Al Milano Whisky Festival 4.000 etichette, novità e masterclass per professionisti
Torna l’appuntamento del Milano Whisky Festival, giunto alla 17esima edizione. Da 3 al 5 dicembre presso il Palazzo delle Stelline. Ricco il palinsesto di seminari e degustazioni con contenuti dedicati anche al mondo dei professionisti

Nato dalla passione di due amici, Giuseppe Gervasio Dolci e Andrea Giannone, il Milano Whisky Festival è ormai diventato un appuntamento fisso per appassionati, cultori e gestori di locali a caccia delle ultime release o di imbottigliamenti rari provenienti non solo dalla Scozia, dall’Irlanda o da oltreoceano, ma letteralmente da tutto il pianeta. Siamo così giunti alla 17esima edizione di una manifestazione ormai consolidata che si terrà da sabato 3 dicembre fino a lunedì 5 per la prima volta nelle sale de Il Palazzo delle Stelline, in corso Magenta, nel cuore del capoluogo lombardo. In uno spazio di oltre 3.000 mq, visitatori e professionisti, avranno modo di degustare, acquistare e curiosare tra un centinaio di stand (in rappresentanza di una sessantina di espositori) e fare la conoscenza con circa 4.000 etichette di malti e spirits. Il meccanismo d’entrata è quello ormai collaudato che prevede, oltre alla modalità di acquisto sul posto del biglietto, la procedura on line (accedendo a whiskyfestival.it è possibile acquistare il biglietto che comprende anche il kit degustazione composto da bicchiere, porta bicchiere e la Scotch Whisky Guide 2023). I biglietti sono di due tipologie: giornaliero (10 euro) o per i tre giorni (15 euro).

Ampio spazio alla nuove distillerie

«La location di quest’anno è non solo molto elegante ma decisamente congeniale anche a livello logistico – racconta Giuseppe Gervasio Dolci a Bargiornale – e, come sempre, vi sono tante novità e spunti di interesse per cultori e professionisti. A partire dalla rassegna degli espositori che, oltre ai brand storici, vedrà la partecipazione di diverse nuove distillerie che si affacciano per la prima volta sul mercato italiano. Inoltre, nel corso della tre giorni, abbiamo, come consuetudine, organizzato una trentina di masterclass con partner di primo livello e guardiamo sempre con attenzione al mondo business con contenuti dedicati previsti nella giornata del lunedì. L’obiettivo è arrivare a circa 5.000 presenze, ai livelli pre Covid. E puntiamo non solo attrarre sempre più professionisti, che oggi rappresentano il 25% del totale presenze, ma anche “ringiovanire” il nostro pubblico, calamitando nuove generazioni di consumatori affascinati dal mondo del whisky, distillato che ormai si sta affermando come un prodotto dall’anima decisamente cosmopolita».

Specialità, release e rarità in assaggio

Masterclass e seminari, a pagamento o gratuiti, sono stati calendarizzati sia nei giorni dell’evento, sia in quelli appena antecedenti il festival presso il Mulligans Irish Pub, riconosciuto tempio milanese specializzato in malti e birre artigianali (sul sito del festival si può consultare l’elenco completo e aggiornato degli appuntamenti). Proprio al Mulligans si terrà il prossimo 28 novembre, la masterclass di apertura dedicata ad Ardbeg con la degustazione di whisky rari ed esclusivi tra cui un single cask in sherry Manzanilla (solo 671 bottiglie) e il nuovissimo HyperNova, il whisky più torbato mai realizzato dalla distilleria. Relatori dell’incontro, Andrea Giannone e Emanuele Gozzini di Moët Hennessy. Da segnalare il 30 novembre un’altra anteprima esclusiva con una degustazione dedicata alle distillerie del gruppo Ian Macleod, importato da Rossi&Rossi. Macleod già proprietario delle distillerie Glengoyne e Tamdhu, nel 2017 ha acquistato il marchio Rosebank, famosa distilleria delle Lowlands chiusa nel 1993, con l’intento di ricostruirla in toto ed iniziare a operare nuovamente. E nel corso della masterclass tenuta da Gordon Dundas, brand ambassador, sarà possibile degustare un raro Rosebank 31 Years Old Seconda Release proveniente dai barili dell’antica distilleria. Nel corso del festival, si segnalano altri appuntamenti interessanti: il 3 dicembre, la masterclass Diageo con una carrellata di special release del 2022 presentate dal brand ambassador Andrea Gasparri e uno Scotland Tour con i single malt distribuiti da Rinaldi 1957 coordinato dall’ambassador Walter Gosso. In evidenza anche l’esperienza proposta da Jonny McMillan e Francesco Cione che guidano una degustazione ai malti di due aziende a conduzione familiare: Berry Bros & Rudd e la distilleria Daftmill rappresentate in Italia da Pallini. Il 4 dicembre Francesco Spenuso, advocacy manager Brown Forman Italia, svela e fa degustare due novità Jack Daniel’s, Marco Gheza, Laphroig Ambassador, annuncia in anteprima alcune rarità della distilleria di Islay distribuite da Stock Spirits, Ashley MacGregor propone all’assaggio release tipiche della distilleria Bruichladdich distribuite da Molinari e Duncan Taylor, imbottigliatore indipendente, presenta i suoi distillati premium importati da Compagnia dei Caraibi.

