Vantguard vende Gin Mare all’americana Brown-Forman
Il marchio di gin mediterraneo ultre-premium entra nel portafoglio del colosso Usa degli spirit Brown-Forman, proprietario, tra l’altro, anche di Jack Daniel’s

La notizia è clamorosa e arriva dalla Spagna: Gin Mare passa di mano. Vantguard, la società spagnola di spirit che ne detiene la proprietà insieme a Mg Destilerìas, ha infatti annunciato la vendita del gin mediterraneo famoso in tutto il mondo a Brown-Forman Corporation, colosso Usa degli alcolici.

Creato nel 2010 e distribuito in oltre 75 Paesi, in Italia l’esclusiva è di Compagnia dei Caraibi, Gin Mare ha rapidamente scalato le classifiche di gradimento di consumatori e professionisti, tanto che la società di rierche di mercato sul mondo spirit Iwrs lo ha nominato il miglior gin ultra-premium al mondo.

Il gin mediterraneo

E davvero altissima è la qualità di questo gin, prodotto artigianalmente secondo una ricetta che prevede l’utilizzo di cinque botanici principali provenienti da tutto il bacino mediterraneo: l’oliva arbequina, una cultivar tipica della Catalogna, che ne costituisce l’ingrediente principale, il basilico dall’Italia, il rosmarino dalla Grecia, il timo dalla Turchia, limone da Siviglia, città dalla quale, insieme a Valencia, provengono anche le arance. Questi si uniscono ai classici ginepro, coriandolo e cardamomo creando un distillato dai tipici sentori e ricordi del Nostro mare.

La strategia di Vantguard: rafforzare gli altri marchi

Dopo aver valorizzato il brand, conferendogli un’identità ben definita e un forte appeal anche per il consumatore, Vantguard ha quindi ora deciso di cederlo per potenziare gli investimenti su altri marchi premium del suo portafoglio di prodotti. In particolare, le risorse verranno si concentreranno su Tequila Curado, Gin Raw, Bonanto Aperitivo, Flaming Pig Irish Whisky, Seventeen Contemporary Mixers, 22 Artesian Water, Isleña Beer e Isleña Blue, prodotti che stanno riscuotendo grande favore sul mercato.

Inoltre, la società ha in programma l’acquisizione di nuovi marchi nel prossimo futuro per rafforzare ulteriormente la sua offerta e sta valutando diverse alleanze strategiche per accelerare la crescita del suo business.

La produzione resta in Spagna

Gin Mare va così a impreziosire la collezione di grandi brand di Brown-Forman, proprietaria tra l’altro del marchio Jack Daniel’s.

Dell’operazione non sono ancora state comunicate le cifre, ma è stato garantito che la produzione del gin ultra-premium continuerà a essere fatta in Spagna nella distilleria di Mg Destilerìas, a Vilanova i la Geltrù, tra la Costa Brava e la Costa Dorada.

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Baritalia Tour: i grandi cocktail bar dell’Abruzzo
Il carrozzone di Baritalia si rimette in marcia, puntando a sud. Il 26 settembre saremo a Pescara, ma prima godiamoci il tour dei grandi bar dell’Abruzzo

Il tour di Bargiornale su e giù per lo Stivale alla scoperta di tutto il bere che c’è, fa tappa in Abruzzo. Il 26 settembre a Pescara Baritalia ne conoscerà i giovani talenti e incontrerà quei professionisti che hanno contribuito a renderla ciò che è oggi: un luogo in cui le tradizioni liquoristiche, fatte di amari e genziane, si uniscono a un nascente panorama di cocktail bar.

REGISTRATI PER PARTECIPARE A BARITALIA PESCARA

Numerosi i locali che verranno coinvolti nel nostro laboratorio itinerante, a partire dal Tonga Club, che ci ospiterà durante la giornata: beach club estivo in cui la cucina fusion fa da padrone, con contaminazioni giapponesi, spagnole, messicane e polinesiane, accompagnate dai cocktail di Ettore De Salvia, con una miscelazione esotica e tropicale, come l’atmosfera che si esprime negli arredi e nel design. In occasione di Baritalia, lo staff del Tonga sarà affiancato da quello del Mila nella preparazione dei drink: nato 5 anni fa, è un punto di riferimento per una miscelazione moderna e d’effetto accompagnata da piatti creativi.

I cocktail che si accompagnano al cibo sono parte del format di Quebracho, un ristorante con bar nel cuore di Pescara, specializzato in carni internazionali e dry aging. Ad accogliere all’ingresso, imponenti vetrate mostrano uno scorcio sul bistrot con cucina a vista. Il bar è guidato da Francesco Novelli, che nell’ultimo menu “meraviglie della natura” collabora a stretto contatto con la cucina, con drink dal forte impatto scenografico, ispirati ognuno ad un posto unico del nostro pianeta. La cocktail culture entra anche da Botanico, uno dei primi in città a proporre abbinamenti food accanto ai cocktail, soprattutto con la bella stagione, nel giardino esterno. Ancor prima di questi indirizzi, il primo cocktail bar in città – nato nel 2012 – è La Nuova Lavanderia: al grido di Aloha e Sciabbenedette, il locale si ispira a una tradizione rurale perduta, che si esprime in cocktail d’autore che ricercano nel territorio la propria ispirazione, e che di anno in anno cambiano, riconfermando però questo locale come una delle destinazioni immancabili del panorama pescarese.

