Simone Caporale rileva Boadas Cocktails, il più antico cocktail bar di Barcellona
Continua l’avventura di Simone Caporale a Barcellona. Dopo aver fondato, insieme a Marc Alvarez, Sips, prende le redini di Boadas Cocktails, storico cocktail bar della capitale catalana.
Alla regia sarà affiancato da Jerónimo Vaquero Barea, ex proprietario e bartender ai tempi di María Dolores Boadas, con l’obiettivo di avviare una gestione fedele alla tradizione e alla miscelazione classica

Boadas Cocktails, il più antico cocktail bar di Barcellona famoso per i suoi throwing Martinis, passa nelle mani di Simone Caporale, noto imprenditore, consulente e bartender di calibro internazionale già di casa nella capitale catalana dove dal 2021 è alla guida, insieme allo spagnolo Marc Alvarez, di Sips (terzo nella classifica 2022 ai The 50 World’s Best Bars). Fondato nel 1933 da Miguel Boadas, professionista di lungo corso che si era fatto le ossa al Floridita a L’Avana, il locale di Calle Tallers era stato gestito a partire dal 1967 dalla figlia di Miguel, la mitica María Dolores Boadas, pioniera della mixology e icona femminile del bartending mondiale. Alla morte della matriarca, avvenuta nel 2017, la proprietà del locale era passata a Jerónimo Vaquero Barea, bartender entrato giovanissimo nello staff del locale e artefice di una luminosa e onorata carriera trascorsa per oltre cinquant’anni dietro il ligneo bancone del Boadas.

 

«Erano anni che ero in contatto con Jerónimo e insieme parlavamo del futuro del locale e di un eventuale cambio di proprietà – racconta Caporale a Bargiornale – ma lui non voleva cederlo per necessità o per problemi economici, voleva assicurarsi che finisse in buone mani e quindi si è preso il tempo necessario, rifiutando altre offerte. Alla fine, l’operazione di compravendita si è conclusa per un valore che si aggira intorno a 1 milione di euro, cifra che include anche il restauro, l’introduzione di alcuni dettagli originali (che si erano perduti nel tempo) e la liquidazione del personale. Sono molto soddisfatto di come sono andate le cose, ma allo stesso tempo sento una grande responsabilità sulla spalle».

Rispetto per la materia prima e per la storia di un bar entrato nella leggenda

La nuova compagine proprietaria di Boadas include oltre a Caporale, Marc Alvarez, già suo socio in Sips, e Jerónimo Vaquero Barea, che trasmetterà ai nuovi partner l’esperienza pluridecennale maturata tra le mura di uno dei cocktail bar più leggendari della storia del bartending. E la volontà di Caporale sembra essere proprio quella di dare continuità alla leggenda. «Boadas è la cattedrale del cocktail classico – spiega – e questa sarà la nostra direzione di lavoro. Da subito vogliamo mettere come priorità la qualità della materia prima, il rispetto per gli ingredienti insieme al recupero degli stampi della cristalleria fatta su misura per Boadas dagli anni Trenta del secolo scorso fino al 1970 per poterla riprodurre e riproporre alla nostra clientela. Abbiamo intenzione di introdurre del nuovo personale, puntando su professionisti veri dotati di passione e classe. Devono essere non solo giovani, ma determinati anche nel prendersi una responsabilità professionale. Un’altra cosa molto importante è che oggi Boadas per la prima volta, dopo 89 anni, ha assunto una professionista donna. La prima e unica è stata María Dolores Boadas, figlia del fondatore. Ma dopo di lei nessuna altra donna ha fatto più parte dello staff del locale. Oggi finalmente sì e vorrei che Boadas diventasse un polo formativo per giovani professioniste che vogliono intraprendere una carriera nel mondo della mixology. A questo proposito, abbiamo già attivato un programma di apprendistato con l’Università Gastronomica di Barcellona».

Eventi di scambio con altri bar storici e la festa dei 90 anni

Tra i prossimi primi passi del “nuovo” Boadas, la messa a punto di una drink list che avrà un capitolo dedicato alle ricette storiche di Miguel Boadas e di María Dolores Boadas e l’organizzazione di eventi di scambio con altri bar storici nel mondo come Camparino, Schumman’sEl Floridita, Long Bar Singapore ecc. Last but not least, il locale catalano l’anno prossimo celebrerà i suoi primi 90 anni di attività con un evento che vedrà protagonista Jerónimo Vaquero Barea. Il fatto di essere impegnato su due fronti, Boadas e Sips, non spaventa affatto l’imprenditore italiano. «Il mio tempo – conferma Caporale – lo gestirò tra un bar e l’altro: sarà molto divertente perché sono locali talmente diversi che mi permettono di poter mutare ogni volta la mia identità professionale…un po’ come Batman. Sips e Boadas, sono come l’olio e l’acqua, difficili da fondere assieme. Non credo che serva neanche farlo ormai, ma una cosa è certa: senza i cocktail classici dei bar storici come Boadas, il bar moderno di oggi non esisterebbe».

 

 

 

 

 

 

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Baritalia Finale di Monte Carlo: chi saranno i 6 giudici d’onore e i 57 bartender in gara
Andrà in scena il 14 novembre al ristorante Nobu di Monte Carlo il final show di Baritalia 2022, con 57 bartender da tutta la Penisola a sfidarsi nella finalissima. Ecco i loro nomi

È per lunedì 14 novembre a Monte Carlo l’appuntamento con il final show di Baritalia 2022 – a drink for the planet, il laboratorio di miscelazione itinerante di Bargiornale. Il gran finale delle kermesse andrà in scena al ristorante Nobu del Fairmont Hotel.

