Boom delle vendite per Gruppo Campari nel 2021
Ottima annata il 2021 per il Gruppo che ha registrato un balzo delle vendite di oltre il 25% rispetto al 2020, ma anche un incremento consistente sul 2019, grazie alle ottime performance in tutti i canali e in tutti i mercati dei suoi brand

Il 2021 è stato un anno da incorniciare per Gruppo Campari. A dirlo i dati della Relazione finanziaria annuale al 31 dicembre 2021, che vedono tutti gli indicatori di performance in crescita a doppia cifra non solo sull’anno precedente, ma, aspetto ancora più significativo, anche sul 2019, che costituisce l’ultimo anno impattato dal Covid.

Dati che registrano un balzo delle vendite, pari a 2 miliardi e 172 milioni, salite del 25,6% rispetto al 2020 e del 20,5% sul 2019. Vendite che hanno continuato a correre anche nell’ultimo trimestre dell’anno, quando è scoppiata la nuova ondata della pandemia con conseguenti effetti sui consumi: più 20,9% sullo stesso periodo del 2020 e del 12% rispetto a quello del 2019. Un andamento che ha avuto come conseguenza un incremento degli utili, anche in questo caso con numeri che meritano un brindisi: l’utile netto è infatti arrivato a quota 284,8 milioni, su del 51,6% sui 12 mesi precedenti.

Risultati frutto dell’andamento positivo di tutte le categorie di brand, sia quelli a priorità globale sia quelli a priorità regionale sia quelli a priorità locale, su tutti i mercati e su tutti i canali.

Grandi numeri per i brand globali

Andando a guardare un po’ nel dettaglio, le vendite dei brand a priorità globale sono cresciute del 26,2% (+20,9% sul 2019). Ottima la performance di Aperol (+32,8%), legata sia alla capacità di conquistare nuovi consumatori nel fuoricasa sia al buon andamento dei consumi domestici. L’aperitivo ha registrato una crescita a doppia cifra n tutti i mercati chiave come Italia, Usa, Francia, Regno Unito, Russia, Svizzera, Belgio e Austria, e ancora meglio ha fatto in quelli meno maturi, come Cina e Messico. Discorso simile per Campari, per il quale la crescita è stata del 30,1% (+23,4% sul 2019), trainata in particolare dall’Italia, il mercato principale, ma che beneficia anche della diffusione di cocktail quali Negroni, Americano, Boulevardier nei locali di tutto il mondo, e del Campari Spritz inquelli più maturi.

Ottimo anche l’andamento di Wild Turkey (+10,9% e +16,1% sul 2019), grazie alla sovra performance della linea premium nel mercato chiave Usa. Bene ha fatto anche Skyy è (+8,2%) in particolare nei mercati internazionali, e benissimo Grand Marnier (+43,2%, +21,2% rispetto al 2019), che ha fatto boom nel mercato americano, sia nei consumi domestici sia nel fuoricasa, anche grazie al successo, in entrambi i canali del cocktail Grand Margarita. Il mercato Usa ha tirato anche la volata al portafoglio di rum giamaicani (+22,7%, +27,8% rispetto al 2019), che viaggiano forte, grazie al trend favorevole della categoria del premium rum, anche in Canada, Giamaica e Regno Unito.

Vendite su anche per i brand regionali

Il volo delle vendite ha riguardato anche i brand di Campari Group a priorità regionale, con un incremento del 29,8% sul 2020 e di ben il 31,7% sul 2019. A spiccare, in particolare, è il boom di Espolòn, che ha fatto registrare una crescita del 37,5%, crescita che ha sfiorato l’80% (+77,6%) rispetto al 2019. Sostenuto anche l’andamento di Bulldog, The GlenGrant, Cinzano, e degli spumanti Mondoro e Riccadonna, così come quello degli amari e di Forty Creek. Su anche gli altri marchi come Bisquit&Dubouché, cresciuti soprattutto in Sud Africa e Cina, Ancho Reyes e Montelobos, con questi ultimi due che hanno beneficiato dello slancio molto positivo della categoria, in particolare negli Stati Uniti.