Grazie alla grande presenza di studenti universitari, la vita serale e notturna è molto sviluppata a Pescara, e ci sono alcune vie del centro in cui i locali si susseguono uno dietro l’altro e fanno grandi numeri soprattutto all’ora dell’aperitivo. È il caso della serie di bar che l’imprenditore Pierluigi Pasetti ha aperto in pochi anni, a partire del 2016: tutto inizia con il Gatsby, al quale seguiranno Alle Spezie, Reverso, Almaluna, Al Vagone, La Cava e Cantieri. Sempre nella zona, i due locali di Dario Criniti, il Wild e il Mirror. Nel primo le piante si intersecano tra le bottiglie e i tavoli, nel secondo gli specchi giocano con la clientela. Due locali “instagrammabili”, in cui bere un buon classico o scegliere tra una lista di signature. L’ambiente fertile ha fatto sì che si sviluppasse anche una importante scuola di formazione, che ogni anno sforna decine di future promesse del bartending, diurno e serale.

La Equilibrium Bar Service di Fabio Forgione e soci spazia dai corsi di caffetteria e latte art a quelli di miscelazione, passando per degustazione vini e flair bartending. La serata pescarese termina al Post Bar, ritrovo goliardico per panini sfiziosi, numerose birre artigianali, e una predilezione per il Gin. Altra destinazione è la Distilleria Clandestina, piccolo speakeasy in cui spegnere definitivamente la sete.

Ma l’Abruzzo non è solo Pescara: ampliamo l’orizzonte lanciandoci in un tour dei capoluoghi. Il più vicino a Pescara è Chieti, sede del Mosley Spirits & More. Tra i mattoni a vista dei muri e tra blocchi di cemento, illuminate da una luce gialla intensa, ci sono le numerose referenze di questo locale in cui il cocktail è una parte dell’offerta, completata dai distillati da degustazione, gli Champagne e i vini a calice. Tutto frutto di una selezione di prodotti e produttori, raccontanti accuratamente ai clienti.

Alle pendici del Gran Sasso sorge il capoluogo di regione, l’Aquila, che ospita già da alcuni anni due ottime realtà della miscelazione: il Public Enemy è un luogo di ritrovo di loschi figuri che, in pieno proibizionismo, cercano di sfuggire alle reti della giustizia. Perlomeno, questa era l’ispirazione quando ha aperto nel 2013, diventando un gastro-pub punto di riferimento non solo per un ottimo hamburger, ma anche per cocktail d’autore e per una accurata lista di classici che vanno dai “più o meno amaro” ai “dolce ma non troppo”, passando per tropicali e after dinner. Sempre rimanendo in tema di ritrovi al di sopra della legge, il Bathtub Distilleria Illegale è un locale in stile steampunk in cui rispolverare drink del passato come il Blue Blazer, perdersi nella lista dei vini, lasciarsi andare a uno snack elaborato oppure assaggiare uno dei signature cocktail di Michele Gallucci.

Il viaggio nell’entroterra prosegue fino a Teramo; in questa città dalla storia antica nasce Il Jerry, un piccolo ambiente dall’atmosfera calda e dai tetti a volte, all’interno del quale Attilio Misantoni crea le sue pozioni: il nuovo menu è ispirato ai piatti storici della cucina italiana, riproposti in forma liquida. L’idea è quella di far conoscere una miscelazione creativa ai teramani, anche portando dietro il bancone ospiti da tutta Italia, con il format “gli amici del Jerry”.

Dalle città al mare, ci fermiamo a Giulianova, dove ci aspetta un grande personaggio dell’hospitality: Mauro Mahjoub. Abruzzese, ha trascorso gli ultimi trent’anni in Germania, diventando celebre per la sua padronanza del “bittersweet”, tanto da guadagnarsi l’appellativo di re del Negroni. Da due anni fa è tornato a Giulianova, dove dirige il Cactus, locale a pochi metri dalla spiaggia in cui godersi un drink classico o scegliere tra una carta di Negroni, Mojito e Americano firmati da Mauro. Dall’altro lato della strada, Carmelo Licata dirige dal 2021 il Seta Garden, un grande locale che negli ultimi mesi ha visto avvicendarsi dietro il bancone grandi nomi della miscelazione nazionale ed internazionale, al punto di essere appena entrato nella classifica di Top 500 Bars. La sua miscelazione parte da un approccio educativo verso il cliente, che declina i cocktail non attraverso gli ingredienti, ma attraverso i gusti e le sensazioni, facendo da guida verso nuovi sapori e stimolandone la curiosità, in un ambiente che coniuga insieme un servizio da hotel a un approccio urban.

