Un Natale all’insegna della solidarietà per Elephant Gin
Il brand di gin super premium rafforza il suo impegno a tutela dell’elefante africano con una doppia iniziativa natalizia: l’edizione limitata Wildlife Warrior e una campagna di attivazione che coinvolge 16 cocktail bar italiani

La tutela della fauna selvatica africana, in particolare del grande elefante, è da sempre al centro della politica di responsabilità sociale di Elephant Gin. In occasione delle festività natalizie il gin super premium nato in Germania ha scelto di rafforzare tale impegno coinvolgendo anche gli amanti del bere bene in una raccolta fondi a favore della causa. Per farlo ha lanciato due iniziative solidali: un’attivazione in alcuni dei migliori locali della Penisola e uno special pack, con i proventi ricavi da entrambi che saranno devoluti alla Elephant Gin Foundation.

È questa una piattaforma senza scopo di lucro, con sede a Londra, fondata di recente dal brand, la cui gamma di gin è distribuita in esclusiva in Italia da Compagnia dei Caraibi, proprio per realizzare e sostenere progetti per la salvaguardia degli elefanti e del loro habitat naturale (leggi Elephant Gin rafforza il suo impegno a tutela dell’elefante africano).

Una drink list a sostegno degli elefanti

La prima delle due iniziative, la Wildilife Warrior Campaign, coinvolge 16 cocktail bar della Penisola dove fino al prossimo 16 dicembre verrà proposta una drink list dedicata a base di Elephant Gin, appositamente creata dai bartender dei locali. Per ogni cocktail ordinato dal menu solidale il locale donerà 2 euro alla fondazione.

I locali che hanno aderito all’iniziativa sono: Jerry Thomas a Teramo, Varietà a Bari, Boheme a Catania, Fonoteca a Napoli, Speakeasy 1920 a Belluno, Bar Recoaro a Legnago (Verona), Laudano e Misture a Ferrara, Dive a Monza, Raboucer – Mora 36, The Spirit, Tusa e Pinch a Milano, Date Social Food a Bastia Umbra (Perugia), Placebo Drink Room a Gubbio (Perugia), Collin’s bar a Perugia e Poscargano Cibo e Ospitalità a Terni.

La limited edition natalizia

Wildlife Warrior Edition è invece il nome del pack speciale del brand per il Natale. Pack declinato in due eleganti confezioni in edizione limitata ognuna delle quali contiene una bottiglia numerata da 500 ml di Elephant London Dry Gin (45%), il primo nato del marchio, con retroetichetta speciale e stampa artistica A5 accompagnate dalle illustrazioni di Martin Aveling e Mark Adlington. Il 15% del ricavato delle vendite delle bottiglie anche in questo caso andrà alla Elephant Gin Foundation.

Elephant Gin e il legame con l’Africa

Le nuove iniziative suggellano il profondo legame del marchio con il Continente Nero. Dai loro viaggi in Africa Tessa e Robin Gerlach, i fondatori, hanno preso ispirazione per la creazione della gamma Elephant, che, oltre all’Elephant London Dry Gin, comprende Elephant Sloe Gin (alc 35% in vol) dal profilo aromatico, Elephant Strength Gin (alc 57% in vol), un distillato corposo e di grande forza, ed Elephant Orange Cocoa Gin (alc 40%), che invece spicca per il carattere fresco.

Dall’Africa provengono anche 5 rare botaniche, delle 14 totali, della ricetta dell’Elephant London Dry: l’Artiglio del Diavolo dal Sudafrica e dal caratteristico sapore aromatico e amaro, il Bucco, che ricorda il ribes nero, il frutto del Baobab dal Malawi, la Coda di leone, considerata un’erba dai poteri magici in Sudafrica e l’Artemisia africana, che dona al gin una nota floreale e amara.

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Arrivata la norma Uni che fissa i requisiti per i locali storici
La norma fissa requisiti uniformi su tutto il territorio nazionale per bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, e confetterie che vogliono identificarsi come locali storici, con l’obiettivo di valorizzare e tutelare realtà simbolo dell’ospitalità del Belpaese

È arrivata la norma che stabilisce le regole per le attività del fuoricasa che possono fregiarsi del titolo di locali storici. A metterle nero su bianco è la Uni 11891-1, frutto del lavoro portato avanti negli ultimo mesi da Fipe e dall’Associazione “Gli Storici” Caffè e Ristoranti Storici d’Italia che hanno costituito un gruppo di lavoro insieme al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Confcommercio-Imprese per l’Italia, l’Unione Consumatori, Uniter e appunto l’Uni, l’ente italiano di normazione.