Evento clou della giornata la finalissima di Baritalia Lab. Più elettrizzante di un Grand Prix. Più scoppiettante di un fuoco d’artificio. Più “sfumeggiante” di The Mask. Più sfavillante di un cocktail martini al plenilunio. Più rosso di un Negroni che fa il timido.
Per il final show Baritalia ha fatto le cose in grande. A cominciare dalla selezione dei giudici che avranno il compito di incoronare il Drink for the Planet. Un cocktail che valorizzi la riduzione degli sprechi, la stagionalità, la territorialità. I premi saranno assegnati ai primi tre classificati di ogni azienda partner, ai tre migliori interpreti assoluti e al cocktail più sostenibile che riceverà l’ambito premio Drink for the Planet.

Ma ora, andiamo a conoscere i 6 giudici.

Emanuele Balestra. Originario di Gallarate è il primo barman dell’Hotel Barrière Le Majestic di Cannes. Bar alla guida del quale è arrivato nel 2014 dopo una lunga esperienza ai quattro angoli del Pianeta. Balestra ha dato vita a un percorso sperimentale per la creazione dei suoi cocktail che passa attraverso l’uso di fiori e piante coltivate in due orti-giardino molto diversi. Il più grande si mimetizza nel verde che contorna la piscina dell’albergo. L’altro, nascosto alla vista, è quello che Emanuele chiama, scherzosamente ma non troppo, “il mio ufficio”: una terrazza sul tetto dell’albergo dove convivono un minuscolo orto di qualche metro quadro, qualche vaso, le arnie delle api (sì, Emanuele si produce anche il miele) e un bancone.

Giorgio Rocchino. Il barman del principe Alberto di Monaco è originario di Torino. Classe 1972, dopo tre stagioni allo storico Caffè San Carlo è partito un po’ per scherzo per il Principato di Monaco. Dopo aver lasciato qualche curriculum, altrettanto per scherzo, ha avuto la bella sorpresa di essere chiamato. Non da uno qualsiasi, ma dal Casino di Monte Carlo. Qui è rimasto per sette anni per poi passare all’Hotel de Paris e al Café de Paris. Poi, fino al 2021, è diventato il titolare del banco dello Yacht Club Monaco, l’esclusivo members’ club di Alberto di Monaco. Il suo ultimo progetto – nato nel 2021 – è la prima scuola di barman a bordo di uno yacht. Si chiama LCM Academy ed è destinata a chi vuole apprendere le basi della miscelazione classica e quella di ricerca.

Danilo Bellucci. Cavaliere della Repubblica e Cavaliere Ufficiale. È un “libero comunicatore” nel mondo del food & beverage. Ama definirsi un “artigiano della comunicazione” e i suoi cinque decenni di relazioni pubbliche sono lì a dimostrare tutto il suo talento. Ha organizzato e organizza alcuni dei grandi eventi del settore come Lady Drink, Challenge on Ice e i più recenti 110 e Lode e Order of Merit.

Giovanni Ceccarelli. È un formatore, divulgatore e consulente. Dal 2011 è formatore di Drink Factory. Nel 2016 ha creato il sito che porta il suo nome e lanciato il progetto Cocktail Engineering, che tratta in modo scientifico aspetti quali preparazioni home made, tecniche di miscelazione, materie prime, strumenti di lavoro. È co-autore del libro “Miscelare”. Dal 2021 al suo canale Youtube.

Luca Coslovich. Bartender di fama, lavora da sempre nel settore del lusso e attualmente è al prestigioso Casino di Monte Carlo. Formatore, consulente. Importanti le esperienze all’estero nel corso della sua lunga carriera. In particolare, oltre a Monte Carlo, Mosca e Praga, dove ha sviluppato le sue grandi capacità manageriali. Ha fatto parte nel 2017 del Drink Team di Bargiornale ed è un autore prolifico. È il webmaster (dal 1997) del sito the thecybartender.com Insignito, nel 2018, dell’Order of Merit per il lavoro svolto negli anni portando il savoir-faire italiano nel mondo.

Ezio Falconi. Uno dei primi e più appassionati cocktail historian italiani. Ha scritto più di tredici pubblicazioni tra libri e ricettari. Il suo ultimo lavoro si intitola “Storia dei Cocktail Dimenticati” (edito da Tecniche Nuove). Si tratta di sessanta ricette, create a partire dall’Ottocento, menzionate una prima volta, riportate almeno una volta in ulteriori manuali e non più menzionate poi, nei successivi prontuari. Falconi è un figlio d’arte del food & beverage.  I suoi genitori gestivano un locale a Milano già dagli anni ’50. Dopo le scuole professionali e un’esperienza in prestigiosi locali in Francia, Spagna e Svizzera rientra con la famiglia a Bergamo dove apre e gestisce numerose attività commerciali. Da oltre un decennio guida con grande classe l’Arimo American Champagne Bar di Treviglio rinomato locale a livello nazionale e conosciuto per l’originalità e l’innovatività delle proposte.