Poco più a Sud, spostandoci a Roseto degli Abruzzi, scegliamo il Malea. Qui il menu cambia due volte l’anno: d’estate drink freschi e beverini, mentre d’inverno si lascia più spazio alla degustazione di Rum e Whisky, accompagnati da cioccolati pregiati e serviti dalla giovane coppia di soci Frank ed Eleonora. Usciti dal loro accogliente salotto si entra – per modo di dire – in una Favela. È questo infatti il nome del cocktail bar all’interno di Bolla, ristorante con vocazione carnivora che nel suo bar in stile jungle si destreggia tra grandi classici come Daiquiri o Whiskey Sour, oppure rivisitazioni che cambiano con cadenza semestrale.

Terminiamo il nostro viaggio abruzzese a Vasto, “casa” dello Smoky Joe di Anthony Ventrella. In questo ambiente intimo e riservato la drink list è stagionale, con un occhio di riguardo per i twist on classic e per i prodotti del territorio.

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Torna a Roma ShowRum, il festival del rum e della cachaca
La kermesse ideata da Leonardo Pinto e dedicata ai due distillati torna in presenza nella Capitale il 2 e 3 ottobre. Oltre 400 etichette presenti e un ricco programma di masterclass ed eventi

Dopo la pausa forzata di due anni, torna in presenza nella Capitale ShowRum, la manifestazione interamente dedicata al rum e alla cachaca. L’appuntamento con la nuova edizione dell’evento è in programma domenica 2 ottobre e lunedì 3 ottobre presso il Centro Congressi dell’A.Roma Lifestyle Hotel.

Fondata e diretta da Leonardo Pinto, tra i maggiori esperti di rum in Europa e attivo Italia e all’estero come consulente e trainer per il mercato del rum e dei distillati a tutti i livelli, la kermesse è una delle più importanti al mondo dedicate ai due spirit. Anche questa nuova edizione sarà caratterizzata da un ricco programma di attività con un’intera giornata, quella di lunedì 3 ottobre, dedicata esclusivamente a un pubblico di professionisti.

Un viaggio nel mondo dei due distillati

Presenti nell’area espositiva oltre 70 brand, che proporranno in degustazioni circa 400 etichette, tra rum tradiionali, delle quali si potrà conoscere e scoprire ogni segreto sotto la guida di master distiller, brand ambassador ed esperti.

Spazio poi alla degustazione dei cocktail preparati con i due spirit, per proseguire il viaggio nel mondo dei due distillati anche nella miscelazione. Come da tradizione, infatti, all’interno della rassegna sarà presente l’area miscelazione curata da Paolo Sanna in collaborazione con il Singita Miracle Beach di Fregene (Roma) che proporrà una drink list creata ad hoc.

10 mastercass in programma

Altro punto forte dell’evento, lo spazio dedicato alla formazione con 10 masterclass in programma. Organizzate dai brand, le masterclass sono un momento di approfondimento delle loro produzioni, delle quali verranno illustrate la storia, processi produttivi, caratteristiche e l’utilizzo in miscelazione. La partecipazione alle masterclass è gratuita, ma occorre prenotarsi al momento dell’acquisto del biglietto, in quanto ognuna è limitata a 45 persone.

Gli appuntamenti si aprono domenica 2 ottobre con il seminario curato da Magnifica de Faria (ore 15), cui seguono quelli con Ron Millonario (ore 16), Ron Abuelo (ore 17), Mount Gay Rum (ore 18), per chiudersi con la masterclass di Diplomatico Rum (ore 19).

Si riprende lunedì 3 con la masterclass a cura di Avola Rum (ore 12.30), cui seguono quella di Ron Santiago de Cuba (ore 13.30), Plantation Rum (14.30), Koloa Rum (ore 15.30) e, infine, El Pasador de Oro (16.30).

La ShowRum Tasting Competition

Altro tradizionale evento che caratteristica la kermesse è la ShowRum Tasting Competition (Stc), la blind tasting competition italiana dedicata a rum e cachaca, nella quale i due distillati vengono divisi per tipologia di alambicco, per invecchiamento e per tipologia di materia prima e dove una giuria di esperti premierà solo il Best in class per ogni categoria.

Come partecipare

ShowRum si svolge a Roma, presso il Centro Congressi dell’A.Roma – Lifestyle Hotel, in via Giorgio Zoega, 59.