La noma nasce dalla volontà di valorizzare e tutelare i pubblici esercizi storici della Penisola, un patrimonio di grande valore culturale depositario dello stile di vita e delle tradizioni del nostro Paese, ponendo fine alla sovrapposizione di norme, elenchi e albi che hanno caratterizzato finora il settore.

Finora a inquadrare le attività storiche sono state infatti prevalentemente Regioni e Comuni, con regolamenti diversi basati essenzialmente sull’anzianità dei locali, che oscilla tra i 40 e i 50 anni. A Regioni e Comuni si aggiunge Unioncamere che, nel suo registro delle imprese storiche, inserisce tutte le attività operative da almeno 100 anni.

Un sistema, dunque, dalle regole incerte e oscillanti che variano da luogo a luogo e che, inoltre, non fa distinzione tra le varie tipologie di attività, applicandosi così indistintamente a un locale come a qualsiasi altro esercizio commerciale.

Requisiti su misura per i locali

La nuova norma sui locali storici, invece, interessa specificamente le realtà del fuoricasa, individuando i requisiti che riguardano i bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, cioccolaterie, confetterie.

Due i principali requisiti che i locali devono possedere per poter essere riconosciuti come storici: aver mantenuto al loro interno gli arredi originali ed essere in attività da almeno 70 anni. A questi si aggiungono poi altri requisiti e raccomandazioni organizzative, strutturali, finalizzate ad assicurare in caso di interventi di ristrutturazione strutturale o migliorative assicurino che le modifiche siano in linea con gli stili architettonici e le tecniche di costruzioni tradizionali che caratterizzano il locale, e anche di servizio, per aiutare gli operatori a offrire servizi ai clienti in un “ambiente storico” al 100%.

Valorizzare e tutelare i locali storici

La norma quindi vuole essere anche uno strumento che concorra a elevare il livello dell’offerta turistica, culturale e alimentare e garantire un’autentica esperienza dello stile di vita italiano. Un’esperienza che non è solo di consumo, ma rappresenta un tuffo nella storia e nella cultura del nostro Paese.

Ma non solo, perché grazie alla definizione di criteri certi, sarà più facile anche adottare misure a sostegno di queste realtà. «Abbiamo portato avanti questo percorso per mettere ordine nella babele amministrativa che fino a questo momento vedeva Comuni e Regioni regolare questa fattispecie di locali senza un criterio omogeneo. Creando di fatto disparità poco comprensibili e confusione tra le imprese – ha commentato in una nota Alessandro Cavo, presidente dell’Associazione “Gli Storici” Caffè e Ristoranti Storici d’Italia aderente a Fipe –. Questo puzzle normativo ha di fatto impedito che si potessero adottare misure di sostegno a livello nazionale, rivolte espressamente ai locali storici che, come sappiamo, hanno caratteristiche molto specifiche e di conseguenza bisogni particolari. Incentivi per la tutela del patrimonio immobiliare, semplificazione delle procedure amministrative, riduzione delle imposte locali, misure per l’efficientamento energetico sono solo alcune dei temi che abbiamo già inserito nell’agenda dei locali storici per i prossimi mesi».

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Vantguard Cup Italy: sfida finale l’11 dicembre tra Freestyle e Jeffer
Il Freestyle di Scandiano e il Jeffer di Pisa si sfideranno a colpi di drink al Sanctuary di Milano. Dopo la finale, appuntamento ai Barawards per la festa

La prima edizione della Vantguard Cup Italy ha attraversato l’Italia con sfide a colpi di barspoon, partite accattivanti tra bar di spicco del panorama della mixology nazionale. Ottavi e quarti ormai sono archiviati, semifinali appena concluse e finale all’orizzonte, l’11 dicembre a Milano.

I 16 locali che hanno accettato la sfida

Giusto celebrare, prima di tutto, i 16 locali che hanno voluto mettersi in gioco e hanno avuto accesso alla Cup: Argot Prati (Roma), Bob (Milano), Cinquanta Spirito Italiano (Pagani), Floreal (Firenze), Freccia Bar (Modena), Freni & Frizioni (Roma), Freestyle Cocktail Bar (Scandiano), Jeffer (Pisa), La Fesseria (Napoli), Laurus (Lecce), Moebius (Milano), Nik’s & Co. (Milano), Noh Samba (Bari), SeBon (Andria), The Court (Roma) e The Doping Bar (Milano).

Semifinali: ecco le drink list vincenti. In finale vanno Freestyle e Jeffer

In ogni fase il vincitore è decretato dalle scelte dei clienti dei locali.

