Monumento Nazionale Via Ramusio 1 – RiminiTelefono: 0541/56000Sito: Visita il sito web
Il Grand Hotel Rimini fu inaugurato ufficialmente il 1° Luglio 1908. Nel 1994 l’intero edificio è stato dichiarato monumento nazionale e posto sotto la protezione della Sovrintendenza delle Belle Arti.
In puro stile Liberty, fu costruito su progetto dell’architetto sudamericano Paolito Somazzi. L’elegante struttura si compone di 168 camere, di cui 15 suite, distribuite tra il corpo centrale e la Residenza Parco Fellini, una grande piscina immersa nel verde del parco centenario, la spiaggia privata e due centri benessere: in hotel e in spiaggia.
Decantato da Federico Fellini che qui aveva una suite sempre prenotata, ora la Suite Fellini.
Pochi lo sanno: è possibile togliersi una soddisfazione ed entrare, magari passando dal bel giardino che dà su piazzale Fellini, per un aperitivo o una cena con l’orchestra dal vivo sulla terrazza sopra il parco. Magari ordinando il menù Fellini: gli stessi piatti che chiedeva sempre il Maestro, a cominciare dal brodetto di pesce.
Scopri qui i luoghi del Grand Hotel Rimini …con dedica a Federico Fellini
Dal 2018 il Grand Hotel diventa uno dei luoghi dove è possibile celebrare il rito civile per un matrimonio fuori dal tempo.
Come arrivare:
500 metri dal Jones Caffe’ di Rimini e 1 km dal centro storico e dalla stazione ferroviaria > Bus 11 stop 10Notizie aggiuntive:
I locali posti al piano terra – la hall, la sala Fellini, la sala delle colonne, la sala Veranda, la sala Tonino Guerra (ex sala Verde), la sala Giada, la sala Incontri – sono visitabili ogni primo lunedì del mese dalle 9 alle 18 previa prenotazione telefonica. L’albergo è visitabile anche in concomitanza delle Giornate Europee del Patrimonio e in occasione della Settimana della Cultura, annualmente organizzate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Quando sei in vacanza a Rimini, la spiaggia, il mare e le attività organizzate dai bagni offrono intrattenimento per vivere la giornata in modo entusiasmante e in completo relax. L’entroterra riminese presenta altrettante occasioni di svago per passare un pomeriggio alla scoperta del territorio circostante, dove troverai mete e attrazioni di grande fascino e interesse storico. Le fortificazioni e i borghi difensivi degli antichi signori di queste terre, i Malatesta, hanno lasciato luoghi in cui puoi ancora respirare l’atmosfera medievale e immergerti in un mondo passato. Ti appassiona scoprire le civiltà che hanno vissuto in questi luoghi migliaia di anni fa? Ci sono scavi archeologici e reperti per soddisfare la tua curiosità. Gli speroni rocciosi che svettano su colli e litorale offrono punti di osservazione con panorami mozzafiato. Ecco allora 9 mete per vivere una vacanza indimenticabile a Rimini e dintorni.
Marina Centro è l’anima balneare della città, il punto centrale del lungomare che si trova a 1 km circa dal centro storico.
Tutta la zona di Marina Centro è famosa per i punti di ritrovo dei giovani, gli aperitivi, i pub e i discobar di tendenza per il divertimento notturno, e poi i ristoranti che offrono menù a base di cibi nostrani a cominciare dall’alimento principe, il pesce, cucinato nelle caratteristiche ‘rustide’ e in ottimi brodetti.
Il cuore dell’area è l’attuale Parco Fellini con accanto il Grand Hotel, tanto caro a Fellini.
Qui è sorto il primo Stabilimento dei Bagni nel 1843. Fu in quell’estate che i conti Baldini e il medico Tintori aprirono il primo stabilimento balneare d’Italia.
Estate dopo estate, sempre più villeggianti presero a passare lunghe settimane a Rimini. Tanto che nel 1869 il Municipio rilevò lo stabilimento Tintori-Baldini e diede l’incarico a un notissimo medico, Paolo Mantegazza, specialista in talassoterapia, di ideare e dirigere un nuovo “Grandioso Stabilimento Balneare”. Fu la svolta. Rimini divenne la località dove l’aspetto terapeutico della “cura dei bagni di mare” si univa per la prima volta al divertimento. In meno di 50 anni il paesaggio cambiò e si materializzò una città elegante, fatta di villini Liberty e passeggiate. Nel 1845 fu inaugurato un servizio di calesse che collegava il centro alla spiaggia lungo l’alberato viale Principe Amedeo: ancora oggi questo viale collega il centro storico alla Marina.