Domenica 2 ottobre dalle 14 alle 21, con ingresso a 15 euro (11,88 euro in prevendita) e partecipazione gratuita ai seminari delle aziende.
Lunedì 3 ottobre, Trade Day dalle 11 alle 19, con ingresso gratuito riservato ai soli operatori del settore, dopo accredito sul sito dell’evento www.showrum.it

Per ulteriori info: scrivere a info@showrum.it o telefonare al numero 334 563 8193

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Sweet & Shake Cup 2022, invia la tua ricetta
La sfida della quarta edizione della Sweet & Shake Cup: proporre un drink a base panna pensato per un cocktail party, da servire a 20 persone

La panna è uno degli ingredienti chiave della miscelazione: da sempre è protagonista di grandi classici “evergreen” (Irish coffee, Alexander, White russian, Ramos gin fizz). Per rinverdire la tradizione dell’uso della panna – sia liquida, sia spray – in miscelazione, e per cercare nuovi spunti innovativi che valorizzino il suo utilizzo in questo campo, Debic lancia la quarta edizione di Sweet & Shake Cup, il contest che ha nella panna il suo cuore pulsante.

Un drink per 20 persone, protagonista di un cocktail party

Il tema di quest’anno è strettamente legato all’attualità: mai come negli ultimi mesi i clienti hanno mostrato una sana e forte voglia di condivisione, di stare insieme, di tornare a socializzare dopo un lungo periodo di restrizioni alla vita sociale causate dalla pandemia. Per questo, Bargiornale e Debic hanno voluto orientare il contest sull’idea della festa: i concorrenti dovranno proporre un cocktail a base panna pensato per essere protagonista di un cocktail party, da preparare e servire a 20 persone. I partecipanti potranno utilizzare, nel loro drink, sia dei prodotti home made che dei pre batch. Oltre alla qualità del drink, sarà valutata la capacità del concorrente di ideare e proporre una modalità di servizio innovativa sia in termini di presentazione che di strumentazione utilizzata. Il tutto dovrà esaltare l’idea di festa e condivisione che è nello spirito del concorso.

La finale sarà il 24 gennaio 2023, in palio un corso da 1.000 euro

Tra tutte le ricette arrivate, ne verranno selezionate tre, che si giocheranno la vittoria in una finale evento che si svolgerà durante la manifestazione fieristica Sigep 2023 a Rimini. La finale è prevista per il 24 gennaio 2023. In palio, per il vincitore, un corso di formazione del valore di 1.000 euro che potrà scegliere tra i molti proposti da PlanetOne: da quelli più tecnici al bar management.

 

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Conto alla rovescia per la prima della Trieste Cocktail Week
Dal 12 al 18 settembre va in scena la kermesse dedicata al bere bene, al suo debutto in città. Coinvolti alcuni dei migliori locali del centro che proporranno una drink list dedicata, con signature e drink a base caffè. In programma anche masterclass e incontri per i professionisti

Anche Trieste celebra l’arte della miscelazione. L’appuntamento è dal 12 al 18 settembre, quando andrà in scena la prima edizione Trieste Cocktail Week, un’intera settimana dedicata al bere bene e di qualità.

A ideare e organizzare la kermesse l’agenzia di comunicazione e organizzazione eventi Freshmedia, guidata da Alberto Polojac e Filippo Vidiz, già ideatori di un altro grande evento cittadino, il Trieste Coffee Festival, dedicato alla cultura del caffè, altro rito tipico per la città.

La Cocktail Week nasce sulla scia delle manifestazioni analoghe che celebrano il mondo cocktail in altre realtà italiane e vuole valorizzare il movimento bartending triestino. «Anche a Trieste negli anni la cocktail culture è enormemente cresciuta: c’è un grande fermento intorno alla miscelazione che si manifesta sia nel numero dei cocktail bar aperti sia nell’interesse sempre maggiore del pubblico verso tale proposta – racconta Alberto Polojac, direttore creativo dell’evento -. I cocktail sono diventati i grandi protagonisti del mercato serale e notturno e con la Week vogliamo contribuire ad avvicinare ancora più consumatori a questo mondo».

I locali e la drink list

Organizzata con il supporto di Fipe Trieste e Confcommercio, e con Nonino come main spnsor, la Trieste Cocktail Week coinvolge 12 dei migliori cocktail bar del centro città: il Berlam Coffee Tea & Cocktial, l’Antico Caffè San Marco, l’Hydro City, il Bar Buffet Borsa, Al Barcollo, il Mast, il Retrò, lo 040 Social food, il Draw, il Pier The Roof, il Puro e l’Harry’s Bistrò & Bar.

Qui per tutta la settimana verrà proposta la drink list ufficiale che comprende in totale 7 cocktail, dei quali 2 analcolici e 2 realizzati con caffè: una scelta quest’ultima che vuole dare un’impronta territoriale alla kermesse, considerando che Trieste, insieme a Napoli, è la città per eccellenza del caffè.

I cocktail della drink list sono realizzati con i prodotti degli sponsor dell’evento, Xedequa, Still, Bloom Specialty Coffee, The Organics by Red Bull e Domina Venti.