Crescono anche i marchi locali

La performance è stata positiva, infine, anche per i marchi a priorità locale, con un incremento delle vendite del 24,6% sull’anno precedente e del 20,7% rispetto al 2019. Performance legata principalmente all’ottimo andamento di Campari Soda, grazie al successo del suo rilancio, e di Aperol Spritz ready-to-enjoy. Senza trascurare la crescita a doppia cifra registrata da Magnum Tonic e addirittura a tripla da X-Rated.

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Marcellino, il panino riparte dagli ingredienti
Una piccola carta e la possibilità per il cliente di comporre il proprio panino a partire da una lista ragionata di materie prime. È Marcellino, il sarto del Panino, che da Milano è pronto sbarcare in altre città, non solo in Italia

Il cliente è sempre più individualista, e anche il mondo della ristorazione se ne sta man mano accorgendo proponendo alternative customizzate con prodotti che si adattano alle specifiche esigenze di ognuno. Esprimere sé stessi attraverso una scelta gastronomica è una delle strade da esplorare anche per chi si occupa di panini: perché se avere una carta meditata e ben orchestrata è un plus e aiuta il cliente nella scelta, spesso anche lasciare la totale libertà di selezione è un’alternativa che offre innumerevoli vantaggi. Innanzitutto di stock e anche di freschezza: la rotazione può essere migliore e la disponibilità dei prodotti non è più un problema, perché gli ingredienti possono entrare e uscire dal menu senza grandi difficoltà.

È questa la scelta che hanno fatto a Milano Riccardo Spada e Alessandro Miliazza, due giovani intraprendenti che, con grande coraggio e in piena pandemia, nella città che negli anni ’80 ha creato il mito del panino imbottito, hanno dato vita a Marcellino il Sarto del Panino,  che dopo un primo periodo di lancio ha adesso due store in città: il primo, aperto a gennaio dell’anno scorso in Via Napo Torriani, attrezzato anche con un dehors, il secondo, inaugurato a metà aprile, nel centralissimo Passaggio Duomo (la mini-galleria che collega Piazza Duomo a Via Orefici).

Superfici del locale medio-piccole, profilo accogliente, colorato, non impegnativo e agile: tutto nella proposta è coerente con la semplicità del prodotto che si va a vendere, così che i costi di avviamento siano compatibili con la scalabilità del format. Ma qual è il progetto dietro a questa proposta? La completa scelta del cliente, che può costruirsi il suo panino su misura, componendolo scegliendo tra materie prime a disposizione e una facile e pratica lavagna che le indica. Un fast food evoluto, che chiede al cliente di essere protagonista. Il panino è naturalmente espresso, perché è fatto secondo le esigenze precise del momento e questo prodotto tipico della nostra cultura gastronomica, troppo spesso sottovalutato perché preparato con ingredienti di scarsa qualità o preconfezionato ore prima di essere servito, così diventa un’alternativa di gusto e di libertà. A rendere speciale l’offerta di Marcellino, c’è infatti la possibilità di comporre il proprio panino ideale con prodotti genuini, a partire da vari tipi di pane, e seguendo con salumi, tartare di pesce, formaggi, e salse.

Proposta tailor-made

Il concetto, espresso anche nel payoff che caratterizza la comunicazione del locale, strizza l’occhio al mondo della moda: come un sarto che cuce un abito su misura, così Marcellino crea sul momento il panino perfetto in base al gusto, ai desideri e alla personalità di ognuno.

Il format ha un altro grande vantaggio, è perfettamente e facilmente scalabile: «Abbiamo studiato l’offerta attuale a Milano per quanto riguarda la proposta panini – spiega Riccardo Spada, 33 anni, da 13 nel mondo della ristorazione – e abbiamo intravisto la possibilità di poter sviluppare un format che puntasse sia sulla qualità degli ingredienti, sia sulla personalizzazione. Il concetto di ‘sartorialità’ richiama molto il made in Italy, non a caso Milano è anche la città della moda. Il panino è un’icona del lifestyle italiano: con Marcellino vogliamo diffondere un prodotto di qualità, buono, fresco, italiano e democratico, come era in origine il panino del resto».