QUANDO ANDARCI E COSA VEDERE
Marina Centro andrebbe vista in almeno in due momenti: la mattina, con lo spettacolo del sorgere del sole sul mare, quando la vita si rimette in moto e i lungomari si animano tra passeggiate e attività sportive in spiaggia e nelle isole fitness del nuovo Parco del Mare. E alle luci del tramonto quando i pescherecci rientrano in porto inseguiti da stormi di gabbiani. Il punto migliore per aspettarli è la “palata”, come la chiamano i riminesi (contratto forse da “palizzata”). E’ il molo alla fine di viale Tintori: una passerella di cemento di 200 metri costruita sul mare. Un luogo per meditare, circondati dall’acqua a destra e a sinistra. E’ proprio qui che Federico Fellini immaginava l’apparizione notturna del transatlantico Rex.
A dividere i 15 km di Lungomare l’antico Porto canale di Rimini, costituito dall’originale foce del fiume Marecchia, con banchine sui due lati che permetteno l’ormeggio di numerose imbarcazioni
Sulla Sinistra del porto canale si sviluppa oggi la nuova Marina di Rimini. Inaugurata i primi di giugno 2002, è una darsena modernissima e funzionale, dotata di 660 posti barca, di cui 60 per le barche in transito, e di uno specchio d’acqua di 108.000 metri quadrati, a cui si accede con qualunque condizione di mare.
DA NON PERDERE
Il Jones Caffe’ nelle vicinanze a 500 mt e’ da non perdere Piazzale Fellini con la Fontana dei quattro Cavalli e il maestoso Grand Hotel. E poi la ‘palata’ del porto, la passeggiata più amata dai riminesi, il luogo di Amarcord di Federico Fellini, regno di marinai e pescatori, vigilato dal settecentesco faro che si erge sul porto canale.
Le localita’ di mare di Rimini da Nord partendo da
Il Palazzo dell’Arengo, l’antico Palatium comunis, era simbolo della libertà e della affermata autorità del governo cittadino. Qui si riuniva, nel tardo medioevo, Il Consiglio del Popolo Riminese. E’ un maestoso edificio in stile romanico – gotico sormontato da merlature.
La costruzione originaria è oggi profondamente alterata dagli interventi di ristrutturazione attuati fra XVI e XVII secolo nonchè agli inizi del XX. Il solenne loggiato, teatro di tanta vita urbana e luogo deputato alla amministrazione della giustizia, rappresenta la parte più autentica dell’edificio costruito nel 1204 per volontà di Modio dei Carbonesi, podestà di Rimini, come testimonia l’epigrafe tuttora visibile in uno dei pilastri: a testimonianza del gusto che ha ispirato l’architettura medievale sono i capitelli tuttora inseriti nei pilastri che sorreggono gli archi ogivali. La tipologia architettonica del palazzo riminese riflette modelli padani: un ampio loggiato impostato su poderosi colonnati che sorreggono distesi archi a sesto acuto, è l’elemento caratterizzante del piano terra; l’immensa sala al primo piano, sobria ed al contempo solenne nelle proporzioni, viene esaltata dal maestoso soffitto a capriate e mossa dal rincorrersi delle grandi finestre a polifora; il coronamento presentava la tipica merlatura “a coda di rondine”; a ribadire la supremazia politica, l’alta torre campanaria adibita anche a carcere.
Oggi il Palazzo dell’Arengo insieme all’adiacente Palazzo del Podestà è stato sottoposto a valorizzazione architettonica per riportare alla luce gli elementi di pregio originali, come la sequenza di capriate palladiane, le grandi polifore, i materiali, insieme ad interventi di ammodernamento tecnico e impiantistico, al fine di accogliere al loro interno il nuovo Museo d’Arte Contemporanea della Città – PART, Palazzi dell’Arte Rimini – con opere che appartengono alla Collezione Fondazione San Patrignano, una raccolta di donazioni di collezionisti, galleristi e artisti, a sostegno dell’operatività della Comunità.