Masterclass per professionisti

Per quanto riguarda invece la giornata di lunedì 5 dicembre al Palazzo delle Stelline, spiccano due seminari gratuiti di potenziale interesse soprattutto per i professionisti: “Trendy Whisky Cocktails in the Modern Era” in collaborazione con Diageo a cura di Vincenzo Pagliara, co-fondatore del Laboratorio Folkloristico di Pomigliano d’Arco (Na) e World Class Italian Bartender of The Year 2022 e “Whisky e Miscelazione” in collaborazione con Beija Flor, Kilchoman e Tomatin a cura di Daniele Cancellara, head bartender del Rasputin di Firenze e creatore del format Whisky For Breakfast.

 

 

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Caffè dell’Arte Specialty Coffee, un’ottima annata con Frankenstein
Andrea Pettinari racconta la metamorfosi che l’arrivo di una piccola tostatrice ha portato nel locale, dando nuova visibilità alla sua offerta

Non c’è nulla di più bello che raccogliere i frutti di quanto si è seminato, magari in tempi difficili, sorprendendosi per l’abbondanza e il positivo riscontro di un impegno costante e ostinato. La telefonata ricevuta da Andrea Pettinari, titolare del Caffè dell’Arte Specialty Coffee di Cagliari si è subito mostrata densa di entusiasmo e di eventi da raccontare e trasmettere a tutti: «penso sia utile condividere con altri del mondo specialty di piccola entità la nostra esperienza positiva».

Farsi accettare era difficile con caffè così particolari, poi sono arrivate le difficoltà legate al covid e in questo frangente al Caffè dell’Arte Andrea e la moglie Federica Sedda decidono di investire in una tostatrice, aprendo una piccola torrefazione. “Abbiamo trovato un usato; ci avevano detto che non avrebbe funzionato ben, ma con Stefano, un tecnico di macchine espresso, ci siamo impegnati per portarla a nuova vita – racconta Pettinari -. L’abbiamo chiamata Frankenstein, riparata aggiungendo le sonde per collegarla ad Artisan.

Il locale è su due livelli: al piano sopra abbiamo allestito la microroastery che è a vista; le due attività non possono lavorare contemporaneamente, quindi si tosta in orari di chiusura. È stato un primo tassello che ha aiutato la clientela sia locale sia internazionale ad avvicinasi a noi: abbiamo rafforzato il concetto di artigianalità anche con il caffè. Siamo gli artigiani che lo trasformano, come fa il fornaio con il pane e ciò ha innestato una reazione positiva, che ha portato a interessarsi al caffè di qualità: il nostro bacino di utenza è cresciuto moltissimo. Con i clienti, si sono avvicinati a noi anche altri imprenditori, tra i quali numerosi ristoratori, molti dei quali hanno apparecchiature proprie: per loro abbiamo avviato la produzione di caffè in capsule».

Un’ottima annata. La scorsa estate ha visto arrivare numerosissimi turisti da tutto il mondo e, riprende Pettinari, «qui è successa una cosa incredibile: da metà marzo a fine ottobre abbiamo visto turisti di ogni parte del globo, anche dalle Hawaii, tantissimi australiani, statunitensi e molto altro. Ci eravamo preparati co una buona offerta di colazione salata, affiancata a quella classica italiana e di brunch. Chi ha ricercato su internet il nostro locale in quanto propone specialty, chi è stato spinto a visitarci da amici… si è sparsa la voce e abbiamo registrato una crescita del 135%, difficile da sostenere.

Il cliente straniero ha un modo diverso di vivere la caffetteria: non rimane al banco e non ha fretta (complice anche il periodo di ferie): si mette tranquillamente in fila. Si formavano code molto lunghe: è stata un’esperienza nuova e molto bello, perché sentivamo che ci davano fiducia; e con gli stranieri anche i clienti abituali. Abbiamo preparato tantissimi flat white, mentre sul fronte delle bevande vegetali la più richiesta è risultata quella d’avena. Mentre succedeva tutto questo, chi abita nella zona si domandava cosa mai succedesse: il locale è sempre pieno di persone che consumano “cose” mai viste: cappuccini grandi, con il ghiaccio… perché tutti lo vogliono? La curiosità ha portato a scoprire nuove preparazioni che ora vendiamo anche ai local».

Sostenere questi ritmi 7 giorni su 7 non è stato semplice anche da un punto di vista fisico (Andrea ha perso 12 chili), ma ora che i ritmi sono tornati più calmi, la soddisfazione è tanta: chi si impegna ce la può fare.

Frattanto ha preso il via l’e-commerce, sostenuto soprattutto dalla clientela straniera, che si è mostrata molto interessata alla moka – che chiamano “la Bialetti” -: spesso acquistano come souvenir insieme al caffè.

«A conti fatti – conclude Pettinari – mi convinco che il nostro lavoro richieda una particolare vocazione. Facciamo un mestiere bello, stiamo tutto il giorno a contatto con le persone; fare quattro chiacchiere con loro è piacevole e arricchisce. È un lavoro veramente molto appagante e finalmente lo stiamo capendo anche in Italia».

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