E in effetti l’esperienza non poteva che partire da qui, dalla città che più di ogni altra riesce a cogliere le novità e a sviluppare le tendenze. Anche se l’idea del panino “personalizzato” è davvero antica e riporta alle gastronomie o latterie di un tempo, dove il macellaio riempiva il pane fresco con quello che offriva il banco. Il panino era la tipica merenda sana e gustosa o il pasto, economico e veloce, di operai, impiegati e artigiani. In un format di questo genere la selezione degli ingredienti è fondamentale per la buona riuscita e il bilanciamento dei panini: serve grande varietà, ma allo stesso tempo le materie prime devono essere compatibili tra loro, in modo che non vadano in contrasto anche negli abbinamento più arditi.

Ingredienti super selezionati

A occuparsi della selezione degli ingredienti è Alessandro Miliazza, 29 anni, una laurea in Scienza della Comunicazione approfondita con un master in ambito enogastronomico e una passione sfrenata per le materie prime di piccoli artigiani del gusto, al punto da meritargli il soprannome scherzoso di “Brunelleschi dell’affettato” (parafrasando la battuta di un noto film di Aldo, Giovanni e Giacomo). La scelta è vasta, e va dal crudo affinato alle vinacce di Barolo alla porchetta di tacchino alla brace, ma per chi ama le verdure ci sono anche tante alternative in chiave vegana e vegetariana, e combinazioni gluten-free.

«Ogni ingrediente – spiega – nasce da un lungo e attento lavoro di ricerca e selezione: solo per la scelta del fornitore di pane abbiamo impiegato 3 mesi, ma alla fine abbiamo trovato un piccolo forno di Milano che ci consegna il pane fresco ogni mattina entro le ore 11; diamo ai nostri clienti la possibilità di scegliere tra ben quattro tipologie: ciabattina alla curcuma, pane ai farri antichi, pane classico lievitato 24 ore, focaccia all’alga spirulina. Anche per salumi e formaggi, per quanto possibile, ci affidiamo a piccoli fornitori lombardi di altissima qualità, è un modo per sostenere le imprese del nostro territorio».

Anche sulla scelta del delivery la decisione è stata presa con grande attenzione, e si è affidato il servizio a Take Home, giovane startup milanese al femminile che sostiene gli small business locali. Venti i punti vendita italiani a cui si punta entro due anni, grande determinazione nello sviluppo del business e idee concrete per portare anche all’estero questo format: «Il nostro obiettivo – dicono Riccardo e Alessandro – è quello di portare Marcellino in tutta Italia e un domani, chissà, anche all’estero. Presto dovremmo aprire il nostro primo store fuori Milano all’interno del centro commerciale OrioCenter. Sono stati mesi difficili, ma abbiamo tanto entusiasmo e crediamo molto nel nostro lavoro».

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Verso la tappa di Lecce di Baritalia insieme con Campari Academy
Con la presentazione di Campari Academy pubblichiamo la quinta scheda sui prodotti sponsor della tappa di Lecce di Baritalia by Bargiornale che devono essere utilizzati dai partecipanti nelle loro ricette. Tema di quest’anno è la Sostenibilità, la capacità di ridurre l’impatto ambientale, riducendo sprechi e valorizzando i prodotti del territorio.

Principale prodotto sponsor del team Campari Academy è lo storico liquore aperitivo Campari, oltre ad altri prodotti nel paniere come Bulldog London Dry Gin, Cynar 70 e Ancho Reyes Chile Liqueur.
Sarà il trainer Nicola Scarnera (Campari Academy Master Bartender) a tenere la masterclass su “Evoluzione dell’Aperitivo, dalle origini ai tempi moderni, dalla miscelazione classica a quella creativa”.