Come arrivare:
Centro storico Come raggiungere il centro storico: In auto: uscita autostrada A14 Rimini Sud; proseguire per il centro per circa 3 km Parcheggi utili: 1) Piazza Ferrari; 2)Ponte di Tiberio; 3) via Italo Flori 4) Largo Gramsci 5) via valturio-Scarpetti In treno: dalla stazione proseguire su viale Dante fino alla centrale Piazza Tre Martiri, poi a destra verso piazza CavourNotizie aggiuntive:
Bibliografia essenziale: L. TONINI, Rimini dopo il Mille, Testo inedito con introduzione e commento a cura di P.G. PASINI A.TURCHINI, La città medievale,. La città edifici pubblici e privati, in Rimini medievale, partic. p. 49 A.FONTEMAGGI, O.PIOLANTI, Rimini medievale: l’evoluzione urbanistica, i monumenti, la vita della città, in Medioevo fantastico e cortese. Arte a Rimini fra Comune e Signoria, Rimini 1998
La tradizione riminese trae linfa dalla vita stessa dei suoi Borghi antichi. Uno di questi e forse il più conosciuto perchè reso celebre dalla figura di Federico Fellini, è senz’altro il Borgo San Giuliano, nelle cui stradine si può ritrovare quell’atmosfera tipica raccontata dal grande regista. Tra i vicoli e le casette del Borgo è possibile ammirare anche variopinti Murales eseguiti da pittori riminesi che rappresentano i film e la vita del Maestro.
Nato intorno all’anno Mille, era l’antico quartiere dei pescatori. Oggi le case qui sono molto ricercate ed è un piacere passeggiare fra e sue stradine e piazzette, classico esempio di antica edilizia popolare, povera, di sapore medievale, ma perfettamente ristrutturate. Nell’atmosfera carica di poesia, si respira ancora quello spirito anarchico e creativo che ha caratterizzato da sempre i suoi abitanti. E’ il luogo adatto per assaporare i sapori tipici della cucina romagnola, così come per una cenetta romantica a lume di candela… a due passi dal ponte di Tiberio, attualmente pedonalizzato. Il borgo è divenuto negli ultimi anni un vero e proprio meeting point serale, valorizzato dalla riqualificazione dell’invaso: la suggestiva Piazza sull’ Acqua e i passaggi pedonali sulla passerella che collega le sponde
Per mantenere viva la tradizione antica del Borgo, si è costituita la Società de’ Borg, che, a cadenza biennale, negli anni pari organizza la ormai famosa Festa de’ Borg, a cui partecipa tutta la città e che permette di assaporare l’atmosfera della Rimini d’altri tempi. Per l’occasione le piazzette del Borgo San Giuliano si trasformano in teatri e palcoscenici dove si svolgono animazioni, teatro di strada, musica e gastronomia tipica per le contrade e i vicoli dell’intero Borgo.Come arrivare: Centro storico Come raggiungere il centro storico: In auto: uscita autostrada A14 Rimini Sud; proseguire per il centro per circa 3 km Parcheggi utili: 1) Ponte di Tiberio; 2) Area ex Sartini; 3) Parcheggio multipiano Italo Flori; 4) Parcheggio Valturio – Scarpetti, largo Bertuzzi; In treno: dalla stazione proseguire su viale Dante fino alla centrale Piazza Tre Martiri, quindi prendere verso destra Corso d’Augusto fino al Ponte di Tiberio. In aereo: Bus n. 9, fermata Arco d’Augusto o Stazione ferroviaria
Custode di testimonianze millenarie, offre la chiave per la conoscenza dell’identità culturale di RiminiIndirizzo: via L.Tonini, n. 1 – Rimini centro storicoTelefono: 0541/793851 (Museo); 704428 (uffici)Fax: 0541/793854E-mail: musei@comune.rimini.it Sito: Visita il sito web
Il Museo della Città raccoglie il passato di Rimini. Dal 1990 ha la propria sede nel settecentesco Collegio dei Gesuiti, opera dell’architetto bolognese Alfonso Torreggiani. Il Museo fu inaugurato il 12 luglio 1990 a seguito del completamento dei lavori di restauro dell’edificio. Nel 2015, in occasione del 25° anniversario dell’apertura, il Museo è stato intitolato alla figura di Luigi Tonini, fondatore del primo museo comunale. Il cortile-giardino ospita il Lapidario romano, dedicato al Prof. Giancarlo Susini che curò il progetto inaugurato nel 1981, e consiste in una raccolta di un centinaio di iscrizioni dal I secolo a. C. al IV sec. d. C. che forniscono informazioni sulla sfera famigliare, religiosa e politica della vita pubblica e privata di quel tempo. Nel 2015 il giardino del museo è stato dedicato alla figura dell’archeologo Khaled al – Asaad, barbaramente ucciso a Palmira.