 

I nomi dei 57 bartender divisi per squadra

In gara nella finalissima i 57 bartender provenienti da Nord a Sud della Penisola vincitori delle cinque tappe della manifestazione: Lecce, Sorrento, Jesolo, Pescara e Bologna.

Caffo
Daniele Melani
Lorenzo Siri
Giovanni Terracciano

Campari Academy
Antonio D’Auria
Mauro Fogante
Massa Damiano
Elena Rossi
Patrick Ziliotti

Coca-Cola Hbc Italia
Fabrizio Bottone
Simone Caltabiano
Vito Catucci
Brigida De Matteis
Danilo De Rinaldis
Luca Di Giuseppe
Francesco Lazzo
Lucy Melle
Vito Sciacovelli
Domenico Sorrentino

Compagnia dei Caraibi
Astarita Costanzo
Giulia Di Biasi
Yuri Di Pietro
Francesco Drago
Daniele Salviato

DoUMix?
Atmir Dursum
Manuela Menegazzo
Erika Moronta
Oronzo Scarafile
Chiara Tocci

Engine Gin
Edoardo Cipriani
Filippo Ghizzi

Gamondi
Enzo Colonna
Domenico De Leo
Lucrezia Di Dio
Stefano Galligioni
Paolino Nigro

Lurisia
Alberto Beltrame
Giovanni Curcio
Adolfo D’Alessandro
Marta De Dominicis
Simone Obino

Molinari
Francesco Giorgi
Luca Grifi
Matteo Marotta
Mariano Pingiotti
Gioacchino Sorrentino

Nonino
Michele Bochicchio
Manuel Crescini
Stefano Marongiu
Gabriele Rizzo
Giuseppe Venanzio

Organics by Red Bull
Matteo Cassan
Simone Delucchi
Giuseppe Mancuso
Gabriele Pistola
Matteo Ranieri

Ruffino
Giovanni Aulisio

Soero Gin
Gian Maria Ciardulli

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Il nuovo incentivo per trasformare i veicoli tradizionali in elettrici
Un decreto del ministero delle Infrastrutture prevede un contributo fino a 3500 euro per sostituire il motore a combustione con un sistema elettrico. Si può beneficiare dell’incentivo fino al prossimo 31 dicembre

I locali e i professionisti che vogliono rendere green il loro parco veicoli puntando sull’elettrico possono ora beneficiare di un nuovo incentivo statale. A introdurlo il ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili (Mims), con un decreto del 19 luglio scorso, pubblicato in Gazzetta ufficiale (la numero 215 del 14 settembre).

Emanato per promuovere la decarbonizzazione e per sostenere la transizione ecologica, il decreto prevede l’erogazione di un contributo per i proprietari di veicoli che installano sistemi elettrici in sostituzione del motore termico tra il 10 novembre e il 31 dicembre 2022.

Il contributo è pari al 60% del costo con un massimo di 3.500 euro più il 60% delle spese per l’iscrizione al Pubblico registro automobilistico (Pra),

Per l’assegnazione del contributo, il ministero delle Infrastrutture si avvarrà della Consap, tramite una piattaforma informatica la cui attivazione sarà comunicata sul sito del ministero. Le risorse complessive per questo intervento sono pari a 14 milioni di euro.

L’istanza per ottenere il contributo

Il contributo statale sarà corrisposto in base alla data di presentazione della istanza del richiedente, che dovrà contenere una dichiarazione sostitutiva nella quale il richiedente dichiara e comunica:

il numero di targa del veicolo;
la data dell’avvenuta installazione
copia della fattura dell’installazione, effettuata tra il 10 novembre 2021 e il 31 dicembre 2022, del sistema elettrico (come decreto ministeriale n 219 del 1° dicembre 2015;
copia della quietanza di pagamento (ove non contenuta nella fattura) effettuato a con sistemi tracciabili e la riconducibilità dello stesso alla relativa fattura;
copia del documento di circolazione aggiornato.
le spese relative all’imposta di bollo per l’’iscrizione al Pra e all’imposta provinciale di trascrizione con le relative attestazioni;
codice Iban per l’accredito del contributo;
cognome e nome dell’intestatario o cointestatario del conto corrente, che deve coincidere con il richiedente o con la denominazione sociale in caso di domanda presentata da persona giuridica;
l’indirizzo e-mail per eventuali comunicazioni connesse all’erogazione del contributo.

Il sistema informatico rilascerà una ricevuta.

I proprietari dei veicoli dovranno conservare la documentazione presentata fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui sono stati trasmessi.

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Cosa c’è dietro a un drink servito su una nave da crociera
Come si governano 140 punti di somministrazione di bevande e alcolici su 10 navi da crociera? Pianificando al millimetro gli approvvigionamenti e impostando un percorso di training che non lascia nulla al caso. E poi sperimentando, quando serve. La nostra intervista al Beverage Manager Corporate di Costa Crociere

Sulle navi della flotta di Costa Crociere salgono 1 milione e mezzo di passeggeri all’anno (dato riferito al 2021). Non sono soli, ma sono accompagnati da 1.277.790 bottiglie di spirit e liquori, 3.123.469 bottiglie (da 33 cl) di birra – più altri due milioni di litri consumati alla spina -, 3.563.067 bottiglie di vini, bollicine e Champagne. Ogni anno si consumano circa 70 tonnellate di caffè. Sulla decina di navi operative al momento sono attivi in totale 140 punti di somministrazione beverage. A supervisionare tutto il ciclo di approvvigionamento e servizio c’è Carmelo Marchese, Beverage Manager Corporate di Costa Crociere, che Bargiornale ha incontrato durante un viaggio speciale, la crociera dedicata al cioccolato organizzata assieme a Chocolate Academy Milano che ha visto protagonisti sette cocktail ispirati ai sette peccati capitali. Naturalmente, tutti con il cioccolato nella lista ingredienti, proposti nei punti beverage e nelle gelaterie della Costa Toscana, la nuova ammiraglia del gruppo, che può portare oltre 6mila passeggeri.

