda sta già pensando di potenziare l’analisi dei dati forniti dai fusti, assegnando a ogni singolo tag Rift degli eventi specifici, come fusto sottoposto a manutenzione, fusto difettoso, in modo così da intercettare i contenitori all’ingresso della linea e, nel caso non fossero idonei, di espellerli in automatico.

Le sfide superate

La realizzazione del progetto non è stata semplicissima e ha richiesto il superamento di alcune sfide. La principale dovuta alla grande presenza di metallo nello stabilimento che genera rimbalzi del segnale radio: i primi test fatti sul sito erano stati infatti inficiati dai falsi positivi, in quanto il sistema rilevava anche i tag, e quindi i fusti, posizionati nei pressi della linea di lavorazione. Un errore frequente quando l’Rfid vive in spazi limitati con una forte presenza metallica e che è stato superato grazie alle accurate soluzioni studiate dai tecnici di Rfid Global che hanno individuato la posizione ideale per il posizionamento delle antenne sulla linea e dei tag da rivettare sui fusti, e hanno trovato il giusto compromesso tra potenza del segnale radio emesso dall’antenna e impostazione dei filtri nel lettore, in modo da scartare la rilevazione dei tag lontani, ovvero dei contenitori posti nelle vicinanze della linea.

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Flaming Pig, il whiskey irlandese della Vantguard Collection
Distribuito da Compagnia dei Caraibi, il nuovo whiskey è facile da bere, ma dal carattere complesso e profondo, conferitogli dalla maturazione in botti extra carbonizzate ed ottimo anche per la miscelazione

È un whiskey irlandese semplice, ma al tempo stesso dai tratti ben distinti Flaming Pig, nuovo prodotto della Vantguard Collection, il ricco catalogo prodotti del gruppo spagnolo Vantgard.

Frutto di un’idea di Joey e Flor, duo irlandese attivo nell’industria del beverage, Flaming Pig nasce per colmare una lacuna intravista dai due nel mercato dei whiskey irlandesi: l’assenza di un prodotto dall’approccio semplice, ma senza rinunciare al carattere deciso e all’iconico gusto dei quali sono invece carenti i marchi entry-level.

Dal sapore ricco ed equilibrato Flaming Pig nasce dal blend di whiskey irlandesi single malt (30%) e grain (70%). Il primo ottenuto interamente da orzo maltato e distillato in alambicco pot stil e il secondo da diversi tipi di cereali, quali orzo, mais, grano, avena, e distillato in alambicchi a colonna.

Grande attenzione è riservata alla qualità in tutte le fasi del processo produttivo, a partire dalla selezione delle materie prime, come l’orzo, solo primaverile e proveniente da 15 fattorie situate nel raggio di 50 miglia dalla distilleria, che a sua volta sorge nel Sud-Ovest dell’Irlanda.

Il segreto è nella matrazione

Entrambi i whiskey sono invecchiati per un periodo che va dai 4-7 anni in botti di rovere americano ex bourbon da 200 l, mentre il blend viene poi fatto affinare per 6 mesi in botti sempre ex burbon extra carbonizzate (livello 5).

Ed è proprio questo processo a donare a Flaming Pig (alc 40% in vol) i suoi tratti distintivi. La maturazione di 6 mesi conferisce al prodotto le sue note speziate e decise e un gusto morbido dal sentore legnoso e caramellato, mentre la forte carbonizzazione delle botti dona ulteriore complessità e profondità dovute alla sottile e inusuale affumicatura.

Il risultato è insomma un whiskey facile da bere, come un bourbon, ma non banale e che conserva il suo carattere irlandese. Caratteristiche che ne fanno un prodotto ottimo per l’after dinner, ma anche come ingrediente per il bartender, grazie alla facilità di miscelazione, che ne consentono l’uso in classici, loro rivisitazioni e nuove creazioni. Come Flying Pig, ideato dai bartender del brand, dove si miscela a Tia Maria e Irish cream.

Un’altra peculiarità riguarda il nome del prodotto, distribuito in Italia da Compagnia dei Caraibi. Omaggio dei suoi creatori al “maiale in fiamme” che con i suoi grugniti nel 1875 salvò Dublino dal grande incendio che si stava e sviluppando e i 5.000 barili di whiskey irlandese conservati nel magazzino doganale di Malone già avvolto dalle fiamme.

La ricetta

Flying Pig


Ingredienti:
25 ml Tia Maria, 25 ml Irish cream, 25 ml Flaming Pig Whiskey
Preparazione:
build
Bicchiere:
bicchiere espresso

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