Ricetta tenuta rigorosamente segreta, (bitter) Campari è un liquore alcolico (25% alc) ottenuto grazie all’infusione di decine di erbe amaricanti e radici aromatiche, frutta in alcol, sciroppo di zucchero, acqua e colorante rosso naturale, dall’intenso e inconfondibile colore rosso, aroma intenso e gusto amaro. Caratteristiche che lo rendono da sempre una base per i più diversi cocktail a cominciare dai più semplici Campari&Soda e Campari Seltz (1 parte Campari, 3 parti soda o spruzzo di seltz), per passare poi al Milano-Torino (3 cl Campari, 3 cl Vermouth di Torino Rosso, ghiaccio a cubetti, scorza di limone) diventato l’Americano con l’aggiunta di seltz o soda in omaggio al pugile Primo Carnera (diventato un campione del ring negli Usa), che a sua volta ha dato vita a Firenze negli anni Venti al cocktail dedicato al conte Negroni (3 cl Campari, 3 cl Vermouth di Torino Rosso, 3 cl gin, ghiaccio a cubetti, scorza di limone), per passare agli anni Sessanta con Campari Orange o Garibaldi (1/5 Campari, 4/5 succo fresco di arancia, ghiaccio a cubetti, scorza di arancia) e agli anni Sessanta con il Negroni Sbagliato (1/3 Prosecco o Spumante Pinot Chardonnay al posto del gin) firmato dal barman Mirko Stocchetto del Bar Basso di Milano.

Red Passion, breve storia dell’azienda Campari

La ricetta di Bitter Campari (da chiamare oggi solo Campari) nasce nel 1860 a Novara dove opera il liquorista Gaspare Campari. Il battesimo del fuoco avviene nel 1862 in un locale dedicato come il Caffè Campari (ma per tutti è diventato il Camparino), sul trafficatissimo ingresso di Galleria Vittorio Emanuele di Milano con affaccio su piazza del Duomo, nel cui retrobottega fu installato il primo laboratorio di produzione. In seguito al successo di vendite, nel 1904 il laboratorio fu ingrandito tanto da diventare uno stabilimento a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, ancor oggi sede dell’azienda.
Il colpo di genio fu proporre il rosso liquore amaro non in purezza come digestivo, ma prima di pranzo o cena come aperitivo con uno spruzzo di seltz e una buccetta di limone, facendolo diventare un momento irrinunuciabile per appuntamenti romantici o d’affari.
Nel 1932 viene lanciato il primo aperitivo premix monodose Campari Soda (10% alc) in una originale e insolita bottiglietta a forma di calice rovesciato in vetro cremolato da 10 cl disegnata dall’artista futurista Fortunato Depero, con le informazioni da etichetta riportate solo sul tappo corona.

Campari (bitter) diventa in poco tempo un ingrediente molto diffuso nei più diversi cocktail dell’epoca, sostenuto in seguito dall’impegno del figlio Davide Campari con campagne pubblicitarie basate su affissioni e poster di grande impatto come quelli del futurista Fortunato Depero negli anni Trenta. Una tradizione che arriva fino agli anni Sessanta con le opere pop di Bruno Munari e, più di recente, con gli spot e i calendari della serie Campari Red Passion.

Nel 1982 l’azienda passa ai manager Erinno Rossi e Domenico Garavoglia che rilevano l’azienda da Angiola Maria Migliavacca, ultima erede della famiglia dei fondatori Campari. Oggi Campari è venduto in 190 Paesi del mondo, una vera bandiera italiana, con oltre due milioni di casse da 9 litri.

Su consiglio dell’herbalist & master blender Bruno Malavasi (custode della ricetta segreta del Campari) nel 2020, per celebrare i 150 anni di vita, è stata lanciata la limited edition Campari Cask Tales (15mila bottiglie) dal gusto più intenso, tostato e vanigliato grazie all’invecchiamento per 6-8 mesi in botti di Bourbon (sempre a 25% alc).

Grazie a un’intensa campagna di acquisizioni di prodotti alcolici o poco alcolici premium, oggi Campari Group conta su oltre 50 marchi globali, a cominciare da Aperol, Skyy Vodka, Wild Turkey Whiskey, Ron Appleton Estate, Grand Marnier.
Nonostante l’impatto Covid, Campari Group registra al 30/09/2021 vendite nette pari a 1.575,7 milioni di euro con un incremento del 27% circa rispetto all’anno 2019 e un utile prime delle imposte di 343,3 milioni di euro (+56,12%). Numeri di tutto rispetto certificati dal presidente Luca Garavoglia e dall’ad Robert Bob Kunze-Concewitz.