Al piano terra é allestito uno spazio permanente dedicato all’artista riminese René Gruau, autore di una produzione immensa di disegni, dipinti e grafica, alcune dei quali acquisiti dal Comune di Rimini. Sempre al piano terra, in ottobre 2012 è stata inaugurata la sala, che ospita il “Libro dei sogni” di Federico Fellini, i due album originali su cui Fellini ha appuntato e schizzato, dall’inizio degli anni sessanta al 1990, un repertorio di figure, circostanze e temi che riaffiorano nei suoi film. I volumi sono conservati in due teche, ma lì accanto si può sfogliare l’edizione anastatica di Rizzoli o quella digitale di Guaraldi.
Attraverso lo storico scalone settecentesco, si accede alla Pinacoteca, che si snoda lungo il primo ed il secondo piano dell’edificio seguendo un percorso cronologico dall’XI al XX secolo: vi figurano, fra gli altri, capolavori della Scuolariminese del Trecento, i capolavori della corte rinascimentale, la pittura del Seicento che ha in Cagnacci, nel Centino e nel Guercino i suoi esponenti più rappresentativi.
Nel 2010 è stata inaugurata la nuova Ala della sezione archeologica, ospitata negli antichi sotterranei del Museo. Un percorso espositivo complesso e straordinario sulla storia di Rimini dalla Preistoria alla fine del periodo Tardoantico. La sezione archeologica dedicata alla Rimini Imperiale fra II e III secolo, si sviluppa con l’esposizione degli eccezionali strumenti chirurgici e i reperti della domus di piazza Ferrari e gli splendidi mosaici dalla domus di palazzo Diotallevi. La sezione illustra il lungo periodo dalle origini alle soglie del Medioevo, presentando una città partecipe del clima di pace e di prosperità dell’Impero romano, poi tragicamente interrotto dalle prime invasioni barbariche. Nell’adiacenze del Museo si può visitare il complesso archeologico della domus del Chirurgo, riemerso per la prima volta nel 1989 nel corso dei lavori di riqualificazione di piazza Ferrari e aperto per la prima volta al pubblico il 7 dicembre 2007 con un vero e proprio happening culturale lungo quattro giorni. La domus del Chirurgo (II sec. d.C.) si è subito rivelata nel suo splendore: non solo per gli straordinari mosaici e affreschi della casa, ma più ancora per il tesoro che fortunose vicende storiche hanno preservato fino a noi. Il corredo del Chirurgo – più di 150 strumenti chirurgici esposti al Museo – rappresenta un patrimonio archeologico unico, tra i più importanti giunti dal mondo romano. Le successive campagne di scavo, condotte dal 1989 al 1997 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Bologna in collaborazione con i Musei comunali, hanno poi fatto emergere un’altra parte dell’antica Ariminum: quella della grande domus palaziale di epoca tardoimperiale (tra il V e il VI sec. d.C.) con i suoi mosaici policromi e quella raccontata dai resti di strutture altomedievali. Un patrimonio straordinario unico, tornato alla città grazie ad un intervento architettonico d’avanguardia progettato dalla Studio Cerri Associati Engineering di Milano: una copertura tecnologica in vetro e acciaio che protegge lo scavo archeologico per salvaguardarne la conservazione e permette la visita al pubblico come estensione del vicino Museo riqualificando l’intero assetto architettonico ed ambientale di piazza Ferrari. Le pareti perimetrali, costituite da vetri strutturali, permettono anche dall’esterno la visione dello scavo a qualsiasi ora del giorno e in ogni stagione dell’anno.