L’ammiraglia di Costa Crociere, la Costa Toscana

Sperimentazione sì, pianificazione prima di tutto

«Una sperimentazione nata da una proposta dei nostri pastry chef, che abbiamo voluto sviluppare assieme agli amici di Chocolate Academy e coinvolgendo i brand ambassador di Bacardi», spiega Marchese. «Monitoriamo il gradimento da parte degli ospiti e poi valutiamo che cosa eventualmente tenere nella proposta drink stabile delle nostre navi». Sperimentare è d’obbligo quando si sta operando un innalzamento del livello qualitativo dell’offerta, sia food che beverage, a bordo delle navi da crociera. Ma la gestione di quei 140 punti di somministrazione richiede massima attenzione alla pianificazione. Questa è la parola chiave, visto che gestire gli approvvigionamenti sulle navi che girano da una parte all’altra del mondo è questione delicatissima. Marchese è in questo ruolo dal 2005. «Prima ho navigato per 14 anni, partendo dalla gavetta al bar e finendo col diventare barmanager. La mia figura di manager corporate sul beverage esiste da decenni, ma si è trasformata negli ultimi anni accentuando le caratteristiche aderenti all’obiettivo di Costa Crociere di alzare l’asticella della qualità».

Punti di somministrazione temporanei per assecondare i gusti dei diversi target

La complessità nel servire i drink sulle navi deriva dall’incrocio di più fattori. Il pubblico innanzitutto: «Abbiamo un target internazionale, ma varia molto a seconda della stagionalità e delle rotte. Costa Toscana, per esempio, dopo una estate nel Mediterraneo si dirige verso gli Emirati per l’inverno. Significa trovare un pubblico più alto spendente, perché raggiunge la destinazione con la formula volo+crociera, accessibile più facilmente a un target più alto. Dobbiamo regolarci di conseguenza. Altro esempio: Costa Fortuna, Costa Favolosa e Costa Firenze sono tre navi che imbarcano solo nazionalità dell’area Sud America, mentre Costa Fascinosa e Costa Pacifica sono ai Caraibi, ma con un pubblico internazionale. Dipende tutto dagli ospiti. Un pubblico proveniente da Brasile e Argentina consumo molta più birra e più vodka rispetto al pubblico europeo. Non solo: predisponiamo dei punti di somministrazione temporanei sui ponti delle navi dove serviamo solo Caipirinha e Caipiroska, un must assoluto per quel tipo di pubblico dalle 23 in avanti». La durata della crociera incide pesantemente sui consumi, naturalmente: le formule 3 giorni portano a un consumo sensibilmente più alto, anche perché gli ospiti scelgono più facilmente formule all inclusive.

Carmelo Marchese, Beverage Manager Corporate di Costa Crociere

«Nel costruire l’offerta sulle navi abbiamo impostato accordi con i grandi gruppi e con le maggiori compagnie di beverage, in qualche caso arrivando a operazioni di naming dei bar. Sulla Toscana troviamo l’Aperol Spritz Bar, il Campari Bar, uno Spazio Bollicine Ferrari, il nuovo concept dell’Heineken Bar che unisce birra, cocktail a base birra, musica dal vivo e proposta food tipo pub, molto apprezzato e che stiamo già pensando di replicare. In più, dalle drink list “universali” siamo passati a una differenziazione, introducendo in alcuni punti – come l’Infinity Bar sulla terrazza di poppa dell’ammiraglia – dei menu più vari, con drink più sofisticati e distillati premium, sempre senza mai perdere di vista il tema dell’italianità».

Sessioni a terra, visite in azienda e manuale operativo: il training è la base

Fondamentale il percorso di training che i crew member devono seguire. «Il nostro personale arriva sulle navi già in parte formato dopo che è passato per le scuole di arti e mestieri, sessioni di training che vengono implementate sui brand e sui prodotti. Portiamo le persone a visitare le aziende per studiare il prodotto alle origini. Po ci sono sessioni di training sul nostro beverage manual, che contiene tutte le ricette e le procedure. Infine, le novità: ogni nuova introduzione richiede un percorso di formazione a cascata per tutto il personale. Mentre parliamo sulla Costa Favolosa i miei colleghi stanno operando degli stress test al personale di bordo, per valutare la tenuta dell’organizzazione nel servizio di  caffè, cocktail, gelateria». La crew deve dimostrasi pronta ad adattarsi, visto che può rimanere la stessa per mesi, su rotte diverse e con target diversi. «Deve essere naturale per tutti lavorare allo stesso modo in Sud America, al largo della Spagna o a Sydney».

