Carmen Clemente, diario di una vittoria al mondiale Latte Art
Tenacia, un lavoro incessante di preparazione con Manuela Fensore e un lavoro di squadra tutto al femminile alle spalle del nuovo primato italiano

L’Italia di nuovo massimo riferimento per la latte art, chi l’avrebbe mai detto? Eppure, lo scorso giugno, nell’ambito del World of Coffee, a Milano, per il secondo anno consecutivo ha meritato il primato mondiale. È un risultato unico e sorprendente se si considerano la tecnica, la creatività e la precisione di competitor di altissimo livello provenienti dai principali riferimenti per il settore, i Paesi asiatici: secondo, terzo e quarto si sono posizionati i campioni nazionali di Sud Corea, Taiwan e Malesia. Ma il risultato appare più logico, quasi “naturale” quando si valuta come dietro il titolo di campionessa mondiale di Carmen Clemente ci sia un gioco di squadra perfetto, tutto al femminile. 

Manuela Fensore, campionessa mondiale 2019, è stata infatti la creativa e coach di Carmen, per la quale ha studiato una gara su misura, con i necessari coefficienti di difficoltà, ma con tecniche che hanno saputo valorizzare la manualità di Carmen, spingendola con determinazione e una fiducia incrollabile ad una forte crescita.

Il tutto con allenamenti quotidiani e rigorosi (solo così si arriva alla cura di ogni particolare, come ci spiegò ai tempi la neo campionessa 2020 illustrandoci come si effettuano punti e linee con la lattiera).

Le figure create venivano poi sottoposte a Chiara Bergonzi, seconda al mondiale 2014, interpellata per la sua competenza frutto di una lunga esperienza di giudice internazionale, che ne valutava in modo analitico l’impatto in termini di punteggio attribuibile alla gara per ottimizzare il tutto.

Altro supporto durato negli anni è stato quello di Cristina Caroli della caffetteria specialty Aroma di Bologna (la classica collega-amica su cui si può sempre contare). 

Prima ha spinto Carmen a credere in se stessa e nelle proprie capacità nonostante i continui alti e bassi emotivi per un mondiale annunciato e rimandato più volte, poi si è assunta un ruolo delicato di armonizzazione strategica del team, risolvendo momenti di stress dovuti agli allenamenti comprensibili per una coppia come Carmen e Manuela che condividono vita a due e lavoro.

La competizione – prima parte

Carmen si è presentata alla prima prova in pedana il 24 giugno decisa, sorridente, sicura. Ogni figura è stata accompagnata da uno speech che ha dato più spessore e punti alla sua prova, che si è svolta con fluidità, tra versate calibrate di crema di latte che hanno disegnato un marlin (pesce spada), il muso di un cane e un pinguino nella tazza da espresso. Il “time” finale è stato accolto da un fragoroso applauso e dalla felicità della concorrente per una prova ben fatta. «Dopo la vittoria al nazionale di Sigep 2020 è stato un susseguirsi di date, di presunte finali che poi non si sono svolte – osserva Carmen Clemente -. Ho comunque continuato ad allenarmi insieme a Manuela, cercando di arginare quello che è un mio punto debole: la parte emotiva. In vista della competizione di Milano, ho avuto un mese e mezzo per preparare le figure. Il marlin e il cane sono stati i più difficili: è stato complesso comprendere come disegnarli in tazza, ponendoli in modo armonico e simmetrico. Il primo, in genere, è rappresentato con un sole, che abbiamo scartato a favore di una stella in free pour elemento mai visto fino ad ora in tazza: in un primo tempo mi sembrava troppo complessa, ma, grazie all’insistenza di Manuela, ce l’ho fatta». Nel pomeriggio arriva la comunicazione del primo grande obiettivo raggiunto: la finale; essere tra i primi sei al mondo è importante, in qualsiasi disciplina. 

Dalla paura alla vittoria

Ma il mattino seguente è l’incertezza a dominare: «Mi hanno assalita l’ansia e la paura – riprende Carmen -, stavo molto male. Tutte le persone a me vicine si sono impegnate per supportarmi e mi hanno dato suggerimenti utili, come ad esempio quello di ripetere lo speech della competizione come un mantra. Sentivo che mi faceva bene e anche quando sono andata in pedana, mentre mi preparavo lo ripetevo». 

Il clima che ha accompagnato la realizzazione del marlin, del muso del cane e, come nuova figura in etching, un castoro (che le ha fatto registrare il migliore punteggio) è stato più teso, anche a causa di un overtime di 12 secondi, che equivalgono ad altrettanti punti in meno nello score finale. Ma anche quella penalità non le toglie il primato: l’esplosione di gioia è doppia quando lo speaker annuncia che è lei la nuova campionessa del mondo, con uno scarto sulla seconda di 0,5 punti. 

Avvicinare i ragazzi alle gare

A pochi minuti dalla vittoria, con il trofeo tra le mani, si sente «incredula; è una sensazione mai provata – afferma -». E già pensa al futuro: «La scuola che io ed Manuela abbiamo aperto a Rho (Milano), il World Latte Art & Coffee Center, va molto bene. Ora vogliamo fare dei corsi per avvicinare i ragazzi alle gare, con esperti dedicati a ogni disciplina, per fare comprendere come si svolgono le competizioni e aprire la strada a nuovi talenti». 

Infine una domanda: come mai l’Italia è riuscita di nuovo a superare i “colossi” asiatici? «Condividiamo il nostro sapere; è stata davvero l’unione a fare tanta forza, ma soprattutto la perseveranza, l’impegno che io e Carmen abbiamo condiviso ogni giorno nella nostra scuola – osserva Manuela Fensore -». «È un lavoro che ha funzionato molto bene – prosegue Chiara Bergonzi -. Manuela è chi sa trasferire le idee in tazza, immediatamente; io ho la percezione di ciò che vogliono i giudici ogni anno; Carmen ha raccolto tutto ciò (non senza resistenze: non è facile farle accettare una modifica, un nuovo passaggio!), allenandosi e condividendo il suo lavoro ogni giorno con Manuela». 

Nuovi talenti?

Ha seguito con attenzione, commosso e soddisfatto, il talent scout e ideatore della latte art, Luigi Lupi. Lui ha preparato Chiara, seconda classificata al mondiale 2014, il coreano Um Paul, campione 2016 (la moglie Rora si è classificata alle spalle della Clemente); ha “scoperto” le vincitrici dei titoli mondiali 2019 Manuela Fensore e 2022, Carmen Clemente. Gli domandiamo se ha nuovi talenti nel suo “cilindro”. «Ne vedo tanti nei Paesi asiatici, nell’America latina e mi aspetto sorprese dalla Cina – risponde -. In Italia ho visto più di un potenziale campione emergere per un nazionale, senza proseguire. Il problema è che la latte art richiede allenamenti costanti, affinamento delle tecniche e il confronto con una figura esperta: un impegno che pochi possono permettersi».

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