Scavi romani, statua di Giulio Cesare, Torre dell’Orologio, colonna di Giulio Cesare, lastra commemorativa dei Tre Martiri, tempietto di Sant’Antonio.Indirizzo: Rimini
Antico Forum romano posto all’incrocio tra il “decumano” e il “cardo” massimi, per secoli “piazza delle erbe” (i portici ne rivelano la secolare funzione), diventò poi Piazza Tre Martiri, in memoria di tre giovani partigiani (Mario Cappelli, Luigi Nicolò, Adelio Pagliarani), che qui vennero giustiziati il 16 agosto 1944 nel punto ora contrassegnato da un inserto di marmo. In memoria dei tragici eventi bellici anche il Monumento ai Caduti, posto ai piedi della Torre dell’Orologio, costruita nel 1547 e che diede alla piazza la forma e le dimensioni attuali. Con il terremoto del 1875, la parte superiore venne demolita. Oltre all’orologio, dal 1750 la torre mostra anche un quadrante con calendario, movimenti zodiacali e fasi lunari. Un cippo cinquecentesco ricorda il discorso che Giulio Cesare avrebbe rivolto alle legioni dopo il passaggio del Rubicone: in sua memoria la piazza, che già ne portò il nome, ospita una statua bronzea, copia di un originale romano.
I recenti lavori di riqualificazione complessiva del centro storico hanno conferito alla piazza un nuovo e suggestivo aspetto. Particolare cura è stata posta nel disegno della pavimentazione e l’incrocio tra il cardo e decumano (centro della piazza e ombelico della città) è stato evidenziato con uno splendido sole rinascimentale, logo presente nel Tempio Malatestiano e sul quadrante dell’orologio della piazza. Per la pavimentazione sono stati scelti materiali tradizionali e locali: lastricato in arenaria dura dell’Appennino forlivese e in pietra calcarea bianca, selce fluviale.
La piazza rappresenta ancor oggi il centro della città, con i negozi, gli uffici, i bar e le pasticcerie.
Anticamente chiamata piazza del Comune o della fontana. Nel Medio Evo qui era il centro della vita cittadina.
Oggi però non rispecchia più la conformazione medievale, anche se conserva ancora l’antica fontana pubblica attorno alla quale si svolgeva il mercato del pesce e della verdura. Da un lato si affacciano sulla piazza negozi e caffè, dall’altro si allineano i palazzi storici: palazzo Garampi (sede del Comune), palazzo dell’Arengo e palazzo del Podestà. In fondo alla piazza il Teatro Galli, inaugurato nel 1857 da Giuseppe Verdi. Ricostruito nel solco del Teatro neoclassico, rispettando i disegni originali sia degli spazi che dell’apparato decorativo, il “Galli” è tornato ad alzare il suo sipario a distanza di 27.333 giorni, 898 mesi, 75 anni, finalmente restituito a Rimini e alla comunità riminese.
Sulla piazza si affaccia la Vecchia Pescheria, opera di Giovan Francesco Buonamici. Riflette l’importanza economica della pesca a Rimini. E’ uno dei luoghi più pittoreschi e caratteristici della città.
Venne eretta nel 1747. Si presenta come una loggia a due ordini aperta da tre archi a tutto sesto; agli angoli quattro statuette di delfini con zampillo d’acqua (le fontane per pulire il pesce). All’interno lunghi banchi in pietra d’Istria, dove le donne vendevano le poveracce (vongole).
Oggi questa zona insieme all’adiacente piazzetta San Gregorio è diventata il centro della vita serale dei giovani, con locali, cantinette e punti d’incontro.
Un museo diffuso su tre spazi: Castel Sismondo, Palazzo del Fulgor e Piazza Malatesta. Uno spazio di creatività, inserito dal Ministero della Cultura tra i grandi progetti nazionali dei beni culturali, nel segno della visionarietà felliniana, del cinema, del rapporto con le arti, in dialogo permanente tra innovazione e tradizione. Il Fellini Museum non intende interpretare il cinema del regista riminese come opera in sé conclusa, come sacrario o omaggio alla memoria, ma esaltare l’eredità culturale di uno dei più illustri registi della storia del cinema, che a Rimini ha avuto i natali nel 1920, e riunisce in un unicum concettale e spaziale più luoghi del cuore cittadino, dando vita a un percorso composito di narrazioni partecipate che rendono il visitatore protagonista di una esperienza immersiva, in un ‘dialogo’ senza soluzione di continuità tra spazi interni ed esterni in cui la creatività e l’immaginazione possano contaminare positivamente Rimini e il suo cammino nel presente e nel futuro, come chiave di accesso al mondo del «tutto si immagina».