I signature e l’omaggio al Negroni

Oltre ai cocktail della drink list ufficiale, ogni locale proporrà anche un suo signature creato ad hoc, con il quale parteciperà anche al contest legato all’evento: a giudicare le creazioni saranno dei giudici che visiteranno in incognito i locali e degusteranno il drink e a fine manifestazione proclameranno il vincitore. Ma non solo. «Poiché le giornate della Trieste Cocktail Week coincidono con la settimana di celebrazioni dedicate al Negroni, nell’offerta dei locali sarà presente anche questo cocktail: un omaggio dovuto al grande classico italiano dell’aperitivo, che porta così in totale la lista dei drink a 9 – racconta Polojac -. Anche in questo caso la sua migliore versione sarà valutata dalla giuria misteriosa e quindi premiata a fine evento».

Il programma degli eventi

Ad animare la settimana una serie di eventi e di masterclass, aperte ad addetti e appassionati (gratuite, ma ad alcune delle quali occorre prenotarsi), su temi inerenti i prodotti e la miscelazione e più in generale le tematiche del mondo bar.

Primo appuntamento in agenda per gli addetti ai lavori venerdì 16 presso il Pier The Roof (ore 19) con la masterclass organizzata da Xedequa per presentare il suo Ginterior, il premium Old Tom Gin made in Trieste, e il suo uso in miscelazione.

Si prosegue sabato 17 (ore 18) presso l’Antico Caffè San Marco con l’incontro con Valeria Bassetti, guest star dell’evento. La co-fondatrice di Drink-It e punto di riferimento delle nuove generazioni di ragazze che intraprendono l’arte della mixology guiderà il dibattito intitolato Una donna al bancone – non chiamateci Barlady. A seguire (ore 19), nella stessa location, prenderà il via il Nonino Night Shift Party, la grande festa a base di cocktail e dj set firmata dalla distilleria friulana.

Il programma si completa con l’appuntamento domenica 18 (ore 19) al Berlam Coffee Tea & Cocktail all’interno dell’hotel Double Tree by Hilton ancora con una masterclass di Bassetti che racconterà la storia e la nascita di Drink-It, il fortunato brand di cocktail ready to drink.

A questi eventi principali si aggiungono poi gli incontri, workshop e masterclass organizzati dai cocktail bar in collaborazione con le aziende sponsor e che si svolgono presso i locali stessi (l’elenco non è ancora disponibile: a chi fosse interessato si consiglia di guardare sui siti o i canali social dei locali).

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Gin protagonista: la miscelazione traina la ripresa degli alcolici
Grazie alla crescita imponente del gin, la vendite di alcolici dei grossisti a fine 2021 avevano già superato i livelli pre-Covid

Il supercampione di vendita del mondo degli spirit si chiama gin, negli ultimi due anni protagonista di una cavalcata delle vendite davvero impressionante. I dati dell’Osservatorio Tracking Grossisti di Iri lo certificano con precisione: le vendite di gin da parte dei grossisti nel canale serale nel 2021 sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente.

Superati di slancio i livelli pre-Covid

Una fiammata che ha permesso non solo di recuperare i livelli pre Covid, ma addirittura di superarli di slancio. Rispetto al 2019, i volumi di gin venduti dai grossisti sono cresciuti del 40% nel canale serale e del 30% nel diurno. Una performance impressionante, soprattutto perché in controtendenza non solo con l’andamento del fuori casa in generale – il cui fatturato è ancora lontano dai livelli pre Covid -, ma anche del segmento degli spirit. Dove, infatti, le vendite all’ingrosso – nonostante un 2021 decisamente positivo – restano ancora distanti dai volumi del 2019.

Acquisti premium e più flessibili

Oltre al gin, l’unico altro spirit in grado di registrare un incremento di vendite rispetto al 2019 è il Tequila. Alla crescita record si affianca una tendenza verso la premiumizzazione degli acquisti, complice anche l’aumentata disponibilità dei distributori a eliminare il concetto di quantiativo minimo e di cartoni e di vendere anche le singole bottiglie di alcolici e superalcolici. Il prezzo medio della bottiglia di gin, infatti, è aumentato del 10,8% nel serale (e del 4,3% nel diurno), arrivando a superare quota 17 euro.

Mario Carbone, Iri

«Nel complesso – afferma Marco Carbone, responsabile dell’Osservatorio – le vendite di spirit dei grossisti nel canale serale hanno fatto re- gistrare, a fine 2021, una crescita dell’1,3% a volume e del 10,8% a valore rispetto al 2019. Il canale diurno è ancora sotto i livelli pre Covid, ma di poco: -6,3% a volume e -2% a valore. Anche perché il primo trimestre del 2022 ha confermato il trend di crescita registrato lo scorso anno».