Sostenibilità a tutto campo

Da anni il concetto di Sostenibilità è al centro delle attività di Campari Group tanto che ogni due anni viene pubblicato un apposito Sustainability Report agganciato a un’apposita sezione del sito Campari Group.
Quattro sono le aree d’impegno: Le Nostre Persone, Pratiche Responsabili, Ambiente, Impegno nelle Comunità. In particolare Pratiche Responsabili riguarda l’approvvigionamento responsabile e la sicurezza alimentare e una comune strategia globale sul bere responsabile che, anche attraverso i bartender, educhi a un consumo consapevole e responsabile dei prodotti alcolici. Per lo scopo è stato redatto un apposito Resposible Serving Alcohol Guidelines, oltre all’organizzazione di Campari Academy nella sede di Sesto San Giovanni, per l’aggiornamento professionale dei barman, di cui è responsabile Luca Casale in qualità di Campari Academy Coordinator.

Per quanto riguarda l’Ambiente, Campari Group ha registrato una importante riduzione dei consumi energetici tagliati negli ultimi anni del 28% per un totale di 454,6 GWh (equivalente al consumo di quasi 182mila famiglie italiane), con un minor impiego di petrolio e legname nelle distillerie nord e centroamericane, a favore di gas naturale, riducendo contestuali emissioni di Co2, So2, Nox e polveri sottili. Un approccio strategico alla logistica ha permesso inoltre una ridefinizione della movimentazione dei pallet con una flotta Paki di automezzi Euro 6.

Grande successo a Baritalia 2021

Campari Academy ha partecipato come sponsor anche alla passata edizione 2021 di Baritalia by Bargiornale, vedendo il successo del primo classificato del team Campari Academy e 2° Classificato Assoluto Riccardo Di Dio Masa, seguito da Francesco Drago, Adriana Firicano, Davide Pelacani, Manuel Pileri, Carlo Alberto Sardano, coach Luca Casale.

 

Wilde Red Apple
di Riccardo Di Dio Masa – Hotel Palazzo Montemartini, Roma
Ingredienti
30 ml cordiale di mele rosse sottovuoto
30 ml Wild Turkey Whiskey
70 ml soda aromatizzata alla vaniglia
Preparazione
Direttamente nel tumbler alto, guarnire con fetta di mela essiccata e vaporizzare con aroma di crosta di pane.

 

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Rodaggio concluso con successo per Engine Garage
In un esclusivo garage di Milano, tra auto e moto di lusso, ha fatto il suo debutto il format di eventi a base di atmosfere che rimandano al mondo dei motori, musica e grandi cocktail, firmato Engine Gin

Fatto il rodaggio di Engine Garage, il nuovo format di eventi targato Engine. Il progetto ha acceso i motori in occasione della Milano Fashion Week in un garage milanese ricco di auto di lusso, con tutti gli ingredienti che compongono la ricetta del format e che si richiamano all’immaginario che sta dietro il gin artigianale delle Langhe 100% bio: motori, musica e bere bene (leggi Engine, il gin artigianale 100% italiano e biologico).

Come per il debutto, le location dei party saranno i più bei garage di tutto il mondo, a suggellare il forte legame di Engine con il mondo dei motori. Legame che il gin manifesta fin dal “vestito”, l’originale tanica di latta da 50 cl con tappo a vite, che evoca il contenitore per l’olio delle macchine o per la miscela della Vespa, del Ciao, del Sì e altri mezzi iconici degli anni Ottanta come il Generale Lee, la Dodge Charger del 1969 sulla quale scorrazzavano i cugini Duke nella fortunata serie tv Hazzard.

A questo si unisce l’altra fonte di ispirazione, il mondo della musica, del clubbing e dell’entertainment più all’avanguardia. Non a caso nella serata di debutto di Engine Garage si sono esibiti due numeri uno della scena dance: Jodie Harsh, una delle drag dj più amate dal fashion system, e William Djoko, tra i talenti più interessanti dell’house.