Il Fellini Museum si dipana lungo tre punti cardine del centro storico di Rimini, mettendo in connessione diverse realtà in un’unica vocazione di trasmissione del sapere e della scintilla creativa che fu del grande regista italiano. I tre assi interessati sono: Castel Sismondo, la rocca malatestiana del Quattrocento al cui progetto contribuì Filippo Brunelleschi; il Palazzo del Fulgor, un edificio di origine settecentesca, dove a piano terra ha sede il Fulgor, il leggendario cinema immortalato in Amarcord e ora riallestito con le scenografie progettate dal tre volte Premio Oscar Dante Ferretti. Infine, a unire i due edifici, piazza Malatesta, una grande area urbana, con porzioni a verde, arene per spettacoli, installazioni artistiche, un immenso velo d’acqua a rievocare l’antico fossato del castello e una grande panca circolare che, come nel finale di 8½, vuole essere un inno alla vita, alla solidarietà, alla voglia di stare assieme. Piazza Malatesta, come una grande piazza dei sogni, abbraccia in un anello non solo simbolico, il polo culturale che ha al suo centro il Museo Fellini, ma che comprende anche il Teatro Galli inaugurato da Giuseppe Verdi e restaurato nel 2018 e il PART – Palazzi dell’Arte Rimini, centro d’arte contemporanea in due palazzi del Trecento, inaugurato a settembre 2020, al quale in queste settimane si aggiungerà anche il Giardino delle Sculture che sfuma negli esterni del Museo.
Il 15 maggio 1841, dopo una serie di progetti elaborati da professionisti locali, viene incaricato del progetto per la realizzazione del Nuovo Teatro di Rimini l’architetto Luigi Poletti di Modena (1792-1869), illustre esponente della professione legato alla scuola neoclassica purista romana, avendo studiato nella città eterna, ed elaborando un proprio linguaggio di superamento dello stile purista.
L’opera è realizzata a spese del Comune e di una Società di azionisti, rappresentata dagli esponenti più in vista dell’aristocrazia e della borghesia, culturalmente legati all’esperienza napoleonica. Poletti progetta un Teatro all’italiana, ma con alcune significative varianti: la sala della musica ha quattro ordini e 23 palchi ciascuno, che lo porta a essere uno dei teatri più grandi d’Italia; il primo ordine di palchi è eccezionalmente a doppia altezza e supporta una soluzione a colonne giganti corinzie che sostengono direttamente la balaustra del loggione; il Teatro non ha il palco reale. Le istanze illuministe sono rappresentate dalle ampie scale circolari del Foyer, studiate secondo le esigenze di sicurezza e di comodità della società del tempo. Il Teatro nel suo insieme è riconosciuto come il suo capolavoro, sullo stesso piano della Basilica di San Paolo a Roma ed uno degli esempi più significativi del superamento del neoclassico della prima metà dell’ottocento.
1843 – 1857 la costruzione
Nel 17 marzo 1843 vengono consegnati i lavori all’appaltatore Pietro Bellini di Rimini. Il corpo di fabbrica del nuovo Teatro si imposta sull’avancorpo dell’antico fabbricato dei Forni settecenteschi affacciato sulla piazza della Fontana (attuale Piazza Cavour).
Negli anni 1843-1857 i lavori edili proseguono. Nel 1846 sono concluse le opere murarie, collaudate nel 1852. La spesa supera largamente le previsioni e il Comune è costretto a contrarre ingenti debiti. Per mancanza di fondi i lavori di completamento dell’opera riprendono nella primavera del 1854. L’architetto Poletti si avvale delle migliori maestranze per la realizzazione di stucchi e decori. Viene commissionato al pittore Coghetti il sipario storico raffigurante Cesare che attraversa il Rubicone. 1857 l’Aroldo di Giuseppe Verdi inaugura il Teatro
Nell’estate 1857, il Teatro denominato Teatro Nuovo viene inaugurato con una memorabile stagione lirica da Giuseppe Verdi (unico caso in Italia), che presenta una nuova opera, Aroldo, composta appositamente. Nel 1859 il Teatro è dedicato a Vittorio Emanuele II. Nel 1898 viene realizzato nella sala da ballo al piano superiore, rimasta sino ad allora al grezzo, il cosiddetto teatro figlio (poi demolito) alzando due ordini di gallerie e sistemando il palcoscenico fra i piani delle scale.Il Teatro fra i due conflitti mondiali
Fra gli anni 1916 – 1923 l’edificio è lesionato dal terremoto e viene chiuso. Nell’occasione, oltre ai necessari restauri, viene installato l’impianto elettrico, sostituito il lampadario e ricavato il golfo mistico riducendo la lunghezza del palcoscenico. Nel 1923 dopo i restauri il Teatro riapre con l’opera Francesca da Rimini di Zandonai. Per la nuova inaugurazione viene commissionato un secondo sipario raffigurante Paolo e Francesca nell’atto di baciarsi.