Il boom del gin traina le toniche

Al traino del gin, si evidenza l’ottima performance delle toniche, cresciute del 15,8% a volume nel serale (con un +24,4% a valore) e di un comunque significativo +0,1% nel diurno (+7,6% a valore), in assoluta controtendenza rispetto al mondo delle bevande gassate. «Merito della crescita della miscelazione – spiega Carbone -, che fa gioco a tutti gli attori del mercato. I consumatori, infatti, si stanno spostando dalla birra ai cocktail perché li percepiscono come una proposta di maggior valore. Questo dà ai locali la spinta a differenziare maggiormente la propria proposta e ai distributori l’opportunità di spingere sulla vendita di prodotti premium, dove hanno marginalità più alte. Una strategia che si accompagna a investimenti crescenti, almeno da parte dei distributori più evoluti, nella formazione e nella consulenza per i propri clienti: ad esempio offrendo loro corsi di bartending o un supporto nella creazione della cocktail list del locale».

Birra e vodka in secondo piano

Ma, lasciando da parte re e regina (gin&toniche), a che punto è il resto del mercato? Nel caso del canale serale, chi a fine 2021 ha di molto ridotto il gap sono le categorie “Brandy e Cognac” (-4,9% a volume rispetto al 2019) e i liquori (-8,8%), mentre le altre categorie registrano un segno meno ancora a doppia cifra. Oltre alla birra, l’altra “vittima illustre” del boom del gin è la vodka, che rispetto al 2019 ha lasciato sul terreno un -17,8% a volume (ma con un recupero nel 2021 secondo solo a quello dei white spirit). Più lenta invece la ripresa degli acquisti nel canale diurno, dove – sempre white spirit a parte – tutte le altre categorie registrano segni meno che vanno dal 10 a oltre il 30% rispetto al 2019 (e, anche qui, la vodka e la categoria “Brandy e Cognac” sono tra quelle con il rosso più contenuto).

Ready to drink, un mercato da costruire

Un ultimo segnale degno di attenzione arriva dal canale diurno, seppur riferito a una categoria che è ancora una super nicchia (0,8% del mercato a volume, 0,1% a valore): il mondo dei ready to drink, infatti, negli ultimi due anni ha messo a segno una crescita del 192% a volume e del 70% a valore. «Un mercato ancora tutto da costruire – conclude Carbone – se si pensa che il numero di referenze medie settimanali non arriva a quota 2 a confronto, per esempio, delle 15 delle toniche e delle oltre 20 ciascuno per grappe, whisky e vodka».

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Specializzarsi ripaga: i nuovi format del fuori casa
L’editoriale del numero di settembre 2022 a firma del direttore Rossella De Stefano è dedicato agli imprenditori che osano e che inventano nuovi format e nuovi modi di progettare il fuori casa

I numeri ci raccontano senza dubbio una bella storia! In una nota del Centro Studi di Fipe-Confcommercio si legge che nel corso del II trimestre di quest’anno il nostro settore ha fatto registrare una crescita in termini di fatturato del +67,9% rispetto al 2021 e del +9,8% rispetto al 2019. «Si tratta certamente di un buon risultato che, pur tenendo conto del fatto che nello stesso periodo dello scorso anno erano ancora in vigore limitazioni parziali dell’attività, testimonia un progressivo ritorno alla normalità».

La copertina del numero di settembre 2022 di Bargiornale

Anche le previsioni di Progettica, società di consulenza milanese specializzata nell’horeca, che pubblichiamo in questo numero, non sono da meno. A trainare la ripresa è stato soprattutto il canale diurno, maggiormente in grado di riconfigurare la propria offerta; ma anche il serale comincia a dare segnali di ripresa. A fine 2022 il bar diurno chiuderà a +15,2% rispetto al 2019, il serale a +6,2%. Ma poi bisogna fare i conti con la realtà. Far fronte all’aumento dei costi di energia e delle materie prime (nel primo semestre i prezzi di acquisto del beverage hanno segnato un +5%, quelli del food un +18,3%), gestire le difficoltà di approvvigionamento di alcuni prodotti e, soprattutto, reperire personale. È il momento di agire, strilliamo nella nostra inchiesta sulle caffetterie, messe alle strette da rincari e scontrini medi troppo bassi. È il momento di inventare soluzioni creative per il business. Agli imprenditori che hanno dedicato energia e risorse a reinventarsi abbiamo dedicato questo numero.

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Prezzo del caffè, è il momento di agire
Dare il giusto prezzo alla tazzina è questione di vita o di morte per il settore del caffè. Proprio di questo si è parlato in una tavola rotonda al World of Coffee di Milano. Bargiornale ha raccolto gli interventi dei protagonisti e della platea di professionisti

Nel 2013 il prezzo medio della tazzina era di 0,94 euro. Oggi, la media italiana a tazzina per il 2021 è di 1,04 euro, ma 10 centesimi in più non sono certo sufficienti. Giulia Romana Erba, dell’ufficio studi di Fipe, ci ha spiegato: «In vent’anni l’incremento è stato troppo basso per ripagare i costi di gestione e l’aumento delle materie prime; il risultato è che una giornata di espressi al banco risulta davvero poco remunerativa per gli esercenti».

