Compagnia dei Caraibi: «Nel metaverso per sperimentare e dare un servizio ai nostri brand»

Il messaggio è chiaro: Compagnia dei Caraibi vuole presidiare il domani iniziando a sperimentare nel mondo virtuale da oggi. L’azienda torinese, attiva nell’importazione e distribuzione di spirits, vini e soft drinks, punta a combinare un modello di business di assoluta concretezza a uno sguardo al futuro. Per questo ha deciso di entrare nel metaverso, il mondo – appunto – virtuale che si sta sviluppando sulla spinta degli investimenti delle big tech. Offrendo una presentazione dei propri valori, trasformati in arte digitale, e mettendosi a disposizione dei propri clienti per aprire loro una finestra sul futuro.

Il digitale converge verso la realtà virtuale

Ne parlano tutti, del metaverso, da quando l’idea di una convergenza verso questo mondo digitale è diventata mainstream (in particolare da quando, lo scorso anno, Facebook ha cambiato nome in Meta, a indicare la direttrice strategica che intende perseguire). Il metaverso è ancora una scommessa, certamente. Riguarda il modo in cui interagiremo nel nostro “dopodomani”, dopo la spinta a passare molto più tempo online sia nel lavoro che nel privato, data dall’esperienza della pandemia. Riguarda anche il modo in cui convergeranno economia online e sviluppo tecnologico – internet ancor più veloce, nuovi e più efficaci device per l’accesso alla realtà virtuale. Nel mentre, Compagnia dei Caraibi ha scelto di esserci. Spiega a Bargiornale il ceo Edelberto Baracco: «Abbiamo analizzato tutte le piattaforme, ce ne sono molte e segmentate su diversi target. Abbiamo scelto Spatial (un contenitore di spazi adibiti all’esposizione e fruizione di creazioni digitali, ndr), acquisito un territorio e aperto una land, costruendo una struttura tridimensionale».

I valori diventano opere d’arte digitali

Il progetto è stato sviluppato da Revibe – Metaverse Factory. Per visitare lo spazio è necessario creare il proprio avatar ed entrare nella land di Compagnia dei Caraibi al seguente indirizzo: www.cdc.land. Per trovarci che cosa? «La nostra non è assolutamente una presenza con finalità “di prodotto”, diciamo così. Il reale fine di questo percorso non è quello di far bere un drink virtuale all’utente. Abbiamo creato un giardino, un’arena, che mette in mostra i valori principali che ci contraddistinguono». Un presidio di comunicazione per il distributore di bevande, che ha adottato uno statuto da Società Benefit (lo status di aziende che integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera, ndr). «Entrati nella land aziendale, i visitatori vivono un’esperienza che riproduce a livello visivo i valori sui quali si basa l’azienda e che sono strettamente collegati allo statuto». Sono bellezza, inclusione, cultura, fare, visione, condivisione. Ognuno trasformato in un oggetto d’arte digitale e accompagnato da una breve descrizione.

«Siamo in questo mondo per osservarlo, capire come funziona, come si svilupperà – continua Baracco – perché le infrastrutture digitali saranno dominanti nel b2b nei prossimi 5-10 anni. Pensiamo che i tempi di sviluppo di questa realtà virtuale, per le utenze business, saranno molto rapidi. Compagnia dei Caraibi ha scelto di iniziare con una posizione di principio, simbolica, che fissasse i nostri valori come punti luce che guidano l’utente dentro un mondo completamente nuovo».

Edelberto Baracco Ceo Compagnia dei Caraibi

«A disposizione dei brand per dimostrazioni ed esperienze speciali»

«Qualunque eventuale possibilità di monetizzazione si dovesse concretizzare nel metaverso – aggiunge il ceo – non sarà in questa fase finalizzata al nostro profitto, ma sarà devoluta in beneficienza. Non siamo entrati per guadagnarci direttamente, ma per approfittare di questa fase fluida dello strumento per sperimentare. Ha senso per noi come per i nostri partner, e infatti lo abbiamo messo a disposizione dei brand owner per delle dimostrazioni di prodotto o per chi volesse far fare un’esperienza di realtà virtuale ai propri collaboratori». Una strategia di comunicazione che procede su un doppio binario: «Stiamo definendo un calendario di eventi con doppia valenza, sia nel metaverso che legata al mondo fisico. Qualche esempio? Penso a una presentazione di prodotto con il coinvolgimento di artisti che creano opere d’arte sia analogiche che digitali, in modo da creare una esperienza che può essere vissuta sia in presenza che a distanza, ma con un coinvolgimento più profondo. Posso immaginare, grazie a questo nostro presidio nel metaverso, anche una nuova modalità di visitare una distilleria o una cantina attraverso la realtà virtuale. Assaggio il prodotto nel mondo fisico, poi vengo portato nel luogo di produzione con la tecnologia. Insomma, prendiamo le misure per capire come si possano declinare alcuni dei processi e dei momenti esperienziali che oggi sono gestiti in maniera tradizionale, per farci trovare pronti con un’esperienza di valore quando questo mondo nuovo si sarà consolidato. Perché non siamo nel metaverso con un bar? Perché non è il drink virtuale a dare valore. Magari tra 5-10 anni avremo dei device avanzati che permetteranno di andare oltre la vista e il tatto e ci permetteranno di sentire i sapori e i profumi nella realtà virtuale. Nel frattempo, noi ci prepariamo così a vivere in un mondo nuovo, che si preannuncia come laboratorio sociale oltre che di business».

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