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Il Curious di Melbourne vince il Restaurant & Bar Design Awards 2022
Il cocktail bar del W Melbourne è il vincitore assoluto del prestigioso concorso internazionale che premia i migliori spazi per il food e il beverage

È il Curious di Melbourne, in Australia, il bar più bello del mondo. Il cocktail bar bar del W Melbourne, progettato dallo studio Hachem è stato infatti incoronato vincitore assoluto nella categoria bar dei Restaurant & Bar Design Awards 2022, il prestigioso contest internazionale dedicato alla progettazione di spazi per il food e il beverage.

Il vincitore di questa quattordicesima edizione del concorso, nato per premiare non la qualità di ciò che si mangia o si beve in un locale, ma l’ambiente nel quale cibi e bevande sono serviti, è stato svelato durante la cerimonia dei London Awards svoltasi durante due serate presso la Maison François di Londra.

Aperto a ogni tipologia di spazio per la ristorazione e il beverage, dai locali stellati a quelli che si trovano negli aeroporti, da quelli situati nelle navi a quelli nei musei, fino ai furgoni e agli allestimenti per lo street food, il concorso ha visto in gara quest’anno 1220 locali candidati, provenienti da 66 paesi. A valutarne gli aspetti di design una giuria internazionale composta da 40 personalità tra le più influenti a livello globale nel campo del design, dell’ospitalità e del lifestile.

Giuria che oltre a, oltre al vincitore assoluto, ha premiato i migliori progetti per area geografica (Regional Winners), con il Corious che si è aggiudicato anche la vittoria per l’area Australia e Pacifico.

Ecco i locali premiati per area geografica

Best Europe Restaurant/Bar
The Painter’s Room at Claridges, Londra (Uk) – Bryan O’Sullivan Studio

Best The Americas Restaurant/Bar
Imperfecto, Washington (Usa) – Ooak

Best Middle East & Africa Restaurant/Bar
Khobar, Arabia Saudita – Masquespacio

Best Asia Restaurant/Bar
1111 Ones, Hong Kong (Cina) – M.R. Studio

In questa edizione dei Restaurant & Bar Design Awards sono stati assegnati altri 39 premi di categoria, i vincitori dei quali erano stati annunciati durante un’altra serata di gala svoltasi all’Upstairs at Langan’s, sempre a Londra (leggi I primi verdetti del Restaurant & Bar Design Awards. Un italiano tra i locali vincitori di categoria)

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Convivialità e italianità, binomio forte visto da Birra Moretti
Gusti e aspirazioni delle generazioni Z e Baby Boomers sono protagonisti dell’indagine AstraRicerche per conto di Birra Moretti.

Storico marchio italiano (Udine 1859), Birra Moretti (dal 1996 fa parte di Heineken Italia) ha commissionato ad AstraRicerche uno studio sulle caratteristiche e gli atteggiamenti tipici dell’Italianità, dalla convivialità alla solidarietà, dall’autenticità all’ironia, valori distintivi per ogni generazione a dimostrare che l’essere italiani non è un concetto immutabile, ma sta acquisendo nuove connotazioni. Aldi là degli stereotipi: la metà degli italiani odia essere giudicato come una popolazione di indisciplinati.

Alla recente conferenza stampa di presentazione al Ristorante Barmare (corso Lodi 12, Milano erano presenti, tra gli altri, Cristina Newburgh, mkt manager Birra Moretti, Cosimo Finzi, ad AstraRicerche, Ilaria Zaminga, Communication Manager Heineken Italia.

Schema dell’indagine AstraRicerche per Birra Moretti

Una lunga serie di domande

Qual è il tratto caratteristico dell’italianità oggi? Quali sono gli ingredienti di quel mix di saper fare e saper vivere che da sempre definisce la nostra unicità nel panorama internazionale? Come sta cambiando, nel tempo, la nostra autopercezione di italiani, soprattutto nei giovani?

Non sembra esserci dubbio: per quasi 4 italiani su 10 (37%) è la convivialità il valore più distintivo dell’essere italiani, in grado di unire tutti dalla Gen Z ai Baby Boomers. L’altra attitudine che identifica l’italianità è la leggerezza legata alla buona compagnia, essere noi stessi così come siamo, indicata dal 35% dei nostri connazionali, e sopra la media dagli under 25.  È questo il ritratto degli italiani disegnato da Birra Moretti, brand che da 160 ne incarna i valori e che ora, attraverso uno studio AstraRicerche, ha voluto evidenziare cosa rappresenta oggi l’Italianità oltre gli stereotipi. In quest’ultima ricerca vengono, infatti, messi a confronto i punti di vista di quattro generazioni di nostri connazionali e, tra le caratteristiche che hanno in comune, è emerso che il 47% di loro ritiene che Birra Moretti sia il brand di birra che meglio interpreta i valori degli italiani.

Le sfumature distintive della Italianità secondo le generazioni

Un mix di saper fare e saper vivere. Più che una fotografia statica il concetto di italianità è un film in movimento in continua evoluzione. L’indagine AstraRicerche – Birra Moretti ha evidenziato importanti differenze tra le generazioni, nell’esprimere il loro pensiero sui valori e le caratteristiche proprie degli italiani. A partire dai giovanissimi.