“Quanto vale un espresso di qualità?” è il titolo della tavola rotonda organizzata da Sca Italy nel corso del World of Coffee che si è tenuto lo scorso giugno a Milano. L’organizzazione, guidata dal coordinatore nazionale Davide Cobelli, ha riunito attorno al tema i rappresentanti di alcune associazioni del settore: Iei, Ucimac, Slow Food Coffee Coalition, Caffè Speciali Certificati, International Women in Coffee Alliance Italy, Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, Codacons. Un primo passo sul tema della valorizzazione della qualità del caffè e del prezzo dell’espresso. Vi proponiamo qui una carrellata delle dichiarazioni dei protagonisti.

Emanuele Dughera, Slow food coffee coalition coordinator

Emanuele Dughera

«Per Slow Food il caffè deve essere buono pulito e giusto. Buono perché con un’alta qualità organolettica, pulito perché coltivato rispettando la biodiversità locale, riconoscendo il giusto a chi la produce in un ambiente sano. Abbiamo avviato con alcuni produttori un percorso di garanzia partecipata, perché il loro ruolo deve ricevere maggiore attenzione. Perché ciò accada dobbiamo tutti impegnarci, soprattutto il torrefattore, ad andare oltre la “formula magica” e dare un’informazione corretta al barista e al consumatore finale».

Eleonora Pirovano, vicepresidente Iwca – International Women in coffee alliance – Italia

Eleonora Pirovano

«È il momento di cambiare i riferimenti per parlare di caffè, imparando a valutare e comunicare la qualità, la composizione della miscela per arrivare infine al prezzo. Fino a quando quest’ultimo sarà protagonista, non si potrà crescere qualitativamente e arrivare a un espresso di qualità made in Italy. Da parte nostra acquistiamo e promuoviamo caffè prodotti da donne, impegnandoci affinché siano pagati il giusto. Inoltre collaboriamo con associazioni che aiutano donne in difficoltà, formando operatrici consapevoli per il settore caffeicolo».

Paola Goppion, presidente cSc – caffè Speciali certificati

Paola Goppion

«Da 26 anni il nostro Consorzio ricerca i migliori caffè nei luoghi d’origine, che valuta attentamente, mantenendo nel tempo la qualità di quelli che sono a tutti gli effetti Specialty (perché così vuole la definizione commerciale moderna), ma che sono tutti speciali per la lavorazione che affrontano. Principalmente Arabica, ma anche Robusta eccellenti. Questo percorso di cultura della qualità viene trasmesso al barista e al consumatore finale che si mostra più attento e propenso a spendere di più per un vero prodotto di qualità. Si tratta di un processo lento, ma finalmente qualcosa sta cambiando anche in Italia».

Davide Cobelli, coordinatore nazionale Sca Italy

Davide Cobelli

«La mia visione di qualità e di rispetto per il caffè e per chi lo lavora attraversa tutta la filiera, dal contadino al barista è questa: troppo spesso ci sono anelli (soprattutto il primo e l’ultimo) che non ricevono la giusta attenzione e remunerazione. Chi conosce e premia la qualità? Non il barista che vende sottocosto come i locali vicini; non il cliente finale che per lo più non ha strumenti per giudicare ciò che gli viene proposto. Insieme dobbiamo arrivare al consumatore e dare contenuti reali di qualità; solo così potrà scegliere e pagare il giusto».

Luigi Morello, presidente Iei – Istituto espresso Italiano

Luigi Morello

«Qualità significa anche libertà di scegliere, e questo oggi al bar non è possibile: paghiamo la stessa cifra per un caffè molto buono o poco… buono. Questo disincentiva la qualità e non educa il consumatore. Iei da sempre si occupa di formazione e nel piano strategico 2022-2025 ha tra gli obiettivi il coinvolgimento e la formazione del consumatore. Siamo, inoltre, tra i sostenitori dell’espresso italiano come patrimonio immateriale dell’Unesco. L’espresso, oltre ad una bevanda, è un rito che abbiamo creato noi italiani, lo abbiamo esportato. E ora dobbiamo difenderlo».

Alessandro Galtieri, titolare con Cristina Caroli della Caffetteria gourmet aroma – Bologna

Alessandro Galtieri

«Il prezzo dell’espresso non è determinato solo dalla qualità, ma dai costi vivi, dalla materia prima alla manutenzione, al personale: come possiamo pagare un bravo barista se lavoriamo sottocosto? È inutile parlare di qualità senza prima affrontare il tema della sostenibilità dell’impresa. Con i margini ottenibili dai prezzi attuali la maggior parte dei bar non riesce a sostenersi, questa è la triste verità. Con forza di volontà in vent’anni abbiamo raccolto una buona massa critica di persone che pagano l’espresso da 1,30 (che ancora non è sufficiente) fino a 12 euro. La via per crescere non deve essere fatta di sottocosto; il bar merita più attenzione».