Ogni locale propone 3 cocktail con 3 diverse referenze del gruppo. Vince il locale più apprezzato che ha venduto più cocktail, il tutto supervisionato da un arbitro Vantguard.

Dopo le prime fasi della competizione, con ottavi e quarti di finale, si è arrivati alle due semifinali. Il 1° dicembre ha visto sfidarsi il Freestyle di Scandiano contro il Cinquanta Spirito Italiano di Pagani al banco di The Doping Club di Milano. Il risultato? 136 a 117.

Nella semifinale precedente si erano sfidati il Jeffer di Pisa contro il Moebius di Milano al Freni e Frizioni Draft di Roma, con vittoria del Jeffer per 86 a 59.

La drink list del Freestyle ha proposto tre drink a base di Capucana Cachaca, Tequila Curado Cupreata e Bonanto. Il Jeffer, dal canto suo, aveva schierato cocktail a base di Gin Raw, Bonanto e Tequila Curado Espadín. Ora, chissà quali assi nella manica si giocheranno nella finale, a partire dai cocktail, fino alle strategie creative che ammaliano, incuriosiscono e intrattengono gli ospiti.

La finale al Sanctuary di Milano l’11 dicembre, poi celebrazioni ai Barawards

La data della finale è ormai scolpita sulla pietra, un evento imperdibile: 11 dicembre 2022 al Sanctuary di Milano, una location suggestiva dall’atmosfera calda e coinvolgente. Il premio per il vincitore della Cup è una Vantguard Experience in Messico con tour di una distilleria.

Il giorno dopo la finale, i ragazzi del locale vincitore tra Freestyle e Jeffer saranno presenti alla serata di gala dei Barawards, il premio annuale organizzato dalle testate Bargiornale, Dolcegiornale, Ristoranti e Hotel Domani, presso lo stand Vantguard con la drink list vincente.

Ma ora è il momento di concentrarsi sulla finale dell’11 dicembre: che vinca il migliore!

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Barawards, i protagonisti: Lorenzo Pesci
Intervista al vincitore del Premio Diplomático Cuoco dell’anno a Barawards 2021: «La chiave per rimanere ad alti livelli sta nella dedizione, quasi nella testardaggine: provare, sperimentare, sbagliare fino ad arrivare alla perfezione»

Giovane, talentuoso, determinato: Lorenzo Pesci, marchigiano d’origine, può essere considerato come una delle presenze fisse e più solide, quando si contano i nomi di nuove generazioni di cuochi italiani. Già formatosi nelle cucine di Carlo Cracco, è oggi alla guida del prestigioso bistrot Voce, parte del gruppo bistellato di Aimo e Nadia, a Milano, e a gli scorsi Barawards è stato premiato come Cuoco dell’anno. «È un lavoro usurante, e senza la voglia di mettersi ai fornelli ogni giorno non si va da nessuna parte. La competizione è durissima, e la chiave per rimanere ad alti livelli sta nella dedizione, quasi nella testardaggine: provare, sperimentare, sbagliare fino ad arrivare alla perfezione».

Alla soglia dei trent’anni, Pesci sta vivendo il pieno della metamorfosi della figura di cuoco, investita negli ultimi tempi da una visibilità senza precedenti; cosa che va presa per quello che è, con gli aspetti migliori e peggiori: «La mediaticità dei vari programmi televisivi e la nuova comunicazione social hanno permesso al settore di avere visibilità e mostrare gli aspetti anche meno noti della professione, soprattutto i sacrifici che servono per arrivare a cucine di livello eccellente. Dall’altro lato, proprio chi ben conosce gli sforzi necessari per farcela, detesta vedere che ormai chiunque indossi una giacca o un grembiule si sente in diritto di essere chiamato chef, senza onorare tutto quello che non si vede, solo per la notorietà che ne può derivare».

Al netto comunque di una scrematura che va fatta, il momento della cucina italiana parla di freschezza, semplicità e sapore: «Stiamo assistendo a una sorta di ritorno alle origini, puntando all’essenziale e al gusto. Molti cuochi, anche i più esperti, si stanno focalizzando su pochi elementi, concentrando i gusti al massimo e limitando i fronzoli. È una filosofia vincente, a mio avviso, che condivido molto; perché è dalle basi che bisogna partire anche nell’insegnare alle nuove leve, le preparazioni più complesse come cialde, arie o simili in realtà ci appartengono poco, sia come categoria che come italiani».

Il trionfo ai Barawards 2021 non è il primo nella carriera di Pesci, che in ogni caso registra e mette in cascina: «È una grande soddisfazione, certamente. Significa che la strada è quella giusta e gli sforzi compiuti sono ripagati, sempre guardando avanti».

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