Protagonista la Engine cocktail list

Grandi protagonisti dei party, ovviamente, le specialità della cocktail list Engine, messa a punto dal barender Leonardo De Leonardis, brand ambassador Engine. In particolare, nella serata di esordio sono stati proposti quattro classici reinterpretati con il gin delle Langhe (vedi le ricette complete in fondo all’articolo): Nitroni, il “Negroni con il turbo”, dove Engine si unisce a vermouth rosso e bitter, completando con foglia di salvia e scorzetta di limone come decorazione, e che prende il nome da un gioco di parole dove nella parte iniziale si fa riferimento al protossido d’azoto (NOS), reso famoso dal film Fast and Furious e che i tuner installano sulle loro auto customizzate. GT, dove le due iniziali stanno sia per Gin&Tonic, ma anche per Gran Turismo, tipologia di auto prodotta dalle più importanti case automobilistiche, preparato con Fever-Tree Indian Tonic e guarnito con una foglia di salvia, che dà un tocco spicy al gin. Engine Gin Mule, ispirato al Gin-Gin Mule, modern classic creato da una delle regine della miscelazione Audrey Saunders, nel quale Engine si unisce a succo di lime fresco, sciroppo di zucchero, ginger beer, con una foglia di salvia come guarnizione. E The Ultimate Martini, l’interpretazione del re dei cocktail firmata dal Maestro Salvatore Calabrese. Il drink, grande sorpresa della serata, già premiscelato è stato versato direttamente nelle coppe da una tanica di 10 litri, completando con la vaporizzazione con vermouth dry e infine decorando con una foglia di salvia e un ricciolo di limone.

Grandi ospiti

Al party di esordio ha preso parte un nutrito gruppo di ospiti, tra i quali influencer, personaggi del mondo musicale e della moda. Tra i super ospiti della serata: Alessandro Malossi, Francesco Vullo – The Pink Lemonade, Eleonora Carisi, Christian Pellizzari, Marica Pellegrinelli, Vittoria Hyde, Denny La Home, Dylan della Dark Polo Gang, Noyz, Cat Poulain, Andrea Zelletta, Pierpaolo Pretelli, Federico Schwartz, Martina Hamdy, Beba (Beb.Ounce), Giorgia Mos, Alex Fiordispino dei The Kolors, Lele Sacchi, Alex di Giorgio, Anselmo Prestini, Roberto de Rosa, Isabella Franchi (Unghie della Madonna), Cixi.

Dopo “il giro di prova” conclusosi con successo, Engine Garage può dunque accendere i motori per portare il suo mix di atmosfere esclusive, dj set stellari e grandi cocktail verso altre destinazioni in Italia e in Europa, che il brand annuncerà prossimamente.

Le ricette

Nitroni


Ingredienti:

30 ml Gin Engine, 30 ml vermouth rosso, 30 ml bitter
Preparazione:
build
Guarnizione:
foglia di salvia e scorzetta di limone
Bicchiere:
tumbler basso

GT

Ingredienti:
50 ml Gin Engine, 150 ml Fever-Tree Indian Tonic water
Preparazione:
build
Guarnizione:
foglia di salvia
Bicchiere:
tumbler alto

Engine Gin Mule


Ingredienti:
50 ml Gin Engine, 25 ml succo di lime fresco, 20 ml sciroppo di zucchero, 2-3 foglie di salvia, 30 ml ginger beer
Preparazione:
shake
Guarnizione:
foglie di salvia
Bicchiere:
mug

The Ultimate Martini
Ingredienti:
75 ml Gin Engine, 2,5 ml vermouth extra dry
Preparazione:
Versare il gin (la lattina va tenuta in freezer per un’ora) in un mixing glass e mescolare con abbondante ghiaccio fino a raggiungere la diluizione. Versare in coppetta ghiacciata e vaporizzare le pareti della coppetta con vermouth extra dry
Guarnizione:
foglia di salvia
Bicchiere:
coppa Martini

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