Fra gli anni 1928 – 1931, grazie ad un finanziamento, l’architetto Gaspare Rastelli completa il Ridotto (poi Sala Ressi) e la galleria al piano superiore senza seguire il progetto di Poletti, ma utilizzando stilemi neoclassici. Negli anni 1930-1943 il Teatro vive una fiorente stagione lirica che si conclude nella primavera del 1943. La pucciniana Madama Butterfly è l’ultima opera eseguita. 1943 il bombardamento
Il 28 dicembre 1943, nel corso di un bombardamento aereo, il Teatro è centrato dalle bombe che provocano il crollo del tetto della sala, ma non distruggono completamente la sala della musica. Nell’immediato dopo guerra il Teatro viene occupato dai militari e poi, dai riminesi stessi, saccheggiato di arredamenti, mobilio, lampadari al fine di utilizzare i materiali per ricostruire le abitazioni distrutte dalla guerra. Nel 1947 il Teatro, semidistrutto, è dedicato al musicista Amintore Galli (1845-1919), critico musicale e compositore famoso a livello nazionale e mondiale, per il successo del suo inno del lavoratore con il testo scritto da Filippo Turati. Dai primi restauri del 1975 alla ricostruzione completa
Nel 1975, viene realizzato il primo restauro dell’avancorpo del Teatro. E’ rinnovata la pavimentazione degli atri e delle sale laterali, consolidati con travi in ferro il piano e il soffitto della sala Ressi, restaurate le decorazioni e le pitture, impermeabilizzato l’esterno dell’edificio. Negli anni a seguire il Foyer viene utilizzato per lo svolgimento del Consiglio Comunale. Nel 1997, grazie a un finanziamento del Ministero dei Beni Culturali la Soprintendenza per i Beni Architettonici di Ravenna si provvede al restauro delle facciate esterne, delle superfici decorate nella Sala delle Colonne e nella Sala Ressi e al rifacimento di alcune pavimentazioni . Nel 2010, dopo un lungo dibattito culturale sulle modalità di ricostruzione del Teatro Galli, viene approvato il progetto che prevede la ricostruzione della Sala e del Palcoscenico, che viene così a sostituire il progetto di un teatro completamente nuovo che aveva vinto il concorso bandito dal Comune e firmato dall’architetto Adolfo Nicolini, della scuola fiorentina. Fra gli anni 2010-2015, grazie al contributo economico della Regione Emilia-Romagna – finanziamento Europeo POR FESR – viene realizzato un complesso e articolato intervento di restauro, consolidamento e adeguamento funzionale del Foyer in grado di recepire anche le nuove esigenze legate alla ricostruzione di tutto il Teatro. Nel corso dei lavori viene realizzata anche la Sala Balletto a livello del 2^ sottotetto, prevista dall’architetto Luigi Poletti ma incompleta dal 1857. Nel 28 marzo 2015, conclusi i lavori di restauro iniziati nel 2010, il Foyer viene consegnato alla città per essere utilizzato come contenitore culturale nell’attesa che si concluda la ricostruzione del Teatro Galli. ph Andrea Scardova (IBC)28 ottobre 2018 Cecilia Bartoli inaugura il nuovo Teatro Galli
Il Teatro ‘Amintore Galli’ di Rimini torna ad alzare il suo sipario: a distanza di 27.333 giorni, 898 mesi, 75 anni il luogo della grande musica è stato restituito a Rimini e alla comunità riminese. Il sipario si è riaperto sulla straordinaria voce di Cecilia Bartoli, mezzosoprano stella della lirica mondiale, che ha presentato la sua Cenerentola in forma semiscenica, accompagnata dai Musiciens du Prince. La meravigliosa favola della ragazza che dopo mille peripezie diventa principessa, quasi a simboleggiare il rinascimento del teatro riminese.