Il tratto distintivo legato all’Italianità in cui si riconosce la Generazione Z, rispetto alle altre generazioni, è l’ironia (32%). I più giovani pensano anche agli Italiani come a un popolo altruista (27%), si sentono più aperti mentalmente rispetto alle generazioni che li precedono, si riconoscono nell’autenticità (24%): essere noi stessi così come siamo.
I Millennials invece, più delle altre generazioni, individuano nella ricerca del benessere e della felicità sia fisica che mentale (35%) una delle caratteristiche proprie degli Italiani.
Infine, se la Generazione X riconosce soprattutto nella creatività (33%) l’atteggiamento proprio dell’Italianità, i Baby Boomers – rispetto a chi li segue a livello generazionaleguardano agli Italiani in particolare come un popolo che ha a cuore la sostenibilità (28%).

Lo stereotipo più detestato è essere considerasti senza regole

Parlano con le mani, chiassosi, modaioli, ritardatari cronici: sono innumerevoli le etichette messe addosso agli italiani nel corso degli anni. Dalla ricerca è emerso infatti che, per quasi 1 italiano su 2 (45%), lo stereotipo più detestato è quello di essere considerati un popolo di indisciplinati, un giudizio osteggiato in particolare dalla Generazione Z. A seguire gli italiani indicano tra le etichette più odiose l’essere considerati ‘mammoni’ (34%) e troppo gesticolanti e chiassosi (30%). Giudizi diffusi ma reputati più accettabili dai nostri connazionali sono l’individualismo e la troppa sicurezza di sé (20%), insieme all’essere considerati troppo modaioli (17%).

L’occasione conviviale tipica italiana è mangiare a casa con gli amici

Dall’indagine è emerso come la convivialità a tavola è uno dei momenti che rappresenta al meglio lo stile di vita italiano. Tra le “occasioni” in grado di unire gli italiani, al primo posto troviamo i pranzi, gli aperitivi e le cene a casa con gli amici” (48%), seguito dalla visione condivisa di grandi eventi sportivi come i Mondiali di Calcio (38%) o semplicemente dal mangiare fuori casa in compagnia di chi ci fa stare bene (38%). Più staccate la partecipazione a iniziative che riguardano il benessere della comunità nella quale si vive (20%) o ad eventi culturali (16%)

In particolare, tra le occasioni gastronomiche tipicamente italiane i nostri connazionali apprezzano molto il tradizionale pranzo della domenica (42%) – molto più amato da Baby Boomers, meno dalla Gen Z – ma anche le serate in pizzeria con gli amici (25%). Riscuote consensi anche lo street food, modalità casual scelta soprattutto dagli under 25.

Una famiglia di birre sinonimo di stile italiano

L’ampia famiglia di birre, ognuna con un gusto ed una personalità diverse, ben si presta ad accompagnare tutti i momenti conviviali che caratterizzano lo stile di vita degli italiani: dall’iconica Birra Moretti Ricetta Originale, anche nella versione analcolica con Birra Moretti Zero, fino alla raffinata Birra Moretti Baffo d’Oro e la avvolgente Birra Moretti La Rossa, dalla delicata Birra Moretti La Bianca, alla equilibrata Birra Moretti IPA, fino alla agrumata Birra Moretti Limone. Anche l’ultima arrivata, Birra Moretti Filtrata a Freddo, è stata pensata per esprimere a pieno il senso di questa italianità contemporanea, fatta di spensieratezza e buona compagnia.

Birra Moretti ha sempre rinnovato la sua famiglia per incontrare i gusti dei suoi consumatori, ne è un esempio Birra Moretti Filtrata a Freddo, presentata nel 2021, birra che incarna la buona compagnia e la leggerezza, tratti distintivi delle nuove generazioni. Lanciata lo scorso anno, è una lager dal moderato tasso alcolico (4,3%) che rompe completamente gli schemi con il passato: nel prodotto ma anche nel design, nell’etichetta che avvolge la bottiglia a 360°, nel formato.

La birra del Baffone, una lunga storia di successi

Birra Moretti nasce nel 1859 a Udine nella “Fabbrica di Birra e Ghiaccio” fondata da Luigi Moretti. Apprezzata da subito in tutto il Friuli Venezia Giulia, diventa in pochi decenni una birra nazionale. Con una produzione di oltre 2 milioni di ettolitri, risulta essere una protagonista delle birre chiare italiane. Esportata in oltre 50 Paesi nel mondo – fra cui gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Canada e il Giappone – Birra Moretti continua a essere universalmente riconosciuta anche in contesti internazionali da esperti del settore provenienti da tutto il mondo.
I più recenti riconoscimenti sono stati assegnati alle specialità della famiglia Birra Moretti in occasione del Brands Award, a luglio 2017. Birra Moretti è disponibile nel canale HoReCa: Birra Moretti Ricetta Originale, Birra Moretti Zero, Birra Moretti Baffo d’Oro, Birra Moretti La Rossa, Birra Moretti La Bianca, Birra Moretti IPA, Birra Moretti Limone e Birra Moretti Zero Limone, Birra Moretti Grand Cru.

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Decreto Aiuti ter: le misure contro il caro energia
Il provvedimento ha rinnovato il bonus sull’acquisto di gas ed energia elettrica per i consumi di ottobre e novembre, aumentando il valore del credito di imposta riconosciuto e ampliando la platea dei beneficiari. L’analisi in dettaglio delle nuove misure

Con il decreto Aiuti ter, decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, il governo Draghi ha stanziato 14 miliardi di euro per intervenire urgentemente con una serie di misure in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il provvedimento contiene misure per sostenere le micro, piccole e medie imprese ad affrontare la crisi energetica delle quali possono usufruire anche i piccoli esercizi. Il decreto ha rinnovato il bonus sull’acquisto di gas ed energia elettrica per i consumi di ottobre e novembre 2022 estendendo anche la platea delle imprese beneficiarie.