Francesco Sanapo, titolare torrefazione e locali Ditta artigianale – Firenze

Francesco Sanapo

«Il settore sta perdendo di vista la situazione: la caffetteria italiana sta morendo. A ucciderla è il prezzo dell’espresso a 1 euro, che non permette di pagare un barista formato, di comprare macchine all’avanguardia, sedute comode. Il margine si ha solo con numeri elevati, ma così facendo viene meno il tempo da dedicare al cliente per fargli comprendere il caffè proposto, offrire un’esperienza di gusto positiva e portarlo su prodotti di maggiore qualità. Non c’è tempo da perdere: nel prezzo della tazzina c’è la vita della caffetteria italiana o la sua morte».

Mario Pascucci, ceo caffè Pascucci torrefazione

Mario Pascucci

«Il titolare che vuole lavorare in modo trasparente incontra molti ostacoli: lo Stato impone contributi altissimi sul lavoro dipendente, e con il caffè ad 1 euro si inducono i gestori a cercare soluzioni alternative. Un bravo barista permette di incassare 40-60mila euro l’anno, il settore avrebbe bisogno di più persone ma questi costi incidono troppo. Penso che se – come avviene all’estero – si facessero lavorare le persone a provvigioni, con contributi ridotti almeno del 50%, i baristi avrebbero stipendi più alti e tornerebbe loro il sorriso. Il bar riavrebbe il valore che merita e lo Stato incasserebbe molto di più».

Stefano Tiberga, consulente Codacons

Stefano Tiberga

«Davanti a un espresso il consumatore finale ha un problema di percezione: gli mancano informazioni che gli permettano di capire cosa sta pagando e perché. Ad oggi la differenza di prezzo dipende dalla zona in cui lo consuma: in centro città sarà disposto a pagarlo
di più rispetto alla periferia, anche se qui dovesse trovare un caffè di alta qualità, al quale non sa dare un valore. Vince l’aspetto psicologico: 10 centesimi in più rimangono “nella testa”; se sapesse perché gli vengono richiesti pagherebbe senza problemi».

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Filippo Sisti e Claudio Sadler aprono Il Circolino a Monza
Ristorante gastronomico, cocktail bar e bistrot: il nuovo progetto coinvolge due nomi top della miscelazione e della cucina. Sarà un locale stile primo ‘900, aperto dalla colazione al dopocena. Sisti proporrà una drink list con grandi classici e creazioni innovative

Ci siamo. A metà settembre, subito dopo l’imminente weekend del Gran Premio di Formula 1, aprirà nel centro di Monza Il Circolino. Ristorante, bistrot e cocktail bar che promette molto, anzi moltissimo a giudicare dai nomi coinvolti in questa nuova impresa: Filippo Sisti per la parte mixology e Claudio Sadler a impostare l’offerta di ristorazione.

Una drink list con grandi classici e nuove creazioni firmate Filippo Sisti

Il locale è in pieno centro, accanto al Tribunale del capoluogo brianzolo, in via Anita Garibaldi 4, e ha un esterno affacciato sul fiume Lambro. La prima fase sarà di “soft opening”, con la formula bistrot e il lounge bar, prima di partire più avanti con l’offerta di ristorazione di alta gamma. Come tutti, anche il team di Sadler deve pazientare un po’ prima di completare la squadra e potersi dire davvero pronto all’apertura.

Filippo Sisti

Troppo presto per avere i dettagli dell’offerta, ma la notizia c’è, visto anche il ritorno in pista di un nome top della mixology come è quello di Filippo Sisti. Forse il progetto più coinvolgente, per lui, da quando ha dovuto abbassare la saracinesca del Talea, in piena crisi pandemica, nel 2020.

Design primo ‘900 e atmosfera confortevole

Pochi i dettagli, dicevamo, ma possiamo anticipare che Il Circolino vedrà convivere sotto lo stesso tetto ristorante gastronomico, cocktail bar e bistrot e che resterà aperto dalla colazione al pranzo, fino ad aperitivo, cena e dopocena. Il design del locale si ispira agli anni ’20 e ’30 e al centro della proposta c’è la volontà di mescolare innovazione e riscoperta, “local” e imprinting globale. Per la parte mixology la drink list, firmata da Sisti, include grandi classici del passato e nuove originali creazioni de degustare anche nell’accogliente giardino affacciato sul Lambro. La cucina, supervisionata dallo Chef Claudio Sadler, proporrà piatti del territorio rivisitati, con una grande attenzione alla qualità e alla stagionalità delle materie prime.

 

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Musica a Rivazzurra

domenica 12, 19, 26 giugno, 10, 17, 24, 31 luglio, 7, 21, 28 agosto, 4, 6, 10 settembre 2022

Giardini dei bagni 120/128, viale Regina Margherita – Rimini Rivazzurra

Cento giorni in festa a cura del Comitato Turistico

Il Comitato Turistico di Rivazzurra propone una serata di musica con Enzo Music Band.

Orario: 
20.30 – 24.00

Ingresso: 
gratuito