Vediamo nel dettaglio le novità del provvedimento:

Per l’energia elettrica è allargato il bonus ai detentori di contatori di potenza disponibile pari o superiore a 4,5 kW (rispetto ai 16,5 precedenti), inoltre il contributo è aumentato dal 15 al 30%. Quindi, le misure prevedono un riconoscimento del credito di imposta anche per i consumi dei mesi di ottobre e novembre, oltre a un aumento del bonus e l’ampliamento del numero di imprese interessate per la diminuzione della potenza dei contatori da 16,5 a 4,5 kW,
Per il gas: per le imprese non gasivore (non a forte consumo di gas naturale) il credito passa dal 25% al 40%.

Il credito d’imposta sarà riconosciuto per le spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nei mesi di ottobre e novembre 2022, comprovato dalle relative fatture di acquisto.

I due crediti sono indipendenti per cui può spettare per entrambi o per nessuno o anche solo per quello per cui si realizzano le condizioni.

Condizione per usufruire del bonus è che il prezzo per kWh della componente energetica o del prezzo di riferimento del gas, calcolati sulla base della media riferita al terzo trimestre 2022, al netto delle imposte e degli eventuali sussidi, abbia subito un incremento del costo superiore al 30% rispetto al corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre 2019.

Per semplificare: dichiarazione del fornitore

Se l’impresa destinataria del contributo si rifornisce dallo stesso fornitore del 2019, quest’ultimo, su richiesta del cliente, ed entro sessanta giorni dalla scadenza del periodo per il quale spetta il credito d’imposta, invia una comunicazione con riportato il calcolo dell’incremento di costo della componente energetica e l’ammontare della detrazione spettante.

Utilizzo diretto

È possibile utilizzare il credito d’imposta in compensazione nei modelli F24 tramite i codici tributo sotto indicati entro il 31 marzo 2023:
«6985» per le imprese non energivore (ottobre e novembre 2022);
«6986» per le imprese non gasivore (ottobre e novembre 2022);

Nella sezione “Erario”, colonna “importi a credito compensati”, “anno di riferimento” è l’anno di sostenimento della spesa nel formato AAAA

Indicazione in dichiarazione dei redditi

I relativi importi andranno indicati anche in dichiarazione dei redditi, pur non essendo rilevanti ai fini delle imposte, infatti l’importo non concorre alla formazione del reddito ai fini Irpef/Ires, Irap e non rileva ai fini del rapporto di deducibilità degli interessi passivi e della determinazione della quota delle altre spese deducibili.

Cumulabilità del credito

I crediti d’imposta sono cumulabili con altre agevolazioni che abbiano a oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive, non porti al superamento del costo sostenuto.

Cedibilità del credito

In caso di impossibilità di utilizzo diretto, il credito può anche essere ceduto, solo per intero, ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari.

Comunicazione telematica

Il decreto Aiuti ter introduce un nuovo adempimento a carico delle imprese. Infatti entro il 16 febbraio 2023 dovrà essere inviata un’apposita comunicazione telematica, contenente i crediti d’imposta maturati nel 2022, le cui regole saranno definite dall’Agenzia delle Entrate.

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Al Vilòn arriva Federico Graziani con una drink list dedicata al pittore Rousseau
Gioca con gli abbinamenti food nei drink, senza tralasciare qualche colpo di scena il cocktail menu ispirato al pittore francese firmato dal nuovo resident bartender del cocktail bar del luxury hotel romano proveniente dal Ru.De.

Tornare al Vilòn è sempre un piacere. Il cocktail bar di questo boutique hotel all’interno di Palazzo Farnese a Roma è un’oasi di tranquillità nel centro cittadino che non ti aspetti, fra arredi di brocante e un’atmosfera da riad marocchino. In questo contesto dal lusso misurato, la novità è l’arrivo di Federico Graziani, nuovo resident bartender classe 1997, arrivato dalla periferia romana più vibrante, cioè dal Ru.de di Centocelle (leggi Ru.De Centocelle, i bartender di borgata che alzano l’asticella).

Da uno street bar, quindi, a un hotel 5 stelle lusso, il passo non è affatto breve. «I volumi di lavoro, gli orari, il look: è tutto diverso, ma era una sfida che da tempo volevo affrontare», afferma Graziani. Che sembra già muoversi con grande sicurezza: in poche settimane ha messo su la sua personale drink list, ispirata ai quadri naïf di Henri Rousseau: tutti paesaggi tropicali e rappresentazioni fantastiche, che vanno a pescare un po’ fra le memorie di viaggio del pittore detto il doganiere, un po’ nel suo mondo onirico.

La nuova drink list

La carta è composta da 16 signature, tra i quali anche un alcol free e un vegan. Nonostante l’ispirazione i cocktail hanno poco di naïf, ma affondano i piedi nel solido bagaglio culturale di Graziani che ha attinto alle ricette classiche prima di personalizzarle: spiriti premium a far da base, una buona dose di tecnica e una richiesta pulizia nel risultato finale, in accordo con il contesto raffinato del Vilòn.

Diversi i richiami agli ingredienti che provengono dalla cucina, perché il Vilòn è il posto giusto per un drink o un aperitivo nella zona lounge (spesso un classico, qui si fanno tanti Martini), ma è anche la sede dell’apprezzatissimo ristorante Adelaide, guidato dallo chef procidano Gabriele Muro. È Muro che cura i side dell’aperitivo e la carta food del bar, pensata anche per la clientela internazionale dell’hotel. Ancora è presto per parlare di pairing food&drink, ma c’è intesa e voglia di condividere idee fra lo chef procidano e il giovane bartender.

Cocktail di grande personalità

Graziani si inserisce quindi in un quadro di forte personalità, gioca con abbinamenti food nei drink, regala qualche colpo di scena, come il drink intitolato Le Rêve (Il Sogno, uno dei quadri più famosi del pittore francese, che si può ammirare al Moma di New York) che mescola pesca, lime e salsa barbecue su base tequila. Le Voyage è un viaggio gustativo che parte dagli Stati Uniti con il bourbon e le arachidi, passa per il Canada per prendere l’acero, arriva nei paesi tropicali alla ricerca di banana e lime. In un equilibrio olio&aceto, Gino è un Martini con un tocco in più, dato dal fat wash con olio evo e un goccio di aceto di kiwi a rinforzare il vermouth.

Con l’arrivo di Graziani, il Vilòn diventa anche teatro di serate guest con amici e colleghi. Uno di questi è stato, lo scorso 20 ottobre (ma promette di tornare presto), Oscar Quagliarini, arrivato da Senigallia, dove lo troviamo al Le Garagiste (leggi A Senigallia il “garage” di Oscar Quagliarini), per portare la sua miscelazione profumata. Un naso al servizio della mixology, che per il Vilòn sta studiando anche una fragranza che andrà nelle camere dell’hotel.

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Barawards, i protagonisti: Lorenzo Antinori
Intervista al beverage ambassador Asia Pacifico di Four Seasons Hotels&Resorts, vincitore del Premio Keglevich Bartender italiano all’estero dell’anno: «Ogni premio porta anche dei risultati a livello di volume di lavoro, visto l’interesse mediatico che ne consegue. Al tempo stesso, non bisogna essere schiavi di questi meccanismi o esserne ossessionati»

Roma-Hong Kong, (per il momento) solo andata. Passando però per Australia, Messico, Londra, e confrontandosi con il meglio dell’ospitalità mondiale. Lorenzo Antinori, capitolino classe 1987, è dal 2017 beverage ambassador per il gruppo Four Seasons Hotel and Resorts nella regione Asia-Pacifico, e beverage manager al Four Seasons Hotel Hong Kong. Qui lo scorso anno ha aperto ARGO, nuovo cocktail bar innovativo e concettuale, che si è piazzato al numero 28 degli ultimi World’s 50 Best Bars. Per tutto questo, Lorenzo è stato nominato miglior bartender italiano all’estero ai Barawards 2021.

In un momento storico per la miscelazione che lui stesso definisce «entusiasmante, con tantissime nuove realtà che si affacciano sulla scena mondiale e un interesse generale del pubblico verso il mondo della mixology», Antinori si è quasi sempre rapportato a una clientela internazionale, svolgendo la maggior parte della sua carriera all’estero. «Il consumatore è più internazionale, di conseguenza ha gusti e aspettative diverse rispetto all’Italia. C’è anche un’etica del lavoro differente, non necessariamente migliore, ma una volta all’estero bisogna sempre capire come relazionarsi con il mercato e soprattutto con la cultura del luogo».

A partire dall’Hotel de Russie di Roma, con una tappa rilevante al leggendario Savoy di Londra e adesso al Four Seasons, Lorenzo ha accumulato enorme esperienza nel mondo del bar d’albergo: ma a differenza di quanto spesso si può pensare, l’approccio alla professione non cambia poi tanto, rispetto a un bar tradizionale. «Forse in hotel ci sono più cavilli burocratici o amministrativi da tenere presenti, e alcune regole generali che riguardano l’atteggiamento con il cliente. Ma alla fine si tratta sempre di eseguire cocktail bilanciati e offrire un’ospitalità genuina». Mantenendo ovviamente un occhio sulla realtà, con la figura del bartender che è andata mutando negli ultimi anni: «Il bartender moderno è il brand di se stesso. E di conseguenza lavora per sviluppare immagine e ruolo anche a livello pubblico. La professionalità viaggia allo stesso livello della capacità di promuoversi come “personalità” all’interno dell’universo bar».

E cosa serve a un bartender per raggiungere il livello più alto e mantenerlo? «Restare curioso, aggiornarsi continuamente, avere una mentalità aperta al cambiamento, per potersi misurare con situazioni diverse». Il riconoscimento ai Barawards (che arriva dopo titoli di pregio a livello internazionale, sia individuali che come squadra Four Seasons) è buon carburante. «Una spinta a continuare a fare bene. Ogni premio porta anche dei risultati a livello di volume di lavoro, visto l’interesse mediatico che ne consegue. Al tempo stesso non bisogna essere schiavi di questi meccanismi o essere ossessionati dall’essere continuamente riconosciuti, perché alla fine contano altre cose: profitto del locale, la stabilità del gruppo di lavoro e la soddisfazione del cliente».

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